del Comitato pendolari Roma-Firenze
Abbiamo pensato di scrivere e pubblicare periodicamente le cronache dei ritardi.
I rappresentanti del Comitato non stanno su tutti i treni e per questo sarebbe importante se ci inviaste poche righe ogni volta che c’è un ritardo o che succede qualcosa di “anormale”.
Abbiamo usato questa forma poco seriosa per aiutare anche il lettore non pendolare a immedesimarsi nei nostri viaggi al limite del grottesco. Grazie
Chissà, il gran capo Moretti leggerà mai queste cronache di poveri pendolari?
Lo faccia, lo faccia, perché è di lui che qui si parla.
Orvieto martedì 4 dicembre 2012 ore 7.30 – Treno IC 581
Saliamo ad Orvieto come tutte le mattine di un giorno lavorativo. Come spesso accade, anche stamani una carrozza, la 6, è chiusa per assenza di corrente elettrica. Treno tagliato a metà. Le persone si ammassano nei corridoi perché i posti a sedere non ci sono più, alcuni viggiano in piedi, i più fortunati seduti sugli “strapuntini”. Sotto la galleria di Orte il treno si ferma, silenzio elettrico. Alle 8.25, ora in cui il treno dovrebbe arrivare alla stazione Termini, decidiamo di cercare il controllore per sapere perché siamo fermi da mezz’ora. Troviamo finalmente, in prima classe e comodamente seduta, una controllora che seraficamente ci dice che i microfoni del treno sono rotti e che lei si è già disturbata ad avvisare personalmente i viaggiatori fino alla carrozza n. 3…. Peccato! Noi siamo alla 4. Le chiediamo di disturbarsi a venire ad informare, bontà sua, anche gli altri viaggiatori dalla 4 in giù. Lei si alza, si incammina, poi però di nuovo si ferma alla 3. Forse perché i corridoi sono pieni di gente? Chissà!
Arriviamo finalmente alla stazione Termini alle 9.20 con un’ora di ritardo.
Roma martedì 4 dicembre 2012 ore 16.30 – treno IC 594
Il treno arriva da Napoli quasi puntuale. Saliamo ma non parte. Dopo circa mezzora andiamo ad informarci per sapere i motivi del ritardo. Nessun controllore reperibile, ma ci accorgiamo che è sparita la locomotiva, o forse non è mai arrivata. Si parte dopo un’ora e questa volta il controllore ci informa del ritardo.
Roma martedì 4 dicembre 2012 ore 18.25 – Treno IC 596
Un treno che nasce da Roma Termini …finalmente! Non avrà problemi. Invece anche oggi il treno arriva in ritardo dal deposito privo del locomotore e gelido. Facendo una valutazione comune i passeggeri decidono di provare con il “Vienna” delle 19.05. Poi invece il tabellone segnala la partenza dell’IC dopo 10 minuti e molti decidono di migrare dal Vienna all’IC. Siamo ancora una volta privi di informazioni, è un “terno al lotto”. Nuova beffa, parte prima il Vienna, l’IC arriva a Orvieto alle 20.33, con 1 ora e 20 di ritardo.
Roma giovedì 6 dicembre 2012 ore 15.36 – Treno IC 592
Il treno IC per Trieste arriva alla stazione in orario, saliamo e aspettiamo. Trascorsi venti minuti dall’orario di partenza, andiamo a chiedere al controllore il motivo del ritardo. Troviamo una controllora con vari piercing che ci dice che il motivo della partenza è la mancanza di documenti del treno. Ci facciamo delle domande: “Ma il treno ha dei documenti? Forse non ha il titolo di viaggio? Ma se anche così fosse, non potevano prepararli prima, visto che il treno nasce da Roma Termini?” Chissà, il treno parte con un’ora di ritardo.
Roma giovedì 6 dicembre 2012 ore 16.36 – Treno IC 594
Il treno arriva da Napoli con un’ora di ritardo. Saliamo sperando che, visto il ritardo, almeno la locomotiva sia pronta. Ma neanche oggi si parte. Nessuna informazione. Andiamo a cercare il capotreno o anche un semplice controllore. Lo troviamo ed è già un miracolo. La locomotiva c’è ed è lì che aspetta, pronta! Ma allora, perché?? “Sto chiamando, sto chiamando” ci dice il controllore (e noi ci domandiamo: chissà chi starà chiamando?”. “Sto chiamando chi deve agganciare il locomotore!”. Ecco…. questa ci mancava! Il treno parte anche oggi con un’ora di ritardo.
