In quella tarda mattinata di sabato degli inizi di giugno destava curiosità quell’ anziana e distinta signora che, seduta ad un tavolo del bar giardino di Largo Cacioli, sorseggiando il tè, guardava fissa la facciata del Teatro Mascagni. I lineamenti facevano intendere la sua origine straniera ed una ormai trascorsa bellezza giovanile.
Le si avvicinano alcune persone, si siedono accanto e le si rivolgono in lingua inglese. Una di loro parla italiano e propone di visitare il Duomo, il Museo della Cattedrale e, magari, anche la Catacomba di S. Mustiola. Essendo direttamente interessato a soddisfare quel progetto mi sono presentato e mi sono permesso di consigliare tempi e modalità di realizzazione. Ed è stato tramite questo approccio, del resto molto apprezzato, che ho potuto svelare l’alone di mistero che aleggiava su quell’enigmatico personaggio e perché stesse osservando così intensamente il Mascagni.
La nostra si chiama June Tobbin Luke, ha fatto per una vita l’attrice di teatro a Londra ed ora, all’età di 85 anni, insieme ad altri amici statunitensi ed italiani, è voluta venire a vedere quel teatro dove, 68 anni fa, nella notte tra il 21 e 22 giugno del 1944, morì suo fratello Thomas William Tobin, soldato sudafricano di appena 21 anni, in quella che è passata alla storia come “la battaglia del teatro” appunto. Il giorno prima era stata a pregare sulla sua tomba, nel cimitero degli Inglesi di Foiano della Chiana.
E’ seguita la visita guidata al Duomo di San Secondiano e alla Catacomba di S. Mustiola. I segni ed i simboli depositati da circa duemila anni di storia e di fede dai Cristiani di Chiusi, ed in particolare il segno della “mandorla” del Duomo, la deposizione del piccolo Aurelio Melizio, la colomba che becca il grappolo d’uva, simbolo della pace intesa come pienezza di vita che si ciba della resurrezione di Cristo, hanno riabilitato, agli occhi dell’anziana signora, questo estremo lembo della Toscana e quello che per lei era stato sempre considerato come un ambiente che evocava pensieri di morte si è trasformato in un luogo di consolazione e di resurrezione. Tanto può, a volte, la tradizione di fede di un popolo.
La ‘spinta egoistica’ dell’essere umano non è altro che una dimostrazione dell’istinto si sopravvivenza: il voler, giustamente e naturalmente, vivere il più a lungo e meglio possible. Guarda caso la famosa teoria ha a che vedere, appunto, con la sopravvivenza. Mi sembra coerente che noi cercheremo di mettere in atto i suoi capisaldi: la suprema importanza dell’individuo (non del ‘tutto’) e il continuo cambiamento verso un sempre più (il collo che si allunga sempre di più ha prodotto la Giraffa, mentre i suoi simili, i cui colli non si sono continuamente allungati sempre di più, sono scomparsi).
Belle parole Donatelli, c’è solo un piccolo particolare che ritengo non vada bene: che quell’immaginazione lì contrasta con la spinta egoistica dell’uomo, e tale spinta egoistica è talmente forte che gli sottostà tutto il resto.Ma se ci si arrende a non cambiare la natura delle cose(e più che altro dell’uomo anzichè spingere per liberarlo dalle zavorre)l’uomo resterà sempre un animale ”intelligente” o ”supposto intelligente”,e crescendo in un ambiente dove l’unica cosa che conta è il proprio profitto per la sopravvivenza crederà lui stesso alla fine di sopravvivere mentre i mondo che ha creato affonderà,portando inevitabilmente a fondo anche lui.Domandiamoci che cos’è che ci fa remare contro:si chiama nostro egoismo.L’esatto contrario del concetto di Socialismo.
L’immaginazione, l’immaginazione…..”(una) forza creativa della mente”….visto che è definita come tale non potrà far altro che creare ciò che non c’è…..siccome nessuno di noi è uguale all’altro mentre l’immaginazione rimane sempre ‘forza creativa’, ne consegue che la sua forza avrà effetti differenti su ognuno di noi. Credo che usare questo come punto di partenza di discussioni sulla fede o altro potrebbe creare un mondo dove la realtà viene riconosciuta da tutti, poi ognuno deciderà se accettarla o no, ma la creazione dell’immaginazione non verrà presa come ‘oro colato’…che differenza c’è fra il ‘malato’ che crede di essere Napoleone e rimane prigioniero della sua immaginazione, e noi che siamo ‘prigionieri’ del concetto di intelligenza, altra creazione dell’immaginazione? L’unica differenza è che non siamo ‘malati’, non ci rendiamo conto dell’immensa forza dell’immaginazione che, se riconosciuta, potrebbe veramente creare un mondo molto più in sintonia con la Natura e con noi stessi.
Donatelli,mi sorprende sempre.O che forse io e lei da lati opposti si possa convergere ed in questo caso ci accorgiamo di sostenere la stessa cosa in quanto al tanto vituperato concetto di evoluzione ?Chissà? Il passato è passato e non si cancella,come non si cancellano gli avvenimenti che hanno portato lutti e miseria e distruzione.Forse Marco con la sua fede ha voluto esprimere la speranza che quella donna abbia cambiato sentimento essendo stata preda di una emozionalità.Ma non tutti sentono come Marco crede che possano sentire e quella sua probabilmente è una interpretazione dovuta a ciò che credeva che quella signora realmente avesse avvisato dentro di sè.Mi permetto di dire che spesso esistono anche lenti deformanti con le quali si giudicano le cose e le emozionalità che passano dentro le persone fino anche a giungere involontariamente a manipolare i loro sentimenti.L’evoluzione qui c’entra poco, semmai c’entra l’involuzione.Un piccolo esempio che porto sempre :Le Madonne di marmo che piangono sangue.Eppure c’è chi dice di averle viste e ci abbia anche parlato.
Allora come la mettiamo ? Mi dia una risposta Donatelli perchè la realtà è una,e non può essere che io abbia visto la Madonna che lacrima sangue ed un altro accanto a me abbia visto che non lacrima.O io oppure l’altro siamo preda di una deformazione della nostra mente.
Per una volta sono d’accordo con Sacco!
Beh certo e meno male per la signora, però ci sarebbe da dire che era anche lo stesso popolo che aveva creato il Fascismo, portato Mussolini ad essere il capo dell’Impero ed a fare la guerra agli altri insieme ad Hitler ed Hiro Hito.Una guerra che avrebbe provocato 60 milioni di morti.Che l’anziana e sensibile signora abbia ammirato ed abbia riflettuto su quei simboli mi sembra normale ma che sia approdata al concetto che quel luogo improvvisamente si sia trasformato ai suoi occhi in un luogo di consolazione e resurrezione mi appare un po’ dubbiosa la cosa.Anche perchè ”la tradizione di fede di un popolo” che si dice che esisteva si era trasformata ben presto in una pasta che aveva fatto accettare tutte le nefandezze del regime.Se fosse stata tradizione di fede servita a ribellarsi all’ingiustizia verso lo stesso popolo e verso gli altri popoli assaliti, lo avrei capito e condiviso,ma la ”grande tradizione di fede di un popolo”pur sforzandomi non riesco a vederla,se non in maniera negativa.