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Osservazioni al Piano strutturale: c’è poco tempo e la trasperenza è vitale

di Paolo Scattoni

Ieri si è tenuto il Consiglio comunale che ha adottato il Piano strutturale. Le celebrazioni sono iniziate in anticipo con una locandina del Corrierino di Siena che dava l’annuncio con qualche ora di anticipo. IL Consiglio è iniziato alle 15,

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Contromano, come sempre

di Romano Romanini

Il Piano Strutturale non è e non può essere lo strumento di rilancio dell’economia chiusina. Non lo è mai stato (i dati sui volumi non edificati del vecchio PRG lo dimostrano), ma oggi meno che mai lo può essere.

La contrarietà a questo Piano è dovuta ad una doppia inadeguatezza: prima di tutto perché assume l’edilizia

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Perchè in urbanistica non debbono valere le regole morali, etiche e professionali?

di Pietro Pettini*

Condivido pienamente le osservazioni di Paolo Scattoni.

Un Piano Strutturale dovrebbe “programmare” solo ciò che il territorio con le sue risorse è in grado di sostenere e quindi anche dal punto di vista “socio-economico” prevedere solo ciò che è necessario.

Non capisco perché per gli architetti (progettisti

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Va all’adozione il Piano “covato” per otto lunghi anni da Luca Ceccobao

di Paolo Scattoni

Domani alle 15, in un orario improbabile per chi non può prendersi una pausa dal lavoro, il Consiglio comunale delibererà l’adozione del Piano Strutturale.

Dopo quasi quarant’anni inizia il percorso di un piano che dovrà sostituire l’attuale Piano Regolatore Generale. Quarant’anni di storia

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Primapagina: L’osservatorio civico su Monte dei Paschi e Fondazione

di Anna Duchini

Nel numero di primapagina in edicola viene pubblicato un duro documento di quattro associazioni senesi (Circolo Pietra Serena, Associazione la Città ai Cittadini, Siena 5 stelle, Circolo Città Domani-Sinistra per Siena) sulla situazione del gruppo Monte dei Paschi.  

Se, come paventano le quattro associazioni, dovesse saltare la

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Ecco i dati ufficiali dell’andamento demografico nel nostro comune

di Paolo Scattoni

In un precedente articolo avevo riportato l’andamento del numero delle famiglie di Chiusi dal 2007 al 2010 e sottolineavo che se quelli erano i dati l’affermazione del Sindaco su una crescita di una “sessantina” di famiglie all’anno era senza basi.

Invitavo anche i consiglieri a consultare le schede

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Piano strutturale: non c’è più tempo per grandi disegni, proviamo a evitare il disastro

di Paolo Scattoni

Ora che abbiamo capito che anche l’ultima storia (quella dell’aumento delle famiglia per 60 unità all’anno) non  ha fondamento dobbiamo tornare a dibattere di un Piano che non trova giustificazioni credibili.

Molti degli interventi sul Piano strutturale che

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Quante belle famiglie, madama Dorè. Son tante e le moltiplico, scudiero del re

di Paolo Scattoni

Nella presentazione del Piano strutturale del 21 novembre al teatro Mascagni il Sindaco ci ha detto che le famiglie sono cresciute in media di una sessantina di unità all’anno.

Anche la relazione parla di un non meglio specificato aumento del numero delle famiglie. Le 60 famiglie indicate

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La mozione presentata da La Primavera sui controlli nelle aziende classificate insalubri

Dal gruppo consiliare de La Primavera di Chiusi riceviamo e volentieri pubblichiamo la mozione sui controlli nelle aziende insalubri che operano nel nostro comune; presentata, e approvata dal Consiglio comunale, nell’ultima seduta.

All’ill.mo sig. Sindaco del Comune di Chiusi

OGGETTO: proposta di mozione da portare in approvazione.

PREMESSO

– Che

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Infrastrutture necessarie per il centro storico

di Massimo Toppi

Quello che propone Alessandro Bologni non sono assolutamente apettative utopiche o impossibili, soprattutto per il Centro Storico.

