Nuova provincia, Chiusi sempre più periferica

di Paolo Scattoni

Il governo ha dunque deciso: le 10 province toscane diverranno 4 nel 2013. Ci sarà una città metropolitana che assorbirà le attuali province di Firenze, Prato e Pistoia. la provincia di Arezzo viene mantenuta, quella di Livorno ingloberà Pisa,Lucca e Massa, infine quella di Grosseto che ingloberà Siena.

Già soffiano i venti di guerra. Il sindaco di Prato Cenni si è fatto intervistare nel cesso, mentre i pisani protestano per essere sotto l’odiata Livorno. In effetti la regola secondo la quale il capoluogo di provincia sarà la città più popolosa pongono Livorno e Grosseto in posizione eccentrica rispetto al proprio territorio.

La Valdichiana in  particolare a questo punto l’area meno collegata con il capoluogo di Provincia. Da questo punto vista Chiusi è forse il comune più distante in assoluto. Chi ldeve raggiungere Grosseto con  mezzi pubblici impiega più di tre ore.

Debbo dire che non ho mai avuto mai l’occasione di recarmi in un ufficio provinciale, il disagio per il cittadino è relativo. Il problema però riguarda tutti quegli uffici statali decentrati: questura, sovrintendenze, uffici giudiziari, etc.

 

Intanto a livello locale il dibattito è subito cominciato. protesta in maniera forte il presidente della provincia Bezzini.Il

Grosseto, il palazzo della Provincia

consigliere regionale PDL Claudio Marignani ha tentato di far passare una mozione a favore di Siena in Consiglio regionale senza successo. Vedremo cosa succederà. Che senso ha ad esempio la provincia unica della regione Umbria?

Probabilmente la strada vera sarà quella di una legge costituzionale per l’abolizione delle province. Potrebbe esserci allora un’amministrazione del tutto diversa con punti forti le regioni e le unioni comunali. Ma anche queste ultime non sembrano funzionare così bene. Domani parleremo di come la politica locale stia influenzando anche la nostra scuola. Potrebbe essere un disastro, almeno per Chiusi. Ne tratterà un post domani.

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5 risposte a Nuova provincia, Chiusi sempre più periferica

  1. carlo sacco scrive:

    Forse una risposta si potrebbe azzardate Tomassoni.Ciò che serve è far passare le istanze di cambiamento e gli interventi economici in un posto ”di frontiera” dove si giuoca tutto.Tutto il sale dell’Europa. Un posto per appartenenza e storia ed intelegibile di come sia costituito il suo popolo.Un luogo che non è la Spagna nè la Grecia.Un luogo dove la stragrande maggioranza del popolo da trenta anni a questa parte ha accettato tutto senza colpo ferire.Un luogo dove-e questa è una dei fattori più importanti e degni di attenzione- dove ha funzionato a perfezione la teoria degli opposti estremismi che ha plagiato tramite i media il cervello della gente.Questo posto è l’Italia,un luogo pieno di grandi uomini che hanno fatto la storia del mondo,pieno di cultura e contenente la maggior parte delle opere d’arte del mondo.Un luogo dove si è espletata in tutta la sua potenza la cultura CATTOLICA”come cemento dell’unità sociale, della famiglia,delle istituzioni e che di quest’ultime ne ha influenzato in maniera sostanziale lo sviluppo.Ecco perchè quelle cose vengono rese dagli automatismi sia del mercato sia dalla politica ed il perchè è che l’Italia è un luogo di grande cultura,ma il cemento che la tiene insieme è l’ignoranza.E tutto questo è quel campo di frontiera dove provare nuove strategie.La cupola delle 500 persone che comanda il mondo questo lo sa.

  2. @ Scattoni. Bisogna sapere che occorre “gonfiare” i provvisori 2011: non può essere fatto preventivamente per evitare di rischiare altrimenti…

    In questo un bell’asse bocconi-massonerie sarebbe stato senz’altro d’aiuto.

    A proposito: come mai due nazioni notoriamente ad alta concentrazione massone (Germania e Francia) si vanno a cercare il viceré di una loro colonia (l’Italia) alla Bocconi?

  3. E’ un problema di metodo, prima si tagliano e si ridelimitano le province e poi si decide cosa faranno. E’ uno dei limiti dell’Amministrazione e della politica italiana: prima si crea lo strumento e poi ci si chiede a che cosa serve, invece di concentrarsi sui bisogni e, una volta identificati quelli veri, studiare le soluzioni. Comunque spesso viene il sospetto che le scelte che vengono fatte sono motivate con finalità che non sono quelle effettivamente perseguite. Così, ad esempio, di recente, manovre ulteriormente restrittive della spesa, vengono da un lato negate e dallì’altro inserite in provvedimenti dichiarati finalizzati allo sviluppo. Si potrebbe dire che sono manovre nascoste per non allarmare ulteriormente i mercati; però anche qui c’è il dubbio che coloro che i mercati azionari movimentano i problemi che si vogliono nascondere li conoscano già bene. Il taglio delle province, come già molta stampa anticipa, potrebbe avere effetti sull’occupazione, col rischio che molti impiegati possano essere dichiarati eccedenti e quindi messi in mobilità. Io credo che il problema maggiore della Pubblica Amministrazione non sia quello di avere dipendenti in eccesso (semmai mal distribuiti) ma sia quello che spesso li vede costretti a lavorare per fare cose di cui non si comprende l’utilità, a “sorvegliare il deserto dei Tartari” piuttosto che a pensare a soddisfare i bisogni dei cittadini, mettendoci del proprio

  4. pscattoni scrive:

    Sono d’accordo con Carlo (Giulietti).Era meglio abolire le province del tutto. Per questo, però, c’era bisogno di una legge costituzionale. Speriamo che il prossimo parlamento la faccia. Per quanto riguarda Arezzo, la città corrisponde ai criteri minimi di superficie e popolazione stabiliti. Veramente se si fossero usati i dati di censimento del 2001 per un soffio non ci si sarebbe arrivati. Sono stati utilizzati i dati provvisori del 2011 e con quelli, come ci insegna il Piano Strutturale di Chiusi, si possono fare tante cose 🙂

  5. Carlo Giulietti scrive:

    Come al solito, cose all’italiana, intanto si fanno dei cambiamenti, delle cui conseguenze pare non ci si renda conto, poi magari tra un anno, con un nuovo governo si cambierà ancora, se si decidesse di procedere con un nuovo ordinamento dello stato e quindi si arrivasse alla tanto promessa abolizione delle province. Si naviga a vista, senza un piano a lungo termine, oggi si fa e domani si disfà, così tanto per far vedere che qualcosa si cambia.
    Intanto però, Arezzo, che come in altre occasioni pare avere più “santi in paradiso” (il caso più eclatante che ricordo, avvenne all’epoca della costruzione dell’autostrada della quale fu spostato il tracciato da Siena a d Arezzo grazie a Fanfani e forse di più, alla massoneria) rimane fuori dai giochi e questo toglie quel po’ di significato all’operazione, che il primo piano del presidente Rossi poteva dare a questa forma di pseudo-riorganizzazione provinciale.
    Secondo il mio punto di vista, per quanto conta, è che l’operazione attuale crea solo confusione, qualora sia possibile crearne ulteriore e sarebbe stato meglio aspettare per cambiare in maniera definitiva. Io avrei cancellato le Provincie e creato dei comuni più grandi, senza tanti intermediari che servono solo a creare “poltroncine”, (altrimenti che si cambia a fare) eventualmente con delle reti intercomunali.

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