Come al solito, siamo un passo più avanti degli altri.
Comincia a farsi largo, finalmente, la consapevolezza che il modello consumistico fin qui seguito è arrivato al capolinea. E Chiusi sembra subito pronta ad allinearsi ai nuovi concetti della decrescita…con una specificità però, da noi sarebbe meglio chiamarlo declino (irreversibile?).
La crisi dell’Edilcentro e un articolo di giornale sembrano aver avuto la capacità di farci vedere che “il re è nudo”.
Insomma, fuor di metafora, siamo nel bel mezzo di una crisi pesantissima e questa città, la sua gente e le sue istituzioni non paiono in grado di abbozzare una qualsivoglia risposta.
Anzi, si ha l’impressione che si stia, pudicamente, evitando di parlarne. Quasi ci fosse da vergognarsi di essere finiti in questa situazione. Certo, sbagli ne sono stati fatti tanti, ma la situazione è davvero pesante dappertutto. Qui però, tanto per cambiare, sembra che ci vogliamo mettere del nostro a peggiorare le cose.
Il primo passo è prendere coscienza della situazione e non si vuol fare; bisognerebbe, come è stato più volte detto, far leva sulle risorse locali e invece niente. Eppure lo abbiamo visto tutti cos’è stata quest’anno la pasquetta per Chiusi.
La città non solo non attira più nessuno ma fa scappare altrove anche i suoi abitanti che per ritrovarsi tra un po’ di gente devono spostarsi a Montepulciano o a Città della Pieve, per rimanere nei dintorni.
Tranquilli, diranno i soliti pompieri, i lavori del nuovo miracoloso marciapede, sono iniziati e la rinascita è dietro l’angolo. Fino a quando continueremo a baloccarci con le inezie rifuggendo le cose serie?
In questa atmosfera sempre più cupa che sta avvolgendo la nostra città mi hanno colpito due fatti recenti.
Un’importante azienda locale mette in cassa integrazione oltre cento dipendenti e nessun segno visibile (se non qualche locandina di primapagina) porta la gente a disuterne: non un manifesto, non un volantino. Nemmeno il sindacato e le maestraenze sentono la necessità di coinvolgere la popolazione. Altrove, è superfluo sottolinearlo, per casi del genere si mobilita l’intera collettività. Qui niente.
L’altro è un fatto positivo. Ho assistito allo spettacolo di Paolo Miccichè al teatro Mancinelli di Orvieto. Uno spettacolo di grande impatto emotivo e di notevole effetto. Insomma una sorprendente novità.
E mi son chiesto: ma davvero a Chiusi non abbiamo bisogno di persone di questo livello? Neppure quando le abbiamo in casa sappiamo sfruttare certe opportunita?
E allora, ricorrendo al poeta, vien da dire… “s’annega il pensier mio”.
Un consiglio comunale magari aperto, sull’argomento crisi (Edilcentro, Lodovichi ecc..) mi sembra il minimo che si possa fare. Anche per mettere le cate in tavola e capire di cosa si sta parlando e cosa si sta facendo (se si sta facendo qualcosa ‘colà dove si puote’). Il sindaco pare si sia attivato in qualche modo (così ha dichiarato lui stesso a Primapagina). Se i partiti nicchiano, ed è grave che lo facciano, prenda lui l’iniziativa. O la prenda la Primavera che un partito non è, ma ha 3 consiglieri in Comune e qualcosa da dire l’avrà. Se non ricordo male in campagna elettorale qualcuno ci andò a parlare con gli operai della Lodovichi ecc. Ma non è che gli operai contano solo quando devono dare il loro voto…
Indipendenti….dai Partiti si, dalla Politica no. I gruppi senza un’idea precisa di “finalità” e senza una reale capacità operativa sono solo circoli d’opinione, utili ma non determinanti. La Crisi è fatta da cerchi più grandi – macroeconomici – verso i quali nulla possiamo ma anche da Insiemi di minor raggio e su questi si può intervenire. Lasciando fuori Chiusi per un momento, è più che evidente che Chianciano abbia sbagliato politica locale e che, a suo tempo, non abbia capito che un certo mondo termale era ormai tramontato; fu un errore che poteva essere evitato grazie ad un ripensamento e ad un successivo “riposizionamento”. Alcuni amici hanno avuto parole fin troppo indulgenti su una mia recente esperienza imprenditoriale – più che artistica – che ho appena concluso nel settore del Turismo culturale. Chiusi continua ad avere enormi potenzialità non sfruttate, con sorprendenti ricadute potenziali nel settore occupazionale….a Scuola si dice: ” sarebbe dotato ma non si applica”.