Sono convinto che Chiusi avrebbe tutte le potenzialità per diventare  un polo scolastico e turistico altamente specializzato. Occorre però cominciare come si dice a, fare sitema,

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Vedo con piacere che non sono sola a criticare una politica che non giova a Chiusi

di Rita Fiorini Vagnetti

Le riflessioni proposte dai rappresentanti della lista Primavera mi sembra siano in linea con quanto da me espresso negli interventi succinti ma, ritengo, sufficientemente chiari, sulla presentazione del Piano strutturale.

Non sono quindi sola, se questa e’ la chiave di lettura, a “respingere&#8221

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Ci hanno presentato un Piano deludente che non valorizza il nostro territorio

di Alessandro Bologni

Sono profondamente deluso! Più fattori hanno determinato questo mio stato ma andiamo con ordine.

Il Quadro conoscitivo

Il Quadro conoscitivo dovrebbe fornire la fotografia della città interessata alla stesura del Piano strutturale e a dare le indicazioni per progettare il futuro della città.

Ebbene il Quadro conoscitivo che ci è stato

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Piano strutturale: favorire la nuova edificazione penalizza le maestranze locali

di Maurizio Patrizi

Con la precisazione di Paolo Scattoni (il recupero e completamento sono categorie di intervento diverse anche se il Piano Strutturale ne fa una unica), condivido nella sua totalità l’intervento del capogruppo de

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ABC: Per riportare l’attenzione sui contenuti

 

 di Roberta Mazzetti* e Roberta Meniconi*

 Poiché riteniamo che occorra ragionare sul merito delle questioni poste, di seguito, pubblichiamo l’intervento che è stato letto dalla portavoce all’assemblea del 21 novembre scorso sul Piano Strutturale. Sono solo una parte delle riflessioni che l’Associazione è venuta sviluppando nelle discussioni interne, e che sono state portate in assemblea come un possibile contributo di un gruppo di cittadini che vivono la città. Saranno i lettori a giudicare se il documento è “un delitto di lesa maestà”, se si tratta di “un regolamento di conti” o se, come invece riteniamo, per i toni e per le questioni che pone, non sia semplicemente un gruppo di domande cui occorrerebbe dare una risposta. Sorge il dubbio che il rumore fatto sul documento non sia altro che un diversivo per evitare di discutere le questioni che poniamo. O forse è l’atteggiamento un po’ sciocco di chi osserva il dito senza scorgere la luna che indica?

“L’Associazione ene Comune è una nuova associazione culturale, da poco costituitasi , che si pone l’obbiettivo di  contribuire al dibattito locale. 

Oggi ci proponiamo di farlo anche sul tema del Piano strutturale che è strumento importante, che coinvolge tutti,  perché riguarda  il futuro della nostra città. Un dibattito che, partendo dal quadro conoscitivo,  ponga al centro un’analisi attenta e aggiornata delle trasformazioni che sta attraversando la  nostra realtà, focalizzando i bisogni e le aspettative che abbiamo e che attraverso il PS dovremmo tradurre in un nuovo disegno di città.

Chiusi vive una fase di passaggio. Molti fattori che ne hanno determinato lo sviluppo nei decenni passati sono o stanno entrando in crisi. E sappiamo che le cose non torneranno ad essere come prima.            I Cambiamenti inerenti la nostra specifica dimensione si intrecciano con le più ampie trasformazioni generali, con i cambiamenti istituzionali che probabilmente avranno delle accelerazioni e certamente ridisegneranno i ruoli della programmazione comunale e territoriale. 

In questo senso il PS assume una  strategicità essenziale e deve quindi essere di ampio respiro. 

Condividiamo l’urgenza di dotare Chiusi di un nuovo Piano. Gli obiettivi di fondo devono essere la crescita della coesione sociale, la valorizzazione delle nostre risorse, uno sviluppo  economico assolutamente equilibrato e rispettoso dell’ambiente, una effettiva integrazione con il territorio circostante per rafforzare al massimo la capacità di fare sistema. 

