Nel numero precedente di primapagina, il direttore Marco Lorenzoni, con un lungo articolo aveva sollecitato i giovani, e segnatamente quelli dell’associazione Uidù, a battere un colpo, a farsi sentire anche sulle questioni politiche del nostro paese.
Perchè se molte sono state le iniziative culturali messe in piedi da quei ragazzi, Lorenzoni sottolineava l’assenza dell’associazione sui temi di maggior impatto (Bioecologia, Piano strutturale…) e facendo un parallelo con la sua generazione si chiedeva dove fosse finita l’indignazione dei giovani di oggi. Insomma il classico sasso nello stagno.
Nel numero ora in edicola primapagina ospita due lunghe risposte di Agnese Mangiabene (presidente di Uidù) e di Elisa Politini e la replica di Lorenzoni.
Nei loro interventi le ragazze rispondono punto per punto alle osservazioni che gli erano stae mosse e concludono sostanzialmente che per loro “la rivoluzione” non è all’ordine del giorno. Ricordando i tanti e complicati problemi con cui i giovani si trovano oggi a fare i conti.
Un bell’esempio di confronto pubblico specie in tempi come questi in cui all’evanescenza delle idee si accompagna sovente l’opportunismo del non esporsi, anche quando si viene chiamati direttamente in causa.
Caro indoratore di pillole, ti seguo e condivido il tuo pensiero fino ad un certo punto(nel senso della tua logica ma sento un forte astio nelle tue parole, un astio che è concepibile che sia tale soprattutto quando parli di ”generazioni”, dal momento che la nostra precedente ritieni che ti abbia mangiato il cosiddeto ”uovo in culo alla gallina”:Ma risiamo al solito discorso che dentro a tali generazioni c’è stata gente che ha tentato di cambiare, ci ha creduto, gente che si è adagiata,ha avuto crisi forti in ogni rapporto con l’esterno ha avuto anch’essa dei problemi poichè spero che tu lo confermerai che il percorso in avanti non è mai lineare.E cosa pensavi di partire dallo scalino dove era arrivato tuo padre (padre immaginario intendendo con tuo padre la generazione precedente )? Se pensavi così evidentemente ti sbagliavi ed il risultato te ne dà atto anche e soprattutto perchè coloro che volevano cambiare erano pochi, una minoranza e si sa le minoranze quasi mai vincono. La generazione prima della tua quel poco che è riuscita a conquistare non ha saputo mantenerselo e come succede ci sono stati privilegiati e meno privilegiati, esclusi con meriti al posto di protetti senza meriti, poichè non è che me lo invento io ma il sistema tende sempre a rimangiare quello che ti dà. O no?
Vedo che critichi Berlusconi però riconosci che ti ha insegnato un sistema di valori per quello che propina ”Ognun per se e Dio per tutti”. Si vede che in fondo ritieni utile pensare in tal modo: battere il cancro da dentro e la conseguenza che si persegue è quella che così facendo si giochi ad armi pari? Posto vero che nessuno è Gesù Cristo quando dici che poi ”ognuno abbia badato al proprio orticello”, pensi davvero che il sistema possa cambiare attaccandolo alle spalle come tu dici? Potrai salire qualche scalino in un momento, ma arrivato al pianerottolo la scala prende la direzione del condurre verso il basso. Vedi, io spero che da questa crisi si esca, ma ho quasi la certezza che non si esca a sinistra bensì a destra, proprio per il fatto che il sistema ci insegna quello che hai detto tu: ”Ognun per sè e Dio per tutti”. Le colpe non sono euguali per tutti, ma le prime sono di coloro che lavorano perchè nulla cambi. E tu sapessi quanti ce ne sono, spesso sono quelli più mimetizzati e che ci parlano di amore.
Caro Josè non sono d’accordo. Come scrive Luciano, ognuno è la storia che si porta addosso. Ci sono persone che per tornaconto hanno detto sempre di sì (o spesso), si sono adeguate, si sono assuefatte alle pillole più o meno indorate e ci sono persone che non avranno cambiato il mondo, ma nemmeno si son fatte cambiare, che hanno detto di no anche al tornaconto, che sono state e sono tuttora in minoranza (ed erano minoranza anche quando magari militavano nel partito che qui era maggioranza: c’è gente che ha cercato di dare il suo contributo alla società, indipendentemente dal guadagno e ci ha gudagnato poco o nulla, anzi ci ha rimesso e parecchio sotto molti punti di vista… Lavoro, carriera, conti in banca, rapporti umani e sociali. Generalizzare è un errore e non tutti qualli che hanno i capelli grigi portano la responsabilità di aver fatto vincere Berlusconi, e di averlo tenuto al governo per 15 anni… nè quella di aver ridotto i partiti a comitati d’affari e la politica ad un teatrino di nani e ballerine (di terza fila peraltro)… Certo sono state più sconfitte che vittorie, ma a giocare ci abbiamo provato e non ci siamo ancora arresi… Quanto alla lotta subdola, dall’interno… mi ricorda la storia dei vecchi contadini che al massino feegavano due uova al padrone e pensavano di essere più furbi dei loro compagni che organizzavano le leghe e gli scioperi per affermare i diritti di tutti…
Le regole senza eccezioni diventano leggi matematiche e qui si parla di politiche non di matematica.
