Il Comune e la Banca Valdichiana

di Luciano Fiorani

Tra Comune e Banca Valdichiana pare essersi costituita negli ultimi tempi una sorta di joint venture. Gli ottimi rapporti tra i due enti si sono stabiliti (manco a dirlo) all’epoca dell’ex sindaco Ceccobao, e ora pare stiano subendo un ulteriore rafforzamento.

Non c’è iniziativa comunale che non veda in bella mostra il marchio della banca.

A scanso di equivoci è bene dire subito che, soprattutto con i tempi che corrono, se le iniziative dell’amministrazione comunale vengono supportate economicamente anche dai privati non c’è niente di male, anzi.

Quello che però comincia a saltare agli occhi a sempre più cittadini è una eccessiva esposizione del marchio della banca. Anche qui va detto che l’istituto di credito è liberissimo di agire come meglio crede nel radicarsi nel territorio e nel cercare sempre maggiori simpatie e consensi.

Quello che non convince è il modo di agire degli amministratori comunali che, pare diano per scontato che qualsiasi iniziativa debba per forza veder coinvolta la solita banca.

Gli ultimi due episodi che hanno rafforzato questa impressione sono le dichiarazioni del sindaco in occasione dell’incontro allo scalo sul bilancio comunale e l’istituzione della Fondazione Orizzonti d’arte.

A chi gli chiedeva una presenza, anche saltuaria, di un addetto del comune nel centro dello scalo per non costringere sempre i cittadini (quelli con più difficoltà a spostarsi) a salire a Chiusi città per sbrigare anche semplici pratiche, il sindaco rispose che l’entrata in funzione del nuovo ”punto soci” della Banca Valdichiana avrebbe dato risposta a queste piccole esigenze. Anche per prenotare un libro della biblioteca comunale, sottolineò, ora basterà recarsi al punto soci della banca.

La cosa è confermata da un recente manifesto in cui Banca Valdichiana annuncia che tra i servizi disponibili nel nuovo centro c’è il collegamento telematico con il Comune (per far cosa non è specificato) e con la biblioteca comunale.

Quando aumentano i servizi non c’è che da rallegrarsene ma certo in questo caso il senso di commistione può anche disorientare visto che il sindaco specificò che tutti i cittadini possono rivolgersi al personale della banca, non solo i soci.

La neonata Fondazione del teatro vede come presidente Rossella Rosati, membro del Consiglio di Amministrazione della Banca Valdichiana http://www.bancavaldichiana.it/consiglio-di-amministrazione.html.

Senza voler assolutamente entrare nel merito delle capacità della persona designata a questo incarco, balza agli occhi il doppio ruolo. E’ un caso? O è una scelta destinata a cementificare ancor di più i rapporti tra banca e comune?

Quello che si sta delineando, e non da oggi, è, fatte le debite proporzioni, un assetto che assomiglia tanto a quello di Siena. Con Comune e Monte sempre a braccetto e chi non è del giro resta a guardare.

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21 risposte a Il Comune e la Banca Valdichiana

  1. @Duchini. Può darsi, ma il vero problema secondo me è che ormai nessun comune può fare a meno di sovvenzioni private. Il che è ovviamente disastroso, perché è ovvio che i privati vogliono poi qualcosa in cambio.

    Non c’è però altra soluzione, secondo me: viene impedita dalla “congiuntura” (reale od indotta) nella quale versa l’Italia e l’Europa tutta.

    Il fatto però che venga costituita una Fondazione per fare da interfaccia con la realtà comunale, a me pare un modo positivo e trasparente di “metter mano al potere politico”: altri avrebbero anche potuto adottare metodi molto meno palesi. E poi a farlo è una banca che ha lei sue radici a Chiusi, cosa che senz’altro preferisco rispetto ad una struttura d’affari che con la nostra realtà ha poco contatto.

    Non è un disastro, insomma: è un mezzo disastro…

  2. anna duchini scrive:

    @Tomassoni. A me pare che più di una lobby che si palesa pubblicamente si tratti di rapporti che si fanno sempre più stretti tra comune e banca.
    In passato, nel campo dell’edilizia, cosa è successo è ben spiegato nei commenti di Paolo Scattoni.

