Oggi primo giorno di saldi. Non sarà una prova d’appello né per i consumatori né per i commercianti.
Anche se tutti si augurano che qualche banconota esca dal portafoglio l’aria che tira la si è vista a Natale con affari nel complesso in decisa diminuzione. La crisi, ovviamente, non colpisce tutti allo stesso modo e questo vale anche per i settori merceologici.
Comunque girando per il paese si avverte un’aria di rassegnazione e non c’è traccia di ottimismo dopo che le prime bollette dell’anno e il prezzo della benzina hanno fatto subito capire quello che ci aspetta.
Gli operatori locali del commercio temono che su un tessuto fraglie come quello chiusino la cura da cavallo imposta da Monti (sarebbe meglio dire dal dissesto dei conti pubblici e dalla speculazione) agli italiani avrà nei primi mesi dell’anno un impatto assai pesante. I molti problemi accumulatisi nel tempo stanno venendo al pettine e la prima preoccupazione sembra quella di riuscire a resistere alla bufera che si è scatenata.
In molti cominciano a lamentare non solo le troppe tasse e i nuovi balzelli ma anche i costi degli affitti dei negozi troppo alti rispetto a realtà a noi vicine e rilevano con preoccupazione che con significative imprese locali in difficoltà di denaro ne circolerà sempre meno.
E’ naturale che in questa situazione diffondere ottimismo non è facile ma qualcosa va fatto e subito, a cominciare dal decidere su quali comparti si vuol puntare.
Se, come tutti continuano a ripetere, quello del commercio deve continuare ad essere uno dei settori più importanti dell’economia chiusina bisognerà ripensarne la consistenza, la diffusione sul territorio e soprattutto, come ci diceva un operatore del commercio, ripopolare i due principali centri del paese; perchè se uno per andare ad acquistare qualsiasi cosa deve prendere l’auto il vantaggio della vicinanza svanisce d’incanto.
Che il Piano strutturale abbia qualche attinenza anche con questi problemi?