Che ci siano gruppi “critici” di cittadini sensibili e pronti a discutere le problematiche del proprio Comune è più che legittimo e anzi non si può che auspicare che certe discussioni portino a qualche risultato concreto.
Tuttavia credo che insieme alla “politica” (che si chiami maggioranza o opposizione) occorre fare il salto di qualità discutendo della crisi di un territorio e non dei singoli comuni. Gli strumenti e i luoghi deputati (Unione dei Comuni) per agire non mancano e in essi sono presenti anche le forze dell’opposizione.
E’ in questi organismi che occorre, avendo la conoscenza delle proprie caratteristiche e potenzialità, saper gestire e unire le forze per una strategia comune. Questo per evitare di chiedersi se alcune manifestazioni attirino o meno i turisti o le persone dai paesi limitrofi quando alcune di esse sono allestite in luoghi “sbagliati”. Per non chiedersi se un paese di origine etrusca e una stazione ferroviaria devono essere un tutt’uno o due cose completamente diverse.
Oppure per non chiedersi se la crisi di un luogo termale sia risolvibile con un centro congressi in più, con una sala del Bingo o con avvenimenti sportivi di una certa rilevanza. Purtroppo però si continua a ragionare come quelle persone che individuarono il “baricentro della zona” per l’Ospedale di Nottola. Sono sempre le stesse che oggi si preoccupano nel non riuscire a costruire una strada di collegamento adeguata con i Comuni più estremi.
Rappresentano quelli che molti anni fa raccontavano quello che doveva rappresentare il Centro Carni. O meglio ancora, in tempi odierni, quello che doveva essere il centro Intermodale.
X Marco :Non dico si debba pretendere che i ragazzi usino le stesse categorie di pensiero di chi ha 50 e più anni,vorrei vedere…ma le ”categorie di pensiero” sono cosa grossa e formate da riflessioni su esperienze passate e sulla storia avvenuta. Il fatto è che quando si parla di categorie di pensiero molti (non tutti certo) non sanno neanche di che si parla e rispetto a queste e al passato brancolano nel buio.Diventano sensibili solo su certi tasti, non su altre categorie di pensiero. Questo è per la maggior parte e non vuol dire che non debbano essere sensibili alla musica e all’associativismo o ad altro ma spesso producono solo merce inerte non finalizzata a cambiare le cose delle quali spesso sono vittime inconsapevoli: criticamente il personale oblitera sempre il sociale, riflettono solo su di loro. Talvolta tu stesso hai notato la forte curiosità di conoscere la musica anni ’70 quale mezzo di espressione di tante esigenze e sull’attrazione che in loro ha esercitato quel periodo. Segno è che le ”categorie di pensiero” qualche segno hanno lasciato. Quale segno lascino oggi quelle attuali intorno alle quali ruota il mondo mi lascia veramente perplesso e senza parole. E’ in capacità la mia perchè uso come metro di misura categorie di pensiero considerate obsolete? Anche noi come generazione siamo stati ”massa di manovra” ma almeno un tentativo anche se perdente l’abbiamo espresso. Oggi credo che la ”massa di manovra” sia sensibilmente maggiore, non solo perchè è aumentata la popolazione…
Per Carlo Sacco: il festival di Acquaviva è organizzato da giovani e non da vecchietti. Ed è organizzato molto bene.
Non si può pensare o pretendere che i giovani pensino come noi “vecchietti”. Che usino le stesse categorie di pensiero e di analisi che usiamo noi over 50… Non è che i giovani sono insensibili o apatici o asserviti a potere (politico, mediatico, economico…), è che valutano, pensano e agiscono in maniera diversa da noi. Per i miei gusti si incazzano troppo poco, almeno da queste parti (perchè altrove lo fanno), ma questo è un discorso che personalmente ho già affrontato qualche mese fa con i raaghzzi di Uidù e non vorrei tornare sull’argomento… E poi diciamocelo, anche noi “vecchietti” ormai ci incazziamo troppo poco. O lo facciamo solo nele chiacchierate tra noi… O no?
