“Nell’anno medesimo 1863 e ne’ primi del 64 il Governo Italiano, sia per sopprimere la manomorta sia per incassar milioni necessari alla finanza dello Stato, procede alla pubblica vendita di tutte le fattorie o tenute del così detto scrittoio, formate già sui terreni emersi in seguito alle bonifiche. Le fattorie erano 10: Foiano, Bettolle, Abbadia, Acquaviva, Dolciano, Chianacce, Creti o S. Caterina, Montecchio, (che comprendeva ancora Capannacce, Brolio e Pozzo), Frassineto, Fontarronco; alcune superbe ed imponenti per vastità e larga ricchezza di suolo, per rigogliose piantagioni, per viali spaziosi e rettilinei, tuttora marginati da gelsi, per ampli fabbricati colonici, in taluno dei quali vivevano e vivono famiglie composte di 20, 30, 35 ed anco 40 individui. Non furono vendute a caro prezzo, poiché questo fu di lire 14,112,960.59 per quanto riguardava il nudo stabile, e di circa altri cinque milioni in quanto agli accessori. I compratori vennero tutti o quasi tutti da fuori; e fra questi si noverano l’ex deputato Servadio, l’ex ministro Bettino Ricasoli, l’ex ministro Pietro Bastogi e la francese Madame Favard addivenuta quindi contessa Di Frassineto.”.
[G. B. Del Corto, Storia della Val di Chiana, 1898, p. 366]
La vendita avvenne in base alla legge n. 793 del 21 agosto 1862, che autorizzava il Governo “ad alienare i beni rurali ed urbani posseduti dallo Stato che non fossero destinati ad uso pubblico o richiesti dal pubblico servizio” (art. 1), prevedendo che la cessione avvenisse previa suddivisione in “piccoli lotti per quanto sia compatibile cogli interessi economici, colle condizioni agrarie e colle circostanze locali” (art. 3), sulla base di perizie e di elenchi compilati ricorrendo anche a una “commissione gratuita composta del Prefetto, presidente, di due delegati dal Ministro delle Finanze, e di altri due eletti dal Consiglio provinciale” (art. 7).
È evidente che nel caso delle ricche fattorie ex granducali della Val di Chiana la vendita non mirava ad evitare la manomorta, l’improduttività di quel patrimonio pubblico, ma piuttosto a soddisfare al più presto le crescenti esigenze di cassa del giovane Stato unitario, tanto che già nel 1863 risultavano predisposti elenchi di beni demaniali da alienare “nel più breve termine possibile”.
La cessione a privati fu portata a termine con aste separate, nel corso di un solo anno, ovvero tra il dicembre 1863 e il dicembre 1864, e i singoli contratti di compravendita furono perfezionati in date di poco successive, generalmente nell’arco di 1-2 mesi. Quello che balza all’occhio nell’operazione è la suddivisione in lotti di estensione tale da esporre la vendita al rischio di una radicale frammentazione del patrimonio ex granducale.
N. 44 lotti per la fattoria di Montecchio (1560.71.60 ha, con 5 tenute – Montecchio, Capannacce, Nardino, S. Benedetto in Brolio e Brolio – e 59 tra poderi, appezzamenti, terreni in colmazione ecc.).
N. 13 lotti per la fattoria di Frassineto (748.18 ha, con 2 tenute – Frassineto e Mansiana – vari fabbricati e 12 poderi).
N. 17 lotti per la fattoria di Bettolle (659.26.62 ha, con 1 tenuta e 19 poderi, oltre a fabbricati e molini).
N. 35 lotti per la fattoria di Abbadia (782.36.74 ha, con 1 tenuta, vari fabbricati e 24 poderi).
N. 17 lotti per la fattoria di Fontarronco (679.45.89 ha, con Fattoria, terreni e fabbricati, 22 poderi).
E ancora (le cartelle d’archivio presentano cospicue lacune):
Minimo 65 lotti per la fattoria di Creti (1 tenuta, almeno 26 poderi e 25 appezzamenti vari).
Minimo 13 lotti per la fattoria di Chianacce (1 tenuta, almeno 9 poderi e 1 appezzamento vario).
Minimo 19 lotti per la fattoria di Foiano (almeno 13 poderi più terreni e fabbricati, oltre alla tenuta).
N. 30 lotti per la fattoria di Acquaviva (1 tenuta, 18 poderi, vari fabbricati, 16 lotti di terreni anche in colmazione).
Minimo 11 lotti per la fattoria di Dolciano (la documentazione d’asta testimonia solo della vendita di un podere).
(segue)
Domenica verrà pubblicata la seconda (e ultima) parte.
La bella lezione di storia del Sig. Sanchini, non stimola il commento veloce, anche se il Sig. Minetti ha già fatto notare che la storia si ripete. Alla fine c’è scritto “segue”. Aspettiamo…
Il contatore delle visite ce l’abbiamo, se qualcuno degli autori li vuole sapere possiamo fornirli. Per ora la pagina di questo articolo è stata letta 80 volte.
I commenti generalmente sono espressione di opinioni e su un articolo di cultua non è facile esprimere una opinione. Giustamente Scattoni dice che il “mi piace” è anonimo forse sarebbe interessante avere il contatore dei lettori dei singoli articoli, proverebbe comunque l’interesse dell’articolo
x Simone Minetti. Non abbiamo inserito l’opzione della “manina” del mi piace/non mi piace perché il giudizio è anonimo.
Forse sul blog manca il famoso tasto “mi piace” sugli articoli!
Personalmente ho sempre letto con molto interesse gli articoli della cultura pur non commentandoli.
Congratulazioni a Roberto per l’articolo molto interessante, pare proprio che anche nel 1863 i politici si comportassero come si comportano oggi…poco è cambiato!
Grazie Sig. Sanchini, le sue informazioni sono chiare e semplici,
molte cose le sapevo alcune no, grazie ancora.
E’ buffo notare la quantità di commenti delle varie notizie, le notizie sono tutte utili, ma quelle di cronaca ricevono anche 20 commenti, quelle di Cultura rimangono al palo, la cosa non mi stupisce, ma mi dispiace.