  3. Mi pare di capire che da una parte c’è il comune, mentre dall’altra la Fondazione/Banca. Vabbé, nella peggiore delle ipotesi, quest’ultima agirà da lobby. Sbaglio?

    Per una volta che in Italia una lobby si palesa pubblicamente (adottando un modello forse più anglosassone che mediterraneo)…

    Boh.

  4. lucianofiorani scrive:

    XTomassoni. Alla Fondazione spetta la definizione della “produzione culturale e della valorizzazione del territorio” devono ancora essere nominati “due componenti del consiglio di indirizzo, espressione del mondo imprenditoriale”.
    La Fondazione “con l’ingresso dei privati, guarda a tutto tondo al mondo della cultura, dell’arte, e al possibile indotto in termini di occupazione e sviluppo”.
    Questo è quanto affermano di voler fare.

  5. Io c’ho capito poco. Ma che poteri ha la neonata Fondazione?

  6. lucianofiorani scrive:

    E’ chiaro che fare le bucce alla banca del paese è da sempre e ovunque argomento off limits.
    Non era, stavolta (perchè ritengo che invece se ne debba parlare), la mia intenzione.
    Ribadisco che al di là delle definizioni da manuale (e inevitabilmente generiche) su ruolo e funzioni di una banca locale (con tanto di lodevoli donazioni alla città) e di una amministrazione sia il caso di cominciare a ragionare su quella che mi sembra diventata ultimamente una “commistione impropria”, in troppi ambiti, tra l’amministrazione comunale di Chiusi e la Banca Valdichiana.
    La mia sensazione è sbagliata?
    Potrebbe anche essere, ma le obiezioni sia di Mercanti che di Bologni non mi convincono perchè mi paiono fuori tema.

  7. pscattoni scrive:

    @Massimo Mercanti. Intendo rispondere per me anche perché le argomentazioni di Carlo (Sacco) sono diverse dalle mie.
    Se la “sventurata (Amministrazione pubblica) rispose” alle lusinghe della banca questo non vuol dire che anche la banca che per statuto doveva reinvestire gli utili anche per opere di utilità sociale non abbia rivestito un ruolo politico. Questo ruolo va valutato. I testi delle relazioni all’assemblea dei soci degli anni ’70 e sino alla metà degli anni ’80 (quelle ho analizzato) quando trattava del comparto edilizio si lamentava degli ostacoli rappresentati dagli strumenti urbanistici. Questo ho detto e questo confermo.
    Mi si permetta poi una piccola invasione di campo: quella politica ha aiutato l’innovazione? Non credo proprio.

  8. carlo sacco scrive:

    Dalla risposta forse molto più diretta di Paolo(Scattoni) credo si possa evincere in modo molto palese e molto più diretto quanto volevo asserire in misura più ”eterea” nella mia risposta a Mercanti. Se il sistema giocoforza si trova ad amministrare una notevole quantità di denaro -si parla sempre di indirizzi tendenziali ma lo si comprende benissimo- che tenderà a privilegiare quello ”sviluppo corto” di cui Scattoni parla, anche perchè la presenza di altro in senso diversificatorio non esisteva o esisteva poco, dovuta anche alla cultura dell’epoca, e oggi purtroppo ci risiamo nel senso che le condizioni dell’economia sono regressive.
    Penso si possa anche definire cultura nel senso che si operava non con grandi orizzonti (la politica della Pubblica Amm.ne di quegli anni ne è stata un esempio guidata da segni precisi soprattutto per l’amministrazione del territorio). Cosa vuol dire in definitiva tutto questo? Che in fondo -ma questo è un mio parere che spesso credo i cittadini di Chiusi sorvolano e non considerano affatto- la direzione di uno sviluppo possa esssere la risultante di fattori diversi in cui il ruolo delle banche diventa sostanziale e affatto marginale come si è portati a credere.
    Tutte queste forze, che pur concorrendo ad iniziative di altro genere(mi riferisco a quelle di natura sociale e credo che deve essergliene reso merito) spesso ancor di più oggi operano in sinergia con la politica mettendo in atto invasioni di campo che la gente ritiene normalità, perchè non è mai stata abituata alla distinzione dei ruoli, a politiche chiare e capire dove possano portare tali tendenze, o quando sia giusto che si debba stare dentro i limiti.
    Ma riconosco che è una materia difficile a sviscerarsi. E qui si potrebbe aprire un dibattito tentato altre volte nel blog ma credo che proprio per motivi localistici, timori a parlarne, la disinvoltura al confronto della gente comune -al di là delle fazioni dei difensori d’ufficio su tali temi(pro o contro)- sia merce rara al giorno d’oggi, a Chiusi soprattutto. E in tal senso il giudizio e la critica di coloro non direttamente interessati e coinvolti ma slegati totalmente dal potere sarebbe molto interessante.

