Il Vaso Francois in un convegno negli USA

di Nicola Nenci

Sono riuscito finalmente a guardare il DVD che è stato presentato un po’ di tempo fa al Museo Nazionale Etrusco di Chiusi e che narra sia della storia del Vaso François, sia delle scene del mito che vi sono rappresentate. Ero davvero curioso di vedere che tipo di materiale fosse contenuto nel DVD, perché, a mia conoscenza, non esistevano lavori multimediali dedicati al grande cratere attico a figure nere, ma anche perché mi sembrava che il disco fosse stato presentato in pompa e con grande diffusione della notizia.

Nonostante le migliori attese, devo dire che sono rimasto molto deluso. Due sono gli aspetti che rendono il DVD inservibile: la qualità delle immagini, che sono talmente sfocate da non consentire di vedere neppure le figure, e le numerose imprecisioni (per non dire castronerie) nei contenuti, che possono confondere un osservatore non adeguatamente messo in guardia. Faccio solo un esempio: per spiegare le trame mitiche che sono illustrare nel vaso, i curatori del DVD hanno usato delle tradizioni narrate da Ovidio, che è vissuto circa 580 anni dopo Kleitias, cioè colui che ha dipinto il vaso, mentre si sono dimenticati le versioni dei miti raccontati da Esiodo, il quale è vissuto invece prima che il vaso fosse realizzato. Non serve una laurea in archeologia, ma solo un po’ di buon senso per capire che Kleitias poteva conoscere le versioni narrate da Esiodo, ma di sicuro non poteva sapere di quelle attestate in Ovidio, semplicemente perché vennero raccontate più di mezzo millennio dopo la morte del ceramografo.

Queste considerazioni non sono pure speculazioni accademiche, ma pongono un problema di spicciolo e banale pragmatismo: se le immagini sono sfocate (e quindi difficilmente riconoscibili) il DVD non può essere usato come strumento didattico o divulgativo, perché non è godibile né attraente per un pubblico poco esperto. Se poi le informazioni in esso contenute non sono solo imprecise, ma anche scorrette, automaticamente il pubblico erudito e/o specializzato non potrà apprezzare il lavoro perché lo considererà per ciò che è: un inservibile pezzo di plastica di forma rotonda.

Il senso di questo discorso è che il DVD non ha un target di utenza, ovvero non si rivolge ad alcun tipo di pubblico, con la conseguenza di avere una platea di interessati ristretta, se non del tutto assente, e ciò fa decadere un suo utilizzo anche ai meri fini di un’eventuale promozione del territorio.

 

Sempre a proposito di lavori sul vaso François, oggi inizia un convegno di quattro giorni al William & Mary College di Williamsburg, in Virginia (Stati Uniti), dal titolo “Athenian Potters and Painters III”. L’organizzatore è uno studioso di grande fama e di note qualità, il Prof. John Oakley; visitando questo link si capisce di chi stiamo parlando, mentre su questa pagina c’è la presentazione dell’iniziativa, con un cappello introduttivo dell’organizzatore.

Per capire il perché tutto ciò dovrebbe interessarci, è necessario tornare al 2003, quando a Firenze si svolse un convegno internazionale dal titolo “The François Vase. New Perspectives”.

Organizzatori del convegno furono il Dott. Mario Iozzo, il quale non ha bisogno di presentazioni, e Alan Shapiro, professore alla Johns Hopkins University di Baltimora (questa pagina ospita il suo curriculum vitae).

In quell’occasione, che si svolse in un totale silenzio e indifferenza da parte della società civile chiusina e delle sue istituzioni, il noto Cratere rinvenuto a Fonte Rotella nel 1845 venne riesaminato e ristudiato da un gruppo composto dai massimi esperti mondiali di ceramografia Attica.

Purtroppo ci sono voluti quasi dieci anni per trasformare le parole di un convegno in un libro, a causa –pare– di problemi e contenziosi con la casa editrice, presi in carico dal Prof. Shapiro.

Insomma, gli atti della giornata di studi fiorentina sono oramai pubblicati, e il volume sarà presentato dai curatori (Iozzo e Shapiro) durante il convegno a Williamsburgh, i cui lavori si aprono oggi.

Il Dott. Iozzo, quindi, in qualità di relatore (il suo intervento è in programma domani 12 Settembre), parlerà anche del celebre cratere a figure nere, orgoglio e vanto della comunità chiusina, e lo farà di fronte a un pubblico composto da studiosi ed esperti provenienti da ogni dove.

