Il razzismo di casa nostra

di Anna Duchini

Chiusi. Entri in un locale pubblico e senti: “Ma ti sembrano azioni da fare? Vai a sparare ai negri con una pistola? Quanti pensi di farne fuori in quel modo? Con un kalashnikov sarebbe stato un altro lavoro!”.

E ti scorre un brivido nella schiena pensando a Firenze.

Siamo nella Toscana felix e tra i nostri concittadini c’è chi non si vergogna di parlare a questo modo, infatti nel locale non ci sono state reazioni se non qualche sorrisino.

Solo qualche giorno fa a Torino un campo rom è stato dato alle fiamme come spedizione punitiva per un presunto stupro ai danni di una ragazza italiana. Su questo fatto non ho avuto modo di ascoltare alcun commento. Totalmente ignorato.

Se due episodi di questo genere lasciano indifferenti o offrono lo spunto per certi commenti forse è il caso di preoccuparsi di più della qualità delle nostre relazioni umane che sono alla base del nostro stare insieme.

I libri che si leggono, l’innalzamento del livello di istruzione, la cultura che produciamo, il ricco tessuto associativo che frequentiamo, le parrocchie con le loro attività, non paiono in grado di costituire un argine solido contro il razzismo dilagante.

Al declino economico, come sempre, si accompagna l’imbarbarimento dei rapporti umani. Fenomeni come il razzismo che sembravano sconfitti riprendono vigore complici il silenzio, la mancanza di indignazione e l’indifferenza.

E il messaggio spaventoso, lungamente tollerato, dell’ognuno pensi per sè e tutt’al più a quelli del suo stesso luogo e religione, sta dando ormai i suoi frutti avvelenati.

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16 risposte a Il razzismo di casa nostra

  1. marco lorenzoni scrive:

    Ribadisco: il problema non solo nella “concezione” che si ha dell’altro, di chi arriva da un altro paese… E’ negli atteggiamenti quotidiani. Guardiamoci in faccia e contiamo le volte che abbiamo mangiato un kebab, che abbiamo preso un caffè dai cinesi, che abbiamo comprato qualcosa da un ambulante senegalese (senza farlo solo per gesto di carità), che non abbiamo notato con un certo fastidio che alla Fiera alla Stazione ormai i banchi son tutti gestiti da cinesi o africani… Oggi mi son trovato per caso in via Oslavia all’ora del’uscita dalla scuola elementare: c’era sul marciapiede una fila di mamme con bambini. 11 ne ho contate nel tempo che ho attreversato la strada: 7 erano di origine straniera, 3 avevano il velo musulmano. Quei bambini però sono quasi tutti nati qui, parlano chiusino (non solo italiano).

  2. lucianofiorani scrive:

    Mi pare giusto guardare la nuova realtà in modo costruttivo come invita a fare Paolo (Scattoni), ma le considerazioni che ha fatto Marco (Lorenzoni) le ho fatte tante volte anch’io ascoltando un po’ dovunque proprio quelle battute.
    Se è vero che non si può fare del razzismo una questione di destra o di sinistra, in queste terre dove la sinistra governa da sempre e ha (avrebbe dovuto) influenzato le coscienze di tante persone fa un certo effetto imbattersi in razzisti “progressisti e di sinistra”.
    Insomma i razzisti non stanno solo nelle valli alpine, teniamone conto e guardiamo avanti con coraggio.

  3. pscattoni scrive:

    Di nuovo, non ne farei una questione di destra o di sinistra. Secondo me è una questione di crescita culturale di fronte a un fenomeno che sta cambiando da pochi anni la nostra società e la nostra com unità in particolare. Parliamo di questo percorso. E’ più costruttivo.

  4. marco lorenzoni scrive:

    Altro che se c’è anche qui diffidenza. Diciamo pure intolleranza, insofferenza… E il porblema principale, secondo me, è che tali sentimenti-atteggiamenti albergano anche in quella parte di popolazione che un tempo veniva chiamata “popolo progressista”. Quante volte abbiamo sentito un “compagno del Pd” dire: “”io li manderei tutti a casa loro!? E la compagna che votava Pci e ora vota tranquillamente per il giovane sindaco Scaramelli dire che “ste badanti un saranno un po’ troppe?” (magari ce l’ha anche lei per la suocera anziana, ma questo non conta); oppure a quanti chiusini avere sentito fare commenti entusiasti sull’acquisto di un bar da parte dei cinesi o di giovani rumeni? Quanti -tranne i ragazzi- hanno provato ad assaggiare il kebab del giovane pakistano in via Leonardo da Vinci?
    Gli unici commenti positivi che si sentono a Chiusi sono sulle ucraine che fanno spettacolo al Cavallino Bianco (ex cinema), sulle rumene che popolano i night club della zona. Dei marocchini, tunisini, romeni, albanesi, kosovari che lavorano nell’edizilizia o nelle fabbrichette nessuno parla, nemmeno i loro datori di lavoro. Meglio non parlarne, perché se no poi chiedono di più…
    A Torino facevano così coi meridionali negli anni ’50, in Svizzera e in Belgio con gli italiani in generale, anche se erano Veneti…

  5. pscattoni scrive:

    E’ abbastanza ovvio che la diffidenza ci sia anche qui a Chiusi. E’ però anche innegabile che la trasformazione è avvenuta in pochi anni. Oggi il 15% della popolazione da noi è di origine straniera. È una enormità. Secondo i sociologi il superamento della soglia del 10% di solito pone problemi. Qui no. Si tratta quindi di studiare il fenomeno e porre in atto politiche adeguate per rafforzare la convivenza.

