Quando nel dicembre 2010 il professor Carlo Giulietti ci dette la notizia che l’istituto tecnico era stato autorizzato a creare indirizzi di studio nuovi come quello di meccanotronica ed energetica, molti commentarono positivamente.
Per quanto mi riguarda ho sempre pensato, anche quando i segni delle crisi non erano così pesanti, che lo sviluppo del nostro territorio poteva riprendere soltanto se si fosse basato sull‘innovazione. Scrissi allora
“Finalmente una buona notizia!!! Grazie a tutti coloro (insegnanti, imprese, amministrazione comunale e provinciale,….) che si sono impegnati in questo progetto e congratulazioni per il risultato. Ora si spera che il ‘tavolo’ di consultazione e coordinamento diventi permanente. C’è un gruppo di ottimi insegnanti che rappresentano una sicurezza. Perché questa scuola diventi un motore dello sviluppo locale c’è però bisogno dell’impegno di tutta la comunità locale che la deve considerare come un bene comune da valorizzare. In bocca al lupo!!!”
Purtroppo le cose non sono andate come auspicato.
Nel luglio 2011 ci fu una baruffa su una commissione del Consiglio comunale che avrebbe dovuto iniziare il lavoro. Quella commissione era a termine, i risultati di quel lavoro non sono stati poi resi pubblici e tanto meno dibattuti. Non si ha notizia se poi ci sia stato un coordinamento fra scuola e imprese.
Nelle preiscrizioni di quest’anno (almeno alle voci in giro) il numero non è entusiasmante ed è possibile che non tutti gli indirizzi prefigurati possano essere attivati. Ovviamente per gli studenti non sarà un dramma perché una volta terminati gli anni in comune a tutti gli istituti ad indirizzo tecnologico potranno proseguire in altre scuole (p.e. Siena o Arezzo).
Il danno invece è per questa comunità che non sarebbe riuscita per l’ennesima volta a prendere l’autobus giusto. Gli istituti tecnici rappresentano la spina dorsale del tanto invidiato sviluppo economico tedesco. Dagli istituti tecnici sono usciti tanti imprenditori. Perché allora non si riesce a comprenderne l’importanza qui da noi?
Mentre tanti ancora si cullano su modelli di sviluppo ormai vecchi e stravecchi come quello basato sul mattone, si sta allontanando una grande occasione. Si può spiegare alle famiglie, magari con l’aiuto di qualche imprenditore di successo in settori innovativi (ce ne sono anche da noi) che per il futuro dei loro figli occorre percorrere strade diverse da quelle del passato
Questo blog, nel suo piccolo, è a disposizione per contribuire a sviluppare un dibattito che sinora purtroppo è mancato. Poi magari anche questo argomento potrebbe essere portato in Consiglio comunale su inziativa di qualche consigliere di buona volontà.
Paolo, la scuola dovrebbe organizzare un “Comitato tecnico scientifico” cercando di inserire anche persone sul tipo che dici tu, speriamo, almeno per il prossimo anno scolastico, di riuscire a insediarlo.
Il cervello si può e si deve usare anche nel “fare”, saper solo “ragionare” può essere anche un limite per certe attività.
Immaginiamo una società di soli “scienziati”, chi farebbe l’elettricista, l’antennista (cui in questo periodo molti si devono raccomandare per vedere la TV), chi produrrebbe alimenti, o costruirebbe e manterrebbe gli automatismi progettati, tanto per esemplificare? I “Cinesi”?….
Ovviamente la qualità della formazione offerta dalle scuole si potrebbe migliorare, in primo luogo però occorre una volontà politica per farlo, occorre investire sulla formazione, invece da vari anni si va solo nella direzione del risparmio, i bilanci delle scuole pubbliche, sono stati decimati, le ultime riforme hanno peggiorato gli impianti dei vari indirizzi, i privati non ci investono, anche perché, nelle nostre zone, le tante piccole aziende non possono pretendere un ritorno in formazione specifica. L’impegno da volontariato di alcuni insegnanti che danno l’anima per gli studenti, non è sufficiente.