Questi aspetti, non possono essere solo enunciazioni teoriche o di corollario ai documenti allegati.  Ma, devono trovare nelle scelte una piena e chiara coerenza.

Nella relazione per il riavvio del PS sono indicati tre requisiti da porre alla base del Piano.

1. La chiarezza

2. La capacità di interagire con gli altri atti di governo del territorio

3. La qualità delle trasformazioni urbanistiche ed edilizie

Questi requisiti non trovano coerenza con quanto prefigura concretamente il piano stesso, almeno per come  è  presentato.

Alcune proposte e obiettivi non ci convincono. Esprimono un respiro corto, contraddittorio per alcuni versi sbagliato.

La prima cosa che si evidenzia è che tutto si sta determinando sul dimensionamento. (Che vuol dire?).Vuol dire che in sostanza si ragiona su, dove si costruisce e quanto si costruisce. Al la fine di questo percorso non avremo un PS con cui governare l’evoluzione della  nostra città:  del suo tessuto sociale, della creazione di nuove prospettive  economiche, delle compatibilità ambientali, delle dotazioni infrastrutturali. Ma, forse più semplicemente avremo uno strumento molto simile ad un piano regolatore degli anni sessanta, inadeguato ai nostri bisogni e insufficiente a  proiettare Chiusi verso i prossimi decenni, che non sono quelli solo del mattone, ma sempre più quelli dell’innovazione , della conoscenza,  della  competizione qualitativa di tutti i suoi fattori trainanti, vecchi e nuovi.    

Il dimensionamento ha condotto immediatamente all’obiettivo del raggiungimento dei 10 mila abitanti. La riflessione non ò tanto, se è un traguardo raggiungibili o irraggiungibile.  L’obiettivo prioritario in questo momento non è tanto un’ipotesi numerica di crescita della popolazione (che per forza di cose può essere in questo momento solo teorica). Ma, invece, affermare una nuova fase di sviluppo (progresso), in grado di migliorare la qualità della vita della città,  dare la possibilità di una crescita culturale singola e collettiva,  creare opportunità di lavoro, favorire nuovi motori di crescita economica, senza compromettere il nostro ambiente, (anzi farlo divenire valore e  risorsa), che dobbiamo demandare alle future generazioni e non consumare in una visione dell’interesse immediato e contingente.

 In ciò, c’è una domanda , la cui risposta deve costituire una priorità: definire un progetto e un’idea di città che permetta ai giovani di costruirsi qui una prospettiva di vita. Pensare di andare altrove deve essere una scelta e non come avviene troppo spesso una necessità.

Se non partiamo da qui non esiste nessuna ipotesi di crescita, né numerica , né economica, sociale o culturale. Una città che non offre futuro ai  giovani  non va avanti. Il motore di cui oggi Chiusi ha bisogno sono le nuove generazioni, che qui vivono, lavorano, fanno impresa , alimentano il tasso di innovazione, accrescono il valore culturale e sociale  della città. L’idea di città dei prossi mi decenni deve partire da questo.

L’accesso all’abitazione è un tema. Ma, non il solo e forse neanche il più determinante. E comunque non  può essere risolto con un’offerta massiccia di nuove edificazioni,  che invece potrebbe finire per rispondere ad altre logiche.

Diciamo chiaramente che un PS che punta sull’espansione urbanistica e con essa la crescita dell’edilizia vecchia maniera, consuma territorio e assume una visione insufficiente e di brevissimo periodo.

Oggi la vera sfida è sulla qualità degli interventi e delle trasformazioni. Il PS non può contenere, ovviamente, i progetti delle trasformazioni stesse, ma deve essere in grado di guidare e prevedere forme di orientamento chiare e incisive.  A cominciare da quali meccanismi possano incentivare il recupero dell’esistente.  Se non si individuano, si finisce per riproporre per l’ennesima volta  una semplice buona intenzione , che rischia  di rimanere ancora una volta inespressa:  dall’area della fornace, al centro carni, ai tanti volumi del centro storico e dello scalo.  Una mole di volumi inutilizzati o sottoutilizzati, sui quali  spesso  è possibile per i proprietari  ricavare una rendita elevata pur rimanendo in condizioni di fatiscenza.   

