La domanda di cultura a Chiusi c’è, c’è anche l’offerta, ma si può fare di più

di Paolo Scattoni

Venerdì pomeriggio dalle 17 alle 19 si sono svolte due iniziative molto diverse fra loro ma che ci permettono qualche interessante riflessione.

La prima di queste inziative si svolgeva presso al sede della LUBIT in piazza duomo. Qui in una sala stracolma il vescovo Rodolfo Cetoloni ha tenuto una conferenza dal titolo “Il profeta Elia, una fede risoluta”. Una platea attentissima per una lettura del personaggio biblico molto ben strutturata.

Pubblico di un’iniziativa LUBIT

La Libera università di studi biblici e teologici Pio II è ormai al suo ottavo anno di vita. In tutti questo anni ha organizzato incontri di eccellenza e il pubblico coinvolto è stato sempre crescente. Ha una struttura semplice ma anche efficiente grazie al suo presidente Andrea Giambetti aiutato da un piccolo gruppo di entusiasti.

La seconda iniziativa di venerdì pomeriggio della quale vorrei parlare è stato un incontro organizzativo presso la Banca Valdichiana in collaborazione con l’Associazione Amici per sempre per un corso di alfabetizzazione informatica gratuito che si terrà da dicembre ad aprile. Gli organizzatori temevano di non raggiungere un numero sufficiente di frequentanti e invece si sono trovati di fronte a un centinaio di iscritti. Si è dovuto così pensare a ben quattro corsi paralleli con 25 frequentanti ciascuno. Questo è infatti il numero delle postazioni per il corso. Un successo inaspettato tanto che già si pensa a un bis dopo aprile. L’aspetto forse più significativo è stata la risposta di persone in età matura che vogliono capire il mondo a loro sconosciuto dell’informatica e del web.

Insomma in quelle due ore c’erano a Chiusi circa 200 persone impegnate in  iniziative culturali di buon  livello. Quello che emerge dunque è che c’è una domanda forte di conoscenza e che ci sono molte realtà e d iniziative nate in maniera spontanea o comunque non programmata. In questo blog sono state via via presentate e commentate anche altre iniziative come quella di realtà assai interessanti come quella della Goccia e altre ancora. Quindi dal punto di vista della quantità e qualità Chiusi sembra muoversi bene.

Più che una critica vorrei porre due questioni che a me sembrano importanti. Il primo punto interrogativo è la partecipazione giovanile. Per quale motivo la proposta culturale non tanto PER quanto piuttosto DEI giovani è ancora quantitativamente modesta (anche se le cose poche realizzate sono state di qualità). Mi chiedo ad esempio se la risposta della generazione dei genitori e dei nonni alla sfida tecnologica è così forte, perché la generazione “tecnologica” non riesce ad organizzare occasioni di crescita in questo campo? Più volte su Chiusiblog qualcuno ha posto il problema (che dire della possibile costituzione di un Linux group?). Da altre parti iniziative del genere col tempo hanno generato anche occasioni di lavoro.

Il secondo “gap” riguarda il 15% della popolazione che rimane ancora sconosciuta, quella degli stranieri. Anche per questa ormai rilevante sezione della nostra popolazione si dovrà pure pensare qualcosa.

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