XJosè. Questo tuo ultimo commento non mi piace. Non tanto per il tono crudo quanto per la generalizzazione riferita, mi par di capire, a chi è interessato a dialogare con te.
Sappi allora che non tutti quelli che hanno una certa età, e in modo particolare chi bazzica più o meno abitualmente questo blog, si sono lasciati guidare dall’ognun per se e dio per tutti.
C’è chi ha pagato a caro prezzo la sua coerenza. Anche trent’anni fa le carriere e i soldi richiedevano certi comportamenti, ma non tutti si sono adeguati.
Ogni persona è quello che ha fatto, è la sua storia che parla. E questo vale per tutti.
Siamo gente abituata a farci indorare la pillola (ecco perché proprio Lucrezio e la metafora del miele nella tazza del medicinale), siamo nati e cresciuti con Berlusconi, l’indoratore per eccellenza. Ce la somministrano tutti, professori, datori di lavoro, giornali, televisioni e non ci danno più margine di scelta, l’assunzione è obbligatoria (nel caso delle televisioni minimo 2 volte al giorno ore pasti!). Se ci ribelliamo con il sistema “vecchio stampo” ci mandano a casa, ci trattano a pesci in faccia, oppure più semplicemente fanno finta di venirci incontro e poi ci ignorano. E allora l’unica forma di ribellione è giocare a armi pari, far finta di “leccare culi” e sotto sotto covare rancore e raggirare il sistema. Ma siamo velenosi anche noi, quanto e più di voi, in maniera subdola, spietata, egoistica. Noi attacchiamo alle spalle, fortificati da ciò che la vostra generazione ci ha insegnato, ovvero che finita l’adolescenza e l’idealismo da liceale c’è spazio solo per 7 parole: “Ognun per sé e Dio per tutti”. Le strade si dividono con il tempo, ciascuno di voi checché se ne dica ha badato più al proprio orticello che agli altri. Le cose così però sono andate peggiorando negli anni e tutto è passato sotto traccia grazie a una particolare forma di omertà in cui tutti sanno tutto e nessuno fa niente. Noi siamo indignati, più di voi, carichi delle nostre e delle vostre responsabilità, ma abbiamo scelto di muoverci a modo nostro stringendo amicizie di cartone e assecondando tutti. Per colpire da dentro come un cancro. Agiamo con forme diverse secondo il nostro unico dictat e credo: siamo indoratori di pillole.
Ora è più chiaro!
E’ il primo libro di Lucrezio, nel quale egli ancora si sforza di spiegare quale sia la sua poetica e quali i contenuti della sua opera. Nel passo riportato dal commento, l’autore sta dicendo che ha intenzione di proporre il proprio sistema filosofico (epicureo), molto più ostico da digerire di altri, con la meraviglia della poesia, così come i medici, per far guarire i bambini, cospargono col miele l’orlo della tazza che contiene il rosolio disgustoso, ma medicamentoso.
Con questa allegoria vuole spiegare, in particolare, il perché egli nel corso del poema ricorra figure divine, come le muse, per esporre il proprio pensiero filosofico che non prevede la presenza di divinità per spiegare i fenomeni del mondo: le Muse sono il miele che egli, medico dello spirito, usa per far digerire ai lettori il sapore amaro dell’epicureismo, ovvero la medicina (quadrifarmaco) che guarisce dalla concezione di un mondo dominato dagli dei.
XJosè. Poche parole vanno bene, se tradotte ancora meglio.
Qui, non è che so’ tutti Canfora (Luciano).
“ma, come quando i medici tentano di dare ai bambini l’assenzio ripugnante, prima cospargono gli orli intorno alla tazza con il liquido dolce del miele, perché l’incauta età dei bambini venga ingannata fino alle labbra, ma nel frattempo ingoi completamente il lattice amaro dell’assenzio, e, sviata, non venga ingannata, ma, piuttosto, guarita in questo modo, ritrovi la salute, così ora io, dal momento che questa dottrina il più delle volte sembra essere più severa a coloro dai quali non è stata sperimentata, e la folla fugge lontano da essa, ho voluto per te, con un carme pierio dalle dolci parole, esporre la nostra dottrina e, per così dire, cospargerla col dolce miele delle Muse”. Ah, la traduzione è questa!!