  6. enzo sorbera scrive:

    Molto strisciante, ma il razzismo c’è anche qui. E’ forse un fenomeno più complicato che non “le fucilate” fiorentine, ma esiste. E’ un prodotto della scarsità delle risorse: difficile accedere ai posti al nido, se c’è il negro con meno punti di noi; impossibile accedere alla mensa, se il mussulmano – (doppia s obbligatoria!) che non paga! – ha la fascia zero; ecc. Di certo, molta filosofia dell’accoglienza non fa i conti con in costi che porta e comporta. Ma è anche vero che, i più accaniti a scagliarsi contro chi non paga i servizi, sono spesso coloro che le tasse non le pagano. E’ ancora vero: chi è senza peccato, la pietra non la scaglia; se la scaglia, ha un peccato più grosso da nascondere.

  7. carlo sacco scrive:

    Non sono molto d’accordo con il parere di Paolo per più di un motivo.La società multietnica che ci è toccata a noi è il risultato di ciò che è toccato prima ad altre nazioni,che avevano fatto del colonialismo un modello socio-economico-politico-culturale guida(Francia Inghilterra, Stati Uniti,).Per certi aspetti quelle erano società più evolute perchè avevano raggiunto -anche se attraverso traumi grandissimi-una parvenza di integrazione.Il fatto è che è il modello sociale che ne stà alla base che considera eticamemente e nemico il diverso, che non lo espelle fino a quando gli rende economicamente e che poi quando non gli rende più,lo emargina nei ghetti delle megalopoli.Da qui prende forma il conflitto sociale che è anche un conflitto di classe se pur ipocritamente non lo si dica(vedi chi faceva la carne da cannone durante le guerre:2°Guerra Mondiale,Corea,Vietnam,Irak, ecc ecc).E’ Il sistema sociale che per come è strutturato e nel modo che produce e ripartisce la ricchezza porta nel suo seno i germi che producono questo.Intendiamoci,il razzismo e l’intolleranza esistono anche nelle altre popolazioni che non sono venute a contatto con l’Occidente neo-colonialista, ma il modello guida da almeno tre secoli è contrassegnato dall’ Occidente e la storia è segnata da questo.I gesti eclatanti prendono piede e divengono quasi tollerati dall’opinione pubblica ormai assuefatta alla violenza e che tende a giudicarli quasi una ‘normalità” dell’esistenza umana.E’ questo il segno più profondo che è il sistema economico che produce il modo di pensare.

  8. pscattoni scrive:

    Tornerei al problema posto dall’articolo: siamo di fronte a un imbarbarimento della nostra società dove gesti eclatanti si accompagnano all’assuefazione della società civile?
    La mia risposta è no. Purtroppo il passaggio ad una società multietnica e multiculturale è avvenuto nell’arco di una quindicina di anni. C’è stata poi la strumentalità di alcune posizione politiche che per qualche seggio in parlamento non hanno esitato a berciare il “dagli al negro”.
    In luoghi come Chiusi la transizione drastica (oggi saremmo poco più di 7000 abitanti senza gli stranieri) è stata sino ad ora gestita al meglio grazie non tanto al comune quanto piuttosto a organizzazioni di volontariato come la Caritas. Non è detto che siamo definitivamente esenti da quello che è capitato a Firenze, ma per fortuna partiamo da condizioni molto diverse. Questa convivenza è un patrimonio da conservare e migliorare.

  9. Marx considerava il movimento della società come un processo di storia naturale governato da leggi che non dipendono soltanto dalla volontà, dalla conoscenza…..
    Le nostre leggi (capitalismo) dipendono soltanto dalla volontà, dalla conoscenza. La nostra conoscenza e, conseguentemente, la nostra volontà deriva dal concetto di vita ispirato non dalla vita stessa, ma dalla sua teoria.
    Il collo che si allunga sempre di più assicurerà un roseo futuro a quell’organismo, a spese del suo simile il cui collo non si è allungato e, pèrciò, si estinguerà.
    A chi piace estinguersi?
    Se mettiamo insieme le due cose ecco che il risultato non può che essere un sempre più sfrenato capitalismo.
    Non l’accumulo di ricchezza, ma la ricerca di un sempre più.
    Nel nostro piccolo lo facciamo anche noi. Un televisore che funziona ancora molto bene, viene cambiato per uno che è più “evoluto”.