Non mi associo alla discussione(quella di di Monti invece di Mick Jagger…) perchè la penso in maniera del tutto diversa e per esprimere un concetto compiuto su tale argomento ci vorrebbe più spazio per chiarire.Un invito per il prossimo Post !Sarebbe interessante !Quanto a Sorbera ed in particolar modo al Gerovital, quello che dice è forse vero, ma i ”vecchietti”- fra i quali mi riconosco anch’io- hanno spesso bisogno del”gerovital” perchè i ”corpi cavernosi”(in senso buono eh?)di quelli più giovani non sembrano al giorno d’oggi avere le potenzialità al punto di poter cambiare situazioni ormai insostenibili.Forse sarà una questione di dislocazione di tali ”corpi cavernosi”da una certa parte del corpo ad un altra più in alto ..chissà ? Forse sono stati un po’ inibiti dalla società mediatica al punto che spesso tendono a pensare col cervello di altri non tenendone debito conto,ed in genere questo non è un buon segno.Anche perchè se è vero ciò che ha sempre sostenuto un mio amico che” se si pensa con quello degli altri il proprio ce lo possiamo vendere”occorrerebbe constatare che i ”compratori” oggi abbondano al punto che non si fa pari a fare i resti…ma per fortuna non sono tutti così; ma ciò che conta ahimè è la tendenza…
Per Sorbera: Mick Jagger e Mario Monti hanno la stessa età… ma se li guardi non sembra… Su facebook circola in proposito una battuta: “chi l’ha detto che la droga fa male?” Senza fare pubblicità alla droga, si può dire che il rock non fa male di sicuro… Anzi. Ma una capatina ad Acquaviva può essere utile anche per vedere “de visu” come si organizzano certe iniziative e come anche una frazione di 1.000 abitanti può diventare per 4 giorni una capitale di qualcosa che sia rock o atro, poco importa…
Ah, sti vecchietti, sempre in cerca del gerovital! 🙂
P.S. al post precedente: però qualcuno un minimo di “politica di area” la fa, e bene. Chi può, faccia una scappata al festival Rock di Acquaviva. Che è una frazione di Montepulciano, non New York… In quel vecchio campo della Fiera adeguatamente e perfettamente attrezzato c’è molto territorio e anche un po’ di… mondo. Una vistina al festival, prima che finisca (9 settembre) può essere molto istruttiva. In fondo Acquaviva dista solo 15 chilometri e 15 minuti di macchina e il “villaggio” sta aperto fino a tardi (Luciano Fiorani ed io ci siamo andati ieri sera che era quasi mezzanotte, ci ha fatto bene alla salute…)
io non demonizzerei le mangiate e i giochi di piazza, servono a “socializzare”, e anche a distrarsi da una crisi pesantissima… E in qualche caso servono anche a promuovere il paese (ho visto su rai 3 Toscana e nazionale servizi sul Bravìo e perfino sui Ruzzi della Conca… e la publicità non fa mai male). Se mai non devono diventare una cortina fumogena che tutto nasconde e adultera… Una politica di area non viene perseguita per almeno due motivi: 1) ognuno spera che il proprio orticello cresca più rigoglioso di quelli dei vicini… 2) i giovani amministratori (non solo queli di Chiusi) non hanno una storia politica alle spalle, hanno una formazione a dir poco “scolastica”; non conoscono, anche per questione di età, il dibattito del passato, né la storia di questi territori e soprattutto non FREQUENTANO il territorio e le iniziative del territorio… Al massino vanno in pompa magna alla festa del proprio paese… Ma questo non basta. A dire il vero, però, il problema non riguarda solo gli amministratori, ma tutta la classe politica. O no?
