Nel 1288 successe che i guelfi e i ghibellini chiusini venissero alle mani tra loro e di conseguenza i primi, perdenti, furono cacciati dalla città. Molti si rifugiarono ad Orvieto, altri nella basilica della Santa fuori le mura, ospiti dei canonici regolari di Santa Mustiola, della quale erano officianti.
Nell’agosto del 1289, i guelfi, che a seguito della loro cacciata da Chiusi avevano occupato il ponte e la torre del passo delle Chiane, si videro attaccare dai ghibellini, comandati da Lapo Farinata degli Uberti, capo anche di quelli aretini e padre di Fazio degli Uberti, il poeta che scrisse il “Dittamondo”. I guelfi, a seguito di questo assalto, chiesero immediatamente aiuto a Siena e Montepulciano, che inviarono sul posto alcune compagnie di fanteria e 100 uomini a cavallo.
I ghibellini furono sconfitti duramente. Sul campo di battaglia si contarono più di cento morti e furono fatti prigionieri oltre 200 uomini. Con la vittoria della battaglia di Santa Mustiola, nome con il quale gli storici riportano le cronache di questo scontro, i guelfi chiusini, tornarono di nuovo in possesso di Chiusi.
La tomba della Santa, di cui non abbiamo notizia di una sua apertura precedente, fu invece rimossa il 25 maggio del 1474. A proposito di questo, potrebbe rientrare in giuoco la leggenda. Ma non per il fatto in se stesso, vale a dire la rimozione della sua tomba, ma per quello che si racconta sul motivo per cui venne eseguita e che in seguito narreremo.
Nel nuovo sarcofago restò fino al 1784, quando il vescovo Pannilini fece demolire la basilica e trasferì i resti della Santa nella Cattedrale di Chiusi, in una nuova teca. A questo punto, però, è bene anche precisare che il vescovo Pannilini, con la sua decisione, privò Chiusi del più bel monumento dell’alto medioevo, sebbene fosse ormai fatiscente.
Dell’antica chiesa oggi, purtroppo, ci rimane soltanto un portale riadattato, adoperato fino a non molti anni fa come ingresso del vecchio cimitero comunale. Sistemato poi, durante un recente restauro, all’inizio della scalinata che conduce alla catacomba.
Adesso vediamo che cosa afferma la storia, naturalmente sempre frammista alla leggenda, a proposito della prima apertura del sepolcro.
La notte del sette aprile 1474, mentre la città si trovava oppressa dalla malinconia per la perdita dell’anello della Madonna, Santa Mustiola sua protettrice, volle alleggerirle il cordoglio che l’affliggeva, apparendo in sogno ad una giovane donna. Affermò che dovevano cercare il suo corpo e disseppellirlo da dove si trovava. Nelle due seguenti notti fece altrettanto con due donne adulte.
In città si sparse subito la voce di queste apparizioni ed informati anche i priori, questi pensarono bene di adunare il Consiglio generale. Nella riunione fu deciso che i governanti, insieme al vescovo e ad altri cittadini eletti, si prendessero cura del fatto, lo esaminassero ed assumessero le decisioni che parevano loro più adeguate. Ma siccome le risoluzioni andavano per le lunghe, la Santa ritornò di nuovo ad apparire in sogno. Questa volta a tutti, uomini e donne, piccoli e grandi, dicendo loro che voleva si trovasse, a tutti i costi, il suo corpo e che, se per la settimana prima della Pentecoste non fosse stato rinvenuto, la città avrebbe dovuto aspettarsi una gran disgrazia.
A tale notizia il popolo si mise subito in agitazione e corse a raccomandarsi al vescovo ed ai priori, perché facessero in modo di evitare il peggio. Il 20 di maggio fu fatto un nuovo Consiglio nelle stanze del vescovo e con i voti di tutti, venne deciso che in ogni maniera si dovesse ritrovare il corpo della Santa. Gli incaricati furono i seguenti: monsignor Gabriele Piccolomini vescovo di Chiusi, Gismondo di mastro Pietro, Angelo Antonio di Giovanni, Bartolomeo Renzi e i Priori. Affiancati poi da Antonio di Niccolò Sozzi, Ser Angelo di Pietro, Niccolò Servanni, Giovan Francesco suo figlio, Antonio Nardi, Michelangelo di Gabriello e Biascio di Vico, deputati dal popolo. Ed inoltre: frate Giacomo da Genova, minore conventuale di San Francesco e segretario del Vescovo, ser Christofano di Venanzio, prete canonico di San Secondiano e ser Guglielmo di Vannozzo Longhi, prete canonico di Santa Mustiola, eletti dal Vescovo e dai Priori.
