Nel Corriere della Sera del 18 Agosto a firma Ettore Mo, appare un servizio sulla prostituzione in Bangladesh e precisamente nelle aree di Faridpur e Bania Shantia. Leggerlo dà i brividi. Bambine di 12-13 anni avviate alla prostituzione vengono obbligate dalla mafia, che detiene i bordelli, ad assumere pillole che servono ad ingrassare le vacche da allevamento e destinate al macello, per far assumere connotati fisici più attraenti alle giovani per stimolare la cultura sessuale locale riservata all’uso degli uomini .
In pratica non è solo l’obbligo alla prostituzione che viene effettuato a partire dalle famiglie che vendono i loro figli ai bordelli per liberarsene e incassare denaro ma siamo anche in presenza di un trattamento disumano dato dall’assunzione della famosa “Cow Pill”. Tale farmaco produce dopo l’assunzione malattie inguaribili come il diabete e modifica la superfice del derma che stravolge la struttura della pelle delle donne facendola ricoprire di pustole. Credo che aberrazioni umane più marcate di queste non ce ne possano essere ma Ettore Mo, che per me rimane veramente “un mito” di giornalista reporter, mi sembra strano che con la sua carriera si meravigli di tali situazioni.
Certo, queste sono situazioni limite anche in tale campo di osservazione, ma il terzo mondo asiatico riserva talvolta sorprese che solo a chi non le vuol vedere non vengono mostrate e rese note. Sono poco meno di 40 anni che, in veste di fotografo, spesso ripercorro la mitica Falkland Road a Mumbai nel quartier mussulmano e l’emozione mista al raccapriccio ma anche alla volontà di documentazione prende il sopravvento dentro di me. Posseggo qualche migliaio di scatti letteralmente rubati in questa area “off limits” anche al più esperto “image hunter”; sia per la difficoltà operativa sia per il pericolo che si corre.
Centomila fra prostitute e travestiti affollano le luride stamberghe mentre in alcuni bordelli i miei occhi hanno visto anche donne legate con le catene e ceppi al muro per il pericolo che scappino, vendute dalle rispettive famiglie alle madam tenutarie dei bordelli. Ettore Mo dovrebbe -e forse l’avrà anche fatto- farsi un giretto dentro Falkland Road e le fumerie clandestine d’oppio a Suklaji Street per vedere forse che ciò che ha visto in Bangladesh è senz’altro la punta di un Iceberg e in India, precisamente nel distretto di Kamathipura in Mumbai, è la stessa situazione in macroscopia, tale da far nominare il quadrilatero Falkland, Road, Suklaji Street, Foras Road, Mohamed Ali Jinnah Road il quartiere a “Luci Rosse£ più grande dell’Asia.
Ho una notevole documentazione fotografica di qualità su tale tema che adesso si trova sotto la gestione amministrativa della Onlus “The Face of Asia” e per osservarla si può entrare nel sito web www.thefaceofasia.org, cliccare su Galleries poi su India e infine procedere lentamente cliccando sulla cartella Falkland Road ed aprendo il sonoro. Si viaggerà non dentro i bordelli poiché all’interno è impossibile fotografare (un solo libro fotografico al mondo di Mary Ellen Mark è stato fatto su tale argomento ) ma al di fuori osservando le prostitute e la loro condizione dentro le “Cages” si chiamano così le Gabbie di Bombay.
Mi viene alla mente che se una Associazione come “La Goccia” si facesse promotrice insieme a Comuni del territorio per una manifestazione incontro con Ettore Mo su tale tema potrebbe essere una iniziativa molto proficua per la divulgazione di tali problematiche sociali che adesso non riguardano solo il terzo mondo ma anche il “Terzo Mondo” dentro il nostro Mondo.
The Face of Asia potrebbe mettere a disposizione il proprio materiale fotografico esistente su tale argomento e farne una mostra a contorno di tale manifestazione di livello qualitativo fotografico e sociale. Una proposta che se sostenuta opportunamente potrebbe essere un fiore all’occhiello anche a livello nazionale data senz’altro l’attualità dell’argomento e la difficoltà di reperimento di detto materiale assemblato in anni di tentativi, molti dei quali andati a vuoto e improduttivi.
Il tema di Falkland Road sarebbe, se opportunamente e intelligentemente organizzato, un motivo di grande richiamo per molti. “Alea iacta est”, sperando di non ricevere dall’Associazionismo e dalle Pubbliche Aministrazioni la risposta che dettero i soldati di Cesare quando varcò il Rubicone, trattandosi di “Dado”: ‘’…porca miseria…anche oggi brodo !
E’ chiaro che per l’importanza dell’argomento il comitato promotore della Goccia potrebbe prospettare la cosa ad altri comuni ed indire non un incontro ma una serie di incontri su tale tematica.Io credo che il nome di Ettore Mo potrebbe essere accattivante per attrarre più gente possibile e se opportunamente pubblicizzato i Comuni limitrofi dovrebbero anche loro trovare delle vie di intervento e di sostegno e partecipazione.Capisco che un nome come Ettore Mo non possa essere di facile reperimento e disponibilità ma visto anche che il suo articolo ha ricevuto spazio nel Corriere della Sera per il quale lui stesso scrive, potrebbe essere un valore aggiunto in più se accettasse di presenziare di persona.Dovrebbe essere secondo me una cosa stabilita abbastanza prima e che coinvolga più gente possibile; che rimanga racchiusa dentro La Goccia con tutto il rispetto la vedo riduttiva non per il possibile livello dell’auditorio e relativa partecipazione ma per l’esiguo numero di persone coinvolte.Incontriamoci e parliamone.
Leggo solo ora e anche se è inutile dirlo, con raccapriccio e profonda indignazione per l’argomento trattato.
Il fatto che più mi rattrista in questi casi è che ci sia gente che possa approfittare di queste povere creature per soddisfare brutali desideri animaleschi, se potessi li “castrerei” tanto volentieri.
Faccio parte anche io della Goccia e sono senz’altro d’accordo con Luana, anche se mi rendo conto che poco potremo risolvere, ma intanto facciamo la nostra parte, chissà…
Carlo (Sacco) grazie per l’opportunità che ci offri, mi prendo la responsabilità di aderire a questa iniziativa anche senza passare dall’Assemblea dei Soci, dato che su questo argomento c’è una sensibilità unanime dell’Associazione.
Nei prossimi giorni ti contatto personalmente e vediamo di organizzarci. Ciao Luana