Vero Merrcanti ma ho i miei dubbi che i cittadini a cui saranno richiesti sforzi economici suppletivi saranno nella dimensione di comprendere i vizi della politica di cui tu parli, non perchè sia difficile comprenderli ma perchè se li avessero dovuti comprendere,già da molto avrebbero fatto qualcosa,soprattutto verso l’inerzia e verso l’applausometro a cui sono stati abituati in quest’ultimo anno e mezzo,senza che dall’applausometro siano uscite soluzioni non dico risolutive perchè è parola grossa ma che abbiano dato il segnale che la strada imboccata fosse quella giusta.E’ desolante che una compagine di giovani amministratori della Res Publica sia acritica e chiusa in questo modo,innalzando a sommo lustro le pubblicazioni di regime pagate con i soldi di tutti.Ed allora,dipende o no dalla gente amorfa che abita questo paese il mugugno e lasciarsi distrarre dalle mangiate spacciate per socializzazione?
X Carlo Sacco: nel finale mi riferivo al territorio provinciale come singoli comuni che da sempre hanno beneficiato delle sovvenzioni della Fondazione per opere di vario genere evitando indebitamenti con mutui ect. Tutto questo è finito e la gente che continua “fra giochi di piazza e mangiate” non si è ancora resa conto. I cittadini dei nostri comuni pagano le tasse solo per le spese correnti del personale impiegato (oltre il 60%) e in parte per lo stato sociale considerato che i servizi come Acqua e Rifiuti sono a parte. Forse ne saranno consapevoli quando alcuni Sindaci dovranno emettere le “tasse di scopo” per finanziare la cultura, qualche opera pubblica, restauri conservativi, allestimenti museali ect. A quel momento sarà ancora più evidente come la politica ha regnato sui benefici…. e le posizioni di comodo
Massmo Mercanti, nella parte finale del tuo articolo dove ringrazi Giulietti parli del rischio che la ex provincia di Siena possa soccombere una volta dato corso a tutto quanto bolle in pentola. Verità sacrosanta. Ma le tue parole finali di detto articolo non mettono forse l’accento sul fatto-del resto non nuovo a nessuno ma del quale guarda caso NESSUNO MAI SI STUPISCE- su come faccia una provincia ad esistere senza la dipendenza da una Banca e/o dalle Banche? E se di questo non se ne stupisce nessuno perchè è cosa ovvia, qualcosa questo vorrà dire qualcosa o no? Le anomalie sono nel sistema e se non si curano alla radice rimarranno anomalie mentre gli abitanti della ex provincia di Siena si cuoceranno a fuoco lento mentre continueranno fra giochi di piazza e mangiate, fra il fumo sparso dalle compagini politiche che guidano i territori e i Comuni in attesa che al centro e fra i partiti si risolvano i problemi.
Ho letto e pubblicato sul sito di primapagina già due giorni fa la lettera di Di Meo al governatore Rossi sul Santa Maria della Scala e il sistema museale senese. Sono d’accordo con lui. Meno male che qualcuno prova almeno ad alzare la voce (il sindaco Di Meo è stato valente redattoredi primapagina. Sarà un caso che l’abbia alzata solo lui?)
Caro Mercanti, ho citato Primapagina come unico “luogo in cui i comuni sono stati messi in rete” per dire che se l’unico luogo è primapagina, cioè un giornale (che ha altri compii e prerogative) stiamo freschi… A primapagina però quella scommessa continua. Gli altri (patto territoriale, associazione dei Comuni, Comunità Montana ecc…) mi pare siano tutti più o meno miseramente naufragati… Tutto qui. Tra l’altro primapagina organizza ogni anno dal 2007 un convegno nazionale e n quella sede spesso si è parlato di questi temi con sindaci, assessori regionali e provinciali, politici… ma l’impressione è che molti non sappiano nemmeno di cosa si sta parlando… Forse però è solo un’impressione…
XMercanti. Come pensiamo di cavarcela? A Chiusi con le festicciole, altrove non so che programmi abbiano.