“sed ueluti pueris absinthia taetra medentes
cum dare conantur, prius oras pocula circum
contingunt mellis dulci flauoque liquore,
ut puerorum aetas improuida ludificetur
labrorum tenus, interea perpotet amarum
absinthi laticem deceptaque non capiatur,
sed potius tali pacto recreata ualescat,
sic ego nunc, quoniam haec ratio plerumque uidetur
tristior esse quibus non est tractata, retroque
uulgus abhorret ab hac, uolui tibi suauiloquenti
carmine Pierio rationem exponere nostram
et quasi musaeo dulci contingere melle”..<> (Lucrezio, De Rerum Natura). A buon intenditor poche parole..
Non è questione di chi ha ragione e chi ha torto, perché, mi pare, alla fine diciamo tutti le stesse cose, partendo da punti di vista e soprattutto da esperienze diverse.
Qui – e non era certo mia intenzione quando ho lanciato la “provocazione” – non si tratta di aprire un conflitto generazionale, una battaglia tra vecchi da una parte e giovani dall’altra. Io lo so – come diceva Pasolini – che siamo tutti dalla stessa parte. E siamo tutti abbondantemente indignati (noi vecchietti anche per quello che abbiamo lasciato ai nostri figli…), però bisogna forse intendersi sul “che fare” per trasformate l’indignazione più o meno latente, più o meno palese, in azione, in pensiero, per cambiare le cose, cominciando dal nostro orticello…
Concordo con quanto sostiene Alessandro Rosa. A ciascuno i suoi sogni e le sue modalità di protesta. Mi dispiace solo che questo renda più difficile fare un fronte unico verso il nemico comune che è l’indifferenza e l’assuefazione al peggio. Ma alla fine l’importante è che ciascuno, con i suoi modi e i suoi tempi, provi a fare qualcosa.
Certo però che… quando vedo fare le cose che ha fatto la Gelmini ai giovani, compresi i miei figli…. mi prudono le mani!…. e penso che “ai miei tempi” sarebbe forse corso del sangue, come ne è effettivamente corso, ma quell’obrobrio di riforma scolastica non sarebbe passata!
C’è una canzome di Locasciulli che mi fa sempre commuovere…: E siamo noi, che quando riparte il treno, ci infiliamo la giacca, ci mettiamo il cappello… e ci troviamo lì…..
Speriamo che il treno riparta per tutti e ci troverete lì insieme a voi… sempre che ci vogliate!
Mi sembra l’eterna discussione su chi sia più forte tra Pelè e Maradona. Ognuno difende la propria epoca senza pensare a come si è evoluto il calcio e a come si è arrivati a Messi oggi (Per me è il più forte!!!). Ok, tutto ciò era per sdrammatizzare i toni e so che molti di voi avranno gradito la metafora calcistica. Detto questo, io penso una cosa, ognuno è figlio delle proprie scelte, esperienze, opportunità,capacità e tutti siamo soggetti alla grande scure del tempo. Non c’è tempo per valutare e stare a sindacare su quale sia l’epoca più florida o la generazione più ribelle. Noi siamo i figli di questo tempo e noi scegliamo di reagire a modo nostro, sbagliando anche, perché ci aiuterà a crescere. Voi siete quelli che ci diranno “Vi s’era detto!!” ed è giusto e bello che sia così. Sopravvivremo. Comunque.
Agnese, a parte le citazioni e cosa pensasse Blake – riferito poi a non si sa che cosa – la Generalizzazione serve a campionare delle situazioni di vita e a farne una sintesi. Un suo uso moderato non solo non è tossico – e lo facciamo tutti più volte al giorno – ma aiuta a dare un ordine e un senso alla realtà. Io insegno da quasi vent’anni e pur ammettendo che le nuove generazioni sono globalmente meglio di quelle precedenti – ad esempio per onestà e senso civico – ho dovuto rilevare che, per colpa di una certa educazione fallimentare ricevuta, vi è molto smarrimento, una marcata tendenza al vittimismo e anche un certo grado di infantilismo (Colpa dei genitori, della scuola, della TV? Può essere ma questo non toglie che vi sia)
Quando dici VOI e il resto di “accuse” che rivolgi alla mia generazione non sei per niente fuori luogo, dici cose che in larga parte condivido e che almeno in parte condividi anche tu, nonostante gli artifici dialettici. Ma qui il problema non è di stabilire chi ha ragione e chi ha torto; se vuoi la ragione te la do tutta e non se ne parli più; rimane però il fatto che abbiamo un’Italia che ha bisogno di un salto di qualità e Chiusi che è in uno stato di torpore che spero non sia quello precedente al coma. Al di là quindi di chi abbia ragione o torto, che si fa? Allora diciamo così: giovani, vecchi, di mezza età, calvi, barbuti, bionde, more, belle, brutti, juventini, milanisti, fumatori e non…è arrivato il momento di reagire. Tre squilli di tromba, prego.
