di Carlo Giulietti
Da sostenitore di forme di produzione di energie con fonti rinnovabili oltre che dell’efficientamento energetico, sapere che ci fosse la possibilità di realizzare una centrale a biogas in zona non mi disturbava, in quanto tale, tutt’altro, anche se non ho neppure ben capito quali materiali si volessero utilizzare per la produzione del gas. Purtroppo, spesso accade che una proposta apparentemente positiva, possa rivelarsi l’opposto.
Adesso si apprende che, almeno da quanto scritto su Primapagina online, non se ne farà più niente, anche per “per i vincoli imposti dalle norme di tutela del Lago di Chiusi” e mi pare ovvio.
Certamente, la localizzazione di questa centrale sul lago di Chiusi non sembrava molto sensata, a meno che non si pensasse di farla funzionare anche con le cannucce e con le alghe del chiaro…e anche fosse, così lontana dai centri abitati e quindi senza la possibilità di sfruttare oltre alla produzione di energia elettrica, anche calore e freddo, (la cosiddetta trigenerazione) il rendimento non sarebbe stato conveniente per la collettività, di per se. La convenienza ci sarebbe stata solo per i costruttori, in minima parte per i proprietari dei terreni e il contributo alla redditività sarebbe ricaduto sulla bolletta dell’ENEL che tutti noi paghiamo (in sintesi).
Il discorso sulla produzione da fonti rinnovabili in genere, meriterebbe comunque una riflessione approfondita, perché si sta rischiando di trasformare una risorsa indispensabile al nostro futuro in una pura speculazione e come è logico, la speculazione mira al solo scopo del profitto trascurando tutte le precauzioni che dovrebbero accompagnare l’impiego delle varie forme di produzione energetica in questione.
Si arriva così a realizzare ettari di campi fotovoltaici in terreni fertili se non fertilissimi e che per di più poi per decenni dovranno essere diserbati chimicamente, centrali a biomassa in zone dove le biomasse non ci sono a sufficienza e/o non c’è neppure la possibilità di trattarle, per cui prima di impiegarle si mandano un po’ in giro per l’Italia (c’è un esempio non molto lontano) e così via dicendo.
L’Italia è piena di casi simili o anche peggiori di questo del lago e in conseguenza cosa succede? Succede che alcuni Italiani si incavolano e cominciano a far “barricate” per impedire la realizzazione di questi aborti, solo alcuni che non sono sotto casa o non emettono puzze strane o sorgono in zone dove la criminalità e la speculazione dettano legge, passano nel silenzio.
Il pericolo in una situazione così è che si moltiplichino movimenti del “no nel mio cortile” per qualunque cosa e questo non è bene (Il fenomeno è così diffuso che ha anche un nome, “Nimby”, dall’acronimo inglese che sta per”Not in my back yard”, che si può tradurre proprio: “ non nel mio cortile”). Non è bene perché se vogliamo continuare ad avere la luce in casa, ( anche per la spazzatura la situazione è simile ed andrebbe affrontata nella stessa maniera), ma non la vogliamo prodotta col nucleare (per fortuna!), non la vogliamo con il petrolio, no con il carbone, no con il gas, no con il geotermico, no con la spazzatura, no con le biomasse, con l’eolico ecc. o almeno no nel nostro cortile ( cosa che però vale per i proprietari di tutti i cortili), come possiamo fare?
La prima cosa ovviamente è puntare sull’efficientamento energetico di case e aziende, poi però, a mio parere, c’è la necessità di studiare un piano energetico che porti a far si che ogni zona riesca a produrre energia, almeno proporzionale a quanta ne consuma, individuando la forma di produzione che meglio le si confà e che una autorità o una commissione indipendente, quindi non di nomina solo politica, scelga, in base a criteri scientifici, ambientali, logistici e della possibilità di reperimento delle materie prime da impiegare, la migliore sistemazione potenziale per la o le strutture, prima dell’arrivo della speculazione.
Questo, indipendentemente dal fatto che la zona abbia siti di pregio paesaggistico, archeologico o altro, diversamente in Italia non si costruirebbe nulla, certamente non come in quest’ultimo caso o sulle rovine di un tempio!
Concludendo, ci sarebbe bisogno che a livello politico, partendo anche da quello locale, ma pure di opinione pubblica, ci si muovesse in questo senso, prima possibile…