Tempo fa, mi fu posta da un “comitato di studenti”, una domanda relativa al tema della donna
ho cosi’ risposto:
“La scuola intesa come momento di aggregazione, comunicazione, specializzazione, oltre che come investimento culturale” e’ – a mio avviso – il primo luogo dove si attivano meccanismi necessari per raggiungere obiettivi quali “l’emancipazione e l’affermazione del sesso debole”.
Tutte le dissertazioni intorno alle capacita’, potenzialita’, possibilita’ delle donne con conseguente opportunita’ della loro partecipazione a determinate attivita’, ha messo in discussione da sempre la figura di colei che sarebbe stata destinata esclusivamente al ruolo di “moglie e madre”.
La funzione “atavica materna” e’ ovviamente quella insostituibile dell’angelo della casa.
Ritengo, pero’, che proprio nella scuola ci sono le premesse per ottenere la “famosa autonomia” e il “tanto sospirato inserimento sociale”.
Infatti la donna che oggi studia, lavora, raggiunge “posti di comando”, pur prendendo esempio dal passato, credo che riesca ad assolvere un compito sociale particolarmente significativo
Unisce alle capacita’, qualità come la sensibilità, la perseveranza, la tolleranza e questo perche’ e’ anche “moglie e madre”.
La scuola assolve alla sua funzione di formazione educativa-disciplinare e quindi sociale, investendo con varie opportunita’ sul “materiale umano”, che, con varie sfaccettature, riesce ad armonizzare le diverse componenti. La partecipazione attiva alla vita della scuola nelle sue componenti e’ omogenea e proficua.
Viene svolta in modo diversificato, con funzioni anche diverse, ma pur sempre tendenti ad un fine comune.
I tabu’ sono stati superati e oggi- a pieno titolo- credo che la donna viva il suo “momento” di promozione sociale, rinnovando costuni, abitudini, culture che rappresentavano un una forma di “handicap” fino a ieri, vissuto anche in modo drammatico
“NON PIU’ VIOLENZA MA CONSAPEVOLEZZA, COSCIENZA E REAZIONE DAVANTI AI MOLTI, TROPPI CASI ,OGNI GIORNO, DENUNCIATI TRA LE PARETI DOMESTICHE E SULLA STRADA”.
Come piangerebbero gli angeli
Se la donna non esistesse
Come avrebbero freddo gli alberi
Come avrebbe paura della mano dell’uomo
il pane di primo mattino
Ed il mare delle proprie onde
Se la donna non esistesse
Come sarebbero soli i camini
Come piangerebbero gli angeli
Nelle notti di pioggia
Come invecchierebbero presto gli dei
Se la donna non esistesse
II cielo sarebbe sempre corrucciato
Le api non avrebbero scoperto
II miele né l’uomo l’aratro
Né l’Indio la sua America
Né il cuore la poesia
Né le rondini la primavera
Né i popoli avrebbero trovato
II loro orientamento nella rivoluzione
Se la donna non esistesse
La vita sarebbe senza leggende
Senza sale, senza porte, senza bussola
II giorno e la notte dormirebbero
Sulla stessa sabbia fredda
Ed i galli invece di cantare
E gli alberi invece di fiorire
Ed i poeti invece di amare
Passerebbero il tempo a disegnare
Piccole croci sui muri
Sui letti, sui quadri
E le strade senza fine del mondo!
(René Depestre [Jacmel, Haiti, 1926-
ed esule a Cuba], da Poeta a Cuba,
Edizioni Accademia, Milano, 1973
[a cura di Ugo Salati])
8 marzo 2012
Tre quarti rosa della luna piena…
A quante siete, voi, festa serena!
Michel
Potrei fare un lungo discorso che mi ‘parasse’ dagli inevitabili
‘contro’ che quello che sto per scrivere susciterà, ma spero che lo scritto venga percepito per quello che è; un inevocabile fatto di Vita. I figli, se ci sono, ci sono punto e basta. Qualcuno dovrà pur accudirli. Chi meglio della madre? Credo sia difficile cogniugare sia l’aspetto materno che quello realativo alla ‘carriera’. Perchè continuare a parlare di uguaglianza dei sessi? Se mai uguaglianza degli esseri umani, non dei sessi che sono e saranno sempre distinti tra loro. Ognuno con le sue virtù e ‘deficienze’.
Non è una provocazione, non c’è niente da provocare su un tema che riguarda non ‘l altra metà del cielo” ma tutto il cielo: ‘Luomo sarà libero solo quando la donna sarà totalmente libera’.
( Vladimir Ilic Ulianov)
Tutto ciò che è stato scritto dagli uomini sulle donne deve essere sospetto dal momento che essi sono ad un tempo giudici e parti in causa.
( Kant )
E’ innegabile che la parità è, almeno da noi, più formale che reale perchè il potere continua ad essere “maschile” anche se sono stati fatti passi enormi negli ultimi decenni verso una parità effettiva.
La scuola come tanti altri fattori (il lavoro fuori dalle mura domestiche prima di tutto) hanno modificato radicalmente il ruolo, la presenza e la considerazione della donna nella società.
Tra le mura domestiche invece i ruoli hanno subito meno cambiamenti. Ma lì le leggi possono poco e la strada mi pare ancora lunga.
Io sono un po’ meno ottimista, di fronte al formale, e ancora molto parziale, inserimento delle donne nella vita sociale (si guardi la composizione dei consigli di amministrazione delle grandi aziende, del parlamento e degli altri organi politici, i ruoli di docenza nelle università o di direzione nei reparti ospedalieri e potremmo continuare a lungo nell’elenco) rimane irrisolta la grande ingiustizia che pone ancora la maggior parte delle donne nella condizione di portarsi sul groppone il fardello della responsabilità della conduzione della vita domestica, e cosa forse ancora peggiore dover sottostare a un sessismo nelle opinioni e nei giudizi a volte latente e strisciante, a volte becero e molto evidente nella vita di tutti i giorni.