A parte le battute concordo sul fatto che è necessario cominciare a veicolare idee e istanze al di la dei recinti comunali ma ancor di più sul fatto che cresca un “movimento” che diventi “strumento politico”. E la prima questione da affrontare è quella di una stampa decorosa, perchè siamo ormai fuori dal segno e dalla misura. Stando ai quotidiani infatti la Valdichiana sembra una grande Gardaland con qualche sporadico episodio di spicciola cronaca nera.
Ho letto la lettera di Di Meo al governatore Rossi. I toni sono pacati ma le questioni sono quelle. Anche nel Pd evidentemente c’è ancora gente che ragiona (oltre ai pochi che conosco) ma oltre le lodevoli prese di posizione di qualche singolo non si va.
I più sono a guardia del bidone vuoto.
Ringrazio Carlo Giulietti per aver ripreso un mio vecchio intervento che credo anche io più efficace per significare l’oggetto della questione. A questo punto chiedo scusa ma non ho capito con quali strumenti sia possibile poter allargare la discussione e portare avanti le istanze che provengono da molti cittadini. Senza dubbio un organo di stampa come Prima Pagina (caro Lorenzoni, da giornalista hai mai raccontato nel tuo giornale delle discussioni che avvengono in questo blog?) è luogo significativo per mettere insieme più voci provenienti da vari comuni, ma resta pur sempre un giornale. Qui occorre farsi “movimento”, altrimenti mi spiegate come le proposte, che potrebbero trovare una qualche forma di condivisione, potrebbero essere “concretizzate” se non trovando lo “strumento politico” che le filtra? Nel momento in cui scomparirà la Provincia di Siena con la creazione di aree più o meno omogenee (dove il pesce grosso mangerà quello piccolo), nel momento in cui il Governatore Rossi sostiene che la Regione non è un bancomat (e comunque elargirà soldi ai soliti noti), l’intera provincia di Siena risentirà mortalmente della crisi bancaria del Monte e della sua Fondazione (avete letto la lettera del Sindaco di Cetona indirizzata a Rossi?), mi spiegate come sarà possibile sopravvivere nello spazio del proprio campanile?
XCarlo Sacco. Di soldi ne stati dilapidati una marea. Pensa solo a quello che è avvenuto a Chiusi negli ultimi anni. Eppure un bilancio di quella esperienza non si vuol fare perchè anche chi ha avuto solo le briciole si guarda bene dal criticare chi si è pappato l’arrosto e continua a sperare che qualcosina ci piova sempre.
Ci vorrà tempo ma è chiaro che il consenso comprato con i soldi di tutti non sarà più possibile.
La bancarotta del sistema senese avrà ripercussioni forti anche nel contado anche se si continua a far finta che non è successo niente. E anche per tanti giovani cresciuti con un generoso welfare familiare si apriranno scenari imprevisti.
Condivido quasi tutto di quanto detto da molti, ma nessuno se non fra le righe ha rammentato le responsabilità di chi ha tracciato la linea di sviluppo che ci ha portato fino al punto dove siamo e CHE HA FATTO CULTURA nel senso che la gente ne riconosce i meriti ma non i limiti. Allora occorre valutare a mio giudizio che si parla di Istituzioni presenti nel territorio, di quelle che hanno CONSENTITO che il latte scorresse a fiumi, che la politica e i ceti da essa dipendenti o rappresentati si facessero grandi usando quel LATTE, che l’imprenditoria apparisse LA GUIDA di tutto o quasi mentre la crisi ha rimesso al loro posto mostrando quanto effimere erano le istanze e le intenzioni.
