Per una pinacoteca del mangiare

di Lauretta Gosti e Enzo Sorbera

Creare una galleria, una pinacoteca tematica che abbia al suo centro il mangiare come fatto quotidiano è un gioco che ci ha consentito di rivisitare alcuni capolavori della pittura. Quelli che proponiamo qui sono solo i quadri che ci piacciono di più, scelti secondo il capriccio della chiacchierata e del gioco ingannevole della memoria, sapendo che lasciamo fuori – come in ogni “antologia” che si rispetti – tantissime opere,  magari anche più belle.  Partiamo da Leonardo –con tutti i rinvii simbolici che presenta (come si può vedere dai particolari).

Dipinta tra il 1494 e il 1498, è un punto di avvio particolare, visto che ha come principale obiettivo la dimensione sacra della rappresentazione, con quella correlazione tra vino e sangue e tra pane e carne che l’eucarestia si incarica di ripristinare ad ogni celebrazione.

 Sempre di caratterizzazione religiosa, che mette in primo piano la valenza conviviale e con l’aggiunta dell’effetto a  sorpresa, è la Cena in Emmaus del Caravaggio  

Si tratta di un esempio splendido di caratterizzazione (si noti la plasticità con cui è reso il movimento di Cleofa, quando si rende conto di aver di fronte il Risorto);  scherzando un po’, potremmo dire che si tratta di un esempio di cena “rimasta sullo stomaco”. Quella proposta è datata 1601. Caravaggio ne dipinse un’altra nel 1606, ma non ha la stessa intensità plastica, giocata com’è sui giochi d’ombra e di luce.

 

La dimensione simbolica si trasferisce in un aspetto più “documentario” nel dipinto di Carracci, Il mangiatore di fagioliun soggetto che lega la quotidianità ordinaria del pane, le cipolle, il vino bianco, e i funghi al consumo di un legume esotico che, appena introdotto (il dipinto è del 1583), è segno distintivo di un consumatore relativamente benestante – probabilmente un piccolo proprietario come denota l’esser in una taverna e al tavolo da solo –. E’ un pranzo frettoloso, con il berretto in testa, quasi voler essere pronto per ripartire. Diverso, siamo ancora nel ‘500 (1567) è il caso di Brueghel il Vecchio e il suo Il paese di cuccagna  (http://www.cgfaonlineartmuseum.com/bruegel1/p-brueg1-3.htm) dove il pranzo enorme ha “sconfitto” i tre commensali. A questo luogo, ricco di ogni tipo di leccornia e ghiottoneria, si accede, secondo una leggenda fiamminga, scavando una galleria attraverso una montagna di polenta. Stravolti dall’ingordigia, appaiono i rappresentanti  dei tre stati – contadino, chierico e soldato -. Si notino particolari come l’uovo à la coque con le zampe che passeggia, il pollo arrosto che si accomoda su un piatto e un maiale che corre con il coltello sul dorso che lo sta affettando.

Nicholas Maes con La vecchia che sbuccia le mele, da’ l’idea della vita virtuosa del tempo, in cui il cibo è solo un momentaneo attimo di sospensione del lavoro, necessario solo per sopravvivere e non come momento di godimento e piacere (non si dimentichi che stiamo giocando con uno dei sette peccati capitali): la donna con le mele è sicuramente una filatrice. En pendant, si può suggerire di dare un’occhiata a “Donna che prega” di Maes (anche qui, davanti a un desco apparecchiato ma piuttosto frugale).

Sul nostro percorso, troviamo Van Gogh e i suoi Mangiatori di patate. Si tratta di un dipinto di grande realismo e crudezza – La luce mette in risalto i volti e le mani che mostrano i segni delle fatiche quotidiane grazie all’uso di colori scuri e sporchi – come dice lo stesso autore in una lettera al fratello “questa gente ha zappato la terra con le stesse mani che ora protende nel piatto” e, aggiunge, “parlo del lavoro manuale e di come essi  si siano guadagnati onestamente il cibo”. Tornano in mente le pagine di Heidegger dedicate alle Scarpe con i lacci di Van Gogh.

Non poteva mancare, in questa “galleria” un richiamo a Marinetti e alla sua Taverna del Santopalato. Il Manifesto della cucina futurista – pubblicato su Comoedia nel 1931 – fa da buon accompagnamento su uno scaffale ideale vicino a qualcuno dei dipinti proposti.  L’idea della “lotta all’elemento amidaceo”, cioè di abolire, insieme a forchetta e coltello, la pastasciutta, a vantaggio di accostamenti degni degli aeroscultori e aeropittori (ad es., aringa e gelatina di fragola – noi non l’abbiamo sperimentato, ma confidiamo in qualche coraggioso che ci possa riferire in merito) viene accompagnata da giochi di luce e di colorazione che precorrono le installazioni contemporanee. Le illustrazioni di Fillia e di Medardo Rosso si concretizzano nel Carneplastico (la ricetta o, meglio, la formula – come si chiama in gergo futurista – è di Fillia): un cilindro di carne di vitello ripieno di una decina di qualità diverse di verdura, sostenuto da tre sfere di carne di pollo e da un anello di salsiccia, coronato da uno strato di miele. Omaggio ed interpretazione sintetica degli orti, giardini e pascoli d’Italia.

Andy Warhol  e la sua Campbell’s soup (1962),  monumento al cibo in scatola, alla nostra modernità, ci rammenta come la velocità e il preconfezionamento abbiano ormai preso il sopravvento nella nostra cultura, sottolineandolo stretto legame simbolico tra cibo e cultura.

E chiudiamo con l’ultima cena leonardesca rivisitata da Warhol (siamo nel 1986): l’occasione religiosa passa in secondo piano, rispetto all’aura del dipinto che viene in qualche modo “sezionato” dalla serie (uno ne è la Last supper Christ 112 times, esposto al Guggenheim)  che Warhol produce  e della quale rinviamo ad un dettaglio.

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5 risposte a Per una pinacoteca del mangiare

  1. enzo sorbera scrive:

    Sotto carnevale, la gola è un argomento quanto mai … attuale.
    La scrittura a due è divertente ed è uno stimolo forte a continuare (se Lauretta riuscirà a sopportarmi ancora :-)). Circa altri percorsi, ne abbiamo parlato e ci sarebbero un paio di idee intriganti. Vedremo.

  2. lucianofiorani scrive:

    Se non possiamo (più) affaticare lo stomaco consoliamoci col nutrire la mente.

  3. Un solo limite… si tratta di veder mangiare gli altri!

  4. Giulio Fiorani scrive:

    Molto bello e interessante , sarebbe bello leggere altri percorsi pittorici a tema …

  5. giorgio bologni scrive:

    Mi è piaciuto molto: complimenti è una bella idea che dovreste portare avanti

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