Con la precisazione di Paolo Scattoni (il recupero e completamento sono categorie di intervento diverse anche se il Piano Strutturale ne fa una unica), condivido nella sua totalità l’intervento del capogruppo de “La Primavera di Chiusi”, per cui non aggiungo altro se non alcune riflessioni in linea (credo) con l’intervento e con la speranza che facciano riflettere i nostri amministratori, inclini a rispondere sempre e soltanto “no” alle proposte delle forze politiche di minoranza.
Qualcuno ha pensato che la realizzazione di nuovi edifici non avviene più come una volta quando un’impresa edilizia aveva in organico maestranze che sapevano fare dalle impalcature ai pavimenti ?
Oggi, salvo rarissime eccezioni, tali lavori vengono appaltati a ditte diverse che quasi sempre vengono da fuori, ragione per cui, i benefici economici, se ve ne sono, sono solo a favore di imprese che commercializzano prodotti edilizi ma che essendo aziende commerciali non hanno grande impatto sull’occupazione.
Interventi di restauro (recupero) richiedono invece maestranze altamente specializzate che nella nostra realtà esistono in abbondanza. Durante l’assemblea organizzata dal comune, qualcuno ha parlato di centro commerciale da insediare nell’abitato di Chiusi Scalo.
Ma ci si rende conto cosa vuol dire per il traffico cittadino l’insediamento di un centro commerciale (non naturale) in un centro abitato?
Credo infine che, se è sacrosanto che gli Amministratori facciano scelte, è però doveroso che si interroghino anche sulle conseguenze che queste comporteranno quando non saranno più nei posti che ora legittimamente occupano. Mi riferisco al fatto che in una cittadina strutturata come è Chiusi (frazionata) il collegamento viario é fondamentale ma se si ritiene che l’intervento di un architetto possa risolvere qualsiasi problema legato alla giacitura dei terreni del nostro territorio, siamo su una strada sbagliata e durante l’assemblea, della viabilità, almeno fino a quando sono restato, non si è parlato.
La sintesi di Marco Lorenzoni individua il punto che alla fine – e come deve essere – è più qualitativo che quantitativo. La Città è l’espressione di una data Cultura e di una certa Comunità e non un “quantitativo” sommarsi ed elidersi di pure esigenze materiali di singoli o peggio di gruppi di potere in lotta. Scegliere se fare uno Stadio, aumentare la capienza di posti letto, un Casinò o il più grande parco dei divertimenti d’Italia, così come mille altre scelte può essere giusto o sbagliato, a seconda se conforme all’obbiettivo che si è deciso di raggiungere.
La città però tace e alla Politica, pare, non interessa farla parlare. Alla fine si costruirà un po’ qui e un po lì, senza un disegno preciso e cercando un giusto mezzo che però “giusto” non è.
Concordo (con Patrizi e gli altri interventi). Il piano adesso c’è, ma è pieno di contraddizioni e non è un progetto di città… L’unica linea dominante sembra davvero quella del “ma anche…” o “di tutto un po’”. Chiusi Scalo, negli anni 20 del ‘900 aveva una sua particolarissima fisionomia, era l’unica cittadina della zona in cui campeggiavano gigantografie pubblicitarie sulle pareti dei palazzi ( già allora), dove i palazzi somigliavano a quelli delle città… Le strade piene di negozi somigliavano a quelle di Little Italy che abbiamo visto decine di volte nei film americani… Era bella Chiusi Scalo? Forse no, ma aveva un’anima, una sua originalità… E allora quello che manca non è nuovo cemento, ma le idee, qualche idea che faccia tornare appetibile Chiusi Scalo e anche Chiusi Città… per viverci, per lavorare… Al momento sono due dormitori. Oasi di tranquillità, certo, tanto tranquilli da sembrare cimiteri…
Credo che non esistano, in questo caso, problemi senza soluzione.
Il gran numero di appartamenti e negozi vuoti s’è capito che non li riempirà certo “la manina del mercato”, e allora servono idee e politiche adeguate.
Quello che dice Provvedi è solo un esempio su un aspetto ma ce ne potrebbero essere molti.
Perchè l’amministrazione comunale e le forze economiche (banche. imprese…) non si impegnano in un’operazione di recupero serio e diffuso?
Certo trasformare con un tratto di penna un campo inutilizzato in terreno edificabile è più facile ma questa città ha bisogno di espandersi o di riempire quello che c’è e non viene usato?
Molti appartamenti del centro di Chiusi scalo restano sfitti o invenduti perchè mancanti di ascensore. Prevedere la possibilità di opere esterne è sempre stato, giustamente, osteggiato anche per motivi estetici. Domanda: è possibile farli belli? magari giocando su colori e forme pensati apposta per Chiusi scalo? Esistono elementi architettonici che per definizione devono essere brutti? Se ci stiamo abituando gli occhi alla pensilona a maggior ragione si potrebbe cambiare volto ad un centro abitato con strutture che valorizzano l’ edificato e impiegano lavoro.
Le osservazioni di Maurizio Patrizi sono del tutto condivisibili. Pare che l’urbanistica chiusina abbia sposato la regola veltroniana del “ma anche”:
centro commerciale naturale ma anche i supermercati in cetro, il recupero edilizio ma anche nuove costruzioni in abbondanza, e così via contraddicendosi.