La parte di relazione del Piano Strutturale che circola in maniera “riservata” parla di numeri assurdi. 1.800.000 metri cubi di cui 600.000 di nuova urbanizzazione, che significa in suoli oggi destinati all’agricoltura.
Su questi numeri si è molto parlato riguardo l’assurda previsione di quasi 400.000 (quattrocentomila!!) a Querce al Pino, dell’altrettanto assurda previsione di quasi 230.000 metri cubi (duecentotrentamila!). Oggi vogliamo parlare di una previsione che a confronto sembra una carezza: i 26000 metri cubi (“soltanto” ventisemila) nella zona Poggio Gallina- Santa Caterina.
Ebbene la carezza riguarda 87 nuovi appartamenti. Non si sa dove esattamente vanno, ma è facile immaginare che andranno in collina e così la famosa unione fisica fra Chiusi Città e Chiusi Scalo sarà praticamente cosa fatta..
Nel “poro blog” (come spiritosamente lo chiama Fulvio Barni)ebbi modo di scambiare opinioni con l’attuale candidato a sindaco della lista Primavera Giorgio Cioncoloni che tale “saldatura” auspicava. Spero di averlo convinto che quella posizione è assurda soprattutto dal punto di vista paesaggistico. Ogn uno faccia uno sforzo e cerchi di immaginare quale sarebbe l’impatto di 87 abitazioni a nord di Santa Caterina!!!
Nella seconda metà degli anni ’50 e nei primi anni ’60 Chiusi visse una stagione gloriosa della pianificazion. Un urbaniusta di nome Giancarlo Menichetti, scomparso nel 2000, redasse prima un Programma di Fabbricazione e successivamente un Piano Regolatore di grande valore anche per il emtodo seguito. Poi prevalsero gli interessi particolari e a Chiusi iniziò una crisi dell’urbanistica, di metodi che dire approssimativi è dire poco e che alla fine ci hanno portato ad essere il fanalino di coda dell’intera Toscana. Menichetti fu estromesso nel 1965 quando si rifiutò, fra le altre cose, di “congiungere” con fabbricati Chiusi Scalo a Chiusi Città. Oggi dopo quasi mezzo secolo si cerca di completare l’opera dei cementificatori di allora. Che ne pensano gli attuali candidati?
L’unica posizione ufficiale della lista “La Primavera di Chiusi” relativa all’urbanistica e all’assetto del territorio è quella indicata nel “Progetto per Chiusi”: “Nessuna nuova previsione di utilizzo di terreno agricolo. Il fabbisogno di aree edificabili è soddisfatto dalle previsioni dell’attuale PRG. Privilegiare il riutilizzo delle aree dismesse esistenti. Eventuale successivo utilizzo delle previsioni di nuova edificazione residue del PRG in vigore”. Questo vale per tutto il territorio comunale.
La bozza che ho io del piano è soltanto il capitolo 6 che se pur ampiamente citato (SEL e Giglioni) non è un documento ufficiale. C’è una tabella in A3 che però non è scansionabile perché la fotocopia è difficilmente riportabile automaticamente in un excel. Quello che posso fare è costruire una tabella semplificata. Intanto posso riportare i nomi delle 10 UTOE: Chiusi Città, Propaggini Chiusi Città, Santa Caterina- Poggio gallina, Chiusi Scalo, La Boncia, Porto di Mezzo, Asse Colmatone Fondovalle, Macciano- Querce al Pino, Montallese, Insediamento Rurale Diffuso.
I settori sono: Residenziale (articolato in quattro colonne: Volumi, superficie utile, abitanti e alloggi), Industriale e artigianale (articolata in Volume e superficie), Commerciale- media distribuzione- servizi privati (vol/sup), Commerciale grande distribuzione, (vol/sup) Direzionale e terziario (vol/sup), Direzionale e terziario (vol/sup) Turistico- Ricettivo- Congressuale (Vol/sup), Agricolo e funzioni complementari (Vol/sup).
Alcuni dicono che in un anno si potrà dibattere approfonditamente perché niente è ancora deciso. Sarà pure così, ma arrivare all’approvazione in un anno occorrerebbe partire subito. Da quello che emerge sembra davvero un pio sogno.
Ma non è possibile “tirar fuori” questi dati in maniera organica, visibile e (possibilmente) in linea con le effettive volontà di sviluppo?
Voglio dire, il piano regolatore mi pare di capire che ha tra le sue funzioni (fondanti?) quella di palesare i “giochi” tra le parti, in maniera che un cittadino qualsiasi non sia eccessivamente svantaggiato rispetto a quello meglio “introdotto”. E forse anche quello di evitare che pochi eletti possano fare quello che vogliono di una risorsa pubblica, in definitiva.
Ma quando il piano manca (oppure basta sia datato?), non dovrebbero scattare in automatico meccanismi volti comunque a rendere pubblico il quadro complessivo degli interventi che si faranno? Cioé, se non c’è un piano regolatore, manca la pubblica condivisione dello stesso e quindi ogni modifica allo status quo è impedita? O qualche norma ammette che qualcosa si possa fare? A che condizioni? Perché se c’è o non c’è il piano cambia poco per un amministratore?
M’avanza una scatola di punti interrogativi. Se ve ne serve qualcuno…