Ex lavatoi: aspettando che crollino

di Fulvio Barni

L’edificio degli ex lavatoi pubblici, che l’amico Fiorani definisce, giustamente, lavatopi pubblici, versa ormai da anni in uno stato di abbandono e precarietà statica tale da essere pericoloso per l’incolumità dei cittadini e dei turisti che durante la stagione estiva si avvicinano per curiosare. Piante di acacia, rovi e altre erbe infestanti sono nate e proliferano al loro interno.  

Per chi non lo sapesse si trovano di fianco al parcheggio subito fuori Porta Lavinia, a cento metri, in linea d’aria, dal piccolo, incantevole altipiano dell’Arcisa, luogo  abitato sin dai primi anni del 700 dai Longobardi. Dove, tra il 1870 e il 1875, furono rinvenute numerose tombe dell’epoca, recanti al loro interno monili, scudi, spade, e vari reperti di oreficeria, insieme all’anello signatorio di “Faolfus”, il capostipite longobardo della famiglia degli antichi feudatari del Ducato chiusino, poi Contea.

Si tratta di una costruzione plurisecolare, dato che documenti di archivio, riguardanti altri lavatoi, ormai demoliti, edificati in epoca più tarda in località “Asso di Picche”, fissano la data della loro costruzione intorno alla metà del ‘400. L’edificio, vincolato come bene storico dalla sovrintendenza ai monumenti, si presenta all’occhio come un fabbricato rettangolare con cinque arcate per lato ed una sulle due testate. Al suo interno vi sono tre vasconi, con i piani di lavoro ricavati da grossi blocchi di travertino, per le varie fasi del lavaggio, insaponatura, primo risciacquo e secondo risciacquo. Una quarta vasca, più piccola delle altre, dicevano i vecchi chiusini servisse per lavare gli indumenti dei “morti”.

In realtà era adibita al lavaggio dei vestiti e lenzuola delle persone affette da malattie infettive. Il loro riempimento, fino a qualche anno fa, era assicurato dall’acqua che dalla fontana di piazza XX Settembre sgorgava di continuo dalle bocche leonine e tramite una conduttura dedicata, arrivava fino a destinazione. Potremmo continuare ancora a descriverli, ma credo sia inutile, visto che gli abitanti del centro storico, o meglio, quelli di una certa età, conoscono benissimo, ma, allo stesso tempo, sembrano indifferenti al quel pezzo di Chiusi che se ne sta andando.

Giovani e vecchi assistono passivamente alla loro agonia che, giorno dopo giorno, li porterà ad una morte certa. Al massimo si limitano a dire, “che vergogna tutto questo sudiciume”. Stessa fine che toccò alla torre medievale di avvistamento, crollata per incuria, negli anni 60 del 900, lontana solo un centinaio di metri dai lavatoi e dagli scavi della “Domus Romana”, anch’essi ricettacolo di ogni tipo di rifiuti e sterpaglie.

Nel Consiglio comunale del 30 novembre, il gruppo de “La Primavera di Chiusi”, ha presentato un’interrogazione al Sindaco chiedendo che cosa intendesse fare l’Amministrazione Comunale per porre fine a tale degrado e salvare una parte della nostra storia, da un imminente crollo sicuro. Magari seguendo le orme del comune di Sarteano, che li ha restaurati e destinati ad usi culturali.

Risposta: “Per ora nulla perché il loro restauro farà parte di un progetto più vasto che comprenderà anche la sistemazione dell’adiacente parcheggio”.

Come se il salvataggio dei vecchi lavatoi fosse indissolubilmente legato al piazzale di sosta. Il parcheggio può andare avanti così com’è per anni, stendendo ogni tanto un manto di breccia. I lavatoi, no. Comunque, per ora, non ci resta altro da fare che metterci l’anima in pace, perché della situazione dei nostri “bottini” ne riparleranno soltanto tra qualche anno, se… saranno sempre in piedi.

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7 risposte a Ex lavatoi: aspettando che crollino

  1. marco lorenzoni scrive:

    IL destino dei lavatoi somiglia a quello della Fornace…
    In entrambi i casi si aspetta il crollo… Dopo di che non ci sarà più da discutere tanto su come fare il restauro…
    (e nemmeno da spendere). Mi pare che in entrambi i casi qualche crollo sia già avvenuto…

    P.S. i lavatoi sono ancora pubblici o sono stati inseriti nel bando con il quale sono stati ceduti gli ex macelli? Se sono pubblici il Comune ha l’obbligo di intervenire e salvare il manufatto, che è peraltro vincolato come qualcuno ha ricordato

  2. Quando solevai il problema,sia sul” poro blog” che in consiglio comunale, nessuno prese posizioni.Già,ma io sono notoriamente di Destra e quindi da non prendere in considerazione !
    Ci penserà il PDL a risolvere il caso.

  3. lucianofiorani scrive:

    No Nicola, anche qui sono in molti a pensarla come te.
    Ma i giovani e dinamici amministratori anche su questo problema menano il can per l’aia come si suol dire.
    E i chiusini fanno finta che tutto va bene.

  4. fulvio barni scrive:

    Per Nicola (Nenci). Diceva un vecchio politico democristiano: a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca.

  5. Nicola Nenci scrive:

    Ragionare in termini generali, quando si tratta di recuperare un’intera area, non è sbagliato; il punto è la tempistica, ovvero intervenire sull’area prima che il monumento crolli del tutto. Solitamente sarebbe giusto preservare i monumenti, invece di arrivare al punto di doverli recuperare. Tuttavia mi chiedo se la sorte dei lavatoi non sia legata al destino degli ex macelli, piuttosto che a quello del parcheggio.
    L’ho buttata là… magari mi sbaglio.

  6. lucianofiorani scrive:

    Ora che quello fuori porta Lavinia è diventato uno dei principali parcheggi di Chiusi città, tutta l’area, non solo gli ex lavatoi, rappresenta un bel biglietto da visita.
    Non c’è che dire.

  7. pscattoni scrive:

    E’ veramente frustrante. C’è un problema? Bene non diamogli una soluzione immediata perché c’è sempre qualcosa di più generale che deve essere afrontato e allora non si mette mano agli antichi lavatoi perché “il problema è più vasto”.
    Qui però si deve dire che la anche la Sovrintendenza ha le sue colpe. Come si fa con i privati si può fare anche con il Comune: obbligare al restauro di un bene vincolato e alla sua manutenzione.

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