Credo che il confronto tra opinioni diverse, soprattutto tra generazioni che si sovrappongono sia molto stimolante e questo ne è un esempio. Trovo, altresì, che quando la discussione prende un tono scontato e di presuntuosa oggettività, perde la propria essenza costruttiva. Trovo che tutti gli spunti di riflessione qui riportati siano interessanti e comprendo le ragioni di ognuno. Sono però stanca di leggere e sentire frasi assolutistiche in cui non si parla di singoli individui, ma si rimanda a una categoria (quella dei giovani) che sembra muoversi e pensare in massa. “Generalizzare vuol dire essere idioti!” (l’ha detto William Blake, non io). Se cadiamo su questo tono, mi posso permettere anche io dire che VOI siete quelli che ci hanno insegnato a pensare solo a se stessi, che conta solo l’apparenza e a pensare solo al proprio orticello; siete VOI ad aver inquinato il mondo del lavoro con il nepotismo; siete VOI che avete eletto Berlusconi nel 1994 e ci avete cresciuto con la cultura berlusconiana… Ovviamente non lo penso, ma vi chiedo, di quale rivoluzione ci parlate? Probabilmente l’unica rivoluzione che possiamo mettere in atto è andare via da questo paese. Quando saremo lontani, probabilmente, qualcuno sentirà la nostra mancanza… o forse no…
X Elisa : una firma grande quanto una casa su tutto quello che hai detto nella tua risposta diretta a me !Siamo persone,animali individuali e sociali nello stesso tempo e l’equilibrio giusto di tale condizione dovrebbe e deve contemplare tutte e due le situazioni.
La politica si fa in tanti modi, ma la prima -e ne convengo totalmente con te- è quella che riguarda noi stessi non in senso prettamente individualista ed egoistico ma nel senso di accrescere la nostra cultura e consapevolezza e metterla al servizio di noi stessi e degli altri.In questo modo senz’altro saremo sempre più esenti dai bisogni e quindi potremo essere sempre meno condizionati, specialmente nel pensiero.
Non c’è bisogno di citazioni, spesso le odio, ma qualcuna mi è più simpatica di altre: qualcuno parecchi decenni fa disse rivolto agli umili: ”Rimanete uniti ed imparate a lottare perchè avremo bisogno di tutta la vostra forza, studiate perchè avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza.”
Si scopre l’acqua calda ma una persona più è emancipata e più è libera !
Ancora per Carlo: Che la rivoluzione e anche la politica (quella per il cambiamento delle cose) non si faccia solo con la musica è un fatto. In tal caso avremmo risolto.
Ma io sono convinto che nelle coscienze di milioni di persone hanno inciso di più le canzoni di John Lennon, Jimi Hendrix o dei Creedence di quanto non abbiano inciso i movimenti anticolonialisti o l’ANC in Africa, o le rivolte dei ghetti neri in America.
Questo perchè quelle canzoni hanno contribuito a cambiare il modo di vivere e di pensare anche a chi quelle rivolte le vedeva e sentiva lontane… A noi, per esempio che non vivevamo in Sud Africa o nei ghetti neri di New York o San Francisco… A dare l’idea dell’immane tragedia che fu la guerra di Spagna del ’36 è stato un quadro, più dei comizi, delle pagine di giornale, dei congressi politici…
Si può insomma fare politica e contribuire a cambiare il mondo anche con la musica, con la pittura, con la fotografia, con i film, con l’arte insomma… Dipende se si vuol fare oppue no… Questo è il dilemma… E mi pare che i nostri giovani oggi siano sì incazzati, indignati, anche disperati per la condizione in cui si trovano, ma sono comunque “dentro” questo sistema. Non ne conoscono altri e non si pongono il problema di uscirne. Al massimo cercano soluzioni che gli consentano di stare un po’ meglio. Forse è il massimo che si può fare adesso, ma è riduttivo. O no?
X Enzo: la tua risposta è inattacabile se così data e posso condividerla senza forzatura alcuna.E chi potrebbe mettere in dubbio quello che dici riguardo ”…ma è possibile che sappiamo meglio di altri ciò che è bene per loro…?”.Ho la consapevolezza che tutto e subito non si possa avere e che spesso chi lo vuole precipita nel baratro del ritorno all’indietro, ma io più che altro intendevo ” il confronto fra valori” dal momento che credo che oggi la nostra società stia regredendo, e regredisce perchè il modello nel quale siamo immersi non funziona più mentre un altro modello non è nato.Spesso chi si sente esente da modelli e chi li critica spietatamente esprime un valore che sembra a lui stesso ed agli altri un valore individuale pregnante d libertà ma è esso stesso inseribile a pieno titolo nella scala dei modelli ormai scannerizzati da tempo nella società. Il problema è proprio quì anche. E’ per questo che occorre tolleranza, spirito critico ma anche fermezza nel criticare quando a noi ci sembra sia ingiusto.E questo non vuol dire cadere nell’indifferenza data inevitabilmente da seguire il modello.Ad un giovane che dice che la politica della generazione dei padri è stata tutta deleteria perchè oggi lui non ha futuro occorre rispondere che non è tutto così, perchè è oggettivamente vero che non è tutto così ed occorre trovare il coraggio di dirglielo.Poi lui si regola, ma occorre dirglielo.E non è una imposizione !
