Se passa il referendum le nostre bollette potrebbero ridursi del 20%

di Lucio Beloni*

La nostra gestione (ATO4) che comprende quasi tutta la provincia di Arezzo (escluso parte del Valdarno) e la Valdichiana senese è stata affidata a Nuove Acque SpA dal 1998 al 2023.

La prima gestione in mano ad una società misto pubblico-privata in Italia. Nuove Acque SpA è composta dalla parte pubblica (i comuni) per il 54% e dal consorzio Intesa Aretina SpA per il 46%. Il consorzio Intesa Aretina è la “cordata” che si aggiudicò il bando di affidamento del socio privato nel 1998 ed è composto dalla SUEZ (la seconda multinazionale dell’acqua del mondo, che detiene circa il 30% del mercato mondiale e che assieme alla Veolia detengono i 2/3 del mercato mondiale) per il 61% (quindi il 28% delle azioni di Nuove Acque SpA) ed ora per il 35% da ACEA (in pratica….sempre di SUEZ e di Caltagirone si tratta) e per il 2% ciascuno le due banche locali MPS e BPEL (Banca Popolare Etruria e Lazio).

Sulla carta i comuni (parte pubblica) detengono la maggiornaza, ma solo sulla carta infatti se si va a vedere i patti parasociali (accordi interni che vengono stipulati tra la parte pubblica e quella privata) si vede che:
1) L’Amministratore Delegato della società (colui che ha pieni poteri di ordinaria e straordinaria amministrazione) è nominato dalla parte privata (art. 16 patti parasociali)
2) Il Consiglio di amministrazione è formato da 9 membri, 5 della parte
pubblica e 4 della privata. Ma l’articolo 1 dei patti parasociali dice che per
deliberare occorrono 6 voti… significa che la parte pubblica non ha la
maggioranza qualificata…. bensì solamente sulla carta, che in pratica non
conta nulla!
3) L’Assemblea dei soci: gran parte delle azioni pubbliche sono state date in pegno alle banche (fisicamente nei depositi del MPS). Il pegno consiste nel fatto che quando c’è un evento rilevante (un evento che a suo insindacabile
giudizio possa mettere in dubbio la riscossione del suo credito-mutuo che ha
dato) il diritto di voto nell’assemblea Nuove Acque viene esercitato dalle
banche e non dai soci di Nuove Acque.

Si potrebbe continuare tutta la notte, ma spero di aver comunque fornito qualche elemento di chiarezza. Ci sono documentazioni più che attendibili (studi universitari nazionali ed internazionali, relazioni del ministero della finanza pubblica, ministero dell’ambiente ecc. ecc.) e vi posso assicurare che il modus operandi della multinazionale è sempre lo stesso in tutto il mondo.

Questo è quello che è successo a Buenos Aires durante la “privatizzazione” della SUEZ….:

“Però la prima negoziazione di revisione delle tariffe già si produsse
solamente 8 mesi dopo la aggiudicazione del contratto di fornitura, nell’anno 1994. Era evidente, cioè, che Aguas Argentinas, non poteva rispettare il contratto, e che la sua strategia era stata vinco il contratto e dopo RINEGOZIO; vale a dire, aggiudicarsi la concessione con qualsiasi mezzo e, automaticamente, cominciare a fare pressione per aumentare le tariffe e ridurre gli investimenti. Il contratto fissava che durante i primi dieci anni ci potevano essere solamente riduzioni di tariffe, e che unicamente ed in via eccezionale si potevano aumentare se un volume rilevante di costi fosse aumentato più del 7%. Questo non successe, dato che l’Argentina non era in un periodo inflazionario, però dato che l’impresa necessitava modificare, pose che aveva un deficit operativo, e nel giugno 1994 l’ente regolatore, Ente Tripartito de Obras y Servicio Sanitario (ETOSS, l’equivalente dei nostri ATO), il quale si finanziava con il 3% della fatturazione di Aguas Argentinas, concesse un primo aumento di quasi il 14% e la modificazione del programma
degli investimenti”.