  9. X CARLO SACCO e PSCATTONI. E’ ovvio che la “risultante” è data dall’azione di più forze. La loro assenza determina “staticità”. Se ciò lo proiettiamo al contesto in questione osserviamo che i ruoli politico amministrativi hanno interagito con sistemi creditizi innescando un processo di “sviluppo” che non è coerente con il “mito” originario. E la responsabilità NON PUO’ CHE ESSERE POLITICA!! La Banca ha avuto il suo ruolo di banca. Dando del credito alle imprese si è posta solo la preoccupazione di un rientro e basta. Quando il MPS ha concesso il contributo per il nuovo stadio non si è chiesto dove sarebbe stato ubicato, se avesse sottratto terreno agricolo all’ambiente, se avesse deturpato il paesaggio. Ha semplicemente favorito economicamente un’amministrazione comunale nel suo intento. Quando altre banche hanno concesso credito alle imprese edili (a circolo chiuso o aperto che fosse) non si sono fatte lo scrupolo di sapere se le abitazioni avrebbero deturpato una collina o sorte lungo la ferrovia. A questo ci pensano i piani regolatori, i vincoli idrogeologici, paesaggistici che una “mentalità” (politica?) ha generato e redatto. Rispetto al passato oggi c’è una parte della collettività (la famosa Gente) che è CONSAPEVOLE e CRITICA…ma lo deve essere in maniera rigorosa e più “oggettiva” possibile (anche nel rispetto dei ruoli)…per la credibilità nei confronti di TUTTI altrimenti …altrimenti…il rischio è quello di passare per prevenuti e polemici. Tanto alla fine CON QUESTI SOGGETTI ISTITUZIONALI TI DEVI CONFRONTARE (a proposito dello sviluppo)…

  10. pscattoni scrive:

    @Massimo Mercanti. Sono cresciuto nel mito della Cassa Rurale e Artigiana di Chiusi. Mio padre ne era socio e aveva una grande stima (credo ricambiata) per Luciano Fuccelli.
    I limiti dell’azione della Cassa (ora Banca) mi è apparso chiaro nei miei studi e dall’analisi delle relazioni ai soci degli anni ’70 e ’80. La Cassa Rurale nella sua strategia ha utilizzatio una sorta di “ciclo corto dell’edilizia” di fronte ai limiti dell’imprenditoria locale, che purtroppo non offriva credibili alternative agli investimenti della notevole quantità dei depositi. Il finanziamento delle imprese edili era abbastanza sicuro se poi i depositi dei risparmiatori venivano orientati verso l’investimento sul mattone. Tutto questo era favorito da due elementi al contorno: il sistema non prevedeva l’entrata di imprenditori “esterni” nel ciclo corto e una gestione abbastanza disinvolta delle norme e degli strumenti urbanistici da parte del Comune. Detta così può sembrare superficiale. Basta però approfondire un po’ e i dati confermano in maniera piuttosto chiara.

  11. carlo sacco scrive:

    X Mercanti. La tua risposta è incontestabile nella forma di come è resa. Anche il mio augurio sarebbe quello che il ”recupero etico” possa prendere tutti i cittadini ma rischio di passare da prevenuto quando penso che su tali argomentazioni nei quali in tutti i fattori che concorrono al ”preteso sviluppo” le responsabilità siano sempre solo della politica ? Molti confini sono sempre talmente sottili in tali materie ed era questo che mi premeva evidenziare.Ma il risultato finale a quale concorrono tutti, spesso (ma in primo luogo la Politica certamente !)si concretizza nel modo di come abbiamo visto in passato.Ed allora anche se i ruoli sono diversi quando si dice ”ad ognuno il proprio mestiere” rischia di diventare una affermazione sibillina nella quale se non esistesse l’uno anche l’altro sarebbe diverso. Era solo una riflessione la mia e nulla di più, ma che dovrebbe spingere a pensare che l’effetto che si ottiene poi sia la risultante di più forze.O no ?