Enzo, tutto vero quello che dici ma secondo te sarebbe ideologia oppressivo/negativa quella che tende a sfatare i tabù messi in atto da secoli per gabbare la gente? Ideologia? Quale sarebbe l’ideologia, forse quella sta dietro al cambiamento di rotta del fatto confessionale di dover ”lavare” le persone a cui tu fai riferimento? Non ti pare di scorgere un tentativo di adeguarsi a cambiare amministrazione e a ricercare la relazione personale perchè è più facile dominarla in tal modo? Oppure qualcuno dal Concilio si sia svegliato una mattina ed abbia decretato ciò che sognava la notte? Quella è ideologia, messa in atto per continuare a dominare le coscienze. E a dimostrazione di questo pensa che li ha terrorizzati l’illuminismo. La vuoi più oppressivo /negativa di quella l’ideologia? Sono tempi oggi che questo non lo dice più nessuno, o pochi, e quei pochi alla Ernesto Cardenal sono dimenticati dalla storia, ostacoli tolti di mezzo. Ciò nonostante le statue continano a piangere. Ed il tragico non è questo, è che la gente ci creda.
Perché c’è più gusto ad aggirare i “divieti” (blandi, in verità).
Che dirti, l’articolo sembra sempre una cosa da sorvegliare e limare e non siamo mai contenti di come vien fuori. Il commento, forse perché + immediato, sembra meno “impegnativo”. Un articolo sul tema lo possiamo sempre progettare (tempo, e soprattutto voglia, permettendo).
Chiedo scusa per il comunicato di servizio. Onestamente non capisco perché si continui con commenti chilometrici e (ag)giramenti vari :-). Questo blog è aperto a tutti non solo per i commenti, ma anche per gli articoli. Credo che ormai sia noto a tutti. Perché allora non trasformare gli interessanti chilometrici commenti, che scoraggiano il lettore, in interessanti articoli?
Continuo cercando di aggirare i controlli 🙂
Il Quarto Concilio Lateranense (1215) inoltre fa obbligo al cristiano della confessione almeno una volta l’anno. Fino a questo momento, il confessore applicava le “tabelle penitenziali”, secondo una prestabilita e codificata contabilità della colpa. Quasi di colpo, cambia tutto. Il confessore, più che lavare una colpa, deve accertare il pentimento del peccatore, pulire la persona che, a questo scopo, è costretta ad un esame di coscienza – sui motivi della propria condotta e sulle proprie intenzioni -. Il peccato è tale in quanto perseguito “con piena avvertenza e deliberato consenso” – secondo quanto dirà Alfonso de Liguori secoli più tardi, frase che verrà trasferita “paro paro” nel catechismo -. A noi contemporanei sembrano fumisterie, ma sono la pietra angolare che fonda la soggettività psicologica e introspettiva moderna. Il predicatore Giacomo di Vitry, con le sue narrazioni ed “exempla”, fonda e rende possibile lo spazio in cui si iscrivono Freud e Lacan. E’ chiaro che un commento esplicativo, su fatti e documenti eminentemente agiografici, è impossibile (a meno di non trasformare un articolo in un commentario). Spetta ai lettori appropriarsi di questo materiale e farlo “funzionare”. Metti che poi le statue piangano davvero…. 😉
Carlo. Comprendo perfettamente il tuo punto di vista. Ci sono alcuni aspetti però che non condivido, soprattutto perché leggi in termini oppressivo/negativi l’insieme di pratiche che vanno sotto il nome di ideologia. Ma nessuna ideologia è (soltanto) negativa, anzi. E poi, il lavoro di Barni non è (solo) enumerazione: consente quella che potremmo chiamare una “critica dell’economia politica” di un momento particolare della modernità. Il periodo che prende in esame è cruciale sotto diversi aspetti: si afferma la circolazione delle merci (e del denaro), la Chiesa cambia la modalità di “gestione” della pratica della confessione, Tommaso d’Aquino riconosce le differenti ragioni del civis da quelle del fedele fondando chiaramente la distinzione tra le pertinenze dello Stato e quelle della Chiesa , comincia a diffondersi l’interesse per la chimica, ecc. Sono tutti argomenti che basterebbero ad “affogare” il blog. Ne prendo solo uno, apparentemente marginale, come la storia della confessione (per gli altri, rinvio alla bibliografia ormai sterminata sul medioevo). La confessione, tra l’undicesimo e il tredicesimo secolo, da pubblica e collettiva, diventa “privata”, individualizzata.
