Un insolito calendario di donne

di Marco Fè

C’era una volta”… un calendario di donne… potremmo dire parafrasando Collodi.

E il pensiero, seguendo l’immaginario collettivo, correrebbe verso 12 immagini di figure femminili procaci, dal vestito succinto, generose nel mostrare le proprie grazie con quel pizzico di malizia che rende il tutto molto erotico.

“No, ragazzi, avete sbagliato – potremmo continuare – c’era una volta … un calendario di … “Donne che vincono”.

E questo è infatti il titolo della mostra fotografica allestita nella Sala Convegni San Francesco dal 9 all’ 11 marzo dall’ Anmil, Inail e la Miss Italia Stefania Bivone, con il patrocinio del Comune, la sponsorizzazione della Banca Valdichiana e la collaborazione del Club del Fornello e delle Cantine Ravazzi. Così quest’anno a Chiusi, in occasione dell’otto di marzo, si è onorato, in maniera originale, nuova e intelligente, l’essere donna.

Dodici artistici scatti in bianco e nero di Tiziana Luxardo che propongono belle immagini di donne che nella vita hanno vinto, grazie alla loro tenacia, dopo essere state colpite da un incidente sul lavoro e aver dovuto improvvisamente riprogettare la loro vita e i loro sogni.

Due donne per ogni scatto: la miss da una parte e la donna vincente dall’altra. L’atteggiamento è lo stesso, l’abbigliamento è simile. La differenza la fa lo sguardo: sofisticato e ammaliante quello della miss, intenso ed umano quello della donna che è passata per il crogiuolo della prova ed ha vinto. Le foto raccontano storie vere di donne che si sono infortunate lavorando ma non si sono perse di coraggio ed hanno non solo accettato la propria invalidità ma l’hanno talmente sublimata da renderla bella, propria e profondamente femminile.

Un calendario che esalta la femminilità a tutto tondo, nella dolce accoglienza della donna coniugata con l’immancabile sofferenza della sposa e della madre. Un calendario da contemplare come un’icona di umanità.

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11 risposte a Un insolito calendario di donne

  1. Leggendo i commenti mi rendo conto che prorompe, in chi partecipa al dibattito, un profondo bisogno di esplorare il senso dell’ essere donna. Un’ “essere” che siamo istintivamente portati a definire non in se stesso ma come altro dell’ uomo. Forse perchè abbiamo sempre pensato Dio al maschile. Mi viene un’ idea: il prossimo 8 marzo sarebbe interessante proporre un evento/riflessione sulla femminilità di Maria di Nazareth. Se riuscissimo a scoprire il potente valore iconico e liberante di questa nostra sorella, forse capiremmo molto di più di Dio, di noi stessi e del nostro essere società.

  2. carlo sacco scrive:

    X Enzo.Presto detto:secondo me continua a funzionare perchè il tutto si basa sul modo della ricettività primordiale che stà dentro alle persone, non innaffiata da un minimo di consapevolezza, ma da sottocultura alimentata dalla predisposizione ad evitare valori che metterebbero in dubbio e in discussione i nostri ”status”.
    Nessuno è esente da questo, ed è evidente che nella società attuale però abbia fatto grossi passi in avanti la considerazione dell’altro intesa come rispetto ”individuale e sociale”. Pensiamo solo ai periodi ante-guerra e a come veniva vissuta da parte dell’uomo la diversità della donna. Il mondo indubbiamente si è evoluto ed evolvendosi tali diritti -ed è bene che i giovani questo lo sappiano- non sono mai stati oggetto di concessioni, sono stati sempre conquistati.
    Ecco perchè Miss Italia come viene vissuta in Italia e con i valori di questa società che non esito a definire con un vecchio vocabolo ormai in disuso: ”clerico-fascista in senso moderno” sia come cultura sia come prassi, incarna e riassume una condizione di retroguardia.
    Se serve a far discutere -mi ripeto- ben venga! Per raccordarsi a ciò che diceva Elisa Politini ecco perchè c’è bisogno di politica, giusta e che ponga al centro l’emancipazione delle persone.
    E questo non credo che sia un ”modo di lettura” dal quale derivi stare a destra o a sinistra e tanto meno al centro.

  3. marco lorenzoni scrive:

    caro Enzo Sorbera, io volevo solo dire che se mi capitasse di organizzare una mostra fotografica per l’8 marzo (e mi è capitato), non mi passerebbe nemmeno lontanamente per la mente di associare all’evento MISS ITALIA…
    Questo non vuol dire che la mostra proposta a Chiusi non sia valida e che il circo Miss Italia non proponga oltre a valori che io non condivido, anche cose postive e belle. Certi culi per esempio non sono mica da buttar via!

  4. enzo sorbera scrive:

    Carlone, sfondi tre porte aperte. Il giudizio sull’idea di mercificazione della donna che veicolano alcune manifestazioni resta intatto e condiviso. Credo che sia un giudizio anche diffuso. E allora perché un modello simile continua a funzionare? Non credo che sia solo un fatto di “ideologia”, penso piuttosto che attenga a uno strato profondo dei meccanismi del potere e della sua riproduzione. E’ un po’ come l’erotismo, che funziona e si articola sul particolare difforme. Ma ci addentriamo in un sentiero che rischia di farci cacciare dal blog.