  12. X Carlo Sacco. Il ruolo politico di una Amministrazione (a partire da quella Regionale, Provinciale e Comunale) di Sinistra è proprio quello di salvaguardare i contenuti ambientali nello sviluppo del territorio. Non sempre ci riesce? Questo non significa far prevalere i pregiudizi nella speranza che le cose cambino alla prossima tornata elettorale. Mi sembra di aver detto che il Vs dibattito intorno al P.S. è importante e consegue delle osservazioni che non possono non essere tenute nel debito conto dalle Istituzioni. Trovo altresì esagerato un pregiudizio nei confronti di una Banca di credito cooperativo nata nella comunità e per la comunità i cui “profitti” non sono quelli di una speculazione sui “derivati” ma il frutto di un tentativo di dare credito ai privati e allo sviluppo delle piccole e medie realtà economiche locali. Se poi uno sviluppo edilizio abitativo ha alterato l’ambiente non è di certo colpa della Banca…come non è colpa della Banca se un insediamento produttivo può risultare nocivo all’ambiente. Pertanto se responsabilità ci sono occorre guardare a chi ha il compito di salvaguardare con più sensibilità l’ambiente…e comunque non ho escluso un “recupero etico” su tutti i fronti…compreso quello dei singoli cittadini

  13. carlo sacco scrive:

    Una domanda a Mercanti, scevra da ogni preclusione: sarebbe possibile coniugare lo sviluppo di un territorio salvaguardando i contenuti ambientali, etici,di rispetto degli interessi di tutti ,con l’azione della Banca mediatrice di un credito utilizzzabile da chi ha interesse a costruire in un tempo lungo di crisi come questo che stiamo passando?
    In poche parole la spinta della Banca per gli interventi proposti dalla politica la cui storia passata ci insegna che abbia una sensibilità spiccata ad assecondare più finalità dei singoli utilizzatori del credito rispetto all’interesse generale, come si potrebbe mettere in atto tenuto anche conto che la politica stessa delle regole spesso se ne possa anche fregare anche con neanche tanto sofisticati contorcimenti?
    Figuriamoci chi ha il portafoglio che decide di aprirlo o di chiuderlo a seconda se gli interventi soddisfino o meno il proprio profitto. E’ un mondo vasto dove le regole diventano spesso come l’elastico delle mutante che dove lo tiri arriva….E’ un ragionamento limitato ed inverosimile il mio ?

  14. Adesso capisco, in effetti mi sfuggiva qualcosa.. (aldilà del “bene”), la zona grigia dove si intravede una lobby o gruppo di pressione in una commistione tra ruoli politici amministrativi e sistemi creditizi che in passato può aver innescato uno sviluppo edilizio nel territorio senza quella necessaria attenzione all’ambiente. E alla luce dei fatti si vorrebbe che i ruoli fossero più indirizzati a favore di un’etica politico-creditizia che guardi più a uno sviluppo sostenibile del territorio. Mi sembra che il dibattito intorno agli aspetti politico-amministrativi si prefigge di correggere eventuali contraddizioni o comunque tende a mettere in evidenza delle responsabilità. In quanto al ruolo del “credito” si può auspicare che una Banca di credito cooperativo sia ancora più sensibile verso i progetti da finanziare associando l’istruttoria economica con quella socio-ambientale… In buona sostanza mi sembra un dato oggettivo quello di recuperare un “ruolo etico” su tutti i fronti…

  15. pscattoni scrive:

    Una valutazione del ruolo della Banca nella realtà locale è esercizio alquanto complesso nel bene e nel male. Per quanto riguarda il “bene” è già stato detto. Non solo il palazzetto dello sport, ma anche il finanziamento alle strutture scolastiche, soprattutto al professionale (fra le altre cose l’intero laboratorio di pneumatica), al volontariato e molto altro. C’è poi l’aspetto più grigio. Si veda per esempio il ruolo avuto nel ciclo edilizio locale. Se si esaminano le relazioni degli anni ’70 e ’80 alle assemblee annuali si potrò constatare i richiami agli eccessivi vincoli e una implicita drichiesta di deregolamentazione. Assai maggiore di quanto in effetti venisse abbonndantemente praticata. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. I meccanismi sono stati quelli di un ciclo chiuso e spesso “drogato”.
    Quello che però Luciano (Fiorani) mette in rilievo nel suo post è la sovrapposizioni di ruoli, che non giova a nessuno.