I problemi sono anche altri, ma non mi dilungo oltre.
I dati di cui disponiamo, comunque, confermano a livello nazionale e regionale che la richiesta di tecnici, supera l’offerta. Ovviamente l’indagine non è di oggi, anche se qualche dato la conferma, a livello di alcune zone.
Tutti gli intervenuti hanno la loro parte di ragione. Il problema, a mio parere, sta in particolare nella “fama” di questo tipo di scuola: dal retaggio gentiliano, abbiamo ereditato l’idea che l’eccellenza venga dall’esercizio delle arti liberali e che “la mano” non sia importante. Questo ha portato ad identificarle come scuole di serie C, parcheggio per soggetti delle classi basse o per “somari” patentati. Purtroppo, invertire questa tendenza è praticamente impossibile se non c’è un’industria che tira e assorbe e soprattutto se la stessa scuola non inizia a dare un taglio “tedesco” al proprio ordinamento.
@ Nicola Nenci. Nessuno mette in dubbio il valore del sistema universitario tedesco, anche se non può vantare le stesse valutazioni di quello americano o britannico. E’ però universalmente riconosciuto che le scuole tecniche tedesche sono alla base delle eccellenze industriali della Germania soprattutto nei settori che ancora là tirano come la meccanica di precisione. La testa per queste attività il settore tecnico se la forma per conto suo con la formazione tecnica superiore che equivale alla laurea di primo livello nostra. Proprio per questo l’ultimo governo Prodi ha introdotto gli Istituti Tecnici Superiori sul modello tedesco. Questi sono indispensabili per la transizione verso un “modello renano” dello sviluppo. Insomma quello del “capitalismo ben temperato” di prodiana memoria.
La spina dorsale non ha un ruolo attivo nella gestione del sistema neuronale. In altre parole, la Germania ha fondato il proprio sviluppo economico sul cervello, non sulla spina dorsale. Sapete come si gettano le fondamenta dello sviluppo di una nazione come la Germania? Avete mai sentito parlare del DAAD? (tanto per fare un esempio); altro che scuole tecniche.
Carlo (Giulietti) occorre coinvolgere la comunità locale su questi temi. Mi chiedo se sia davvero impossibile coinvolgere le (non tante) imprese ,locali che operano con tecnologie avanzate e che avrebbero interesse a tecnici qualificati.
Il 12 dicembre scorso in un articolo sul blog scrivevo tra l’altro: “….. Una scuola come il Tecnico-Professionale di Chiusi è veramente una possibile fonte di occupazione e di creazione di impresa, sottovalutata purtroppo….” https://www.chiusiblog.it/?p=16661 e nello stesso articolo avevo inserito pure una serie di dati che, se conosciuti, dovrebbero contribuire a orientare verso scelte scolastiche simili a quelle che offre la scuola chiusina. Oggi potrei ripeterei le stesse parole, con il conforto (o lo sconforto) dei dati perché, come dice Paolo, purtroppo, il numero di nuovi iscritti , pur consentendo l’apertura di una classe per settore, non è entusiasmante. Quantomeno non è rispondente alle potenzialità dei corsi offerti, che per la tipologia, anche estremamente attuale, dovrebbe raccogliere consensi almeno tre o quattro volte maggiori.
Un altro ennesimo esempio di come Chiusi riesca SEMPRE a ‘perdere il bus’. PERCHE’?
Benissimo. Se il consigliere Cioncoloni ci manda quella relazione la pubblicheremo molto volentieri. Il dibattito potrebbe ripartire da lì.
La Commissione Consiliare, che era stata richiesta dalla consigliera Fiorini, aveva solo lo scopo di verificare lo stato delle iscrizioni degli studenti. Nonostante questa finalità limitata cercò di andare oltre tentando di fare un quadro della situazione scolastica complessiva e dei possibili sviluppi. Al termine dei lavori ha redatto una relazione finale che è stata illustrata e dibattuta pubblicamente nella seduta del Consiglio Comunale del 28 ottobre 2011 con delibera n. 95.