Senza scelte attente, potremmo trovarci, fra vecchie e nuove aree produttive, una dispersione di luoghi commerciali, una frammentazione degli spazi adibiti a servizi, privi di una vera capacità attrattiva e con scarsa qualità competitiva, in un contesto in cui le infrastrutture a supporto non sembrano trovare nuove indicazioni di ammodernamento,risorse necessarie per grandi interventi.

A Querce al pino si è sentito parlare di un centro turistico-congressuale, un centro benessere, una piscina. Se così fosse, bisogna sapere che strutture di questo tipo da sole non si reggono se accanto non si  affiancano attività commerciali, che si aggiungerebbero a strutture che esistono o che si stanno realizzando e che inevitabilmente costituirebbero una fonte concorrenziale forte con la possibilità di rafforzare il centro commerciale naturale di Chiusi scalo. Una  scelta simile non è coerente neanche con una visione di sistema della Valdichiana, visto che strutture congressuali  e centri benessere sono esistenti a Chianciano a una distanza di pochissimi chilometri. Sarebbe sbagliato attivare meccanismi competitivi con i comuni vicini. Quello che deve essere fatto  è l’opposto. Occorre compiere scelte condivise e unitarie. In tale contesto dobbiamo muoverci per affermare un polo produttivo del fondovalle, attrezzato, dotato di più elevati standard qualitativi sia per i servizi, sia per  gli spazi, rendendolo  realmente attrattivo per aziende nuove che vogliono insediarsi nel territorio.   

In riferimento alla rete infrastrutturale nel quadro conoscitivo si fa preciso riferimento alla necessità di coordinamento decisionale tra più livelli istituzionali (provincia e regione), evidenziando come Chiusi sia diventata una realtà da un lato complessa al suo interno e dall’altro distinta dal suo contesto. Partendo dal presupposto che Chiusi debba ripartire dal rafforzare il suo punto di forza e di centralità dei trasporti,  non si capisce come un cambio di destinazione per il centro intermodale ferro/gomma  con un area di scambio gomma/gomma, per altro fuori dal circuito di collegamento Siena/Perugia, tenga conto della destinazione attuale e delle risorse del patto territoriale, delle problematiche delle infrastrutture viarie di accesso, ma soprattutto significa dare per scontato che il ruolo e la funzione della stazione ferroviaria di Chiusi diverrà assolutamente marginale.

Così come non sembra esserci una convincente indicazione strategica nel voler determinare scelte che assumano il valore dato dalle energie rinnovabili, dall’efficentamento e risparmio energetico.  Non possiamo non pensare che il nuovo che si edifica o si recupera lo si faccia con questi criteri.   

Ci sono altri temi che necessitano di ulteriori approfondimenti e una visione più innovativa, a cominciare dalla rivalorizzazione del centro storico, del suo patrimonio , dei tanti spazi recuperati e che rischia di non costituire un vero volano di eccellenza per accrescere le presenze turistiche. Pensare ad un albergo è come costruire una casa iniziando dalla costruzione del tetto. Il lago deve essere valorizzato nei suoi aspetti naturalistici, senza scadere in ipotetiche vocazioni  ricreative, slegate dalle reali potenzialità ambientali.

Il nostro intervento in conclusione ribadisce la volontà di mettere a disposizione idee e progetti che possano concorrere a formare un’idea innovativa e concorrenziale di Chiusi”.

*Roberta Mazzetti-Portavoce dell’Associazione per il Bene Comune

*Roberta Meniconi*-Presidente dell’Associazione per il Bene Comune

 

 

 

 

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Troppe incongruenze. Il Piano strutturale va modificato

di Giorgio Cioncoloni*

Il nostro giudizio complessivo sul progetto di Piano strutturale che è stato presentato è un giudizio negativo.

Per chiarezza però bisogna dire che ciò non significa che non condividiamo nulla. Non siamo contro per partito preso però ci deve essere concessa la dignità di avere una visione diversa da quella

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