  10. carlo sacco scrive:

    Il decadimento di civiltà e di umanità è un fatto di mancanza culturale tipico dell’epoca del maggior svilupo del capitalismo. Il capitalismo ed i suoi valori hanno conquistato il mondo nel quale le leggi economiche vigenti sottopongono la collettività, gli individui, la storia ed il futuro delle famiglie ad un progressivo e tendenziale regresso di ogni ordine e grado, mentre sempre per pochi ed in minor numero esiste la glorificazione economica.
    E’ nel regresso globale, nell’individualismo e nella chiusura che diventano spiegabili e possibili le cose più incredibili ed i delitti più efferati che altrimenti non potrebbero essere mai concepite da menti normali. Il sistema irrazionale per esistere ha bisogno di tutto questo e pianifica davanti ai nostri occhi ciò che con orrore vediamo. Sembra di declamare una qualsiasi storia a fini di parte ma ciò non è vero. Ernesto Che Guevara diceva: “Le leggi del Capitalismo accecano e si rendono invisibili alla maggioranza senza farla pensare”.
    E’ quanto sta avvenendo sotto i nostri occhi, e non basta più condannare.

  11. pmicciche scrive:

    Non posso che condividere pienamente l’analisi di Carlo Sacco; c’è una evidente connessione tra un dato sistema economico – con i suoi valori correlati – e l’aumento della violenza in genere, di cui questi fenomeni sono un aspetto specifico. Certo, chiediamoci pure dove è finita la politica – soprattutto quella di Sinistra – benché io, di antica ascendenza liberale (non liberista) ne rimanga, conseguentemente, altrettanto indignato. Chiediamoci anche quale ruolo troppo tiepido stia svolgendo la Chiesa, che cercando di accontentare tutti – in questo similmente al Partito Democratico – rischia di perdere di vista il suo potente “programma elettorale”: il Vangelo.

  12. marco lorenzoni scrive:

    In un filmetto anni ’70 un giovane Benigni seduto accanto a un filare d viti mormora sconsolato: “la cosa peggiore che può capitare è che nasca un fascista!”
    L’omicida-suicida di Firenze era un fascista che del suo essere fascista, anzi filo nazista, si vantava ed aveva lasciato tracce inequivocabili: in casa propria, sui libri che ha scritto, sul sito internet ecc…
    Fascista-nazista l’assassino di Firenze, fascista-nazista l’autore della strage in Norvegia… e tanti altri che in casa tengono arsenali e nessuno li controlla pur essendo noti a tutti ed essendo noto ciò che pensano, dicono, scrivono…
    Poi troviamo pure una segretarietta del Pd che va ad assaltare il campo Rom perché una stupidella torinese ha raccontato di essere stata violentata dagli zingari… Ovviamente non era vero, ma la segretarietta mica ha controllato… Questa è l’Italia. Punto

  13. …”i libri che si leggono, l’innalzamento del livello di istruzione…..etc” hanno tutti una cosa in comune. Indovinate quale!
    Sono d’accordo con “è il captilasismo che produce i propri seppellitori”. La domanda, in questo caso é; come mai, sapendo questa cosa, la “sinistra è sparita? O, per meglio dire, perchè è diventata quasi capitalismo? Perchè siamo tutti intenti, chi più chi meno, a fare soltanto i nostri interessi? Se riflettiamo un attimo sui nostri comportamenti credo che ci accorgeremo che è proprio cosi, la stragrande maggioranza delle persone pensa ai suoi diritti, privilegi etc. e basta.

  14. Non mi pare si tratti di tolleranza. Si tollera una cosa o una persona sgradevole. Ma poichè siamo buoni…No, si tratta semplicemente di rispetto e normale convivenza

  15. Sui fatti di Firenze e su quelli della violenza in generale, vorrei esprimere tutta la mia solidarieta’ e l’indignazione per atteggiamenti veramenti disumani e contro ogni spirito di tolleranza. 

  16. carlo sacco scrive:

    Anna, come vedi la nostra società ed il sistema economico che la guida e che fà di conseguenza anche il modo di pensare produce quanto hai detto. Non è cosa nuova e le persone più deboli ne rimangono vittime(parlo di coloro che fanno quei commenti o che pensano in quel modo).Il sistema ha sempre prosperato e si è sempre sorretto dividendo ed emarginando gli uni e premiando gli altri, non a seconda di ciò che hanno in testa ma a seconda di quanto posseggono.La politica su questi temi dovrebbe essere drastica e non acquiescente e tollerante.Votino pure la fiducia a tale sistema e poi vengano a dire che vorrebbero cambiarlo.Ci prendono a tutti per i fondelli, lo sanno loro e lo sà anche chi dà loro il consenso.Senza esclusione alcuna.Poco tempo fa pensavo che la nostra generazione non avrebbe fatto in tempo a vedere il crollo di tale sistema, adesso stò cambiando idea.Come disse uno noto e che è stato abiurato:” è il capitalismo che produce i propri seppellitori.”

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