Dal libro: Con El Agua Al Cuello (CON L’ACQUA AL COLLO) dall’Associazione catalana di Ingegneria senza frontiere di Barcellona del 2008

Ad Arezzo le cose sono andate in maniera molto similare, come a Firenze ed in tutte quelle realtà dove entra a gestire il privato che vede l’acqua solo ed
esclusivamente come merce, prima che come bene comune. Del resto quando si vince il contratto per
una gestione di ben 20 o 25 anni (GESTIONE IN REGIME DI MONOPOLIO NATURALE) c’è tempo per … RINEGOZIARE…..

Il 12 e 13 giugno vi ricordo di andare a votare e di informare tutti i vostri
concittadini che c’è il REFERENDUM sull’acqua bene comune.

Abbiamo calcolato che ad Arezzo (se passa il Referendum) l’effetto immediato sarà quello di abbassare le bollette del 20%. Non so se rendo l’idea, ma la remunerazione del capitale investito incide nelle nostre bollette del 20%! Sai quanti più investimenti potremmo farci a parità di soldi dati al gestore!

*Membro del comitato per il referendum della zona Ato4

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5 risposte a Se passa il referendum le nostre bollette potrebbero ridursi del 20%

  1. A quanto ho capito, la riduzione della bolletta del 20% sarà ottenuta grazie alla abrogazione, causata dal secondo quesito referendario, di qualche parola sulla remunerazione del capitale inestito.

    Mi pare tuttavia chr la legge non dava alcuna indicazione sull’entità della remunerazione da applicare. Come mai, allora, la ATO4 (un organismo pubblico) ha di fatto cosi palesemente favorito il distributore a discapito dell’utenza?

    Non si potrebbe battere su questo punto anche quando il quorum non venisse raggiunto?

  2. lucianofiorani scrive:

    Si, anch’io ho saputo della riunione di lunedì prossimo all’Eden, però mi pare di capire che è “operativa”, ma penso che possano partecipare tutti.

  3. romano romanini scrive:

    Un ottimo contributo informativo per capire come, dietro le affermazioni di principio, si celino tanti meccanismi, attraverso i quali si realizza il contrario di quanto affermato. Il referendum è un’ottima occasione per riaprire un argomento che sembrava ormai chiuso. Il 20% in meno nelle tariffe come effetto immediato e la possibilità di ridiscutere un contratto di servizio riequilibrato sui principi e non sui profitti. Infine mi giunge notizia che lunedì prossimo presso l’ex Cinema Eden allo Scalo si terrà un incontro sul tema del referndum. Chi ha informazioni più dettagliate sull’iniziativa è pregato di divulgarle.

  4. Finisce nel 2023 perché ha durata di 25 anni, mi pare la stessa durata del contratto parigino.

    Ora anche là si sono accorti che il sistema non poteva funzionare, ma forse lo si capiva già nel ’98…

    Una domanda: la sinistra italiana ha ancora intenzione di essere subalterna a quella francese, e dare seguito a qualsiasi menata venga loro in mente, oppure pensa di assumere un ruolo propositivo anche a livello europeo?

    Perché un certo discutibile modo di vedere l’economia come basata sulla grande azienda a discapito della piccola, e che passa attraverso nomi altisonanti tipo “qualité totale” ed amenità del genere, è stato (“grazie al cielo”) sconfessato dal successo del modello economico cinese (e di quello italiano prima), che opera invece su basi diametralmente opposte e se ne frega altamente degli standard di qualità…

  5. anna duchini scrive:

    Questo bel sistema ce lo vogliono vendere i nostri bravi politici tanto di sinistra e tanto all’avanguardia, invece il mondo va al contrario.
    La ripubblicizzazione è già iniziata.
    Dal primo gennaio 2010 Parigi ha liquidato le due più grandi multinazionali dell’acqua non rinnovando la concessione in scadenza il 31 dicembre 2009 a Suez e Veolia e ha scelto di riprendere il controllo diretto dell’acquedotto con un ente di diritto pubblico e non una società per azioni. E’ come se in Italia si tornasse alle aziende speciali.
    Allora si può fare, basta volerlo!
    Certo a noi ci hanno già cucinato fino al 2023 ma se passa il referendum avranno vita meno facile.

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