L’estate che sta cominciando rischia di essere per i capitreno più calda del solito. Comitati pendolari (primi quelli dl Lazio) hanno infatti diffuso una lettera in cui avvertono che partiranno denunce contro quei capitreno che faranno partire i treni senza le previste norme di sicurezza.
Chi ha viaggiato qualche volta su un treno pendolari nelle ore di punta sa perfettamente quali siano le condizioni a bordo, sia per i viaggiatori che per il personale di servizio. Ora, evidentemente stufi di non essere ascoltati i pendolari sembrano decisi a passara a modi più pesanti.
Le norme di sicurezza riguardano principalmente l’affollamento e le condizioni delle vetture (aria condizionata, bagni…). La questione è assai semplice, come la nostra auto è omologata per il trasporto di un numero di viaggiatori e non più, così anche le vetture ferroviarie, a seconda della tipologia, hanno un numero massimo di viaggiatori ammessi. Se questo numero viene superato, minacciano i Comitati dei pendolari, a farne le spese sarà il capotreno che verrà denunciato.
Naturalmente, quella che a prima vista sembra una nuova guerra tra poveri, ha lo scopo di far pressione sui capitreno perchè anche loro diventino parte attiva nel chiedere alle Ferrovie il rispetto di condizioni civili di viaggio.
Le multe con cui (talvolta) le regioni sanzionano i disservizi ferroviari evidentemente non bastano più. I pendolari chiedono che venga garantito sempre ciò che contrattualmente è stato fissato tra Ferrovie e regioni. Invece sovente capita che, oltre a condizioni di viaggio indecenti, si verifichino anche soppressioni di treni (interruzione di pubblico servizio sostengono i pendolari) e poiché non ci sono segnali che indichino un’inversione di tendenza ora si vuole passare a maniere più incisive.
Per i capitreno si profila quindi una nuova grana se il sindacato non prenderà di petto la questione. Perchè è impossibile, nelle condizioni attuali, per il singolo ferroviere, conciliare le esigenze di un’azienda che svolge il servizio con mezzi vecchi e personale ridotto all’osso (o sotto organico) e quelle di chi, costretto a utilizzare quel servizio, pretende giustamente che venga svolto secondo le regole stabilite.
Un fronte comune tra personale dei treni e pendolari non c’è mai stato. Che sia la volta buona?
Il personale dei treni, tranne pochi ottusi scriteriati, sono in grado di capire i disagi che patiscono i pendolari perchè su quei treni ci viaggiano anche loro.
Quello che non possono fare, se non sotto copertura sindacale, sono forme di protesta individuali anche se vanno nel senso che si aspetterebbero i pendolari.
I provvedimenti disciplinari, ormai è così dappertutto, colpiscono duro chi non si allinea.
Era ora! Il pericolo è che tale iniziativa possa però non portare a nulla, nel senso che non credo che le Ferrovie rimangano a vedere impassibili e senza intervenire. Ci vorrebbe la creazione (ma parlo da totale incompetente) di un organismo riconosciuto per legge al quale si possano appellare sia le ferrovie sia gli utenti ed il personale di servizio.
Tutto questo darebbe una garanzia che le proteste non cadano nel vuoto. E’ esperienza che il vero potere è sempre quello che cerca di prevalere e di evitare grane e costi, e per far questo arriva perfino ad inquinare prove, persone, fatti e non solo: anche ad intervenire e corrompere indirettamente le commissioni dove si giudica, con l’avallo ed il dispiegamento di percorsi dei poteri posti più in alto.
Sarebbe la prima volta?
Penso proprio di no! Ma il fatto già che si sia avvertita tale esigenza vuol dire che potremmo essere sulla buona strada.
Difficile conciliare, secondo me, chi è dipendente delle Ferrovie e quindi sottoposto alla loro particolare disciplina e chi è pendolare. Credo che si debba trovare una nuova forma di protesta, senza metterci di mezzo i poveri Capitreno. Forse se la stragrande maggioranza dei pendolari non pagasse il biglietto, il Capotreno sarrebbe ‘salvo’ e le Ferrovie…..credo che anche in Italia, ora, ci sia “l’azione di classe” .