La domanda è: quale iniziativa è stata tenuta in considerazione dalle istituzioni locali? Risposta: non la presentazione di un libro durante un consesso internazionale in Virginia, ma la presentazione di un pasticciato DVD al museo di Chiusi.

Alla luce di ciò, vorrei proporre degli spunti di riflessione per aprire un dibattito nella società civile su quali siano gli eventi e le iniziative da pubblicizzare e promuovere e quali invece lasciano il tempo che trovano, partendo dalla considerazione che in questo caso si è ignorato un evento che fa parlare di Chiusi in tutto il mondo e che mira ad un pubblico specifico, mentre si è investito in un prodotto senza target e che, al di fuori di un ristretto ambito conventicolare, non interessa a nessuno. Similmente –in inciso– mi chiedo se a qualcuno sia mai venuta la curiosità di scoprire quanti visitatori hanno avuto le varie mostre che sono state allestite all’ ex casa del fascio, tanto per sapere se vale la pena spendervi le ormai sempre più limitate risorse della comunità.

Purtroppo a Chiusi ci si pongono sempre troppe poche domande, essendo abituati a fare il tifo piuttosto che a pensare; con ciò non intendo sottovalutare le doti intellettuali della popolazione, ma voglio mettere l’accento sulla tendenza che c’è, ai piani alti, di investire energie nella promozione di iniziative di livello discutibile e dagli esiti incerti (e spesso anche controproducenti per l’immagine della comunità, come nel caso del DVD) mentre, volontariamente o meno, si ignorano eventi di grande respiro.

Ad esempio verrebbe da chiedersi perché il DVD è stato presentato soltanto a Chiusi e non anche altrove. Un aiuto per rispondere alla domanda potrebbe venire dal fatto che si è addirittura dovuto rimuovere da internet le pubblicità al lavoro multimediale, a causa delle proteste degli utenti verso un artefatto così mal riuscito: figuriamoci se fuori da Chiusi i curatori del DVD avrebbero potuto trovare un terreno favorevole per una presentazione.

Al contrario, sarebbe stato sicuramente importante presentare anche a Chiusi il volume sul vaso François, magari invitando i curatori e alcuni degli autori dei contributi, che sono fra i nomi più autorevoli nel panorama internazionale. Tuttavia dubito che il Dott. Iozzo voglia saperne qualcosa di rimettere i piedi nel territorio comunale, e in ogni caso lo farebbe senz’altro in un contesto che sappia riconoscere il valore non solo di certe iniziative, ma anche di certe persone.

Scrivo anche “persone”, perché dubito che se a Chiusi ci fosse stato Dulbecco a dirigere un centro di ricerca sulla genetica, si sarebbe lasciato andar via senza battere ciglio, mentre il Dott. Iozzo presenterà il Vaso François negli Stati Uniti senza che la nostra città ne sia minimamente coinvolta.

Non nego che questa storia ha suscitato in me un po’ di tristezza, ma a margine di ciò mi impegno a far avere una copia del libro alla biblioteca comunale, con l’auspicio che la prossima volta una tale pubblicazione possa essere donata dai curatori.

 

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16 risposte a Il Vaso Francois in un convegno negli USA

  1. Sarebbe bello sapere quali siano i rapporti tra sopraintendenza e amministrazione comunale ma quanto è stato più volte chiesto da noi della lista primavera in consiglio comunale non ci fa pensare a rapporti idilliaci: del biglietto unico non se ne sa nulla, della chiusura delle tombe l’amministrazione ne venne a conoscenza dopo circa un mese, la Proloco ha pubblicato un nuovo depliant degli orari e costi dei musei, a spese dell’amministrazione comunale, ed una settimana dopo la pubblicazione il biglietto di ingresso del museo archeologico è stato aumentato e gli operatori dell’ufficio turistico, rassicurati dalla sopraintendenza prima della pubblicazione che il prezzo sarebbe rimasto lo stesso, sono costretti a correggere i depliants con il bianchetto.
    Cosa vogliamo sperare? Forse che Nicola diventi un archeologo di spessore e che non si scordi di Chiusi 🙂 (io lo spero e glielo auguro)
    Quanto il dott. Iozzo sia stato importante per Chiusi e come sia stato trattato dall’amministrazione comunale ci vorrebbe un lungo discorso a parte

  2. carlo sacco scrive:

    X Nicola Nenci. Ed infatti si muore……Vorrà dire che si farà un giro a 360 gradi come è adesso Civita di Bagnoregio per chi se la ricorda 45 anni or sono.Una trentina di case abbandonate dalla popolazione, un solo guardiano al di là di quel ponticino.Adesso il turismo l’ha riscoperta e qualche ristorante e casa che dà alloggio a qualche tedesco si rivede. Chissà se sarà così la sorte di Chiusi ?Una passeggiata interessante sarebbe quella di un Museo all’aperto di natura Post Industriale, Fornace in testa, poi tutto il resto a cominciare dalla Ferrovia.La sagra del degrado.Sbaglio o mi sembrò di capire che i marciapiedi erano un ponte per unire le due entità della Città e dello Scalo ? E’ come la TAV che senz’altro si farà fra proteste e manganellate. Da Bucarest in Spagna nella maniera più veloce. E’ vero,ma per trasportare carote…..in attesa che passi la recessione.Poi vedremo.Il guaio è che la gente le cose dopo qualche anno se le dimentica.Qui è uguale.

  3. marco lorenzoni scrive:

    Nicola: Parlando di strumenti-boomerang mi riferivo al DVD sul vaso Francoise, non agli “argomenti di Iozzo”, che ho citato come figura di spessore sul piano culturale.
    Possibile che mi sia spiegato male… ma mi sembrava che il concetto fosse chiaro. Ora è chiaro?

  4. Nicola Nenci scrive:

    Carlo (Sacco): a Chiusi gli avvocati hanno ambizioni da professori di storia, i laureati in scienze politiche sono direttori di musei e gli archeologi fanno gli albergatori. Più largo respiro di così si muore.

  5. Nicola Nenci scrive:

    Penso che la realtà sia più complessa di come ho cercato di dipingerla. Ci sono delle cose che mi rimangono ancora del tutto incomprensibili, o che riesco a capire solo sotto certi aspetti. I piani alti sono stati occasionalmente sensibili verso alcuni studiosi di calibro, che in certi casi sono stati accolti con tutti gli onori. Per esempio, un professore che studia Graziano da Chiusi è stato ricevuto in aula consiliare con tanto di foto su Facebook e comunicati stampa; c’è stato addirittura chi ne ha esaltato i gesti di fede, deferenti e ossequiosi. Per un suo intervento in un convegno in Canada è stato nientemeno proposto l’invio di una delegazione di sbandieratori e tamburini, mentre un direttore di museo che ha scritto un intero scaffale fra libri, articoli e interventi a convegni che riguardano Chiusi e il suo territorio, non viene preso nemmeno in considerazione e trattato con sufficienza. Marco (Lorenzoni): gli argomenti di Iozzo non sono boomerang, e sulla qualità vi invito a leggere alcuni dei suoi contributi e a chiedere in giro come viene considerato dalla comunità scientifica internazionale. Il problema, semmai, è la qualità delle cose che scrivono i suoi “successori”, i quali, come ben accenna Anna (Duchini), hanno più amicizie che competenze.

  6. Anna Duchini scrive:

    I soldi per un dvd si trovano sempre specie se viene prodotto da qualcuno del giro che ne decide la produzione.
    E vai con i soldi pubblici. Se non si cambiano i sistemi di spesa è inutile gettare i soldi nel pozzo senza fondo se queste sono le pratiche.

  7. Vedi perché la gente usa torrent ed emule…

  8. marco lorenzoni scrive:

    Quando era direttore del Museo Nazionale Archeologico di Chiusi il dott. Iozzo ha avuto le sue belle difficoltà e alla fine ha gettato la spugna chiedendo il trasferimento proprio per l’impossibilità di gestire l’ambiente chiusino…
    Può darsi che si trattasse di problemi suoi, però è un fatto che una figura di qualità sia stata costretta – o si sia sentita costretta – ad abbandonare il campo… Ora Iozzo fa l’ambasciatore di Chiusi nel mondo, ma con strumenti che potrebbero dimostrarsi un boomerang, perché di qualità bassa…. vale la pena rifletterci. E varrebbe la pena che su questi temi si ragionasse ad ampio raggio. Nel mio piccolo ho lanciato l’idea – al sindaco di Chiusi – di riproporre la Dodecapoli Etrusca come rete culturale e turistica, proprio per rilanciare e ritrovare un’identità comune che ha radici profonde. E potenzialità interessanti. Questo blog ha ripreso la proposta, ma mi pare pare che i più abbiano fatto ancora una volta orecchi da mercante… E’ una mia impressione?

  9. pscattoni scrive:

    35000 euro per un DVD di bassa qualità con errori come quelli riportati? Forse materia per la Corte dei Conti.

  10. Nicola Nenci scrive:

    Paolo (Scattoni), di soldi la Soprintendenza ne ha spesi: pare che il giochino sia costato circa 35.000 euro.