Si parla del potere che maneggia il denaro e che appare agli occhi dei più come normalità. Era proprio errato ciò che gli Inglesi dicevano una volta rispetto a quelle istituzioni che ti davano l’ombrello quando c’era il sole e te lo toglievano quando pioveva? Se il mondo dovrà cambiare è possibile che la funzione di tali istituzioni debba rimanere sempre la stessa, immobile, discrezionale e condizionare la politica in una società basata sul denaro? Perchè mica mi verrete a dire che una caratteristica sia l’asetticità? Perchè non se ne parla invece di levare in alto gli scudi, cosa che invece avviene quasi sempre al punto che uno che ne voglia parlarne pare che voglia parlar male del Vaticano da Bruno Vespa?
D’accordo con Luciano e Marco, mancano gli “attori”, quelli vecchi si sono dimenticati la parte e forse anche il mestiere. Il rischio altrimenti – chiacchierandosi addosso – è di finire come come quel direttore d’orchestra che studia studia, alla fine l’orchestra l’ha diretta un altro e lui si è trovato da solo a fischiettare ispirato davanti allo specchio sbracciandosi con la bacchetta……
In un articolo sul vecchio blog, sullo stesso argomento, Massimo Mercanti aveva centrato ancora più efficacemente la situazione, soprattutto concordo con l’affermazione: “…Chissà se nel contesto di una dimensione federalista verrà in mente ai nostri politici locali di usare la leva per gestire e rinnovare gli equilibri,ogni membro opera per massimizzare la sua situazione senza essere d’ostacolo ad altri e senza essere ostacolato da altri.” . L’articolo, pur nella sua interessante analisi, passò quasi inosservato a causa di eventi più coinvolgenti (la chiusura del blog). Avevo inviato un commento che non arrivò in tempo utile, tra le altre cose a supporto delle affermazioni che condividevo quasi in toto parlavo di un ipotetico unico comune che comprendesse oltre a Chiusi, almeno Cetona, Sarteano e Chianciano e peccato che Città della Pieve è in un’altra provincia, ma anche più vasto, come possibile, ma irrealizzabile (sai che guerre per paura di perdere qualche poltrona e poltroncina!) soluzione. Quanto sarebbe più realistico un piano di sviluppo che avesse come base un centro di queste dimensioni e nonostante tutto, sempre troppo piccolo, per non rapportarsi ad un area ancora più vasta.
Io posso soltanto rinnovare la mia disponibilità ad organizzare un primo workshop per la formazione di un quadro strategico. Dato che la mia attività di ricerca riguarda, fra l’altro, il ruolo della partecipazione nella pianificazione strategica qualche cosa so 🙂
Il problema, caro Mercanti, è proprio quello: le sale affrescate dei consigli comunali non sembrano al momento essere il campo giusto per ragionare di queste cose, e le sezioni di partito meno che mai… Per i motivi più volte anche qui ricordati. Ma quello che manca davvero sono gli “attori”. O meglio manca una cultura politica, quella che dovrebbe animare gli “attori” di cui sopra. Manca l’abitudine a rapportarsi con i vicini (perché è più fatica che fare da soli), manca un’idea di territorio, di area più o meno vasta che possa marciare unita… E manca la politica alle spalle di chi governa attualmente le nostre cittadine. Nella maggior parte dei casi almeno.
Negli ultimi 20 anni tra intercomunali, associazioni dei Comuni, Comunità Montane , patti territoriali, l’unico soggetto che ha realmente, scientificamente, pervicacemente messo insieme i comuni del comprensorio sia toscani che umbri è primapagina. Il resto è naufragato nelle beghe di bottega e nei rapporti di potere spicciolo. Non lo dico per fare pubblicità al giornale che dirigo, ma come semplice constatazione.
POLITICA, come sappiamo, vuol dire per i più. E’ impossibile parlare o fare politica quando i ‘nostri’ politici pensano soltanto alle loro ‘poltrone’. Questa è la ragione per cui non parlo di ‘politica’. Mi sembra non ci sia differenza fra ‘destra’, sinistra’, ‘centro’ o altro, tutti sono impegnati a mantenersi le loro super pagate poltrone. Chiusi non fa eccezione, ma Chiusi potrebbe, nel suo piccolo, dare un esempio, come hanno fatto altri Comuni Italiani. Le potenzialità, a tutti i livelli, ci sono.
