di Claudio Provvedi
Per natura ho sempre cercato di non accontentarmi delle risposte facili. Dire che il PD è alla frutta è una risposta facile ad una domanda superficiale che non tiene conto di tutti i fattori politici in campo.
Uno dei dati politici più significativi di questa tornata elettorale a Chiusi, molto positivo, è l’estensione a quasi il 95% dell’ area elettorale che guarda con simpatia al centrosinistra. Questo crea problemi al PD, ma ne disegna anche le prospettive e le possibilità.
La nostra città, in un certo senso, si offre anche al panorama politico nazionale come caso limite e quindi laboratorio politico privilegiato al PD. Proprio nel momento in cui questo è chiamato a decidere cosa vuole essere da grande e quale ruolo assumere dentro il centrosinistra. Le strade sono due:
a) Fare finta che il PD sia la continuazione del PCI/PdS/DS, considerarlo un partito di sinistra, pensare quindi che l’unità del partito si regga su appartenenze ideologiche/identitarie da preservare, anche a costo di rendere irrespirabile l’aria a chi dissente.
b) Prendere atto che questo è un partito totalmente nuovo, plurale, con amplissimi margini di rappresentatività, dove l’unità è da costruirsi giorno per giorno a partire dai problemi del territorio e dei cittadini. Dove il dissenso ha una sua dignità, dove il rapporto con gli elettori è aperto e costante, dove il rispetto rigoroso della prassi statutaria sia la prima condizione per la ricomposizione di rapporti di fiducia e di stima reciproca fra dirigenti.
Sullo sfondo di questo dilemma, molto serio, mi sento di prendere le distanze da atteggiamenti un po’ viscerali come quelli di Simone Agostinelli. Io vedo già come un fatto positivo che per l’ organizzazione della festa democratica si sia sentito il bisogno di convocare l’ assemblea dell’Unione comunale. Per quello che si è visto a Chiusi non era scontato.
Quantomeno posso attendermi di conoscere la composizione del Comitato organizzatore, di avere un referente cui suggerire alcune iniziative politiche, di misurare la volontà di apertura ad un processo di unità del partito, di avere qualche segnale positivo in vista del congresso.
Per quanto mi riguarda non ho nessuna intenzione di lasciar marcire la situazione e di salire sull’ aventino. Il PD è una istituzione troppo importante per essere lasciata in mano a poche persone, accerchiate e isolate dalla società civile.
Il “tanto peggio, tanto meglio” non porta da nessuna parte, e la società di oggi non può ancora fare a meno di partiti nazionali seri e organizzati. Già dalla Festa Democratica mi aspetto qualche passo nella direzione giusta. Spesso basta poco se quel poco è significativo!
Prego effettuare correzione sul mio intervento al rigo n.10 poichè mi sono espresso male quando parlo di Visceralità dell’atteggiamento di Agostinelli usata come maschera per non affrontare i problemi.Intendevo dire invece dire che tale Visceralità non sia da intendersi propria a Simone ma che spesso viene evocata spesso per coprire problemi ben più grossi(in tal caso proprio politici)che stanno a monte.
Ho sentito il bisogno di ribadire questo concetto poichè può- se letto nel modo erroneo in cui mi sono espresso- essere fuorviante.
Quelle di Claudio Provvedi sono solo speranze, smentite ancora una volta dai fatti. La Festa Democratica (ex Festa dell’Unità) serve infatti a finanziare l’attività del pd, oltre che costituire un momento di aggregazione sociale. Convocare la riunione dell’unione comunale per organizzare la festa, senza averne prima convocata una per discutere la situazione politica conseguente alle elezioni, significa affermare che il pd di Chiusi è in piena funzionalità e in pieno possesso dei suoi poteri. Significa fare finta che a Chiusi, nell’ultimo anno, non è successo niente e che tutto procede regolarmente. Non mi sembra quindi che quello di Simone Agostinelli sia un atteggiamento viscerale ma sostanziale. Probabilmente chi organizza la festa è convinto di avere in mano il partito
Caro Claudio, nel tuo post e nelle tue parole ho letto una consapevole descrizione di come tu immagineresti che possa e debba essere quel partito che senti così tanto tuo.Avremmo bisogno di ben altri spazi per disquisire su questo chè le 10 righe di un blog che non mi riesce mai di rispettare.Però da un sunto di una analisi,- questa sì superficiale- che mi sembra però anche doveroso fare, emerge una immagine di un partito che le tue parole ritengo che abbiano abbastanza compiutamente definito come un partito del quale speri anche tu di poterne cambiare le sorti: quello che definisci tu è pari pari il partito della DC sotto altre spoglie e ne è la sua diretta sua provenienza, non un partito nuovo. Analizza per fila e per segno il tuo capoverso B e dimmi se non hai fatto il ritratto della DC che abbiamo conosciuto tutti. Cosa lecita s’intende e che ha anche una propria dignità, ma non mi sembra che con una forza politica tale si possa cambiare la società semprechè si dica di volerla cambiare: le parole sono parole, i fatti del divenire di una società a capitalismo avanzato sono ben altri.La visceralità che tu dici di sentire nell’atteggiamento di Agostinelli non è altro che la consapevole maschera dietro la quale si corre spesso a ripararsi per non affrontare i problemi,altro che la festa democratica! Nella mia modesta ed incompleta conoscenza di gramsciana memoria (scusa la citazione ma talvolta servono anche queste)mi sembra di sentire che la cultura liberale dalla quale il grande italiano parte per approdare poi a quella comunista sia saltata a piè pari da te che hai fatto un ritratto di una società che possa convivere sotto un capitalismo riformabile e riformatore esso stesso, anzi tutto ciò è da te auspicato.Claudio , fin’ora il mondo-e lo sai bene-è stato e continua ad essere dominato da quel tipo di economia che si ispira e procede trainata e santificata da pochi che si arricchiscono alle spalle di molti, non il contrario.Tu pensi che quel partito al quale fai riferimento possa contribuire a far invertire la rotta perchè c’è chi dice che in tal modo la pensino la maggioranza degli italiani ?
Caro Claudio (Provvedi) non sono d’accordo quando dici che basta poco per far ripartire il Pd, per lo meno a Chiusi. Rianimare una cosa morta non è uno scherzo.
Secondo me, con uno sforzo di fantasia, se si riaprissero i canali di comunicazione tra società civile e i (pochi) pezzi sani dell’attuale partito, inventando occasioni e luoghi di confronto per definire uno straccio di percorso che sia minimamente accettabile a qualcosa si potrebbe anche approdare.
Se l’idea è invece quella di rimanere nel vecchio recinto a disputarsi la leadership con i valvassini del signorotto, allora auguri ma non penso farete proseliti e passi avanti.
Avete già dimenticato tutto quello che è successo in questi mesi?