Abbiamo ricevuto da Paolo Corti le foto di un altro “assalto agli alberi”. Si tratta stavolta dei pini di via Longobardi, a Chiusi città. Dopo essere sopravvissuti alla nevicata i pini, vecchi di circa mezzo secolo, nulla hanno potuto contro le motoseghe.
“Qui non centra niente la neve…– commenta Corti- Forse è stata presa solo come pretesto! Si poteva togliere i rami pericolosi, o meglio ripulirli, poi parlarne tutti insieme, circa una futura sistemazione ma non fare un tale scempio!”
Si tratta in effetti dell’enesimo accanimento contro questo tipo di alberi che, anche allo scalo, sono ormai in via di estinzione.
Ogni occasione è buona per dare addosso a queste piante, una volta è il vento, un’altra è la neve, altre volte si è puntato l’indice contro le radici che sollevano l’asfalto.
Ormai è chiaro la lotta ai pini finirà quando anche l’ultimo albero sarà finito in legnaia.
Ma se i nostri amministratori si sono dimostrati nel tempo assai solerti nel tagliare, molto meno lo sono stati nel mettere a dimora nuove piante.
Il saldo è decisamenet negativo sia per numero che per volume di verde.
Eppure l’importanza degli alberi dovrebbero averla capita anche i bambini, anche quelli che non hanno avuto l’albero piantato alla loro nascita, come prescrive la legge.
…anche il Pino di Porta Lavinia è da poco andato… 78 anni di glorioso servizio, sopravvissuto anche alla furia della guerra…RIP
Minetti, quelle, infatti, sono le “piantine di Autocad”.
Se guardi nel progetto originale, mica son cresciute…
XBologni e Minetti. Quello che manca in realtà è un serio piano del verde. Gli alberi si possono anche sostituire, ma con criterio. Non certo a casaccio come si continua a fare.
Se ne era parlato anche nel “poro bolg”, http://www.chiusinews.it/?p=301
ma nessuno ha raccolto.
Le piante che sostituirono i pini di Via Mameli sono sempre grandi uguali da una quindicina d’anni a questa parte, in pratica non sono mai cresciute.
E visto che le catene delle motoseghe sono arrotate, sarebbe una bella cosa tagliarli e sostituirli con alberi decenti..
Caro Marco,la motosega è per gli svogliati !
…….Marco, ed ora col sistema Siena come si mette ? Ecco quindi che se una cosa c’è da togliere quella è la moto……
Avevano una quercia e l’hanno fatta seccare… provarono a piantere un Ulivo e proprio nel momento della crecita lo bruciarono sull’altare di Baffino… vi stupite per i pini che non sono neanche piante autoctone?
Questi compagnucci hanno più dimestichezza con le motoseghe che con le piante… anzi per la motosega c’hanno una irresistibile passione
il “nostro” pino è il pinus pinea il cui habitat è in riva alla costa mediterranea dove cresce insieme al pinus maritimus e altre varietà formando le nostre famose e favolose pinete.
All’interno della penisola fu piantato per soddisfare il gusto essendo una pianta molto bella, gradevole perchè ombrosa, sempre verde e che richiede solo un minimo di manutenzione ma i cui pregi non compensano i danni che le radici che si estendono superficialmente intorno al “fittone”(che per trapiantarlo viene quasi semore mozzato)apportano ai manufatti soprastanti.Oltre, naturalmente a produrre pinoli. E’ costituito di un legname poco adatto per cucinare o per riscaldamento perchè la resina che forma intasa stufe e caminetti.
E’ per questo che i pini vengono sostituiti con altrettanto belle piante ( per me il leccio è anche più bello ma ha il tempo di crescita molto più lungo);per le amministrazioni il problema non è di tagliare piante troppo cresciute, e perchè private appunto del fittone, sono divenute pericolose ma nel sostitirle tempestivamente.
speriamo che non buttino giù anche quelli di via Oslavia, erano l’ultima misera barriera sonora che mi difendeva dagli stamburamenti estivi.
Anche l’ultimo pino, all’incrocio tra via Mazzini e Nazario Sauro, oggi è stato “giustiziato.
L’incauta pianta aveva avuto l’ardire di perdere un ramo, sotto il peso della neve, che era finito su una macchina parcheggiata lì sotto.
Immediata è scattata la giusta sanzione!
Sui metodi selvaggi adottati da molti comuni (Chiusi in prima linea) sui pini (e non solo), nonché sulla scelta di utilizzare solo gli “alberelli di Autocad” nelle nuove pose, c’è talmente tando da (ri)dire che non saprei da dove cominciare.
Però, leggendo Storelli che tira in ballo bioecologia, mi sono ricordato una cosa: quella azienda utilizza “letti di scorze di pino” come filtri. Quello della potatura sarà mica un metodo per rifornirsene? 😉
Forse che un pino vale più da morto che da vivo?
Per Marco Lorenzoni,
non lo dicono qui per ora, “disfattisti” lo diceva il poro benito… ma la differenza dei termini tra denigratore e disfattista non è mica poi tanta.
Quanto al veterocomunista mi sembrerebbe più un complimento! 🙂
Purtroppo tutto il mondo è paese… a Chianciano ne hanno tagliati diverse decine un paio di mesi fa… Forse prevedevano la nevicata…
Per Francesco Storelli: Disfattista? ma dai, questa davvero io non l’ho mai sentita… Denigratore, magari, traditore, o al massimo “spia del Po’ Bandino”, veterocomunista fuori dal tempo… ma disfattista mai!
Al mio paese è la stessa cosa. Si accaniscono sulle piante in maniera “abominevole”. Viene da pensare che quando le amministrazioni comunali mettono a concorso l’assunzione dei giardinieri la prima prova pratica sia concentrata sull’uso della motosega. Infatti vincono sempre i più accaniti…e mai succede che “capitozzino” quello che tengono fermo tra le gambe….
Ah ma allora siete proprio contro il progresso! Ma non sapete quanti posti di lavoro crea il disboscamento? Questo, come l’edilizia selvaggia, come bioecologia, è un modo per lanciare il nostro glorioso paese verso un prospero e popoloso futuro! E chi sostiene il contrario e solo un ” disfattista” (anche questa mi pare di averla già sentita).