Quando si parla di recupero del patrimonio edilizio esistente, molto spesso si oppone il problema della “sicurezza idraulica” e si fanno ipotesi di spesa le più fantasiose. E’ evidente che su questo tema occorre cominciare a discutere più nel dettaglio. Abbiamo così inviato qualche domanda a Fausto Bardini che come vicesindaco prima e pro-sindaco poi si è occupato di questo aspetto. Attualmente Fausto Bardini è il presidente della Commissione ambiente del PD di Chiusi.
(P.Scattoni)
Tutti conoscono il tuo impegno da amministratore per le opere di messa in sicureza del nostro territorio. Pochi sanno però in che cosa esattamente consistano e quanto è stato speso. Puoi fare un bilancio?
Fausto Bardini: innanzi tutto faccio presente che quello che conosco è la situazione relativa alle passate amminisrtrazioni ,ma uscito da un anno e mezzo,,non sono a conoscenza di eventuali nuovi sviluppi.
Il 20 dicembre 2005 firmammo, dopo un certo lavoro di preparazione,presso la Regione Toscana un accordo di programma tra Regione, Provincia e alcuni comuni che erano nelle nostre stesse condizioni. (alcuni comuni volevano che i lavori partissero contemporaneamente e i finanziamenti fossero concessi in quel momento per tutti). Chiesi ed ottenni che man mano che i comuni fossero stati in grado di cantierare i lavori venissero concessi i finanziamenti al singolo comune (fu una ispirazione divina, perché io sapevo che stavamo lavorando alla progettazione e altri erano talmente indietro tanto che ad alcuni furono ritirate o congelate le somme messe a loro disposizione).
In questo accordo di programma avevamo previsto l’esecuzione di tre casse di laminazione, una sul Montelungo, una sul torrente Gragnano ed una sul torrente Parce. Lavori da eseguire con un finanziamento, finalizzato a ciò, che la Fondazione MPS aveva accordato alla provincia di Siena, la nostra quota: € 920.000.
La prima eseguita fu la cassa sul Gragnano perché la regione mettendoci alle strette con i tempi ce la finanziò con fondi CIPE. Non era la prioritaria,ma se non fosse stata appaltata entro certi termini avremmo perso il finanziamento.
Rispettammo i tempi e i lavori furono pagati con quei fondi per un importo di circa € 600.000.
Nel frattempo i progetti andavano avanti,con varie conferenze dei servizi,arrivammo ad appaltare la cassa sul Montelungo all’inizio del 2011,importo circa € 450.000. Si procedeva alla progettazione della terza cassa quando un successivo studio finalizzatoo per la più per il Piano strutturale, ci diceva che alcuni tratti di argine del Montelungo avevano bisogno di interventi, per cui ricordo, che chiedemmo di utilizzare i fondi rimasti per questa tipologia di lavori.
LO STUDIO DEL PIANO STRUTTURALE METTE IN RISALTO ANCHE ALTRI PROBLEMI, accenno ai principali:
-La mancata Regimazione dei fossi collinari, oltre alla conosciuta difficoltà dello scolo acque basse, e a una caotica infrastrutturazione fognaria.
– Per Chiusi scalo, inoltre, si dovrà come detto, intervenire (Tr lunghi) alla profilatura e ricarico arginale del Montelungo in particolare tra la zona Fornace e via dei Mille,e da qui fino al rilevato FFSS.
– Una cassa di laminazione per il Tresa,(in un incontro che avemmo con i tecnici della Regione Umbra,si presero loro l’onere dei lavori,affidando al Consorzio Val di Chiana la progettazione. Attualmente credo sia in corso l’appalto dei lavori)
– attraversamenti FFSS storici ,( non ricordo se nel 2008 o 2009 dopo vari sopralluoghi con il tecnico delle ferrovie,furono spurgati con una spesa abbastanza sostanziosa da parte delle ferrovie).
– insufficienti dimensionamenti di alcune condotte fognarie (rifatte tutte quelle interessate dai lavori di piazza Dante e varie zone con il rifacimento dei marciapiedi-interventi costati varie centinaia di migliaia di euro)
– adeguamento dimensionale collettori via Giacosa-Poggio Gallina; fu costruito un nuovo scatolare dopo la ex Fiat, per dividere le acque nere dalle bianche,e su questo sono state immesse le nuove fognature di via Talomone ecc.
– non sufficienti dimensionamenti anche di altri collettori, il nodo by-pass FFSS via Manzoni ha a volte rigurgiti dalla Chianetta, (è previsto un nuovo vascone nella zona laterale tra FFSS e negozio Della Ciana,lavori che devono essere eseguiti da Nuove acque e che sono per la verità in ritardo.)