  16. lucianofiorani scrive:

    Immagino che non sfugga a nessuno che siamo su ordini di grandezza diversi. Per il resto…è bene che se ne cominci a discutere.

  17. Forse mi sfugge qualcosa e forse sarò uno sprovveduto ma viene da dire: Essù… non si possono fare, in questo caso, dei confronti nelle possibili (o presunte) commistioni politiche e istituzioni bancarie locali con quelle del “modello Senese” a cui ti riferisci. Il “Profumo” dei soldi è diverso… diversa è la Storia di questi istituti…diverse sono le realtà politiche… diversi sono gli interessi in gioco… Una cosa azzeccatissima che hanno fatto è proprio lo spot pubblicitario: “La mia banca è diversa”…e finché lo dimostrano…

  18. lucianofiorani scrive:

    XBologni. Forse mi sono spiegato male ma non è questo il punto. Non è in discussione (che però andrebbe fatta) cosa e quanto ha significato la Banca Valdichiana per Chiusi.
    Quello che volevo mettere in evidenza era il rapporto che ultimamente, almeno secondo me, si è fatto particolarmente stretto tra comune e banca.
    Quando il Fuccelli costruì il palazetto dello sport non c’era il marchio della banca in ogni iniziativa del comune. Pensi che i chiusini gliene siano stati meno grati per questo?

  19. lucianofiorani scrive:

    XMercanti. Credo che la questione sia un po’ più complessa dei contributi che la comunità riceve dalla banca.
    Ma quello che volevo mettere in evidenza era il versante politico: siamo sicuri che l’andare a bracceto sia la soluzione giusta?
    La commistione politica, finanza e economia non ci ha insegnato niente?
    Insomma la riproposizione del modello Siena non mi convinceva prima figuriamoci ora che c’è profumo di smantellamento.

  20. Condivido l’analisi di Mercanti. Cosa sarebbe stata Chiusi senza un palazzetto dello sport, senza il museo della Cattedrale, senza Tomba della Scimmia, senza ufficio turistico, senza l’attività delle numerose associazioni sempre sostenute dalla banca e chi più ne ha ne metta.
    E di tutto ciò ne possono usufruire tutti non solo soci e clienti e questo tipo di attività non nascono certo nell’era Ceccobao ne in quella Scaramelli ma è una prerogativa della Bancavaldichiana da sempre

  21. Il post mi lascia perplesso ma non vorrei correre il rischio di fare una difesa d’ufficio di una Banca di cui non sono neanche correntista. Obbiettivamente penso solo che una banca cresciuta a diretto contatto con la comunità e il suo territorio debba essere motivo di orgoglio e vanto. Del resto i suoi cento anni di storia che l’hanno vista sempre operare “ponendo al centro valori come il localismo e la mutualità” lo stanno a dimostrare, non si possono smentire.
    E’ qualcosa di dichiarato e di fatto. Non credo che ci sia qualcosa di “unilaterale” se la Banca medesima si pone “con grande attenzione e sensibilità” vicina “alle istituzioni, alle associazioni e alle scuole”. Sarebbe ancor peggio se non lo facesse. Del resto in assenza dei loro contributi ogni investimento, opera pubblica o servizio creato da una Amministrazione Comunale sarebbe solo il frutto di una “tassa”.
    Quindi lo stare a “braccetto” è un tornaconto per entrambi. Può esserci un certo disagio o soggezione in coloro che “non sono soci” ad entrare in certi luoghi per usufruire di un servizio predisposto per “tutti” ma allora non dovremmo camminare neanche sui lastricati rifatti con i contribuiti delle banche.

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