Per Carlo: “che possibiltà hanno di incidere i movimenti occupy wall street, no tav ecc…?” Non molte forse. Ma certo è che anche i Bersani e i Vendola (per rimanere a sinistra) non è che incidano molto. Anzi. Ci hanno propinato un governo tecnico perché loro non sapevano più come cavarci le mani e i professori cosa fanno? aumentano la benzina e le sigarette… e tra qualche mese l’Iva… Ma ci volevano i professori per aumentare la benzina e l’Iva? E allora se c’è ua speranza è in quelle persone – giovani e meno giovani (tra i no tav per esempio parecchi sono anziani, pensionati, casalinghe…) che non si rassegnano e occupano, sfilano, protestano, salgono sui campamili, sui tralicci… Altre speranze in giro io non ne vedo… E secondo me quella – l’ho già detto – è più politica della politica dei politicanti…
Caro Sorbera, qui si rischia di giocare sul filo del virtuosismo della parola, il “Rispetto” è una categoria dai contorni sfumati, in bilico tra il formale e il sostanziale. Qui c’è da “governare” una realtà complessa e incerta e sarebbe bene che i più giovani prendessero in mano la loro parte di redini invece di lasciarla in altre mani, spesso usurate o, peggio ancora, inadeguate. Se poi uno li sprona o anche li provocasse, non vedo cosa ha a che fare con la mancanza di rispetto. Insomma, giochiamo meno con i sofismi e cerchiamo tutti di darci una mossa. Mi sembra che l’articolo di Marco Lorenzoni fosse rispettoso ma non per questo esente da legittime critiche che, peraltro, io condivido.
X Carlo Sacco. Io sono contraria all’apolitica e al qualunquismo e fermamente convinta che la politica sia necessaria (oggi definiamolo MALE necessario). Quello che volevo dire io non è che i giovani non devono fare politica, che entra comunemente nella vita di tutti i giorni, volevo solo dire che non ci possono essere chieste le stesse forme di protesta che venivano usate da altre generazione. In particolar modo contestavo la richiesta di “rivoluzione”. Leggendo però le risposte di Marco Lorenzoni, che ha meglio definito cosa intendeva per rivoluzione,(da qui in poi parlo solo per me stessa perchè non so dire come la pensano i miei coetanei), dico che questi movimenti di protesta sono AMMIREVOLI, sono un esempio di dedizione forte ad una causa: rendere migliore la società in cui si vive.
Però proprio perchè così forti significano mettere la propria vita in stand by e dedicarsi prevalentemente a questo (scrivi tu stesso che Camila Vallejo è in tour ), comunque anche escludendo questo esempio, che sicuramente è il più estremo, non è sempre facile (qui ammettendo un mio grande limite) conciliare gli obiettivi che ci si pone con le forme di protesta da te considerate. Non voglio farla tanto lunga, ma io ho deciso di voler fare una cosa “da grande” e per raggiungerla devo studiare tanto tanto tanto e magari mi crocifiggerai per quello che sto per scrivere, ma in alcuni periodi (sempre più frequenti tra le altre) non ho tempo per fare altro.
Allora siccome io ritengo che il mio impegno nello studio per riuscire a realizzarmi sia molto importante, quello che faccio tutti i giorni, quotidianamente per “cambiare il mondo” è informarmi, essere sempre consapevole di quello che mi succede intorno, avere un’opinione personale e libera. Magari non è una forma di protesta in senso letterale, ma lo ritengo un sano esercizio quotidiano.
Insomma a me piacerebbe poter dire: “da oggi protesto” (perchè le cose per cui farlo sono molte), ma obiettivamente (forse un pò cinicamente), non si vive di sola protesta ed oltre a quello devo pensare al mio futuro.(e qui lo so si apriranno una fila di obiezioni: ma se non protesti oggi chi te lo assicura un futuro domani?!…etc etc…e allora io già rispondo: non lo so…è un dilemma che uno cerca di risolvere tutti i giorni dando un colpo alla botte (la voglia di protesta e rivoluzione) e un colpo al cerchio (lo studio,l’impegno per costruirsi un futuro e una carriera).
