La Primavera è tornata tra la sua gente.Nella saletta del teatro i tre consiglieri eletti (Cioncoloni, Bologni e Barni) hanno illustrato come intendono interpretare il ruolo affidatogli dai cittadini, come si stanno muovendo nel “palazzo” e hanno chiesto suggerimenti, proposte e collaborazione.
I molti interventi che hanno vivacizzato la serata hanno insistito su due temi: il tipo di opposizione che ci si aspetta dai tre (costante, puntuale ma anche di proposta) e sulla situazione poltica locale sempre più sclerotica.
Se sul primo aspetto c’è da sottolineare le proposte che sono state avanzate sia sui temi di ampio interesse e di maggior rilievo (Piano strutturale, turismo…) come sulle piccole manutenzioni (registro on line delle segnalazioni)è sullla situazione politica che forse va fatta qualche considerazione.
In molti hanno rilevato come anche la vicenda referendaria abbia messo in luce l’ormai cronica assenza dei partiti dalla scena locale. E a conferma di questa peculiarità tutta chiusina è stato fatto notare che all’assemblea non era presente nessun esponente di partito (eccettuato Fabio Baglioni di Sel) né alcun consigliere di maggioranza o delle altre due liste presenti alle elezioni.
Ora è del tutto evidente che l’appuntamento fissato dalla Primavera non era di quelli da non mancare assolutamente ma era pur sempre la prima uscita pubblicadi una lista che ha ottenuto sorprendentemente quasi il 30% di consensi.
La totale assenza, non tanto di interlocutori ma almeno di qualche osservatore, ha dimostrato, se ancora ce ne fosse bisogno, che Chiusi è senza guida politicae che malgrado i proclami di partecipazione e confronto si continua come prima e peggio di prima.
La serata insomma ha confermato che il solo soggetto politico in campo oggi a Chiusi è la Primavera. E sulle spalle della neonata formazione grava tutto intero il peso di un rilancio politico del paese, senza il quale è illusorio pensare di risollevare le sorti di questa città.
I molti presenti e i numerosi interventi sono apparsi consapevoli e preoccupati per questo stato di cose ma convinti che nell’attesa di un qualche interlocutore va continuato il lavoro tra la gente; di sensibilizzazione e coinvolgimento. Non sarà facile ma è l’unica strada oggi percorribile.
Temo che la sinistra abbia, per dirla con un titolo azzeccato, “un grande avvenire dietro le spalle” se non si decide a fare i conti con una realtà che non riesce più ad interpretare.
Dalle nostre parti si sono “sperimentate” leggi elettorali, privatizzazioni e flessibilità d’ogni tipo che hanno dato pessimi risultati ma nessuno, pare, ne voglia trarre una qualche conclusione.
Cui prodest?
Caro Luciano, sono d’accordo, ma con un “caveat”: ogni “istituzione”, prima di morire (o ammettere la propria morte) si trasforma (o cerca di farlo). Quindi, aspetto con un po’ d’ansia l’elettroencefalogramma piatto del berlusconismo.
Certo, dal berlinguerismo (ma seppelliamo ‘sto c…zo di mito una volta per tutte, per dio!) in poi è stato tutto un distinguo tra quello che si può (si deve, vorremmo, potremmo, ecc.) e quello che poi è venuto fuori: una risultante immobile. Il problema/fatto è che quando la sinistra crede davvero in quello che fa, ebbene, spacca i muri e le convenzioni! Da qui, occorre ripartire. Caro Tomassoni, non c’è nessun “pulsante”: è il lavoro del giorno per giorno, duro, oscuro, dei militanti che, senza altra mira (poltrona, prebenda e via andare), fanno ciò che deve essere fatto: politica e critica dell’economia politica (detto da un non-marxista, è tutto un programma! :-))
Va bé, basta con le 10 righe (ma quando è che le portiamo a 100?).
XTomassoni. Per forma partito intendo quella che abbiamo conosciuto (Dc, Pci, Psi…) e che in questi anni si replica in forma caricaturale.
Una volta c’erano gli iscritti, le sezioni e gli organi dirigenti avevano funzioni precise che esercitavano.
Oggi il segretario di un partito spesso è un “facente funzioni”. Nell’Udc, tanto per dire, chi comanda il segretario Ceva o Casini che ufficialmente non ha nessuna carica? Negli altri partiti spesso si ripete questo schema. Molti hanno il nome di una persona ben in vista nel logo; per replicare il vota Antonio, vota Antonio di Totò?
Il Pdl può sfiduciare Berlusconi in un congresso? Alfano è stato nominato dal capo o è lì per decisione del partito?
Per non parlare dell’incapacità congenita (forse anche voluta) di rapportarsi con la gente. Che senso hanno questi partiti che non hanno mezzi di informazione (sobri ed economici per carità) con cui comunicare decisioni e raccogliere opinioni e suggerimenti?
Insomma i partiti li vedo come delle associazioni sgangherate, perchè se vogliono cercare il consenso devono organizzatrsi in modo completamente diverso dall’attuale. se invece, come fanno, perseguono il tornaconto di alcuni loro componenti per me e tanti altri cittadini hanno esaurito la funzione che anche la costituzione gli assegnava.