  11. marco lorenzoni scrive:

    Anche per le cose che scrive Nicola Nenci, credo che un ragionamento ampio sulla cultura e sulle sue ricadute a Chiusi sarebbe – anzi è – quanto mai necessario.
    La proposta avanzata qualche mese fa dalle colonne di Primapagina per una sorta di “Stati generali della cultura” andava in questa direzione. Forse è il caso di riparlarne…

  12. Chi l’ha prodotto? Chi l’ha curato? Chi siede ai piani alti?

    Si ha sempre troppa paura nel fare nomi e cognomi, secondo me…

  13. Il post di Nicola punta il riflettore su uno dei fattori che a mio avviso più sta degradando la situazione culturale ed economica della città. Lo schema è sempre lo stesso e ahimè si ripete in diversi ambiti: nonostante esistano (ciò è indiscutibile) elementi d’eccellenza disseminati sul territorio chiusino che, valorizzati e gestiti su orizzonti ben più profondi di quelli valutati sin ora, possono produrre ricchezza per la popolazione, si preferisce (per volontà o semplice ignoranza….per inciso è universalmente noto che l’ignoranza fa più danni della cattiveria) investire tempo e risorse su iniziative dagli “esiti incerti”( vale a dire dei quali non si và a valutare con matematica certezza il ritorno) per di più tarati su un ambito ristretto (meglio noto come il classico “orticello”). Il riferimento al Dott. Iozzo costituisce una conferma: l’allontanamento dalla realtà chiusina ha rappresentato un’occasione persa per la promozione culturale (e quindi dell’economia dell’agro chiusino), la dimostrazione lampante che non interessa mantenere rapporti solidi con il mondo dell’erudizione nazionale ed internazionale (forse troppo “scomoda” da gestire?) che ad oggi avrebbe potuto portare, con una presentazione di tale livello, anche solo parecchia visibilità alla città.
    PS: cultura=economia- per chi non avesse ancora coscienza di tale assioma consiglio la lettura del rapporto Unioncamere intitolato “L’Italia che verrà: Industria culturale, made in Italy e territori” (http://www.unioncamere.gov.it/P42A1181C189S123/L-Italia-che-verra–Industria-culturale–made-in-Italy-e-territori.htm)

  14. Paolo Scattoni scrive:

    L’aspetto più incredibile della vicenda a me pare la grande approssimazione. Ma come una soprintendenza archeologica che nella sua storia è stata guidata da grandi personaggi (mi vengono in mente i nomi di Metzke e di Caputo) riesce a produrre un aggeggio del genere? Spero che sia stato prodotto in economia perché se fossero state spese risorse ci sarebbe davvero da piangere.

  15. lucianofiorani scrive:

    Di spunti su cui riflettere questo lungo post di Nicola Nenci ne offre parecchi.
    A me preme sottolineare come certe occasioni che collegherebbero Chiusi con il mondo sono più frequenti di quanto si pensi.
    Certo, servirebbero un’attenzione e una propensione ad aprirsi che purtroppo ancora non ci sono.
    E allora si va sul sicuro, che spesso però scade nel banale e nell’insignificante.

  16. carlo sacco scrive:

    X Nicola Nenci. Le tue 7 righe che iniziano con ”Purtroppo a Chiusi…” e che finiscono con ”si ignorano eventi di grande respiro” fanno la sintesi vera della situazione di Chiusi, alla quale concorrono non solo quellli che tu chiami ”piani alti” ma vorrei che fosse tenuto in debito conto che in quei piani alti c’è materia promanata anche da altri agenti la cui principale funzione oltre che quella degli interventi di sostegno (per le cose che tornano loro comodo) è anche quella di condizionarne indirettamente le finalità culturali spargendo l’idea tipica del benefattore al quale tutto si deve.
    Tale idea la ritengo completamente fuorviante in un mondo globalizzato che abbisogna di interventi di largo respiro e che invece rischia di penetrare profondamente la cultura di una popolazione ridotta al lumicino da faide di partito, attenzione a quanto passa nelle segreterie provinciali, lotte intestine.
    La popolazione esca dal mondo ristretto delle contrade e si raffronti col mondo. Questa sarebbe la Chiusi che desidererei vedere! Chiusi non è Siena che pure a suo modo è un mondo impenetrabile ad ogni mente raziocinante, e nemmeno New York. La presenza di flussi economici unidirezionali di intervento sulla cultura riguardano solo il mantenimento di un ordine che oggi non ha più alcuna ragione di esistere. Spesso quelli che tu chiami ” piani alti” sono al servizio di un altro tipo di potere. Quello che condiziona più di tutti: i soldi.

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