Credo che si confondano i piani e le questioni. Ho detto che li rispetto per come sono, e in questo c’è implicito anche lo scambio – ch’è possibile perché li accetto diversi – di “darsele e dirsele”. E’ tutto il contrario dell’indifferenza che mi attribuite. Il rispetto degli altri per come sono è il presupposto di ogni possibile dialogo e scontro (non mi misuro con chi non stimo, no?). A volerli diversi da come sono finisco per proporre dei modelli, dei dover essere che portano spesso il risultato di una reciproca, speculare indifferenza. Peggio ancora, quando li voglio “cambiare” non mi chiedo nemmeno se quello che propongo è quanto gli altri siano disposti ad accettare di essere (e giù dissidi tra uomo e donna, vecchi e giovani, nord e sud, e via andare). Possibile mai che sappiamo sempre meglio di altri ciò è bene per loro? E quando dico “altri” intendo tutti, ma proprio tutti, quelli che non sono io. Questo non significa né implica che io sia disponibile tout court “all’amore, al denaro ed al cielo”. In altri termini, non sono disposto a negoziare le mie convinzioni, ma penso che si possano rivedere e correggere, quando è il caso. Sono un inguaribile relativista? Forse, ma tendance Einstein :-).
Concordo pienamente con Miccichè: meglio dirsile e darsele, ma poi essere uniti nelle azioni per il cambiamento.Il mondo dei rispetti in quel senso lì mi appare velatamente ipocrita, come è la società che abbiamo intorno a noi, nella quale si parla che tutti abbiamo gli stessi diritti ma poi quando si parla di libertà è libero chi possiede, chi non possiede non è libero.
Così si forma la cultura della corsa al denaro, alla materialità, all’escludersi l’uno con l’altro, e nel nostro caso a fare della ”politica” un mezzo autoprotettivo poichè sopravvive chi acquisisce prebende e diventa parte della macchina del potere. Il tutto sotto una aureola di ipocrisa generale, spesso condita e portata avanti anche da quei settori che dovrebbero, secondo la loro etica di base, essere più vicini alle istanze spirituali degli uomini.
Su una cosa concordo con Elisa, la sua ultima frase: “la società così imperfetta con cui oggi siamo costretti a fare i conti è opera di quella vostra generazione che faceva e fa dell’interesse politico un vanto.!!” E’ verissimo. Le nostre generazioni hanno creato quello che vi è oggi, di cui abbiamo grosse responsabilità però anche qualche piccolo merito. Contrariamente però a quello che dice Sorbera non credo che la soluzione migliore sia lasciare ad ognuno fare il suo “rispettandosi” a vicenda. Io sono invece per favorire il confronto e lo stimolo: meglio dirsele e darsele sode reciprocamente, per poi però reagire insieme a questa deriva.
Ha ragione Elisa. Non possiamo sovrapporre quello che vorremmo a ciò che non riusciamo a capire. Questo è imperialismo bello e buono. Per conto mio, cercare di afferrare quanto bolle in pentola di questi ragazzi (stagionatini, in verità), è già un grande sforzo. Rispettarli per come sono e non per come li vorrei è la scommessa che mi sono posto. Ci riuscirò? Dipende solo da me.
Sono d’accordo con te Marco che quel teatrino presentatoci da Bersani, Alfano, Casini e Rutelli ed altri ormai ha fatto il suo tempo ,ma ugualmente avendo 66 anni e guardando indietro a ciò che è successo mi devo pur chiedere quale facoltà di incidere sulla realtà hanno i movimenti ”Occupy Wall street”, No Tav, ed altri. Me lo chiedo per una semplice ragione perchè la storia in fondo è sempre la stessa: se non sono bastate le guerre e i conflitti dove la gente ha pagato con milioni di morti ad impensierire il sistema che ci guida, mi vorrai far pensare che tali movimen i-pur nella giustezza critica e d’azione che rappresentano contro il ”sistema irrazionale”- quanto potranno incidere ?
Certo che è anche quella ad essere politica ”oggi con la P maiuscola”, anzi forse solo quella, ma per cambiare un sistema che porta a pensare i giovani che l’economia cambi più con la musica che con le ribellioni mi lascia veramente perplesso, se non sconfortato. Sò che tu non sei completamente d’accordo con tale pensiero ma per favore non si dica che hanno cambiato il mondo di più di tutto i Beatles ed i Rolling Stones che i movimenti anticolonialisti o l’ANC in Africa, o le rivolte dei ghetti neri in America.
Spesso per non dire sempre ”il sistema” stesso evoca le contraddizioni per servirsene per ingabbiare le spinte al cambiamento. Pensa al fatto dell’ingabbiamento della spinta di intere generazioni nel mondo occidentale, smorzate con musica, sport, droga e libero amore. Quale potenziale dirompente avrebbero potuto esprimere per cambiare strutturalmente le cose se non fossero stati soggetti a tutto questo? Li hanno fottutti con i falsi bisogni individuali ai quali è molto più facile, semplice aderire. Ed oggi la nostra generazione raccoglie questo e spesso sbagliando non è portata mai a valutarlo, facendo il gioco di chi ha convenienza che il mondo non debba cambiare. E la carica di violenza aumenta: è inevitabile!
