In un recente post è stato scritto che “Chiusi DEVE essere ripopolata prima di tutto“, dove per Chiusi si intende soprattutto il centro storico.
Ma come può avvenire questa ripopolamento? Mettendo a disposizione abitazioni e parcheggi, il tutto sostenuto da un potenziamento dell’attività turistica.
A me pare che si proponga di agire sugli effetti piuttosto che sulle cause del declino così spesso lamentato. Propongo una diversa chiave di lettura: il declino è comune a tutti i centri di questa zona perché frutto di una tendenza molto più generale che vede una strategia di rafforzamento delle grandi aree urbane piuttosto che di quelle più periferiche.
I piccoli comuni che crescono sono quelli più prossimi, mentre declinano quelle più lontane.
I pendolari che la mattina prendono un treno per Roma da Chiusi sono meno di un terzo da quelli che lo prendono da Orvieto. Se come si ipotizza che i tempi di percorrenza per Roma, dopo la disconnessione delle stazioni intermedie dalla direttissima, aumenterà di 20/30 minuti progressivamente la stazione di Orvieto vedrà ridursi i pendolari di due terzi e così Chiusi.
Un ragionamento simile si può fare per l’eliminazione dei piccoli tribunali. Anche la riorganizzazione delle province andrà in questa direzione. D’altra parte anche le strategie della Unione Europea puntano alla riorganizzazione delle grandi città (riorganizzazione in smart cities) piuttosto che alle reti urbane periferiche che per altro sono una caratteristica soprattutto italiana.
Il declino non è soltanto di Chiusi, ma anche degli altri centri. Si pensi a Chianciano che è in una situazione anche più grave, ma anche Sarteano, Cetona, Montepulciano, etc. Qualcuno potrà andare un po’ meno peggio attraverso azioni a margine, ma questa è la situazione della nostra zona. Non si può quindi pensare di addossare le responsabile alla “perfida” Sovrintendenza che mette il bastone fra le ruote dello sviluppo. Quello che invece dovremmo fare, sempre ovviamente a mio modestissimo parere, studiare una strategia un po’ più complessa.
Se fossi uno degli assessori di Chiusi sarei molto preoccupato, non ci dormirei la notte, pensando alla crisi che investe la città (tra fabbriche in cassa integrazionne, negozi che chiudono, servizi che calano, treni che non si fermano, ospedali che non funzionano, ragazzi che non trovano lavoro……). Non mi basterebbe un po’ di gente alla festa del paese per tirare un sospiro di sollievo o ostentare ottimismo… Sarei preoccupato per le scuole che anche quest’anno si salvano per il rotto della cuffia e “reggono” solo per il numero di studenti stranieri. sarei preoccupato per le decine (centinaia forse) di famiglie che non ce la fanno a pagare le bollette e l’affitto… Sarei preoccupato per la crisi del Monte dei Paschi… Sarei preoccupato dell’assenza di compratori per i due lotti del centro carni e per il futuro di un centro merci che non ha forse più alcuna ragione di esistere o possibilità di operare… sarei preoccupato per un turismo che non decolla, per la debacle di Chianciano, per il lago in secca… e ancora di più per l’apatia della gente, per la disabitudine a discutere, a elaborare idee, progetti e a confrontarsi su di essi… Sarei insomma preoccupato per un sacco di cose. Ma io non sono un’amministratore di Chiusi , vedo le cose da un’altra angolazione. Chissà se gli amministarori sono preocupati anche loro…
Per quanto ne ne possa sapere mi sembra che le varie richieste dello Scattoni siano legittime e fondate sui fatti.
Le ‘non risposte’ si inquadrano, credo, nello scenario di Chiusi.
Talvolta parlare del passato permette di non commettere gli stessi errori. Quello che si deve evitare è che sia il chiacchiericcio a prevalere. Si vuole parlare del futuro? allora si approfondiscano in maniera seria i problemi di oggi (a cominciare da una seria valutazione delle potenzialità di recupero). Questo è stato deciso, ma non è stato ancora fatto. Posso chiedere che si faccia o è rivangare il passato?
Ripeto per l’ennesima volta. Una cosa è ciò che è stato fatto, un’altra cosa è ciò che si potrebbe fare, ed infine la politica è una faccenda che richiederebbe volumi per parlarne, specialmente nel nostro Paese. Ed è per questo che non parlo di ‘ politica’, ma di cose che sono state fatte, ovviamente, ed altre non, altrettanto ovviamente. Poi se uno non vuol riconoscere lo stato delle cose, beh una delle ragioni per cui il mondo è bello è perchè è vario!
“Vox populi” non sempre è “vox dei”. La voce del popolo negli anni ’80 era messa sù per dire che il progetto dell’area Baldetti sarebbe stato il motore dello sviluppo. Quanti cercavano di ostacolarlo avevano chissa quali interessi personali. Poi si è visto come è andata a finire. Ripeto, se ci sono problemi con l’applicazione della normativa si tirino fuori. Chi ha la possibilità poi di verificarli lo faccia. Chi ne ha il potere può anche chiedere una commissione consiliare sul tema e si risolvano, se ci sono, problemi di gestione degli strumenti urbanistici e dei vincoli. Non diciamo, però, che è questa la causa del declino. Ma lo ripetio ancora: perché non si va a vedere quante sono le potenzialità di recupero con un censimento che è già stato deciso da diversi mesi.