A livello locale avviene naturalmente la stessa cosa, con in più le piccinerie, le clientele e il piccolo cabotaggio.
Bisogna inventare una forma associativa diversa che faccia i conti anche con i moderni mezzi di comunicazione, perchè i partiti o una qualsiasi forma associativa ci è indispensabile per esercitare la politica, ma questi ferri vecchi non servono più.
la posizione di Romano (Romanini) coincide con quella di tanti amici e compagni del PD secondo cui non c’è soluzione di continuità fra PCI, PDS, DS e PD. Sono così tanti che magari avranno davvero ragione 🙂
Almeno dal 1999 (ma per alcuni aspetti già dal 1996) la rinuncia alla propria identità da aprte del PDS, DS PD è avvenuta per connivenza con e non per paura di, Tutta una serie di questioni sono state condivise: conflitto di interessi, normativa sulle telecomunicazioni e quotazione mediaset in pieno governo dell’ulivo. Per non parlare delle questioni legate alla giustizia sia in termini di legislazione che culturali. Il revisionismo su Mani Pulite (in cui i fatti sono stati letteralmente rovesciati per cui i condannati rei confessi sono diventati perseguitati e martiri) si è potuto dispiegare anche grazie ad una sostanziale (anche se tacita) condivisione. La questione morale che dopo tangentopoli era LA questione su cui impegnarsi è stata bellamente rifiutata. E ancora: la prima riforma liberista che ha avviato lo smantellamento della scuola pubblica in favore di quella privata è di Berlinguer. Per non parlare delle riforme della Previdenza
con l’annientamento del TFR a favore dei Fondi Pensione…. Devo continuare?
Fiorani, ne citerei anche altri. Ad esempio, certe pratiche di clientelismo portano ad un controllo amministrativo che non dovrebbe certo competere ad un partito (senza parlare dell’ingiustizia e dei costi derivanti da tale pratica).
Ma cosa intendi per “forma partito”?
D’acordo sul “minimo sindacale” richiesto da Sorbera. Per i partiti però, e lo vediamo anche a Chiusi, i problemi che si sono aperti negli anni sono talmente tanti e di tale portata che difficilmente, ritengo, ne verranno fuori nel breve-medio periodo.
Solo per citare alcuni aspetti che riguardano tutti ma che dovrebbero essere più a cuore a quelli di sinistra: Chi decide cosa (democrazia interna), presenza e rapporto col mondo della rete, intreccio politica-affari, la politica come mestiere (carrierismo), la legalità e il rispetto delle regole ed infine, non certo per importanza la “forma partito”.
Non mi paiono questioncine affrontabili da un ceto ammaliato dalle cerimonie e dai simboli del potere.
X Sorbera.
Mi piace e condivido, ma dov’è il pulsante? 😉
L’unica nota che eventualmente farei è la lettura di una sinistra che è così perché ammaliata dal suo stesso ombelico (bell’immagine, complimenti) e che ha rinunciato alla propria identità per evitare di fare il gioco dell’avversario.
Ho il sospetto che la sinistra non sia meglio della destra in quanto a loschi figuri ed obiettivi. Semplicemente, manca di un leader indiscusso, attraverso il quale possa dare il peggio di sé. Dopotutto, con Craxi il PSI andò piuttosto vicino al modello Berlusconiano…
Va recuperato il ruolo politico tout court della politica. Né i Berlusconi, né i Dalema dovrebbero trovar spazio in partiti minimamente degni di quel nome.
Non penso (e, quindi, non dico) che i partiti non ci siano più o che non “servano”. Mi pare che siano strumenti, come dire, arrugginiti.
Una destra che si è rivelata un volgare ricettacolo di idiots servants (il caso “nipote di Mubarak” è l’ultimo della serie
“passare da scemi, pur di negare l’evidenza”) quando non dei grassatori conclamati (fondazioni, banche, expo, poltrone prese d’assalto da loschi figuri con fedine penali da brivido),
una sinistra ammaliata dal proprio ombelico, pavida e incapace di guardare oltre la narrazione che le hanno costruito intorno,
per paura di fare il gioco dell’avversario ha rinunciato persino alla propria identità e, in mezzo, un paese che affonda in un last waltz degno del Titanic.
I referendum e le amministrative hanno dato chiari segnali: il cartoon disegnato dalla premiata BBT non diverte più; ci sono potenzialità che premono e vogliono la scena.
E vogliono pulizia: dell’ambiente “natura” (acqua, nucleare, ecc.), dell’ambiente “cultura” (ripristinare il “male” della legalità e del decoro delle istituzioni, l’accoglienza dello straniero senza demonizzarlo o umiliarlo (campi di accoglienza degni del peggior guantanamo), ecc.) e dell’ambiente “politica” (basta con i vari Dalema & Co).
