Lo si era capito subito, al momento della capitolazione dei “16” del Pd (loro lo avevano chiamato “accordo”), che la transizione politica a Chiusi sarebbe avvenuta nel segno di Ceccobao. E così è stato.
Però fin dalla composizione della lista del Centrosinistra ci si è resi conto che anche altri fattori erano entrati in gioco. Non solo la resa dei conti verso chi, nel Pd, si era opposto alla candidatura Scaramelli, ma la presa d’atto dell’eutanasia dei partiti ha spinto il neo sindaco sul terreno a lui più congeniale: quello delle relazioni amicali e consolidate con ambienti e associazioni a lungo frequentati.
Un vero e proprio cambio di stagione che ha avuto l’epilogo nella designazione della giunta. Regolati i conti con quel che restava del Pd, Scaramelli ha imbarcato l’amico di lunga data Andrea Micheletti per Sel, mettendo fuori gioco l’ex assessore Leonora Gherardi.
I socialisti, divisi anche loro, si sono dovuti “accontentare” dell’indipendente Chiara Lanari (decisione imposta da Siena?) vedendo così i due nomi più gettonati (Lucioli e Felici) esclusi a sorpresa dal governo della città. C’è però chi pensa che su questo versante i giochi non siano completamente fatti e giura che qualcuno della giunta appena nominata non “mangerà il panettone”.
Tre dei nuovi assessori sono “interni”, fanno cioè parte del Consiglio comunale appena eletto, ma nessuno si dimetterà da quell’incarico evitando così l’ingresso di Simone Agostinelli, primo dei non eletti e “ciariniano” della prima ora.
E’ la prima volta a Chiusi che la giunta non è espressione dei desiderata dei partiti ma anche i “grandi elettori” sembra si siano accontentati (per ora) di rimanere defilati senza piazzare nessun uomo di stretta fiducia nell’esecutivo.
Il banco di prova per i nuovi amministratori, naturalmente, sarà il varo del nuovo Piano strutturale. E lì i giochi si faranno più chiari. Perchè ci sarà da mediare oltre che mantenere le promesse, e non sarà come bere un aperitivo.