Nel giorno in cui l’Italia intera celebrava Giovanni Falcone, ucciso il 23 maggio 1992 dal tritolo della mafia, diversi commentatori hanno ricordato le critiche delle quali fu oggetto il magistrato prima della strage di Capaci. Un giornale in particolare si distinse per un commento carico di livore, scritto pochi giorni prima dell’attentato. Il quotidiano era Repubblica (sotto la direzione di Eugenio Scalfari), a firmarlo era Sandro Viola, inviato internazionale e firma di punta del giornale. L’articolo, oggi scomparso dall’archivio online del giornale era questo:
“Da qualche tempo sta diventando difficile guardare al giudice Falcone col rispetto che s’era guadagnato” scriveva Sandro Viola. “Egli è stato preso infatti – continua il giornalista – da una febbre di presenzialismo. Sembra dominato da quell’impulso irrefrenabile a parlare, che oggi rappresenta il più indecente dei vizi nazionali. Quella smania di pronunciarsi, di sciorinare sentenze sulle pagine dei giornali o negli studi televisivi, che divora tanti personaggi della vita italiana – a cominciare, sfortunatamente per la Repubblica, dal Presidente della Repubblica – spingendoli a gareggiare con i comici del sabato sera“. “Quel che temo – proseguiva Viola – è che a questo punto il giudice Falcone non potrebbe più placarsi con un paio di interviste all’anno“. A chiusura del pezzo l’inviato del giornale di Scalfari commentava anche il libro scritto da Falcone insieme alla giornalista francese Marcelle Padovani: “Scorrendo il libro-intervista di Falcone «Cose di cosa nostra» s’avverte (anche per il concorso di una intervistatrice adorante) proprio questo: l’eruzione di una vanità, d’una spinta a descriversi, a celebrarsi, come se ne colgono nelle interviste del ministro De Michelis o dei guitti televisivi“.
VOGLIO RICORDARE CHE PER LA RICORRENZA REPUBBLICA VENDEVA IN ALLEGATO AL PREZZO DI 12 EURO LA STORIA DI FALCONE E BORSELLINO…EROI ANTIMAFIA.
AVETE CAPITO IN CHE MANI SIAMO?
No caro Alfio, penso che non si sia capito in CHE MANI SIAMO, purtroppo.
Per chi volesse confrontare i due articoli apparsi il primo, quello di Viola, del 9 gennaio e il secondo di Giuseppe D’Avanzo del 10 gennaio, sono ripubblicati a questo indirizzo:
http://disordininquieti.wordpress.com/tag/sandro-viola/
Al fine di permettere un giudizio oggettivo il sito fanpage.it pubblica l’articolo in forma integrale e ricorda come nella stessa Repubblica, ancora diretta da Eugenio Scalfari, qualche giorno dopo il giornalista Giuseppe D’Avanzo amico di Falcone scriveva:
“Non ha mai avuto una vita facile e anche stavolta c’è chi farà di tutto per rendergliela difficile”:
Trovo comunque inaccettabile l’eliminazione di questi articoli dall’archivio.
L’articolo di Viola, anche contestualizzato, non mi pare condivisibile.
Anche Sciascia parlò dei “professionisti dell’antimafia” sollevando un mare di polemiche e Sciascia era Sciascia. Così come in molti criticarono, all’epoca, la scelta di Falcone di accettare l’incarico a Roma.
E’ chiaro che il martirio di Falcone ha finito poi per spazzar via ogni critica su ogni singolo atto del magistrato siciliano.
Certo a frugare in quello che è stato detto o scritto in passato ci si imbatte spesso in grandi sorprese. Ma penso che non sia un esercizio inutile. Anzi.