Se oggi un esperto di sviluppo locale tedesco volesse studiare Chiusi rimarrebbe assai meravigliato. Analizzando i giornali locali (e anche questo blog) capirebbe che lo sviluppo in queste lande viene ancora coniugato con l’economia del mattone. Ci ricorderebbe sommessamente che è ormai da un paio di decenni che il famoso detto “quando l’edilizia va, tutto va” non è più valido. Ci ricorderebbe anche che sono proprio i centri studi italiani più prestigiosi come il CRESME a scriverlo nero su bianco e dopo tanto anche la stessa associazione nazionale dei costruttori (ANCE) ha finalmente riconosciuto il punto: il settore delle costruzione rimane importante, ma l’edilizia residenziale rimane marginale, se non per le attività di recupero e manutenzione.
Poi invece si chiederebbe perché mai il dibattito non si focalizza sulla formazione tecnica. Ci ricorderebbe che gli Istituti tecnici industriali rappresentano la spina dorsale del sistema industriale tedesco, uno dei pochi a godere in Europa di alti tassi di sviluppo. Se conoscesse un po’ di storia italiana ci direbbe che per alcuni decenni lo sono stati anche in Italia. Il nostro amico teutonico dopo aver analizzato la nostra situazione andando a pescare sugli archivi dei giornali e su quello di chiusiblog ci chiederebbe anche il perché di una così scarsa attenzione alle istituzioni scolastiche locali. Quello che in Germania è un tema così importante qui da noi è poco considerato. Ci chiederebbe anche cosa abbia ottenuto la famosa commissione sulla scuola del Consiglio comunale che a suo tempo fu oggetto di grandi discussioni. Ha prodotto risultati? Sono stati diffusi?
Poi forse ci chiederebbe delle relazioni fra la scuola e l’imprenditoria locale. I rapporti con le Università del territorio e gli Istituti Tecnici Superiori (istituiti in Italia nel 2008) che così bene funzionano in Germania.
Da fonti sicure ho saputo che un signore tedesco si è effettivamente visto in paese in questi giorni. Pare si domandasse come mai un centro come Chiusi, dalla logistica così particolare non abbia pensato ad un piano globale di sviluppo e ad attrarre aziende che potessero sfruttare questa condizione privilegiata. E sembra anche sia rimasto sorpreso che un’azienda vivaistica di livello internazionale, che invece nella zona di Chiusi già svolge la sua attività, fosse così poco in relazione con l’economia del luogo. Il teutonico pare fosse un fiume in piena e quindi speriamo di avere altre notizie sui suoi preziosi commenti.
Nel frattempo mi permetto di aggiungere io una piccola nota. Ieri sera ad “Otto e mezzo” di Lilli Gruber, l’amministratore di Amazon Italia Diego Piacentini ha parlato di Castel San Giovanni, un centro in provincia di Piacenza non molto più grande di Chiusi, che ha accolto con grande competenza questo prestigioso insediamento. Non credo siano finiti lì per puro caso.
Il suo intervento specifico parte dal minuto 3’25’’ del filmato ed è consultabile a questo link: http://www.la7.tv/richplayer/index.html?assetid=50247287