Per Carlo (ed Elisa) io penso semplcemnete che sia politica qulla che stanno facendo i ragzzi di Occupy Wall Street, e quella dei cittadini che sfilano pacifici, ma incazzati, per contestare la Tav, penso che sia politca (anche piuttosto “alta” ) quello che dice Camila Vallejo su liberismo, capitalismo, tecnocrazia ecc. e che al contrario non sia più politica quella che ci propinano i vari Bersani, Alfano, Casini, Rutelli, Vendola e gli altri attori del teatrino televisivo, compresi quei giornalisti che sembrano “antagonisti” ma alla fine fanno parte del teatrino come i soprammobili fanno parte dell’arredamento del tinello…
Ad Elisa che in parte la sua risposta mi trova d’accordo, vorrei chiedere una cosa -fermo restando il fatto che la generazione precedente abbia senz’altro moltissime responsabilità, soprattutto del degrado odierno che vediamo intorno e soprattutto quello dell’educazione dei figli: posto senz’altro che ci siano moltissime cose da cambiare che non vanno, come pensano i giovani di poterle cambiare se -mi sembra di capire dalle sue parole- che non deve essere la partecipazione politica una cosa necessaria (farsene un vanto è sbagliato senz’altro ma il rifiuto della politica come concezione ritengo che sia ancora più erroneo poichè mi sembra possa essere una cosa normale interessarsi di politica) e se le cose non le cambi con la politica le potrai risolvere per te personalmente, ma finisce lì.
La politica o la fai o la subisci e trovo che inoltre fare politica sia anche liberatorio della persona. Io il rigetto lo provo per chi fa una politica che tende a privilegiare gruppi e persone, singoli affiliati di partiti ma non quella delle idee. E SONO PROPRIO LE IDEE E LE LORO ATTUAZIONI – GUARDACASO- CHE FANNO LA DIFFERENZA.
Non credi che sia principalmente il bisogno dei singoli che si tramuta in impegno collettivo a stimolare e poter cambiare le cose? E non è politica questa? Se chiedi ad una persona che percepisce un reddito mlionario di cambiare le cose ben difficilmente avrai un consenso. Se lo stesso consenso lo chiedi ad un disgraziato forse riceverai un assenso. Come credi che nel tempo certe cose si possano cambiare se non con la politica? Oggi ne sei schifata e ti dò ragione, ma non c’è un altra via.
XPolitini. E’ naturale che ognuno viva il suo tempo, nel bene e nel male. Anche se sono attempato la mia generazione, per dire, è stata la prima da tantissimi anni a non conscere guerre (almeno sotto casa) ma non per questo si può dire che sono state tutte rose e fiori.
Il discorso di Lorenzoni, che in larghissima parte condivido, credo si riferisse principalmente al fatto che non si ha la percezione di quello che i giovani sentono o pensano, almeno sugli aspetti più vistosi del nostro comune.
Per non tirarla troppo per le lunghe faccio un esempio: il Piano strutturale disegnerà la Chiusi dei prossimi anni, quella in cui molti di voi vivranno. Ebbene è così pretestuoso chiedere che le giovani generazioni si facciano sentire?
Nessuno pretendeva giudizi tecnici, ma un’idea di città ce l’abbiamo in testa tutti. E allora cos’ha impedito ai giovani (escluse rarissime eccezioni che non superano le dita di una mano) di farsi sentire? E’ ovvio, per evitare fraintendimenti, che si auspicava “solo” un’opinione, e non un’adesione ad una parte politica.
Ho trovato la lettera di Marco qualcosa di costruttivo,in cui chiedeva maggior impegno,ma certo non metteva in dubbio il nostro interesse per le questioni politiche e per quelle sociali in generale;invece questi commenti sono a dir poco offensivi e superficiali:la “chicca” da voi tanta sbandierata è pretestuosa e inoltre fa riferimento a qualcosa che viene fatto dai ragazzi delle superiori (età dai 15 ai 18 anni), che non sono certo le persone a cui per antonomasia chiedere impegno politico o almeno non un impegno politico maturo. Mi domando in cosa eravate impegnati voi a 18 anni!!?!?..(inoltre lasciatemi dire che anche nella mia scuola veniva fatta questa avvilente dimostrazione di stupidità ,ma spesso seguivano dibattiti su problemi concreti..Quindi lasciamo a questi ragazzini il beneficio di essere un pò leggeri adesso nella fase di crescita). Detto questo, IO e i miei coetanei non facciamo elezioni di miss e mr. e siamo molto attenti a quello che ci accade intorno, ne parliamo spesso ,ci indignamo, ma non è detto che la rivoluzione sia l’unico modo per far valere i nostri diritti. E comunque posso accettare un confronto sui modi di reagire alle difficoltà di oggi e di ieri ,ma mi sento sminuita e offesa nel leggere queste “alzate di spalle” che lasciano intendere che i giovani di oggi non sono più interessati a niente e quindi chi chiede l’impegno politico ai giovani è un pazzo. Pazzo è chi crede che la sua generazione sia migliore di quelle successive,perchè non vede più là del suo naso e dato che non vede le stesse forme di protesta che venivano utilizzate ai suoi tempi crede che i giovani di oggi siano una massa di disinteressati. Allora io ve lo ripeterò fino allo sfinimento:i giovani sono molto interessati e attenti ,ma vivono in una società diversa e quindi agiscono in modo diverso!!!!!…Spero che lo comprendiate e poi vi lascio con una riflessione :la società così imperfetta con cui oggi siamo costretti a fare i conti è opera di quella vostra generazione che faceva e fa dell’interesse politico un vanto.!!
