I festeggiamenti in onore di S. Mustiola, iniziati il 22 giugno e conclusisi il 4 luglio, hanno avuto quest’anno una forte caratterizzazione ecclesiale e sono stati uno specchio abbastanza fedele di quella che è la situazione socio culturale del paese. Sottolineatura dell’ aspetto ecclesiale – dicevamo – non solo per la celebrazione del 60° dell’ordinazione sacerdotale di Don Mosè, che ha dato senso e sapore alla storia degli ultimi decenni, ma anche per l’andirivieni di notizie riguardanti la venuta del sacerdote che prenderà la guida delle parrocchie nel momento, ormai imminente, in cui Padre Daniele Belussi, dopo circa quattro anni di gloriosa permanenza nella Chiesa di Chiusi città, rientrerà nei ranghi del Pime. Le notizie trapelano di riflesso a quanto avviene nella parrocchia sorella gemella di Chiusi Scalo, nella quale si paventano radicali cambiamenti.
Per molti la storica rievocazione della traversata del lago con la tradizionale benedizione è vissuta nel clima dell’attesa di questa notizia. Di conseguenza si riflette sulla Chiesa e nella quiete dell’ambiente lacustre, reso ancor più suggestivo dalla notte di luna piena, riecheggiano le parole di Carlo Carretto: “Quanto mi sei contestabile, Chiesa, eppure quanto ti amo! Quanto mi hai fatto soffrire , eppure quanto a te devo! Hai il potere di darmi la santità e sei fatta, dal primo all’ultimo, di soli peccatori. No, non posso liberarmi di te, perché sono te, pur non essendo completamente te”.
Anche il giorno della festa è vissuto nell’attesa di un annuncio ma tutto tace e nessuno chiede spiegazioni. Forse per quel pudore che, tutto sommato, è rispetto e amore alla Chiesa. Come da tradizione Piazza Duomo, la sera di martedì 3, diventa il salotto buono dove si ritrova la grande famiglia paesana per applaudire gli sportivi “puri” premiati al “Fair Play Mecenate”, per gioire della bella musica della Filarmonica Città di Chiusi e per compiacersi del cittadino benemerito e si riversa poi in duomo per la solenne benedizione della Città.
Festeggiamenti patronali come specchio della realtà paesana che vede nella Banca Valdichiana il motore economico e lo sponsor di ogni iniziativa, che è capace di organizzare eventi prestigiosi come la processione di S. Mustiola con la straordinaria esibizione equestre in Piazza Duomo, che comunque deve essere rivista e perfezionata perché possa esprimere al massimo tutta la sua bellezza e potenzialità.
E’ apparsa una comunità che sa riflettere sulla propria storia e sulle proprie ricchezze culturali, anche se stenta nella capacità di rinnovamento e, soprattutto, di dialogo, come ha dimostrato la tavola rotonda svoltasi nell’ orto vescovile il 26 giugno. E’ una comunità capace di inventare iniziative come la Notte Blu, che ha registrato una insperata affluenza di persone, di adattarsi a soluzioni nuove come il Concerto vocale di Animata Concentrum, di non rinunciare allo spirito critico dinanzi ai vip di turno, come è avvenuto durante il Premio artistico Porsenna.
E’ apparsa in sintesi una comunità paesana in bilico tra un passato glorioso, un presente fiacco ed un futuro incerto, ricca di grandi ricchezze culturali ma anche di ataviche contraddizioni. E la Chiesa che è in Chiusi si presenta come espressione di questa società: contraddittoria e turbolenta, mai anonima e indifferente, per lo più viva e vivace. E questa è la Chiesa che si troverà a guidare Don Azelio Mariani, la cui nomina a parroco è stata annunciata dal Vescovo Mons Cetoloni domenica 8 luglio. E dopo i festeggiamenti patronali del 2012 inizia così un capitolo nuovo ed entusiasmante della storia sacra della Chiesa di Chiusi che affonda le sue radici nel sangue dei martiri e nei primordi del Cristianesimo.
Forse la Chiesa è specchio di questo paese (e speriamo che ci si limiti alla minuscola), ma la cosa non depone a favore di nessuno dei due.
Dal tuo articolo, Marco, mi pare che tu faccia un parallelo tra specchiate opacità: quella palesata dalla gerarchia eclesiastica in merito allo “scozzaprete” in atto, e quella ben espressa dagli amministratori del nostro comune.
Per come la vedo io il parallelo cessa non appena ci si rende conto che l’appartenenza ad un credo religioso è libero, mentre gli oneri ed i diritti dati dalla cittadinanza non lo sono.
Quindi, se per un credente può andar bene accettare l’infallibilità del Papa, per un laico (quelli veri, non quelli millanati in recenti articoli) mettere in discussione modi e scelte di governo è un indiscutibile dovere.
Per favore evitiamo vuoti paragoni tra strutture laiche ed eclesiastiche: all’estero già ci ridono dietro per i patti lateranensi…