Anche questo blog tempo fa si è occupato della vicenda della centrale a biomasse che un imprenditore romano voleva costruire in riva al lago di Chiusi, sponda umbra. La popolazione insorse e non se ne è fatto più nulla. In una infuocata assemblea pubblica i cittadini di Villastrada hanno respinto al mittente la proposta caldeggiata da esponenti del Pd locale e dell’amministrazione comunale.
La discussione si è incentrata sul senso dell’operazione. L’impianto, secondo il progetto illustrato, era ovviamente a norma, ma la gente di Villastrada non ne ha voluto sapere perchè, è stato più volte ripetuto, non tutto quello che è a norma può essere accettato. Dipende dalla sensibilità verso il proprio territorio, da cosa le popolazioni interessate ricevono per concedere la disponibilità ad assumere gli inevitabili rischi e via dicendo. Insomma che l’impianto sia a norma è una condizione indispensabile ma non decisiva, come si è visto.
In questi giorni è emersa la questione del capannone dei rifiuti in località Quattropoderi, ma finora la gente di Montallese non ha detto nulla. Non ha chiesto nè chiarimenti nè che se ne discutesse pubblicamente.
Sabato a Montallese “è partita l’operazione “SABATO DEL VILLAGGIO”, che porterà il sindaco e gli amministratori i terzi sabato del mese di settembre, ottobre e novembre ad andare per le vie dei nostri villaggi intesi come frazioni, per ricevere consigli, prospettare problematiche e vedere con i propri occhi problemi vecchi e nuovi da risolvere”. Così annuncia il sindaco. Si è parlato in quella occasione del problema? E in che termini? Nessuno apre bocca.
Pur tenedo conto delle debite differenze tra le due questioni (centrale a biomasse e stoccaggio di rifiuti anche pericolosi e infetti) il comportamento, finora, delle due comuntà è stato profondamente diverso. E’ inutile sottolineare quale riteniamo più civile.
In molti paesi, come a Villastrada, la gente ha discusso e parecchio su questioni di tipo ambientale (a Panicale per esempio), ma anche a Montepulciano, a Pienza, a Radicofani, a Sinalunga, ad Orvieto…) sia che si trattasse di discariche o impianti a biomasse, fabbriche a rischio o fiumi inquinati. In molti casi si è arrivati in Tribunale e c’è stato grande dibattito politico e istituzionale. A Chiusi no. Nè per il depuratore di Bioecologia, né per le industrie insalubri, Nè adesso per il capannone pieno di rifiuti a Montallese… Lo stesso caso delle biomasse al quale Villastrada s’è opposta riguardava più Chiusi che la frazione castiglionese essendo previsto sulle rive del Chiaro e a meno di un km in linea d’aria dalle Torri, quindi dal “confine” tra Chiusi e Castiglione del Lago… Ma anche su quella questione gli unci chiusini che sono intervenuti sono stati quelli presenti alla infuocata assembea di Villastrada e la stampa… Per il resto, silenzio pressoché totale. Chiusi non è solo un paese in declino, è anche un paese impermeabile. E sempre più abbottonato.
Il problema dei rifiuti e delle lavorazioni nocive a Chiusi è una realtà con cui conviviamo da tanto tempo. Pur in presenza di diversi impianti di questo tipo non c’è alcun allarme sociale e di discuterne pubblicamente non se parla proprio.
Non sembra che dal “sabato del villaggio” di Montallese sia uscita una qualche valutazione.
Si continua a convivere tranquillamente senza farsi nessuna domanda anche se queste zone sono tra le più colpite dai tumori.
Auguri a noi.
Non è la prima volta che Villastrada si confronta con queste tematiche. Una quindicina di anni fa, l’amministrazione Primi propose un impianto di compostaggio costituito da un mega serbatoio in cemento armato posizionato nel luogo dove si aggira sconsolato il Fantasma dell’Ospedale Unico del Trasimeno. Non se ne fece nulla anche allora. Nonostante la popolazione sia favorevole di principio all’utilizzo di impianti ad energie rinnovabili, pare che, chi di dovere, non abbia ben capito come coinvolgere positivamente la Gente. In questo ultimo caso, visto che i gestori del terreno pubblico su cui avrebbe dovuto sorgere l’impianto incriminato, hanno avuto l’accortezza di non firmare alcun contratto preliminare, nessun danno. Come per le ipotesi ormai passate di impianti alle Macchie e alla Badia. Diversa la situazione dalle parti di Panicale e Masciano. In Comune di Marsciano si sono visti recapitare una richiesta per danni da 16 milioni di euro.
Alla popolazione di Montallese è stata data l’opportunità di esprimersi anche su questo problema. Sarebbe interessante capire se sia stato sollevato. Ora comunque qualche dato siamo riusciti ad averlo. Occorre valutare con accuratezza perché intervenire dopo sarà molto più difficle.
Ma perchè alla Biffe quando tira il vento da una certa parte e porta l’olezzo di non sò cosa, ma dalla puzza si può capire, la gente ha detto qualcosa? Personalmente quando sono quelle giornate(fortunatamente per me non sempre) non posso stare a cenare soprattutto d’estate nella terrazza che ho esposta in tale direzione sul retro del mio condominio)perchè si avverte marcatamente la puzza trasportata dal vento e lacrimano gli occhi ed io non ho mai sofferto di
intolleranza a fumi od altro di chicchesssia. La stessa cosa andando a Città della Pieve che all’altezza delle due curve ad ”S” a circa 2 Km sopra Pobandino si avverte il puzzo micidiale di suini.Io mi domando: ma chi abita da quelle parti che deve accettare di vivere in quel puzzo per il profitto di altri ma tutto questo sembra cosa normale? Se la gente non dice mai nulla perchè poi le persone vengono ricattate dalla disoccupazione quando gli impianti devono essere chiusi la cosa finisce lì, salvo poi esplodere come all’ILVA di Taranto la cui presenza genera cancro.E’ il sistema economico- sociale che lo genera,ce ne dobbiamo rendere conto invece di stare zitti perchè se si stà zittie si è conniventi !