Walter Veltroni ha presentato il suo libro “L’ inizio del buio” al Mascagni di Chiusi venerdì 13, nel contesto del progetto “Libriamoci” promosso dall’ Ufficio Cultura del Comune. Il libro è l’appassionato racconto di due storie diverse e parallele che avvennero nella stessa ora, giorno, mese ed anno (ore 19 di mercoledì 10 giugno 1981) e che segnarono, l’una per un verso l’altra per un altro, l’inizio di un periodo oscuro della storia nazionale.
Un episodio è quello di Alfredino Rampi morto tragicamente nel pozzo di Vermicino; l’altro è di Roberto Peci, fratello di un pentito della brigate rosse, ucciso per vendetta dalla stessa organizzazione criminale. Entrambi i personaggi sono scomparsi, sono innocenti, hanno combattuto per sopravvivere e sono stati vittime di una feroce ingiustizia e di una cocente contraddizione.
La morte di Roberto Peci ha segnato l’inizio dell’entrata nel buio di barbarie spietate e disperate vendette e la scomparsa di Alfredino Rampi è stato il primo, tragico esempio di come l’occhio indiscreto della telecamera dei grandi mezzi di comunicazione, anche inconsapevolmente, non si arresta dinanzi al mistero grande del dolore e della morte ed è capace di violare quel sacrario di ogni persona che gli uomini di legge e di morale chiamano “foro interno”.
Entrambe le tragedie, nonostante lo sviluppo della tecnica ed il presunto progredire della così detta società civile, hanno denunciato l’impotenza dell’uomo di fronte all’ imprevedibile e all’imperversare del male che lui stesso è capace di creare. Ed è venuta meno quella che potremmo definire una “speranza umana”. Secondo Veltroni nel buio delle due tragedie risplendono nitide le figure di due donne: la mamma di Alfredino e la moglie di Roberto Peci per la dignità e la fierezza con cui hanno vissuto il loro dolore. E risplende nitida la figura di Angelo Lichei, ancora invalido per aver prestato spontaneo e incondizionato per quanto vano soccorso ad Alfredino.
Tra le righe dell’incontro è apparsa netta la condanna a quel modo di fare televisione che parla di cose vane per non parlare di quelle che contano e al modo di considerare la politica come strategia migliore per fregare gli altri, preferibilmente nella maniera più mistificata possibile. I passaggi più significativi sono stati quando Veltroni ha sottolineato il valore umano del “raccontare” e dell’ascoltare i racconti degli altri, perché “la bellezza della vita sono gli altri… ciascuno di noi è il prodotto di tante storie… e il dolore di ciascuno e il dolore di tutti”.
E’ apparso allora l’uomo di cultura raffinata e appassionato di umanità, doti che soltanto la pseudocultura superficiale dei nostri tempi ha scisso dalla politica. Al Mascagni di Chiusi, venerdì 13 gennaio, è apparso quel tipo di politico che sembrava non esistere ai giorni d’oggi e di cui però molti nutrono struggente e a volte inconsapevole nostalgia.
Io ho apprezzato, l’altra sera al Mascagni, la lettura che Veltroni ha fatto di due storie molto diverse e lontane tra loro, ma alla fine unite da un filo di dolore, di tragedia…
Di gente come come quella che Veltroni racconta nel suo libro io ho nostalgia. Del “politico” Veltroni, invece non ne ho nessuna. E non perché sia ben visto dai democristiani.
Ma perché a mio avviso ha prodotto danni e ha contribuito in maniera determinante alla disintegrazione della sinistra con tutte le conseguenze che questo comporta. E lo dice uno che quando già nel Pci litigavano Veltroni e D’Alema tifava per Veltroni…
Veltroni è stato uno dei punti di forza della nascita del PD e per questo tanto osannato dalla ex Democrazia Cristiana che ha letteralmente detto che ”a sentirlo parlare di politica sembra di essere in presenza di incarnazione da puro democristiano”. Non voglio giudicare se sia cosa positiva o negativa ma mi sbaglio o non era quelllo che disse che non eramai stato comunista?
La direzione della FGCI e dell’Unità chi le aveva ricoperte dopo lunga militanza nel partito Fra…da Velletri? Cambiare si può ed è lecito, solo certi non cambiano e non è sempre indice di fedeltà il non cambiare idea, potrebbe essere anche ottusità e volontà di non prendere coscienza che il mondo sia cambiato all’intorno, ma che mi si faccia la morale che ”il dolore di ciascuno è il dolore di tutti” detto da Veltroni mi sembra di esssere solo in presenza di un trasformismo al quale crede solo lui. Non discuto delle sue doti di amministratore pubblico e senz’altro sarà stato meglio di altri, ma ce la ricordiamo tutti la sua linea ”I care” ed il modello Obama inseguito e propagandato che proponeva l’aiuto ai poveri d’America e del Mondo mentre dall’altra soccombeva alle multinazionali della guerra americana all’Irak ed all’Afganistan?
Sbaglio quando parlo di ipocrisia? Credo che dovremmo essere al punto di fare chiarezza su molte cose, ma si sà bene il partito di Veltroni scalpita per buttar fuori l’IDV dal proprio sistema di alleanze ed allarga le braccia a Casini. Se poi Marchionne delocalizza non gli si può dire di no, alla barba di chi prende 800 euro al mese. E ci credo che piaccia ai moderati del PD, ai Fioroni, and Co. L’hanno dichiarato espressamente che guardano a Casini. E vero ciò che è stato detto: è un politico di altri tempi verso quale molti nutrono struggente nostalgia che non mi appare sia molto inconsapevole come Marco dice.
Walter Veltroni ha fatto cose interessanti e innovative,quasi strabilianti, come la ristampa degli album delle figurine Panini dal 1960 al ’94 o la raccolta dei film in videocassetta quando era direttore de l’Unità.
Ha fatto discretamente bene il sindaco di Roma.
Ha fatto danni incalcolabili quando si è inventato il Pd e la sua “vocazione maggioritaria”. A Chiusi, venerdì scorso ha raccontato, pacatamente, e con passione due storie parallele e intrecciate dallo stesso filo di tragedia…
E’ bravo e credibile Veltroni quando racconta storie. E’ una frana quando si mette a far politica (e venerdì scorso, infatti egli stesso ha tenuto a precisare che era lì per presentare un libro e raccontare storie, non per parlare di politica). Piccola annotazione da cronista: Buona parte del Pd ad ascoltare Veltroni non c’era. Sapevano già che avrebbe parlato solo del libro?