Credo che poche persone a Chiusi sappiano che anche nel nostro paese esistevano una chiesa e uno spedale appartenenti ai famosi Cavalieri Ospitalieri dell’Ordine di San Giacomo d’Altopascio.
Questi due edifici, sicuramente ben più modesti rispetto a quelli sorti nella cittadina della lucchesia, erano ubicati fuori Porta San Pietro (distrutta dagli eventi bellici del 1944), dai quali aveva preso il nome, e rimasero in attività fino alla loro distruzione durante la guerra di Siena 1553-59.
Tra la fine del secolo XI e per tutto il successivo, l’Ordine di questi Cavalieri beneficiò di numerosissime donazioni fatte da possidenti ricchi e modesti, i quali donavano i loro beni al fine di guadagnarsi il paradiso o, come nel caso dei frati conversi(1), che portando in dote i propri beni, riservandosene però l’usufrutto a vita, entravano a far parte, seppur in maniera particolare, della struttura ospitaliera.
Divennero così di proprietà della Magione del Tau case e vasti territori sparsi un po’ ovunque in tutta la zona attraversata dalla via Francigena ed anche nelle zone limitrofe. Anche a Chiusi, infatti, giungevano numerosi pellegrini provenienti da varie parti d’Italia per ammirare l’anello sponsale (ritenuto) della Madonna, allora conservato nella nostra città, o per raggiungere Roma, passando per la strada di Città della Pieve. Oppure arrivavano dalla via Francigena, dove all’altezza del bivio dell’odierna Ponte a Rigo s’incamminavano verso San Casciano dei Bagni, Cetona, per giungere fino alla nostra città.
L’Ordine di San Giacomo d’Altopascio, detto anche ordine dei Frati Ospitalieri di San Jacopo, o dei Cavalieri del Tau (2), è un antico Ordine religioso cavalleresco. Considerato da alcuni storici l’ordine assistenziale più antico dell’era cristiana operante sulla via Francigena (detta anche Francesca o Romea). Sorto ad Altopascio, in provincia di Lucca, intorno all’anno 1050 ad opera di dodici cavalieri lucchesi, numero probabilmente suggerito da quello degli apostoli, per la fondazione di chiese, ospedali ed ospizi per pellegrini che si recavano a Gerusalemme, Roma e Santiago di Compostela.
Ha conosciuto il massimo splendore nella prima metà del XIII secolo, quando nell’Italia medievale si stavano producendo i più importanti mutamenti: l’emergere delle lotte di fazione all’interno dei vari comuni e il conflitto tra il Papato e Impero. I due poteri forti che, scontratisi fin dal basso Medioevo in una dura sfida che aveva segnato tutta l’età di mezzo, dovevano adesso fare i conti con realtà cittadine sempre più consolidate ed in grado ormai di cambiare profondamente il tessuto politico e sociale dell’Europa. Lo stemma è una Tau: “Di nero alla Tau d’argento, con il braccio verticale aguzzato e affiancata da due conchiglie di San Giacomo dello stesso”.
E proprio ad Altopascio si consolidò uno dei centri ospedalieri tra più importanti dell’epoca, che fece di questo un luogo d’accoglienza e assistenza fornite secondo ferrei principi e rigidità scientifica. La Regola stabiliva infatti disposizioni sul ricovero dei viandanti a seconda del loro ceto sociale, delle patologie e delle esigenze di ciascuno; sull’alimentazione degli ammalati e sulle loro cure. Era sempre assicurata la presenza fissa all’interno dell’ospedale di quattro medici e due chirurghi laici (la chirurgia era vietata ai religiosi) in grado di effettuare accertamenti clinici. Questi medici, esperti in ortopedia e medicina interna, nonché nella preparazione di medicinali, dovevano saper affrontare le malattie più diffuse in quel tempo (vaiolo, tifo e colera) e tutte le patologie più frequenti (ferite, piaghe, fratture) per chi si avventurava per i boschi e le strade di allora.
Gli “ospitalieri” erano distinti in frati sacerdoti, serventi o pappini, laici con vari compiti e sorore, donne con funzioni di infermiere. Tra i vari compiti a cui erano chiamati, oltre alla cura dei corpi e delle anime, vi era il ripristino e la manutenzione delle strade, la costruzione di ponti e la coltivazione dei terreni. Dall’XI secolo crebbe fortemente la pratica del pellegrinaggio, infatti, un numero sempre crescente di pellegrini si riversò sulle strade che conducevano ai luoghi simbolo della Cristianità medievale. Chi tornava dall’esperienza del pellegrinaggio era tenuto in grande considerazione da parte di tutta la comunità che lo riaccoglieva, in quanto portatore di uno stato di grazia particolare, acquisito dal valore del cammino e dall’essersi sradicato volontariamente dai propri affetti e dalla propria realtà.
Il 14 marzo 1587, per volontà di papa Sisto V, su richiesta del Granduca di toscana, l’Ordine dei Cavalieri di Altopascio venne soppresso e confluì nell’ordine di Santo Stefano, che incamerò anche tutti i suoi beni.
(1) I frati erano divisi in due categorie: i sacerdoti e i laici. I primi erano i coristi, chiamati così perché partecipavano al coro. I secondi erano i conversi (frati barbuti), ai quali erano affidati i doveri più servili ed erano sempre più numerosi dei coristi, in quanto i loro impieghi non richiedevano particolari sforzi.
(2) Il Tau è una lettera degli alfabeti greco ed ebraico corrispondente alla nostra “T”. Fin dai primi tempi della Chiesa cristiana il Tau fu assunto come segno di particolare devozione per divenire, con san Francesco d’Assisi, supporto di una vera e propria mistica. Il motivo dell’importanza di questa lettera si trova nel Vecchio Testamento, al celebre testo del profeta Ezechiele (9, 4): “Va attraverso la città, va attraverso Gerusalemme e traccia il segno del Tau sulla fronte di quegli uomini che sospirano e gemono a causa delle abominazioni che ivi si commettono”. Questo passo era stato commentato da tutti i Padri della Chiesa ed era frequentemente sviluppato nelle prediche del medioevo, rendendo così il Tau ed il suo significato molto diffuso tra il popolo. Il fervore popolare vedeva in questo segno un mezzo miracoloso per essere preservati dalle malattie. Nel medioevo, si portava il Tau sull’anello al dito o come amuleto al collo. Lo si disegnava su pergamene, si dipingeva sugli stipiti delle porte contro la peste. Nel Nuovo Testamento, san Giovanni apostolo parla del Tau, senza citarne il nome, nel libro dell’Apocalisse (7, 2-14, 1-7), presentando gli eletti come segnati sulla fronte dal Sigillo dell’Agnello, impresso da un angelo venuto dall’Oriente.
roberto come rinunci?????
io ti c’ho già contato…
ormai è fatta!!!!!!!
Ed io ho avuto l’onore di rappresentare il Gran Maestro del Tau alla sfilata dell’anno passato. Onore a cui quest’anno rinuncio per varie ragioni, tra cui l’età!
E’ proprio in onore loro, che il Terziere Sant’Angelo durante i festeggiamenti medievali del Tria Turris ha dedicato una parte della sua sfilata in costume a loro!!!!!!