X Scattoni. D’accordissimo sul fatto che ci debbano essere, e rispettate, leggi urbanistiche a di conservazione del patrimonio artistico – storico – paesaggistico, ma a Chiusi non si può mettere un chiodo senza dover fare la trafila per varie autorizzazioni che passano in ‘sesto’ piano in alcuni casi, questo non soltanto per Chiusi, ovviamente. Un esempio, tempo fa una ditta venne a Chiusi per fare un LAVORETTO semplice, semplice (non a casa nostra). Il commento del propretario: mai più a Chiusi!
Non ho tirato in ballo il P.D., ho semplicemente detto quello che è stato fatto a Chiusi e poi ho aggiunto: “che sia stato il P.D., o qualcosa d’altro, o tizio caio o sempronio, ciò no toglie che questo è stato l’andazzo a Chiusi negli ultimi sette anni. La mia attenzione è rivolta a ciò che è stato fatto e a ciò che, credo, si potrebbe invece fare. Cose che, credo, tutti siano al corrente, per lo meno parlando con varie persone.
X Roberto Donatelli. In un comemnto ad altro post hai scritto: “…..infrastrutture prima di tutto, sembra che Monti sia intenzionato a favorite questo. Seconda, allentare la MORSA che le Belle Arti (ah), i regolamenti urbanistici, e quant’altro sembrano avere SOLTANTO a Chiusi.” ora tiri in ballo il PD o altri. Per ristrutturare ci sono regole. Purtroppo in passato sono stati addirittura distrutti interin edifici e fatta passare la ricostruzione come “restauro e consolidamento” (sic). Ora invece ci sarebbe una sorta di congiura per non far ristrutturare. A me sembra piuttosto strano. Vediamo i singoli casi. I consiglieri hanno molti strumenti per farlo. Intanto, però, io aspetto ancora una risposta alla mia domanda. Che fine ha fatto il famoso censimento del patrimonio edilizio non utilizzato, già deliberato? prima vediamo quali e quante sono queste case e poi ragioniamo su come poter intervenire secondo le regole della conservazione, che ormai sono, a livello disciplinare e di pratica, abbastanza consolidate.
Il commento del Cioncoloni rispecchia, secondo me la realtà attuale, che poi il Sig. Cioncoloni sia il capogruppo della Primavera non toglie che il suo articolo, ripeto, rispecchi l’attuale situazione di Chiusi. Il pezzettino che si riferisce ” all’impossibilità di poter eseguire ristrutturazioni, anche minime…” è un dato di fatto testimoniato da moltissime persone e ditte. Che la colpa sia del P.D. o di qualcosa altro, o di tizio, caio o sempronio non toglie che questo è stato l’andazzo di Chiusi negli ultimi 7 anni. Andazzo che non sembra voler essere cambiato. Bye, bye ripopolamento, bye, bye ripopolamento senza ,ovviamente, parlare dei parcheggi.
Si Giorgio, avevo capito diversamente ma venendo dal capogruppo della Primavera pensavo tu parlassi ex-cathedra. In ogni caso temo che sia un cane che si mangia la coda. Le forze economiche, sociali e culturali sono parte di un sistema e chi – e in base a quale credibilità personale – potrà metterle intorno a un tavolo a discutere? Ognuno penserà che l’altro sia strumentalmente impegnato in chissà quale missione da parte di chissà chi e per uno scopo che, ovviamente, si da per scontato non potrà essere il “bene comune” perché il peggio che possa capitare – per certi ambienti – è imbattersi in un gruppo di “anime belle”. Si demonizzano tanto le etichette ma alla fine, se non si ricomincerà ad usarle non sarà facile capire chi fa cosa in questo mondo!
Basta garantire l’accettazione delle regole della trasparenza, poi più si partecipa e meglio è.
Quando mi riferivo alle appartenenze, Cecilia Lucenti, intendevo economiche, sociali e culturali, non politiche perché sono d’accordo che dal punto di vista politico bisogna coinvolgere chi ha una visione di sviluppo affine per valori e ideali. Effettivamente la mia frase poteva dare luogo ad un simile equivoco.
Ma la politica dovrebbe intervenire in un secondo momento, quello decisionale.
La mia intenzione era quella di dire che, in una prima fase propositiva, bisogna uscire dai soliti tavoli riservati alle solite associazioni di categoria, banche e consorterie varie che mi sembra che in questi anni non abbiano prodotto risultati molto apprezzabili.
Più che da che parte rifassi mi pare assai complicato discutere e affrontare un problema che non viene percepito.
Chiusi e la zona sono in declino?
Quando mai! Si sente ancora dire che viviamo in un’isola felice e ci si bea di quello che dice Cecilia (Lucenti): un marciapiede, un’altalena e qualche festicciola de noantri.
