Nuova legge: precedenza al software gratuito negli uffici pubblici

di Paolo Scattoni

Ebbene lo confesso, quando il governo chiese di scrivere con segnalazioni e idee per la cosiddetta spending review, io ho scritto al governo.

Ho osservato che comprare costoso software proprietario quando a disposizione ce n’è di gratuito che fa esattamente le stesse cose è un assurdo.

Dobbiamo essere stati tanti a segnalarlo. Infatti il 7 agosto è stata emanata le legge n.134 che modifica l’articolo 68 del Decreto Legislativo n.82 del 2005 che ha sinora fornito le linee guida per le procedure di acquisizione del software per la Pubblica amministrazione.

Come si può facilmente dedurre dalla figura riportata qui sotto (tratta da http://www.hwfiles.it/news/software-libero-nella-pubblica-amministrazione-l-ora-dell-italia_43582.html ) quanto finora fatto non è più concesso se esiste un software opensource gratuito che fa le stesse cose del software proprietario è il primo a dover essere utilizzato. So qual’è l’obiezione: vedrai che si troverà la scappatoia per continuare ad arricchire Bill Gates. Forse è così, ma ora la legge è dalla parte del software aperto.

Si pensi a quanti sono gli uffici pubblici a Chiusi che possono tagliare i costi di acquisto o di affitto del software proprietario: sicuramente il Comune, il poliambulatorio ASL, le caserme, ma anche gli istituti scolastici. In questi ultimi il passaggio all’opensource ha un valore aggiunto: l’educazione alla legalità.

Il messaggio che si può lanciare ai ragazzi e molto chiaro: perché scaricare illegalmente software proprietario quando una grande comunità di volontari in tutto il mondo collabora e mette a disposizione un software aperto e gratuito?

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2 risposte a Nuova legge: precedenza al software gratuito negli uffici pubblici

  1. carlo sacco scrive:

    Saggia considerazione Paolo.In una normale accezione dell’etica pubblica e dei principi che la guidano soprattutto per chi debba rispondere dell’utilizzo del denaro dei cittadini dovrebbe essere una motivazione più che sufficiente ad accogliere quello che tu dici.E come non si può essere d’accordo ? Solo che spesso e volentieri per le consuete ramificazioni di come sia impostata la società dei consumi e dei motori che la spingono,non secondario quello delle politiche connesse con l’utilitarismo dei venditori e procacciatori d’affari,anche in presenza di manifeste utilità pubbliche spesso succeda il contrario.Gli intenti quando rischiano di divenire pericolosi per il profitto dei singoli vengono relegati in secondo e terzo piano dall’economia impostata dai singoli in connessione con la politica.Adesso ci sono disposizioni,mi auguro che avvenga progressivamente come dici tu, ma credo che sarà una lotta.

  2. Elisa Leandri scrive:

    A livello europeo già da tempo si stava cercando di percorrere questa strada, con il progetto IDABC, ad esempio. Anche in Italia ci sono stati dei precedenti tentativi di indirizzare gli enti ai software opensource con il documento ufficiale dal Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie intitolato “Linee guida del Governo per lo sviluppo della Società dell’Informazione nella legislatura” e il Codice dell’Amministrazione Digitale (art.68 e seguenti). Il fatto che quelle che finora erano solo indicazioni siano diventate leggi ci deve rendere tutti molto soddisfatti!! Anche io avevo scritto al governo per la stessa ragione di Paolo.

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