  5. carlo sacco scrive:

    X Enzo : E’ vero che non dialogare non fa mai bene, è vero che partire prevenuti sia restrittivo, è vero che è nell’incomunicabilità che ha sede il trincerarsi di ognuno dietro le proprie posizioni, ma è altrettanto vero che alla base di due scelte ci sono anche quelli che sono chiamati VALORI, e se si saltano a piè pari tutto ci appare uguale e gli uomini sono portati ad accettare tutto senza tendenzialmente fare alcuna distinzione: è il male che viene veicolato nel mondo.
    Il che non vuol dire ben’inteso che non si possa fare Miss Italia, ogn’uno deve essere libero di porre in evidenza ciò che crede, ma alla base dell’agire ci sono dei valori e questi non sono barattabili con gli interessi che stanno dietro ALLA SAGA DI MISS ITALIA così com’è intesa in Italia.
    Altra cosa è la bellezza e la sua ammirazione e fruizione da parte della gente, ma il mondo come è costituito oggi mi appare fortemente inebetito da ciò che i media veicolano. Il fine di tutto questo? Altro che cultura! Vendere, e lavare le menti. E se Miss Italia deve essere la spinta a ragionare su questo, l’ho già detto: Ben Venga! E non mi sembra affatto una preclusione.

  6. enzo sorbera scrive:

    @Marco. Siamo d’accordo su tutto. Quello su cui dissento è che, secondo me, “Miss Italia” non può essere inchiodata allo stereotipo del “tanto fanno sempre le stesse cose”. Così, per dire, se il Pdl fa una cosa che condivido, non vedo perché non debba dichiarare il mio accordo. E’ chiaro, mica mi aspetto che siano diversi da quanto dichiarano e fanno; le cose che ci dividono rimangono e sono tante. Ma se, per una volta, una loro idea mi piace, non sto tanto a sottilizzare. Così mi aspetto che facciano loro. Se poi non c’è niente di mio che gli piace, pazienza, me ne farò una ragione :-). Partire prevenuti, però, toglie modo e possibilità di dialogare e questo, a parer mio, non fa mai bene.

  7. Daria Lottarini scrive:

    Purtroppo io me la sono persa perchè mi sono accorta che durava solo 3 giorni. Peccato,

  8. marco lorenzoni scrive:

    Non giudico il valore artistico della Mostra, che è stata proposta per l’8 marzo, ma la presenza di Miss Italia tra i promotori/sponsor indubbbiamente stride con il significato dell’8 marzo, se non altro per il modello di donna che Miss Italia da sempre propone.
    E il fatto che in questo caso il marchio Miss Italia venga associato a un’immagine diversa della donna e a prblemi complessi come quello degli incidenti sul lavoro, cambia di poco i termini della questione. Anche se ormai c’è chi festeggia l’8 marzo con uno spogliarello maschile, che è anche peggio e le sfilate di giovani miss abbondano anche alle feste de l’Unità…

  9. enzo sorbera scrive:

    Io sono stato uno dei propagandisti della mostra, invitando tanti dei miei conoscenti a visitarla. E’ vero che Anna ha ragione, ma è anche vero che, per la prima volta, credo, Miss Italia è un pretesto per non parlare solo dell’ochetta di turno ma di questioni pesanti: dalle pari opportunità al problema delle vittime che “non ce la fanno”. Tra gli altri “sponsor” ci sono INAIL e ANMIL, due sigle che conoscono bene la realtà dell’infortunio sul lavoro. A questo va aggiunto il problema della sicurezza sul lavoro, troppo spesso barattata contro due centesimi in più o un occhio chiuso su un permesso in meno. Credo che che se la mostra riuscisse a far partire un dibattito su questo, avrebbe già vinto la sua scommessa. Purtroppo, guardiamo le gambe della miss…

  10. carlo sacco scrive:

    Spesso è la fantasia stimolata dalla società così com’è organizzata che spinge le persone a considerare stereotipi vincenti e perdenti. Non ho visto la mostra ma ritengo che comunque possa essere stata stimolante di un ragionamento complessivo fortemente contraddittorio e se una cosa fa ragionare ben venga. Abbiamo oggi tutti molto bisogno di ragionare sui perchè di tali contraddizioni e se l’immagine di miss italia ci propone lo stereotipo di una persona vincente per bellezza e comportamenti non è davvero detto che il valore assoluto di tale condizione possa essere positivo. Positivo poi rispetto a cosa?
    In quanto alla sublimazione della femminilità che scaturisce dalla invalidità trovo il termine di paragone fortemente e veramente invalidante ed ottundente.
    E’ forse una concezione della penitenza provocata da un possibile destino di appartenenza a un genere umano di secondo rango o l’accettazione di una diversità con l’uomo basata sui ruoli? Spererei di no. L’emancipazione della donna è uno dei pochi fatti veramente epocali del tempo in cui viviamo, forse il più importante fra tutti. In questo senso -politicamente parlando- mi sento di dire che sia stato il capitalismo moderno che è stata la molla fra le più importanti ad evocare la condizione ed a stimolare la lotta per la quale in una certa fase la donna abbia salito dei gradini nella società.
    Il guaio è che è stata una fase, e se un sistema crea la spinta in avanti ma contiene in se un’altra spinta ancora più forte all’indietro data dai meccanismi economici, relega le persone ad essere oggetti, li crea e li distrugge a seconda di come conviene.
    Miss Italia in questo senso va bene se fa discutere, personalmente non mi sentirei di sostenerne un modello, che invece viene costantemente proposto da quella che veramente è la cultura dominante. Basta vedere cosa ci propinano tutti i maggiori media. Dietro c’è il vuoto voluto e prodotto da quel meccanismo che è economico ma che è anche morale, ed agiscono insieme.

  11. anna duchini scrive:

    Questo appuntamento me lo sono proprio perso perchè “donne che vincono” la trovo una contraddizione in termini per chi vuole affermare la dignità della propria diversità rispetto a una società maschilista tutta basata sulla competizione.
    Sarà un caso che tra gli sponsor dell’evento dell’8 marzo c’era anche l’organizzazione di miss Italia?
    Dopo un incidente sul lavoro non ci sono donne che vincono, ci sono solo vittime.

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