– nella zona Biffe abbiamo il fosso Tarantello il cui alveo a monte delle strada Provinciale va completamente risistemato e che ha bisogno di una cassa di laminazione a monte del rilevato FFSS.
– per il fosso Cardete siamo, più o meno, nella stessa situazione del precedente.
– da ricordare che oggi abbiamo una cartografia aggiornata con tutte le condotte di Chiusi scalo; rilievi durati quasi un anno,facendo anche numerose prove con traccianti,spurghi e video ispezioni.
II Domanda
Il quadro è interessante e portarlo a conoscenza della popolazione è assai utile. Ma non credo che quello che manca debba essere realizzato tutto allo stesso momento. Per esempio la realizzazione del comparto della Fornace cosa manca visto che la cassa di laminazione del Montelungo è stata realizzata?
Fausto Bardini:Si diceva prima dei lavori agli argini del Montelungo,ma a mio modesto avviso servirà una progettazione unitaria per tutto il comparto,anche se verrà realizzato a stralci.
I tecnici proposti a ciò,dovranno verificare se le condotte di acque bianche e nere a valle,saranno di dimensioni sufficienti,poi dove portarle?sotto i tombini FFSS o al vascone Della ciana?Quindi,servirà una progettazione particolareggiata sotto i vari aspetti.
Per le frane non c’entra anche il disboscamento selvaggio?
Si toglie l’albero perché altrimenti costerebbe in termini di manutenzione, ma l’albero in fin dei conti serviva magari a mantenere un greppo.
Mi riferisco forse più allo smottamento della parte bassa della curva dell’esse di qualche anno fà, ma mi pare che molte “greppe” hanno perso l’albero dalle nostre parti…
Credo che un altra causa di ciò che si è verificato sia che il terreno agricolo non sia più lavorato con la necessaria cura e professionalità, l’agricoltura, non considerata più come fonte di reddito, viene praticata per la stragrande maggioranza per hobby ed i campi non hanno più la giusta lavorazione e le adeguate vie di drenaggio delle acque. Anche in questo caso il piano strutturale avrebbe dovuto dare i giusti suggerimenti, io ci ho provato a dirlo ma verba volant per chi è all’opposizione. In questo caso mi riferisco più alle frane che agli allagamenti.
A bocce ferme e ad acqua che defluisce possiamo fare alcune considerazioni sull’intervista a Bardini. Le opere realizzate nel territorio di Chiusi hanno evitato un’alluvione tipo quella del 2006. La cassa di espansione del Gragnano non ha salvato del tutto Montallese, ma ha sicuramente evitato il peggio. Anche il Parce ha bisogno di una cassa di espansione per migliorare la situazione di Montallese. I ritardi per la costruzione della cassa di espansione del Tresa ho creato tutto quello che abbiamo visto in territorio umbro e in parte nel nostro.
Poi ci sono le frane e i dissesti, su questo occorrerà ripensare un po’ tutto il programma di conservazione del nostro territorio. Molti hanno sottolineato che le previsioni del Piano Strutturale con i nuovi suoli agricoli da occupare porrà nuovi problemi. Aggiungo che un investimento per mettere in sicurezza definitiva a costi non esorbitanti aree come quella della Fornace e del consorzio agrario il cui recupero ci permtterà di sviluppare sul già costruitp piuttosto che espandersi su suoli pregiati.
I miei auguri a Enzo e Mario Margheriti e a tutte le maestranze per un pronto recupero dell’attività.
Mi pare di capire che per quanto riguarda quell’area il “peccato” di omessa messa in sicurezza stia dalla parte umbra. Occorrerebbe un maggior coordinamento fra le diverse autorità locali perché quando esonda il “fosso” non esiste né di qua ne di là.
In questo momento ci mancava anche l’alluvione. Nel nostro comune, un’azienda tra le altre che funzionavano, nonostante la forte crisi, era l’azienda dei vivai Margheriti. Dico era perche da ieri pomeriggio tutto è sotto un metro e mezzo di acqua e fango. Capannoni, mezzi, uffici, serre. Da stamani ci sono vigili del fuoco, protezione civile e stanno attendendo grosse idrovore dal nord’Italia. I proprietari e i dipendenti non si sono persi d’animo e stanno facendo di tutto per arginare i danni e cercare di riprendere l’attività. Ma credo che servirà tempo per tornare alla normalità. Se normalità ci potrà essere ancora.
Ma con l’inondazione di Montallese, ci saranno problemi con il magazzino dei rifiuti agricoli? Ci sarà stato spargimento di materiali? c’è pericolo che arrivino nel lago? ma non era stato garantito che quella zona era sicura dal punto di vista idraulico? Se qualcuno avesse la cortesia di rispondere a queste domande, mi sentire molto più tranquillo.