Nessuno si è mai sognato di criticare Fulvio Barni negativamente e la sua grande passione per la Storia di Chiusi. Ho solo cercato di dire che personalmente oltre alla pura enunciazione dei fatti storici che fa, preferirei parallelamente anche un suo giudizio su quello che dice.Enunciare i fatti spesso non basta ma occorre dire cosa si pensa al riguardo di ciò che si enuncia.Caro Enzo,le speranze degli oppressi spesso nella storia sono rimaste solo speranze proprio per il ricalcare l’alveo del fiume nel senso di dove va la corrente.Sono sicuro anch’io e lode a Fulvio che la pensi in questo modo nel senso che non creda alle apparizioni ed a favolette simili,ma ho sempre pensato che occorrerebbe dire qualcosa di più su tali fatti e di come il popolino sia stato gabbato per secoli ed ancora oggi lo sia.La speranza di riscatto che passa per i sogni ad occhi aperti che dici tu si cambia anche rompendo tali equilibri,talvolta anche opponendosi violentemente,perchè- non dimentichiamolo mai-la prima violenza è quando si gabba la gente ed i responsabili di questo ci sono anche oggi in mezzo a noi.Sta di fatto che non sono pochi coloro che credono-tanto per citare un esempio che mi viene in mente adesso-che ci siano statue che piangano sangue.E’ un esempio ma ci sarebbero migliaia.Il tragico non è quello ma è che spesso funziona.
D’accordo con il Sorbera…e sono già due persone con cui mi trovo d’accordo, da fiorentino questo mi scoccia un pò!
A me invece piace molto il lavoro che fa Barni. Sono anche sicuro che lui non creda alle apparizioni di santa Mustiola, un po’ come i greci che di certo non credevano ai miti che si raccontavano – eppure quanta verità in quei racconti! -. Ma allora a che serve tutto questo? Serve a raccontare le speranze degli oppressi e la loro voglia di riscatto che purtroppo spesso, ancora oggi, passa per i sogni ad occhi aperti.
Sarò monotono ma per me vale pari pari ciò che ho detto sulla risposta al Post titolato ”La leggenda di S.Mustiola che attraversa il Lago di Chiusi.”E’ bene dire asetticamente e recitare i fatti stoirici così come ce li hanno tramandati e per questo spezzo una lancia in favore di Fulvio ed alla sua grande passione per la storia chiusina,ma se lo scritto deve servire a capire cosa avveniva non può essere disgiunto da una interpretazione parallela alla luce della modernità.Si tratta di più di 500 anni fa e si pensa davvero che la Mustiola apparisse in sogno ad una donna e che comandasse di ritrovare il suo corpo ? Secondo Voi c’erano o non c’erano anche allora i furbetti del quartierino? Ma scusate,ci sono stati anche con un sindaco una manciata di anni fa che gli hanno fatto ritrovare un pezzo etrusco involtato in un pezzo di giornale e lui ci credeva.Forse c’era scritto sul retro”Made in China” o giù di lì.Se hanno fottuto Argan e la Duprè con le teste di Modigliani figuriamoci quanto ci voleva a spargere la voce che una santa è apparsa in sogno e che comanda di ritrovare il suo corpo se no arriverà una disgrazia per il paese….ed hanno il coraggio anche di scriverlo sui testi storici a futura memoria.Ma mi spiegate come si fa a collocare a metà strada fra verità e leggenda una cosa del genere ?Eppure l’Italia questa è:Intanto le cose dille,poi qualcosa rimane…”