Don Azelio Mariani, amico da sempre della nostra Chiesa e, tra l’altro, direttore del bollettino parrocchiale “Chiusi Città Aperta”, è stato nominato Parroco di Chiusi Città e si insedierà Domenica 23 settembre durante la S. Messa delle ore 18.
Don Azelio Mariani è nato a Montepulciano, precisamente ad Acquaviva, l’11 novembre del 1948 ed è stato ordinato sacerdote il 22 giugno 1974. Il Vescovo Mons. Alberto Giglioli lo chiamò subito in curia vescovile come suo segretario ed in seguito è stato nominato canonico della cattedrale, assistente diocesano dell’Associazione Cattolica Ragazzi , direttore dell’Araldo Poliziano. Nel 1981 divenne parroco di Sant’Agostino e S. Lucia e nel 1992 è stato nominato presidente dell’ Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero. Nel 1997 gli fu affidata la Parrocchia di S. Biagio e nel 2003 quella del Gesù per cui divenne “il parroco” di tutta Montepulciano. Domenica 8 luglio il nostro Vescovo Mons. Rodolfo Cetoloni ha pubblicamente annunciato che Don Azelio Mariani sarebbe stato il parroco di Chiusi Città. Per farlo conoscere meglio lo abbiamo avvicinato prima dell’incontro con il nostro Consiglio pastorale:
Marco Fè: Come ha vissuto questo trasferimento da Montepulciano, dove è stato per 38 anni, alle parrocchie di Chiusi Città ?
Don Azelio Mariani: E’ stato per me come un fulmine a ciel sereno che, lì per lì, mi ha gettato nello sconcerto. Lasciare Montepulciano dove sono radicato da 38 anni, dove ho vissuto tante esperienze ed intessuto tanti rapporti e dove ho sempre pensato di finire la mia missione di sacerdote costituisce un taglio netto per la mia vita. E tutti i tagli provocano un legittimo e naturale dispiacere. Conosco e apprezzo da tempo le parrocchie di Chiusi Città, la loro vivacità e la disponibilità dei laici. Caratteristiche che ho avuto modo di confermare negli incontri che ho fatto. Superato l’iniziale momento di sconcerto mi sento animato da nuovo entusiasmo anche per l’occasione che il trasferimento mi offre di rinnovamento come uomo e come sacerdote.
Marco Fè: Ci può parlare della sua famiglia di origine e di come è nata la sua vocazione al sacerdozio?
Don Azelio Mariani: La mia famiglia era molto semplice, mio babbo faceva il fornaio a Montepulciano Stazione. Sin da piccolo sono stato affascinato dalla liturgia della Chiesa, tanto che coinvolgevo i miei coetanei nell’allestimento, naturalmente ‘per finta’, di riti e processioni (similitudine con Don Mosè che, da piccolissimo, si fungeva celebrante con accanto i fratelli Adino e Fiorenzo). Con molta semplicità, all’età di 10 anni, una sera a cena manifestai ai miei genitori la volontà di diventare sacerdote. La mamma fu contenta, il babbo meno. In seguito però, quando ormai ero in seminario, fu proprio il babbo a darmi un ammonimento che per me è diventato un programma di vita: “Se farai il prete – mi disse – fallo bene, altrimenti ti preferirei morto”.
Marco Fè: Quali sono state le esperienze più significative nella sua vita di sacerdote ?
Don Azelio Mariani: I primi anni, quando sono stato segretario del Vescovo Giglioli, di cui ho tanto ammirato lo spessore spirituale e la preparazione culturale. E poi c’è stata l’esperienza straordinaria, sia dal punto di vista umano che spirituale, di cappellano del carcere poliziano. Importante è stato per me il rapporto con i parrocchiani, soprattutto con gli anziani e gli ammalati.
Marco Fè: Cosa vuol dire, in anteprima, ai suoi parrocchiani di Chiusi ?
Don Azelio Mariani: Sono molto contento di venire tra voi e, parafrasando Sant’Agostino, cercherò di essere “cristiano con voi e parroco per voi”.
Vedo che è citata anche la direzione dell’Araldo. Mi era sfuggito. La vista evidentemente comincia a fare brutti scherzi. Mi scuso.
Per me Don Azelio non è un mistero. Lo conosco. Mi è rimasto misterioso il motivo per cui l’amico Marco Fe’ non avesse citato l’attività giornalistica di Don Azelio quale direttore e animatore dell’Araldo Poliziano… Tutto qui.
Il richiamo al mio commento precedente, nel titolo di questo articolo, mi sembra quindi quantomeno esagerato.
Vedo però che Marco continua a non citare l’Araldo. Avrà le sue ragioni. I misteri della fede non sono il mio terreno preferito di discussione , quindi non insisto. Va bene così: Araldo o no, benvenuto don Azelio. E buon lavoro.