Corsi e ricorsi.Il grado definito di eccezionali- tà delle occasioni è il modo molte volte dietro al quale si riparano e si giustificano i mancati interventi,il tralasciare i lavori che avrebbero evitato danni innumerevoli che situazioni comunque ricorrenti debbano ancora produrre perchè ormai è storia purtroppo.Nel 1937 appunto l’acqua al Pobandino arrivò all’altezza di mt.2,20 e provocò una interruzione di fornitura elettrica fino a Perugia mentre fu possibile raggiungere la cabina elettrica solo 2 giorni dopo con la barca.Nel mio archivio esistono immagini scattate da mio zio Solismo Sacco di Moiano datate 5 Novembre 1937 che credo siano le stesse alle quali Sanchini fà riferimento.Il Committente fu il Consorzio Umbro per la Bonifica della Val di Chiana Romana e Val di Tresa.Talvolta mi domando perchè non si riesce ad entrare nella logica di approntare la messa in sicurezza del territorio e si preferisca invece (ma è un costume Italiano e non solo di Chiusi o limitrofi)spendere soldi in opere inutili e poi battersi il petto quando le cose succedono.
Beh, se non altro stavolta il sindaco non s’é fatto fotografare con un’idrovora in mano…
In quel parcheggio lì l’acqua arrivava a mezze macchine
Per Giorgio Bologni: il mio articolo era nato per illustrare gli effetti del trapasso dal Granducato di Toscana al Regno d’Italia in questa parte della Val di Chiana , per cui si è ovviamente focalizzato su avvenimenti vecchi di oltre un secolo fa, da cui trarre semmai ammonimento per il presente. L’alluvione del 1937, a tal fine, era l’evento più clamoroso e soprattutto offriva un’immagine estremamente significativa, con una barca solitaria sul lago… dell’attuale zona artigianale del Po’ Bandino. Non era nelle intenzioni elencare tutte le alluvioni post-unitarie e fra l’altro quella dell’agosto 2006 (che per inciso ci impedì di portare avanti lo scavo di una tomba etrusca in loc. Bagnolo, riempiendola d’acqua) rientra fra quelle che più che essere frutto della ribellione della valle alla bonifica artificiale o alla scarsa manutenzione delle sue opere mi sembra piuttosto prodotto dell’urbanizzazione senza regole (né adeguato sistema fognario) delle pendici delle colline a ridosso della Chiusi Scalo storica, nata con la ferrovia, per la ferrovia.
Il bel palazzo in sostituzione del vecchio edificio dell’Enel, tra la Chianetta e la rotonda, è completamente ammollo.
“Ricucire” col cemento, come piace tanto ai nostri amministratori, forse crea qualche problema.
Sarà il caso di cominciare non solo a non consumare più suolo ma anche ad abbandonare certe aree attualmente costruite e liberarle da attività (abitative e lavorative) che non possono essere protette.
Se la Chianetta esonda deve avere lo spazio per esondare in santa pace.
Il Piano strutturale appena approvato, invece, va in tutt’altra direzione.
XMercanti. Alle 14 l’acqua arrivava a metà sportello. E tutto il parcheggio era isolato perchè il traffico è stato interrotto all’altezza della rotonda. Da Po’ Bandino per venire a Chiusi si poteva utilizzare la bretella di fondo valle che comunque era coperta dall’acqua ed è estremamente pericolosa perchè sembra di attraversare un lago e in molti tratti non si distingue più il percorso stradale.
A Città della Pieve e Moiano hanno chiuso le scuole.
Per Mercanti: sul sito di primapagina c’è una foto che si riferisce alla strada Chiusi Scalo-Po Bandino all’altezza della rotonda. E’ stata scattata intorno alle 14,00… Mi dicono che nel posteggio l’acqua è più alta ma alcune auto sono state spostate, evidentemente si riesce a farle andare…
P.S.il sindaco Scaramelli, come tutti i suoi colleghi, sta usando facebook come strumento di informazione immediato… anche l’ordinanza per la chiusura delle scuole per domani è stata annunciata così, mentre sul sito ufficale, al momento dell’annuncio, l’ordinanza non c’era…
Grazie Paolo… anticiperò il rientro a domani anziché venerdì…nella speranza di poter salvare l’auto
Massimo, in effetti mi riferiscono che quella zona sia allagata, ma non so a quale altezza, non ho verificato di persona.
Mi trovo a Bologna ed ho lasciato questa mattina presto l’auto al parcheggio dietro la stazione (parte Pobandino) immagino che sarà sommersa d’acqua! Qualcuno può descrivermi la situazione di quella zona di parcheggio?
