Solo qualche mese fa sembrava che per il Patto Duemila fosse giunta l’ora della liquidazione. Oggi, dopo l’approvazione del cosiddetto “Decreto sviluppo” presentato dal governo Monti, la situazione appare radicalmente cambiata. Non tutti i problemi sono risolti d’incanto ma è stato tolto di mezzo quello più spinoso: il rischio, per le aziende che non avevano rispettato i parametri occupazionali, di dover procedere alla restituzione dei finanziamenti ottenuti.
Nei tre bandi, il Patto ha messo a disposizione di imprese ed enti pubblici 58 milioni di euro (finanziamenti erogati dal Cipe). Tra le condizioni per accedere a quei finanziamenti c’era la clausola occupazionale che imponeva alle imprese di aumentare gli organici in base ai progetti finanziati. Allo stato dei fatti però, complice anche una crisi pesantissima, la quasi totalità delle imprese non ha rispettato quella condizione.
La precedente normativa prevedeva la revoca dei finanziamenti e quindi la restituzione dei soldi ottenuti. Per il sistema produttivo di queste zone c’era insomma il rischio concreto di una nuova tempesta.
Nella conferenza stampa di ieri il presidente del Patto Duemila, Marco Ciarini, ha potuto invece annunciare che quella clausola è stata abolita, consentendo di derogare dal numero degli occupati e quindi di chiudere i progetti. Non solo, ma a disposizione per nuovi investimenti infrastrutturali si sono resi disponibili soldi freschi pari a tre milioni e ottocentomila euro. Il Patto Duemila è risultato infatti tra i più “virtuosi” d’Italia. Si sa, tutto è relativo nel nostro paese.
Se l’atmosfera non era euforica, i rappresentanti delle tre provincie coinvolte (Siena, Perugia e Terni) non hanno nascosto di aver tirato un gran bel sospiro di sollievo. Tutti hanno convenuto che la crisi di queste aree ha un solo nome: impoverimento, dovuto in larga parte alle politiche di centralizzazione della spesa, sia nazionali che europee. Per i nostri territori, marginali e non connessi con reti importanti, l’opportunità di questi nuovi 3,8 milioni di euro per infrastrutture è una vera e propria boccata d’ossigeno. C’è però la necessità che al più presto vengano definite le regole per procedere a nuovi bandi per l’immissione dei soldi freschi nel tessuto produttivo.
Il termine ultimo per la verifica dello stato dei progetti già finanziati è fissata al 31/12/2013, mentre per gli enti pubblici si prevede una maggiore flessibilità (ancora non quantificata).
L’incontro si è concluso con l’accorato richiamo (anche a se stessi?) di tutti i presenti al ritorno della politica, perchè anche in una situazione di incertezza istituzionale (che fine faranno le provincie e come saranno ridisegnate?) c’è l’assoluta necessità che si torni a ragionare dell’Italia di mezzo, come entità specifica che su tanti terreni (turismo, cultura, rifiuti, agricoltura…) può trovare ampi spazi di convergenza.
Non gioisco affatto anche perchè sostanzialmente non è che il ripassare sopra il percorso fatto fin’ora e che ha portato a tali condizioni. Quella politica che ha permesso tutto questo è tutt’ora al comando nella nostra regione e fa quadrato anche contro i nuovi Renzi. Ma i nuovi Renzi purtroppo non sono che il tentativo di guidare una scatola vuota ormai allo sbando cercando di farla passare da una mano ad un altra, che fuori ha sembianze diverse da quella che c’è sempre stata e ancora c’è, ma dentro è la stessa identica a quella che c’è adesso, con l’aggravante che si compie un processo sostitutivo di guida, ma ciò che si produce serve alla” cupola” non alla gente anche se sembra che il beneficio lo possa trarre la gente.
Ed è l’ennesimo tentativo di cosmesi che purtroppo riuscirà, finalizzato a riprodurre il dejà vu in altre salse per il popolo bue, che ha smarrito tutto e non riconosce più il bene dal male.
Secondo me non c’è affatto da gioire, anzi è proprio l’esatto contrario.Soldi di tutti che vanno alle aziende che non rispettano i patti e nuovamente si interviene pensando che questa sia un ancora di salvezza che combatta l’impoverimento.Secondo me non è così. Assisteremo ritengo a tale verifica del raggiungimento parziale o totale dell’espansione del lavoro e poi ci diremo la realtà guardandoci in viso e non dimenticando quanto si era detto.Ancora una volta soldi prelevati dalle tasche dei contribuenti servono
a pienare quei vuoti portati non solo dalla crisi sistemica ma anche dall’inconsistenza di quelle che erano le previsioni di restituzione dei debiti.Quindi di una imprenditoria i cui limiti ed errori -se non altro previsionali-sono stati molto marcati.Il buco si allarga ancora ma i meccanismi dello sviluppo sono sempre quelli. Fate voi le previsioni se tali sostanze saranno restituite nelle vostre tasche oppure no.Non c’è affatto da gioire,l’asfissia è solo rimandata, con la differenza che l’ossigeno nella bombola alla fine sarà sempre di meno grazie anche a chi ne manovra il rubinetto.Spesso la crisi serve anche a spalmare i soldi in maniera improduttiva.Io non gioisco affatto quando sento queste cose.