Ora che abbiamo capito che anche l’ultima storia (quella dell’aumento delle famiglia per 60 unità all’anno) non ha fondamento dobbiamo tornare a dibattere di un Piano che non trova giustificazioni credibili.
Molti degli interventi sul Piano strutturale che questo blog ha ospitato (Fiorini, Miccichè, Bologni, etc…) trascurano, a mio avviso, un particolare: se non avverrà nulla di nuovo l’adozione la troveremo sotto l’albero di Natale o nella calza della Befana.
La distanza fra la bozza pubblicata e gli scenari desiderati che emergono dal dibattito è enorme e non può essere certo colmata in questi pochi giorni.
La storia dell’urbanistica della nostra regione, che pure è fra le migliori d’Italia, ci dice che di fronte a un ritardo come quello della nostra amministrazione (sono passati ormai quasi 17 anni da quando una legge regionale ci obbligava a redigere un Piano strutturale) in sede di valutazione da parte di Regione e Provincia si va un po’ per le spicce; si taglia un po’ qua e là, e poi si approva per mettere fine allo strazio.
Successe così anche nel 1974. La Regione in sede di approvazione tagliò, e tagliò anche molto, ma alla fine rimase un’enorme, verrebbe da dire ridicola, previsione che ha poi determinato lo scempio di intere aree (si veda ad esempio Pozzarelli).
Non possiamo in nessun modo permettere che la storia si ripeta. L’unica possibilità che oggi ci viene data è quella di studiare attentamente gli elaborati e presentare osservazioni convincenti in base non tanto a un disegno dello sviluppo futuro, quanto piuttosto quello che vorremmo da qui a pochissimi anni e soprattutto a quello che non vorremmo, per evitare danni irreparabili: una edificazione sparsa e disordinata sulla base di previsioni non accettabili.
E’ la stessa relazione di piano che ce lo dice. In undici anni sono stati autorizzati complessivamente fra residenziale e produttivo) meno di 250.000 metri cubi. Perché allora se ne debbono prevedere 1.500.000, e cioè sette volte tanto? A questa domanda i costruttori e alcuni professionisti hanno risposto: meglio prevedere tanto, sarà poi il mercato a decidere quando e dove quelle previsioni potranno essere attuate.
Bene, questo ragionamento è errato e soprattutto va contro le leggi che la regione ha emanato.
Più di un anno fa per iniziativa di SEL furono pubblicati i dati di un documento “segreto” che indicava previsioni assurde. Dopo molte insistenze e pressioni espresse soprattutto sul poro blog la giunta pubblicò un comunicato che fra l’altro recitava:
“Ad oggi i professionisti incaricati sono arrivati a redigere esclusivamente una relazione generale, dove vi è un’ipotesi di dimensionamento complessivo dell’ipotesi del piano strutturale di Chiusi, non ancora confrontata o condivisa tra gli amministratori.”
Bene il confronto fra gli amministratori dell’altra amministrazione e di quella attuale, che è poi la mera continuazione della precedente, è durato più di un anno. Il Piano evidentemente era già pronto nelle sue linee essenziali. E’ stato messo a disposizione alcuni giorni fa perché si potesse esaminare. Ci hanno però detto che per Natale o per la Befana questo sarà il Piano. Loro hanno impiegato un anno per i dettagli a margine. A noi pochi giorni per valutare il tutto.
Allora non c’è molto tempo da perdere: occorre passare in maniera veloce, ma allo stesso tempo strutturata, alla preparazione delle osservazioni. C’è poi anche la necessità di rendere questo un caso paradigmatico di mala urbanistica organizzando un confronto con studiosi della materia da chiamare a Chiusi per un confronto.
Ha ragione Maurizio (Ceragioli): questa abitudine al sovradimensionamento è molto diffusa. Sottolinerei però che altrettando diffusi sono i danni. Inoltre l’aumento di popolazione di Castiglion delo Lago è consistente se confrontata con il niente di Chiusi.