La vedo buia, ma parecchio.
l’ho già scritto all’inizo dell’estate: il destino delle nostre cittadine è quello delle mining town americane… ricordate? Prima l’età dell’oro e delle vacche grasse, poi il declino, la fuga, l’impoverimento…
Certo il problema è generale e non investe solo la nostra zona, ma qui è molto evidente… e tutti i segnali vanno in quella direzione. Purtroppo.
X Cecilia Lucenti. D’accordo. Pensare a soluzioni originali può rovesciare il trend. Mi pare, però, che sinora non solo non sono emerse, ma non c’è neppure la volontà di discuterne.
x Giorgio Cioncoloni. La salvaguardia del patrimonio storico è una priorità assoluta. Fra i tanti motivi ce n’è uno che dovrebbe mettere tutti d’accordo: non si può erodere il capitale che rende prezioso il centro storico perché poi prezioso non sarà più.
Mi scuso con quelli che si irritano a rivisitare le lezioni del passato, ma l’esempio è assai pertimente: la ristrutturazione della cosiddetta zona Baldetti. Con la motivazione della “rivitalizzazione e del “ripopolamento” si demolì e si ricostruirono volumi notevoli. Ora la vista è mutata, c’è qualche appartamento in più, si è distrutto un potenziale grande parcheggio. E’ un bilancio secondo me assai negativo.
Ma prima di affermare che c’è bisogno di tante case, perché non si censiscono quelle vuote? Che fine ha fatto la decisione di farlo questo censimento? Poi si vedrà se è un problema di mercato o di tecniche di intervento.
Io sono venuta a Chiusi nel 2004 e feci fatica a trovare casa. La cercavo proprio allo Scalo e vicina alla Stazione. Molte erano sfitte ma pochi proprietari volevano venderle né affittarle. I prezzi poi, venendo noi da fuori, erano e sono ancora altamente competitivi.
Venendo ad altro. Turismo termale e Turismo culturale sono attivabili quasi tutto l’anno mentre Logistica e Servizi lo sono sempre. Un amico voleva trasferire il suo laboratorio artigiano di alta specializzazione da Roma a Chiusi, sempre perché avrebbe avuto più spazio a un costo minore e una fantastica logistica. Fu talmente difficile e involuta la trattativa che lasciò perdere. Ecco, un altro problema è che gli “stranieri”, turisti o altro che siano, non sono certo incentivati a venire. Forse si preferisce stare “chiusi” e abbottonati mandando questi scocciatori in Umbria. Ultima cosa: siamo sicuri che persone con valori e idee politiche diverse possano partorire un progetto unitario? Altrimenti avere visioni diverse a che cosa servirebbe e allora perché non un bel partito unico e tanti saluti.
La chiave di lettura del problema spopolamento dei centri urbani che ci dà Paolo Scattoni è corretta e teoricamente inoppugnabile.
Per quanto riguarda Chiusi Città l’esperienza pratica ci dice però che negli anni passati c’è stata una forte richiesta di abitazioni, che ora si è un po’ fermata, a causa delle minori disponibilità economiche conseguenti al periodo di crisi che stiamo vivendo, forte richiesta che però, nonostante ci fosse diponibilità di abitazioni, non ha trovato riscontro, salvo che in pochissimi casi, a causa degli alti prezzi che venivano richiesti e della impossibilità di poter eseguire ristrutturazioni, anche minime, per poter adeguare le abitazioni alle moderne esigenze familiari.
Secondo me un’amministrazione, consapevole che uno degli elementi forti per il rilancio del centro storico è il ripopolamento, sarebbe dovuta intervenire per cercare una mediazione tra le esigenze degli acquirenti, quelle dei venditori e quelle della salvaguardia dei beni.
Il rilancio del centro storico non può fare a meno del ripopolamento perché non può vivere tutto l’anno di economia turistica, nemmeno se questa fosse ai massimi livelli.
Una strategia, semplice o complessa, va quindi messa in atto al più presto coinvolgendo tutti coloro che possono dare un contributo, a prescindere dalla loro appartenenza.
D’accordo sul “semplicismo” ma nemmeno si può gettare la spugna perché attori minori e insignificanti di un disegno macroeconomico; altrimenti bene farebbero gli attuali amministratori a limitarsi al minimalismo di rotonde, marciapiedi e altra corrente amministrazione impreziositi da bevute collettive, musiche di quart’ordine e pacche sulle spalle. Chianciano è decaduto anche perché non ha saputo adeguarsi ad una realtà che mutava; Chiusi ha potenzialità enormi nel campo logistico e turistico, quale Centro servizi di vaste aree limitrofe. Gli esempi di realtà anche piccole che in Italia hanno reagito con mente fresca e inventiva non sono moltissimi ma ci sono. Avere un sogno o almeno un obbiettivo è salutare e raddoppia le energie fisiche e mentali. Quanto a chi dovrebbe realizzarlo, gli studiosi studino e i politici cerchino di realizzare le cose; gli studiosi-politici…si decidano da che parte stare se non vogliono fare solo dell’esercizio retorico e quindi fine a se stesso.