Un Piano Strutturale che prevede oltre un milione e mezzo di metri cubi per un comune come il nostro di meno di 9.000 abitanti, la cui popolazione non cresce da più di 60 anni, è una bestemmia urbanistica.
E’ una proposta improponibile per qualsiasi persona minimamente avvertita. Di fronte questa enormità ho maturato due sentimenti contrastanti: quella del cittadino che ama la sua città e quella del ricercatore che studia l’urbanistica da oltre quarant’anni.
Il cittadino spera con tutto il cuore che ci sia un ripensamento da parte degli amministratori. Il problema è quello di invertire una pratica di mala urbanistica che a partire dal 1965 ha visto Chiusi svilupparsi in maniera disordinata e sperperare una buona parte del suo patrimonio ambientale e paesaggistico. Basti qui ricordare aree come Pozzarelli e Santa Caterina, ma anche tutto lo sviluppo di Chiusi Scalo. La storia urbanistica di Chiusi dal 1965 a oggi ce ne dà abbondantemente conto. Dopo tanto spreco e spregio con il Piano Strutturale si sarebbe dovuto mettere in cantiere misure per invertire questa tendenza.
Invece dobbiamo prendere atto che si vuole, con sospetta pervicacia, continuare su quella linea. Così oggi si vogliono aggiungere altre centinaia di migliaia di metri cubi (al milione del PRG del 1974) per poter compromettere il resto del nostro patrimonio paesaggistico con l’ipotizzata “saldatura” fra lo Scalo e Chiusi Città, con i massicci sviluppi a Montallese, Querce al Pino e così via.
Ma se la volontà di andare fino in fondo da parte dei nostri amministratori causa in me come cittadino profonda tristezza, determina grande euforia come ricercatore. Il motivo è presto detto. Se passa un Piano così non si potrà più negare che la legge regionale n.1 del 2005 è chiaramente sbagliata e deve essere profondamente rivista. Dare esclusivo potere al Comune sulle decisioni finali non funziona. Non solo non si è in grado di mettere un freno minimamente efficace a livello locale alle spinte degli interessi, ma si dà spazio a quelle finte dichiarazioni di sostenibilità, di finta partecipazione, di finta trasparenza alle quali abbiamo assistito in tutti questi anni.
Ovviamente prima di dare libero sfogo alle curiosità del ricercatore rimane la speranza di una riflessione e un ripensamento da parte dei decisori. Proprio per questo mi sono impegnato nel comitato cittadino per le Osservazioni al Piano. A maggior ragione sarò presente all’assemblea cittadina convocata dal comitato che si terrà questa sera alla saletta del teatro alle ore 21.