I 120 posti dell’Edilcentro in aggiunta ai 70 della Ludovichi, in pochi mesi un ridimensionamento dell’occupazione pari alla ristrutturazione pluridecennale delle ferrovia a Chiusi. A sensazione sembra, però, che il fenomeno tocchi altre aziende e altri settori. Qualcuno si è preoccupato di fare un minimo di conti? Non mi pare. Che cosa si può fare? Forse non molto, ne dobbiamo almeno parlare. La coesione sociale è un bene che deve essere salvaguardato.
Giustamente è stato sottolineato come questa crisi sia stata accompagnata dal silenzio. Luciano (Fiorani) ha anche commentato che un’azione minima poteva essere quella di un dibattito in Consiglio comunale. Sono d’accordo. Ci sono 12 consiglieri indipendenti e iscritti a cinque partiti (PD, SEL, PSI, PRC e PDL). Uno straccio di dibattito su una mozione può essere determinato da ciascuno dei dodici e dal Sindaco.
In quella sede si capirà se c’è una stategia. Si può far poco? forse è vero ma almeno parliamone perché è dovuto a tante famiglie in difficoltà.
C’è poi il problema della valorizzazione delle risorse umane potenziali e inespresse. Non mi pare che la qualità della politica locale sia all’altezza del compito. Si pensa ancora a uno sviluppo basato sull’edilizia da sollecitare con un piano strutturale generoso nelle sue previsioni. Non ci siamo proprio. Probabilmente è necessario trovare canali indipendenti dai partiti.
Nei giorni di Pasqua e Pasquetta a Montepulciano c’era una bella folla di turisti, quasi non si camminava per strada… A Città della Pieve la Mostra Mercato dei prodotti tipici ha richiamato un bel po’ di gente per 3 giorni; Castiglione del lago nonostante un vento piuttosto freddo e fastidioso era gremita di persone anche se c’era solo un mercatino di firi e piante… A Chiusi, purtroppo, il solito deserto dei tartari…
Però ho visto un turista che fotografava la “pensilona”. Era italiano.
Gli ho chiesto se ne era rimasto folgorato. “Una cosa brutta così non l’avevo mai vista”, ha risposto spiegandomi poi con un certo piglio professorale che la pensilona è pure fuori scala essendo più grossa dell’edificio. Un “assurdo tecnico” l’ha definita. A Chiusi di turisti ne vengono pochi e quei pochi sono pure criticoni…
Ho scritto proprio ieri sul sito di primapagina qualcosa di molto simile a quanto scrive Luciano a proposito della crisi dell’Edilcentro e del silenzio che la circonda (quando invece per altre crisi aziendali, anche nei dintorni c’è mobilitazione, battage mediatico, preoccupazioe tangibile: citavo i casi della Trafomec di Tavernelle, della Rdb di Montepulciano, della Euroservice di C.lago). Chiusi è impermeabile a tutto.
E anche a proposito del Visual show di Micciché ad Orvieto, ho scritto su primapagina (di carta) che trattasi di esperenza “esportabile in altre realtà come potrebbero ssere Chiusi coi suoi tesori etruschi, Città della Pieve cn i dipinti del Perugino, Montepulciano e il suo rinascimento… Tanto più che Micciché vive a Chiusi e non a Barcellona o New York… ” Magari chi non se ne era accorto o non lo sapeva ora lo sa e allora…
caro Luciano,almeno nel mio campo di interesse, il teatro, è ormai qualche anno che se si vuole fare qualcosa bisogna rivolgersi ai comuni limitrofi che sono molto più attivi e ricettivi alle proposte, Montepulciano, Sarteano, Città della PIeve, da questo punto di vista sono molto più attraenti. Ma, in fondo, fare solo 10 chilometri per trovare di meglio non è poi così male…….. Per quanto riguarda Chiusi……. contenti loro contenti tutti!