Sulla mancanza di partecipazione denunciata da Miccichè e Lorenzoni non si scopre nulla di nuovo. Non è un caso che Chiusi sia praticamente l’ultimo comune nel rispetto dell’obbligo di dotarsi di Piano strutturale fra tutti quelli della Toscana. Non è neppure un caso dche non esistano associazione ambientaliste. Non ve ne sono mai state se si eccettua un brevissimo tentativo di Massimo Benicchi con lega Ambiente tanti anni fa.
Questo però non significa che non si debba tentare di metterci al riparo da altri danni. Prsonalmente ho proposto una workshop di un giornpo dove forse avrei potuto portare alcune esperienze di acquisizione veloce del sistema degli interessi e dei conflitti che carattaerrizzano questo passoggio. Ho avuto una sola adesione.
Concordo con Micciché. Le osservazioni sono uno strumento tecnico utile a chiarire alcune cose e magari anch a stoppare qualche obbrobrio, ma non bastano per “svegliare” l’opinione pubblica che su questo argomento è stata silente, dormiente, disattenta e disinteressata per 13 anni…
E anche adesso che la discussione è stata ufficialmente riaperta non mi pare che ci sia la fila nel prendere posizione o dire la propria, al di là di qualche figura direttamente interessata o degli irriducibili “contestatori”. Il problema è “anche” un Piano sovradimensionato e senza logica, ma soprattutto è l’apatia della cittadinanza, la deriva che ha preso la politica (l’assenza ormai conclamata dei partiti) e il tecnicismo vuoto degli amministratori…
Darsi da fare per “strutturare” utili osservazioni al Piano può essere utile, certo, ma il problema vero non lo risolve.
Il giochino di gonfiare ad arte le previsioni demografiche per giustificare piani urbanistici che definire “azzardati” gli si farebbe un complimento, è utilizzato da quasi tutte le amministrazioni, vuoi perché l’edilizia la fa ancora da padrone, vuoi per mancanza di fantasia.
A Castiglione del Lago, circa dieci anni fa (14.200 abitanti), in base alla previsione (di chi non si è mai saputo) di un raddoppio della popolazione, le aree edificabili sono nate come funghi e non solo nei pressi del capoluogo ma anche sulle colline al confine con la Toscana, con ignari cittadini che non capivano perché l’ICI era aumentata così tanto e con la soddisfazione di “costruttori” senza grossi problemi di liquidità. Oggi siamo in 15.500 e il territorio pullula di villettine stile Brianza che di riempirsi non ci pensano proprio.
La vedo dura questa battaglia ma vi faccio i migliori auguri.
Giustissimo. C’è però un elemento che non deve sfuggire. Regione Toscana e provincia di Siena amano accrediatarsi come punte di diamante nel panorama della pianificazione urbana in Italia. Qualche volta fanno finta di non vedere come successe nel 1974 (allora c’era soltanto la Regione). Dobbiamo evitare che non si distraggano di nuovo 😉
Vediamo su cosa siamo d’accordo tutti; per esempio “evitare danni irreparabili…” cioè “una edificazione sparsa e disordinata sulla base di previsioni non accettabili”.
E’ vero che non c’è più tempo ma è anche vero che non credo bastino convincenti “osservazioni” – soprattutto proposte da studiosi – per produrre un “ravvedimento”. Ci vuole ben altro, per esempio una forza d’urto popolare o quantomeno numericamente significativa; l’unica che l’ “homo politicus” realmente teme. Invece sono pochi quelli che hanno qualcosa da dire e “molti dei pochi” si esprimono con linguaggi e modalità non comprensibili al cittadino medio. Quest’ultimo oggi recepisce solo una comunicazione rapida, semplificata ed “emotivamente” efficace; solo quando la “porta” del suo interesse si dovesse aprire, potrebbe affrontare un’articolazione più verticale del ragionamento. Per questi motivi, caro Paolo, non sono per niente ottimista.