il post di Luciano (Fiorani) di mercoledì scorso sollecita qualche riflessione. Sienambiente si fonde con altre società, il controllo dei cittadini si allontana ulteriormente. Quale proprietà, quale modello di smaltimento?
La prendo alla lontana. Tutti noi ricordiamo la crisi della “monnezza” di Napoli che non veniva raccolta e arrivava sotto le finestre dei primi piani delle abitazioni. Fu uno scandalo mondiale. Alcune discariche furono presidiate militarmente. Berlusconi la utilizzò alla grande per la sua campagna elettorale del 2008.
Agli inizi del 2011 la situazione era ancora critica. A Maggio viene eletto sindaco Luigi De Magistris. Dice no al termovalorizzatore e si impegna per la raccolta porta a porta. Scelta, secondo me ,saggia. Ma davvero le strade di Napoli oggi sono sono se non pulite come una città scandinava, libere dai mucchi della monnezza che hanno scandalizzato il mondo per l’inizio del porta a porta? Il sindaco ha fatto una scelta molto originale: un contratto per il trasporto dei rifiuti urbani in Olanda. Si scopre che mandarli in Olanda costa poco più della metà del trasporto nelle discariche pugliesi: 100 euro a tonnellata tutto compreso contro 170. Enorme risparmio. Tutti contenti.
Mi chiedo però: in Olanda questi rifiuti che fine fanno? Immagino che vengano bruciati in un termovalorizzatori. E perché in Olanda nazione assai densamente popolata si riescono a bruciare rifiuti che non si possono bruciare in Italia? Prima di tutto, forse, perché c’è gestione e gestione per certi impianti. In Olanda forse li gestiscono meglio. Il secondo motivo è perché certi impianti ormai sono sovradimensionati perché magari in Olanda vengono utilizzate forme di raccolta più efficienti che permettono di utilizzare sempre meno i termovalorizzatori. Ipotesi certamente, quindi da approfondire.
Torniamo a Napoli. La “soluzione olandese” ha risolto solo temporaneamente. E’ possibile che nel prossimo futuro anche i 100 euro a tonnellata diventi un costo insostenibile oppure gli olandesi dopo aver ammortizzato il costo dei loro impianti chiudano. Quindi si dovrà comunque accelerare la differenziata, la riduzione degli imballaggi etc.
Veniamo allora a noi e all’operazione che si sta facendo di una società unica per lo smaltimento dei rifiuti dell’intera Toscana meridionale. Dovremo capire la politica che si vorrà perseguire, la proprietà che si vorrà mettere su come giustamente sottolinea Luciano e infine gli strumenti di controllo delle istituzioni e dei cittadini.
Questa proposta di Gaetano Rispoli mi sembra una strada interessante. Le associazioni ambientaliste, ma anche attraverso una petizione di cittadini si potrebbe chiedere intanto che questa possibilità venga percorsa.
Ci sarebbe la possibilità di controllare dall’interno l’operato delle “Municipalizzate”.
Basterebbe chierede a queste sociatà, l’applicazione del comma 461 dell’art. 2 della Legge 244 del 2007 (Finanziaria Bersani).
Questo comma dice che le società possono creare una “Carta della qualità dei servizi” è la redazione della carta deve avvenire con la partecipazione delle associazioni dei consumatori, e con le associazioni imprenditoriali interessate.
Il comma prevede anche la verifica ed il controllo delle decisioni prese nella Carta della qualità dei servizi.
Per capire meglio di cosa si tratta vi consiglio di leggere integralmente questo comma.
Chissà se Fabrizio Vigni accetterebbe l’applicazione di questo strumento?