Interpretare i segnali e offrirne un senso in coerenza con un orizzonte politico che sia raccordo e promozione delle diverse istanze che premono, senza fare la parte delle verginelle offese cui è stato dato il pizzicotto sulla “mela” (ma disposte “in segreto” a giochi degni della peggiore pornografia) è il “minimo sindacale” che si chiede a gente che bisognerebbe scendesse giù dal cielo dove si è messa o, se non vuol scendere, che almeno ci rimanga per sempre.
X Sorbera e Romanini.
Se da una parte l’idea che i partiti non esistano più potrebbe anche allettarmi, dall’altra vedo molte difficoltà ad immaginare una nazione che prescinda da essi.
Come sarà possibile tenere sotto controllo le lobby di potere se viene a mancare l’autorità di controparti politiche in grado di rappresentare una consistente fetta di popolazione?
Ieri sera non ero presente ma voglio comunque esprimere una mia considerazione sulla mancata presenza dei partiti e di come questi ormai non rappresentino più nulla. Anzi non esistano più. Lascio a Paolo (Scattoni) l’illusione (pia) di continuare a vagheggiare una possibilità di rinascita o meglio di autorigenerazione dei medesimi. Credo che attardarsi ancora in queste considerazioni sia un inutile spreco di energie. Molto più utile e produttivo (oltreche realistico) è che la Primavera prosegua per la sua strada di ricerca continua di un rapporto diretto e trasparente con la cittadinanza- Promuovendo in tutte le forme la partecipazione e pratiacandola come metodo strutturale. Del resto il successo delle elezioni dimostra la bontà del metodo. A presto
Il PD, come “istituzione”, si limita a “galleggiare” con molte fisime e puzza sotto al naso dei suoi dirigenti (il caso Milano è emblematico: avevano già pronto il comunicato del “ve l’avevamo detto” nel caso di bocciatura Pisapia); ma c’è il suo mondo di militanti straordinari e delle loro potenzialità che, di questo passo, si perderanno. Ha ragione Luca Scaramelli quando comunica il suo fastidio per la prontezza che ha mostrato Bersani nel salire sul carro della vittoria. Però direi che converrà smetterla di misurarsi sempre a partire dal PD, come se occorresse tutte le volte esplicitare ciò che non si è e quel che non si vuole. Se ci sono le gambe per camminare, allora lo si può fare da soli, “a prescindere” :-).
Paolo, lo Scaramel-pensiero è quello che a suo tempo Egli Stesso ha postato su http://www.chiusinews.it: istituzionalizzare il dissenso.
Non era mica istituzionale l’incontro nella saletta del teatro…
Quello che dice Paolo Scattoni è molto ragionevole.
Io credo però che questi partiti abbiano fatto il loro tempo e non c’è più da aspettarsi alcuna ragionevolezza.
Come dice il poeta:
“Viandante non c’è un cammino,
la via si fa con l’andare”
Vedremo il futuro cosa ci riserverà, ma certo non ci sarà più posto per i partiti che abbiamo conosciuto.
Debbo riconoscere, con qualche imbarazzo, che un minimo di presenza PD ci poteva essere ieri alla saletta. Sarebbe stato opportuno anche un interventino di un consigliere di maggioranza, magari soltanto per fare gli auguri e dire che una delle condizioni per il funzionamento dell’Amministrazione è quello di una minoranza efficiente nel controllo della maggioranza.
Secondo me nel Partito Democratico di Chiusi non si è ancora capito che negli ultimi anni c’è stato un profondo cambiamento nella comunicazione politica. L’ultima e definitiva prova è stato il referendum dove la comunicazione della rete ha pesato molto più di quella modesta dei partiti. A Chiusi invece il PD si muove su vecchie pratiche ormai perdenti. Non si può pensare di non riconoscere il ruolo della lista Primavera che ha avuto la fiducia del 27% dell’elettorato, né che il confronto sia limitato al solo Consiglio comunale e non al più ampio confronto politico locale.
In una delle rarissime occasioni di confronto all’interno del partito ho sentito un personaggio che ha avuto un ruolo primario nella vita politica locale vantarsi di non utilizzare gli SMS e tutti gli altri “marchingegni di oggi”. Così non si va da nessuna parte. Anche il pervicace rifiuto di molti PD di non volersi confrontare su questo blog è un segnale poco rassicurante, non tanto per chiusiblog, ma per il PD:
c’è un gruppo di persone che ormai da decenni è sempre presente ad ogni iniziativa politica, tranne rarissime eccezioni sono tutte persone che non hanno mai avuto una seggiola sotto al sedere che la politica quella buona fatta per passione ce l’hanno nel sangue, che erano presenti ieri sera, che erano presenti giovedi scorso alla serata sui referendum, che sono presenti da sempre dove si parla di politica.
Molte di quelle persone sono tra gli animatori della primavera di chiusi, proveranno a fare anche in futuro quello che hanno fatto in passato: tenere vivo il dibattito politico che a chiusi sembra essere in coma quasi irreversibile, non porteranno “600 persone al teatro” (in realtà erano circa 310) una volta ogni cinque anni, si accontenteranno di portarne regolarmente 50 nei vari luoghi di discussione, perchè è vero che qualcosa si muove ma il berlusconismo di destra e di sinistra che ci ha attanagliato come una piovrà non sarà facile da rimuovere.