Quando i genitori non ci saranno più,le cose sono due: o sotto i ponti od in piazza.Madre natura ha strutturato talmente bene l’organismo umano che quando non si magia i budelli reclamano.Ed allora o cambi sistema o il sistema ti fa cambiare mandandoti sotto i ponti.E’ la necessità che aguzza l’ingegno da che mondo è mondo. Scusate il trito, ma se guardate indietro nei secoli tutto questo viene confermato.
Luciano scrive: “Un bell’esempio di confronto pubblico”. Sì. A differenza di altri, almeno i giovani di Uidù hanno risposto alla provocazione…
Mi piacerebe che uguale “tensione” ci fosse anche su altri argomenti come per esempio la Tav e la deriva del trasporto ferroviario. Il 20 marzo se ne parlerà alla saletta della Cgil a Chiusi Scalo (ore 21). Invito i giovani di Uidù e chiunque altro a partecipare. Non è necessaria la cravatta, nè è obbligatorio dichiararsi black bloc…
Eppure nonostante tutto ci sono giovani che ancora si indignano, si incazzano e – guarda un po’ – vorrebbero anche fare una bella rivoluzione. O comunque mettere qualche puntino sulla i… come fa la 24enne Camila Vallejo leader del movimento studentesco cileno a proposito di liberismo, capitalismo, tecnocrazia… Certo, il Cile è lontano più di quanto non lo fosse per noi nel ’73, ma non è fuori dal mondo. Sempre in questo mondo è…
P.S. citare Camila Vallejo non vuol dire pretendere che i giovani di oggi sappiano a memoria le canzoni degli Inti Illimani e si mettano a cantarle…
XStorelli. Davevro una chicca.
D’altra parte non contenti della serata miss Italia alla festa de l’Unità anche per la mostra sull’8 marzo, ho visto che tra gli sponsor ci “riè” miss Italia.
In questo clima, pretendere che i giovani si interessino alle faccende pubbliche per cambiarle è davvero un’ardua impresa.
Francesco, l’Istat rileva che con la Crisi aumenta la tendenza degli italiani a tornare a più forti rapporti sociali a scapito dell’individualismo e a diminuire i consumi di generi inutili (vedi l’auspicanda “decrescita”). Se le risorse diminuiranno sensibilmente anche i nostri “Giovani” (di tutte le età) forse saranno spinti dal bisogno ( e non da astratte idee politiche mal declinate dalla nostra classe dirigente) a protestare con decisione e/o a procacciarsi il cibo…..l’ho sempre detto che un po’ di crisi fa solo bene. Visto che sei uomo di spettacolo ti saluto con una memorabile canzoncina….http://www.youtube.com/watch?v=A6lbIIQjIsU
Piccola chicca: sapete che nella prima assemblea dell’anno scolastico di molte scuole superiori, anche della nostra zona, il primo punto all’ordine del giorno è, udite udite!: Elezione di miss e mister liceo!
E tu Marco (Lorenzoni) chiedi l’impegno politico…. sei pazzo! E io come te 🙂
credo che un paese dove la “rivoluzione” non è all’ordine del giorno dei giovani sia un paese senza speranza di cambiamento. E purtroppo anche questo non è colpa dei giovani, ma nostra che li abbiamo derubati anche della speranza di poter cambiare le cose “con le buone o con le cattive”. A noi della nostra generazione, i nostri genitori, pur entrando spesso in conflitto con le nostre idee, avevano lasciato un grande esempio ed un grande dono: la speranza che questo mondo poteva essere cambiato “con le buone o con le cattive”. E loro ci erano effettivamente riusciti. Noi con i nostri fallimenti siamo ormai una generazione che non spera più di tanto e lo abbiamo trasmesso anche a loro. Ormai anche i giovani non sperano più. E allora…uniamoci nel “de profundis”….. e… tutti giù a ballare!….. Chi non salta uno sfigato è……. Oh…Oh!