La situazione di oggi a chiusi e nella vicina po’ bandino (l’acqua non conosce confini politici) spero serva a far riflettere chi meno di un mese fa ha approvato un piano strutturale che prevede ancora l’edificazione di centinaia di migliaia di metri cubi, mi fermo qui perché in un momento di disagio come questo mi sembrerebbe di fare sciacallaggio politico, ma credo sia necessario riparlarne molto e che più di qualsiasi osservazione al piano strutturale o azione di opposizione in qualunque sede, siano gli eventi come quello in corso a far capire la miopia di chi vuole ancora distruggere altro territorio con il cemento.
X Giorgio Bologni. Magari Fausto Bardini mi smentirà ma credo che le opere realizzate (e i fondi stanziati) siano state proprio in risposta all’alluvione del 2006.
Sulle località indicate dal Piano Strutturale e quelle citate dal sindaco (a quanto ci scrive Lorenzoni) mi astengo sono troppo spesso accusato di essere divorato da cultura del sopspetto 😉
grazie per i suoi articoli sempre interessanti. Ma in questo III° sulla bonifica non ha copreso l’alluvione del 26 agosto 2006 e sarebbe interessate fare un riferimento anche alla allarmante situazione odierna tenendo conto della preoccupazione espressa dal Sindaco per determinate zone del Comune.
Santa Caterina? Ma non ci avevano detto che era una delle poche zone non soggette a rischio e quindi pronta per l’edificazione senza aspettare l’attuazione delle misure sul rischio idraulico?
Questo a parte, non vorrei sottovalutare il rischio immediato, ma credo che per Chiusi almeno per questa prima ondata, il peggio sia passato. Comunque l’autorità è il sindaco. Magari sarà il caso invece di andare su facebook di sintonizzarsi sul sito ufficiale del comune.
Siano già in allerta.. ilsindaco su facebook lancia l’allarme (vedi sito di Primapagina) e invita tutti a salire ai piani alti e a non transitare per le zone più a rischio: Quattro Poderi (dove c’è il deposito di rifiuti), Poggio Gallina, Montelungo e Sottogrottone …
Già si sono verificati allagamenti e crolli (uno sulla statale 146 tra a Violella e Giovancorso)…
Nei dintorni è andata e sta andando anche peggio: evacuazioni a Moiano e Tavernelle, acqua alta un metro ad Orvieto scalo… allagamenti a Fabro e Ponticelli…
A quella approvata dalla maggioranza il 20 ottobre
x Alessandro Bologni. Immagino che gli stralci di riferiscano alla versione approvata e non a quella adottata.
Vi ho inviato alcuni stralci del Piano strutturale che forse possono in parte aiutare a rispondere alle domande di Paolo Scattoni.
Se qualcuno vuole approfondire e passare un po’ di tempo sul PS si può trovare tanto altro, ma non ve lo consiglio
RISCHIO IDRAULICO, STATO ED EFFICIENZA DELLA RETE FOGNARIA
In risposta al delicato intreccio di concause delle criticità ambientali legate al ciclo dell’acqua sopra elencate.
il PS innanzitutto sceglie esplicitamente di assumere “una visione unitaria del ciclo delle acque
superficiali e sub-superficiali, riconoscendo esplicitamente le interrelazioni dinamiche tra sistemi di drenaggio
urbano ed agricolo, artificiale e naturale, canalizzato e non, in termini sia di pericolosità idraulica sia di
sostenibilità e qualità ambientale”3.
In secondo luogo, nell’ambito di tale complesso quadro ricognitivo e secondo il primario obiettivo di messa
in sicurezza dell’esistente, il PS definisce un ampio spettro di interventi (artt. 133 e 134) – strutturali e non –
ad oggetto idrografico e fognario, la cui fattibilità, a livello tecnico coerente con il PS, è stata verificata nel
corso delle specifiche indagini idrauliche (cfr. Elabb. serie I01, I03 e PI05), oltre che unitariamente discusse
con tutti i numerosissimi Enti a vario titolo competenti.
Questo post è stato pubblicato proprio in un giorno di precipitazioni eccezionali. Alla fine vedremo quanto il sistema avrà retto.
Fausto Bardini è stato molto attento a parlare del periodo in cui ha operato, evitando invasioni di campo sull’operato dell’amministrazione successiva. Qualche ragionamento si può, però, fare. Una riduzione assai rilevante del rischio idraulico lo si è potuto perseguire con un investimento che, se ho capito bene, si aggira intorno al milione e mezzo di euro. Quello che rimane da fare quanto può costare. Dovrà essere valutato con la stesura di un progetto. Quale investimento richiede ad esempio la messa in sicurezza dell’area della Fornace. Quanto di questo investimento potrà essere assunto dal privati che opererà in quest’area? Si potrebbe raggiungere il risultato dell’eliminazione del rischio idraulico, il risanamento di un’area e la costruzione di residenze e spazi a servizio senza intaccare suolo agricolo. Dovremo riparlarne.