Ieri alla messa delle 11 il vescovo Rodolfo Cetoloni ha comunicato le sue decisioni in merito al futuro della parrocchia di Santa Maria della Pace.
Don Antonio assumerà ulteriori incarchi in curia sin da settembre. Il trasferimento definitivo invece avverrà nel tempo- Dovrà essere individuato un successore che sostituirà don Antonio dopo un congruo periodo di transizione che al momento non è possibile quantificare.
In colloqui con i parrocchiani don Antonio ha ribadito quando aveva già detto all’indomani della prima comunicazione del vescovo: la sua accettazione di quanto deciso per l’obbedienza che si deve al vescovo.
Quello che è stato costruito intorno alla parrocchia negli ultimi vent’anni è sistema complesso di opere e attività che è difficile comprendere nella sua interezza. Sarà interessante vedere come questa transizione verrà gestita e se quel sistema potrà continuare ad esistere. Si spera soltanto che chi ha preso la decisione di questa complessità sia consapevole.
Claudio (Provvedi) veramente la partecipazione è quello che ho letto nell’attività della parrocchia di Santa Maria della Pace. A me stato chiesto di dare il mio modestissimo contributo nel comitato scientifico della LUBIT, in teoria attività della diocesi, in realtà in grandissima parte della parrocchia. Vi partecipa Andrea Giambetti e molti altri. Una partecipazione collettiva è quella di una iniziativa analoga (diocesana di fatto in gran parte parrocchiale) che è la ONLUS “Amici di Betlemme”. Un coinvolgimento ancora più collettivo è quello della festa patronale. Poco so del locale centro di ascolto Caritas ma da quello che si puà capire vi partecipano con ruoli assai diversi molte persone. Così le iniziative per l’integrazione degli immigrati con moltissime iniziative (lezioni di italiano, ascolto e consulenza, etc.). La stessa partecipazione per i campi estivi e si potrebbe continuare a lungo. Nessun superman soltanto un capace iniziatore e coordinatore. Se ci doveva essere una condivisione di queste esperienze si doveva a mio avviso organizzare in maniera diversa. Ora i laici di buona volontà dicono che cercheranno di procedere comunque. Bene, ma forse prima si dovrebbe capire la complessità di quanto è stato costruito.
E il gruppo “insieme per Don Antonio” è stat cancelato da facebook e i ragazzi della parrocchia dopo aver annnciato una lettera al vescovo, per esprimere la loro opnione e il loro disappunto per il trasferimento di Don Antonio, hanno deciso di non scrivere niente. Di non inviare nessuna lettera: “volere di Don Antonio” ha scritto Giulia Fuccelli, animatrice del gruppo Facebook, nell’annunciare la decisione di soprassedere… Le decisione è presa, il parroco ha espresso il suo “obbedisco”, i parrochiani si sono allineati. Nessuna tempesta all’orizzonte. Evidentemente il vescovo ha saputo essere convincente e di sicuro lascerà tutto il tempo necessario a Don Antonio e al suo successore per il passaggio di consegne…
Due persone dicono “Chiesa” e subito entrano in ballo, come minimo, tre idee diverse…! Societas perfecta, Corpo di Cristo, Popolo di Dio, Sacramento di salvezza per l’ unità di tutto il genere umano… potrei citarne un’ altra dozzina. Tutte definizioni vere e tutte parziali! Ma da ciò che si intende per Chiesa dipende la questione dei ministri, non viceversa! Lo schema in vigore da qualche secolo è grosso modo questo: “una parrocchia – un Papa” schema questo che ha il pregio della semplicità, ma che obbliga il parroco a dare risposte pastoralmente efficaci in prima persona e su tutti i fronti. In sostanza gli si chiede di essere un superman. Chi ha un Don Antonio, bene, gli altri… pazienza! Da decenni i vescovi italiani invitano le singole diocesi a dotarsi di “unità pastorali” cioè di equipes di presbiteri diaconi e altri ministri laici e religiosi per il governo collegiale e fraterno di un territorio. Secondo me la vera questione è questa! Secondo voi la complessità della parrocchia di Chiusi scalo o di altre parrocchie verso quale soluzione orienta?