I discorsi a questo punto stanno a zero. Cosa poteva dare una classe politica tutta dedita agli equilibrismi personali e agli interessi di bottega lo si è ampiamente visto.
Serve una scossa che solo un cambio generalizzato del colore delle amministrazioni può dare.
A Pienza ci sono riusciti, che si attrezzino anche gli altri. Il modello fondato sul Monte dei paschi consensus è finito. Vediamo se ci sarà chi saprà inventarne un altro.
Ma sono molto pessimista perchè popolazioni narcotizzate dai soldi della Fondazione e sostanzialmente assistite dal denaro pubblico non sembrano avere la vitalità per uscire da una situazione che si fa ogni giorno più difficile.
Una politica non si inventa, ma se rimaniamo nell’ambito delle attuali maggioranze è illusorio pensare a un rilancio di queste terre.
Non ci sono altre strade al di fuori della Politica, perchè anche una buona analisi con relativa cura proveniente dalla Società civile, per essere realizzata passa poi per le forche caudine dei numeri elettorali che consegnano il potere operativo ad alcuni soggetti e non ad altri. Come si è visto si fanno anche i Referendum e poi si viene impallinati dal fuoco amico che aderisce formalmente ma poi si guarda bene da mettere in pratica i risultati. L’Anti-politica è necessaria ma deve servire solo a stanare la Politica in modo che riprenda le sue funzioni.
Concordo sul fallimento delle “Intercomunali” ma erano comunque un contenitore come può essere quello dell’Unione dei Comuni. Stava e sta alla politica riempirli di contenuti che non siano solo “gestione associata dei servizi”. Poi ci sono i “banchi di regia” provinciali… insomma mi spiegate dove è possibile far convergere una politica d’area? Solo nelle sale consiliari più o meno affrescate di ogni singolo comune? O nelle sezioni di partito da decenni luoghi di non dibattito se non per meri interessi di bottega?
Si certo, ma poi c’è una sede istituzionale dove discutere e fromalizzare le decisioni. Sulla crisi della politica si può discutere a lungo, ma oltre alla critica ci deve essere la pratica, o almeno il tentativo. Non si può vivere nel ricordo del bel tempo che fu, che poi nel ricordo attenua i grandi limiti che la politica anche allora aveva.
Il luogo di discussione, per ragionare di questi problemi, che sono reali, non può essere l’associazione dei Comuni, né questo o quel consiglio Comunale… dovrebbe essere la politica. Quella strana cosa che da anni è scomparsa da questo territorio lasciando il posto – e campo libero – a conventicole amicali o parentali, a gruppi sempre più ristretti di addetti ai lavori che si alimentano e sostengono a vicenda… In questo il partito di maggioranza che oggi si chiama Pd (e prima si chiamava Ds, Pds…e che vede al proprio interno gente che in passato era all’opposizione) ha le sue enormi responsabilità. E sembra non avere alcuna voglia nè capacità di tornare alla politica. E se qualcuno prova ad aprire una discussione, il pd scappa e si nasconde…
Il ragionamento è sicuramente condivisibile. Mi prendo il ruolo di avvocato del diavolo per capirne punti di forza e debolezza. L’associazione fra i comuni ha un limite fondamentale: la elezione non diretta dei rappresentanti. Sono i consigli comunali ad eleggere i propri rappresentanti in quello dell’associazione. Gli eletti saranno più interessati a riportare benefici per il proprio comuni per rafforzare il consenso dei propri elettori.
Così si configura un organismo lontano che difficilmente riuscirà a costruire strategue forti per il territorio. D’altra parte agli inizi degli anni ’80 in Toscana furono create 32 associazioni intercomunali. Non riuscirono a combinare grandi cose e furono sciolte alla fine degli stessi anni ’80.