Orvieto – lunedì 10 dicembre 2012 ore 7.30 – IC 581
Carrozza 7 chiusa. Passeggeri con prenotazione nella 7 chiedono informazioni al capotreno. Soluzione semplice. Secondo il capotreno chi ha la prenotazione nella carrozza chiusa può chiedere il corrispondente nella carrozza precedente dove sono seduti i pendolari. Forse che i pendolari non hanno pagato? Naturalmente i pendolari all’ingiustizia si rifiutano. Le porte a Termini non si aprono. Pazienza, la calma è una virtù.
Roma – martedì 11 dicembre 2012 ore 19,12 – Euronight 234
Saliamo sul treno alla ricerca di un posto a sedere, ricerca sempre più difficile perché viene utilizzato da un numero crescente di pendolari che, a causa del cambio di orario, non riescono più a prendere il treno IC 596, anticipato di 10 minuti. Il treno non parte, chiediamo al controllore. Ci risponde scocciato che “loro sono pronti” ma è il segnale che non viene aperto.
Arriviamo a Orvieto alle 21 con quaranta minuti di ritardo.
Orvieto – mercoledì 12 dicembre 2012 ore 7,30 – IC 581
Il treno parte da Orvieto con ritardo perché le porte non si aprono. Ci dicono che è un nuovo sistema di “allineamento” di chiusura e apertura delle porte. Se ne aprono solo due e tutti di corsa le raggiungiamo e saliamo. I minuti di ritardo non vengono recuperati e anzi, forse a causa del gelo, si percorre la linea molto lentamente. Nessuna informazione ci viene data dal controllore fino a quando il treno non si ferma sul ponte del Tevere. E’ allora che sentiamo dai microfoni la sua voce: “Si avvisa la gentile clientela che siamo fermi in un punto in cui è vietata la discesa”. Peccato, avevamo effettivamente pensato di tuffarci dal ponte. Arriviamo a Roma con trentacinque minuti di ritardo.
Roma mercoledì 12 dicembre 2012 ore 16.36 – Treno IC 594
Partiamo da Roma alle 17,05 e arriviamo a Orvieto alle 18 con venti minuti di ritardo. E’andata bene ha recuperato una parte del ritardo.
Roma mercoledì 12 dicembre 2012 ore 18.15 – Treno IC 596
Il treno parte in ritardo e arriviamo alla stazione di Orvieto alle 19.35 invece che alle 19.15.
Orvieto – giovedì 13 dicembre 2012 ore 7,30 – IC 581
Il treno arriva alla stazione di Orvieto con venti minuti di ritardo. Sarà di nuovo a causa del gelo e qualche scambio sarà bloccato. Ci chiediamo: “ma nel nord Europa come fanno? Possiamo fare come fanno loro?”. Il treno arriva. Le porte non si aprono. Poi se ne aprono solo due e tutti velocemente saliamo, ignari del calvario che ci aspetta. Il treno dovrebbe percorrere la direttissima invece esce a Orte e si ferma in stazione. Nessuno ci informa. Telefoniamo ad altri pendolari che si trovano su treni precedenti. Purtroppo ci dicono che i loro treni sono stati convogliati sulla linea lenta con ritardi di circa due ore. Arriva l’avviso del controllore: “Ci scusiamo ma il treno dovrà percorrere la linea lenta e porterà un ritardo stimato in due ore”. Il treno riparte, instradato sulla lenta e a pochi chilometri da Orte si ferma di nuovo in un punto dove è possibile vedere la linea direttissima. Ci accorgiamo che i treni hanno ripreso a viaggiare a gran velocità. Ci sentiamo ingannati, sequestrati, truffati.
Il treno arriva a Roma Termini alle 10,50 con due ore e mezzo di ritardo. Stamani ogni lavoratore ha perso due ore e mezza. Se si moltiplica per i mille lavoratori che si trovano sul treno fanno 2500 ore non lavorate.
Io ho potuto frequentare l’università a Roma, da pendolare. Avevo lezione di diritto costituzionale alle 8,00 e prendevo il treno a Chiusi alle 4,52 e non sono mai arrivato in ritardo, nell’aula all’interno della città universitaria dell’attuale Sapienza, anche quando la Direttissima era ancora in costruzione (fu inaugurata proprio in quegli anni). Ho sempre pensato, viaggiando con un popolo di altri pendolari, che collegamenti ferroviari efficienti lungo la dorsale della penisola avrebbero potuto evitare mostruosità quali le periferie di Roma e di qualche altra grande città “metropolitana”, con tempi di percorrenza e stress inferiori a quelli che tutti giorni devono affrontare masse di lavoratori che da quelle periferie dormitorio (o lager) devono trasferirsi in centro. Eppure si è sacrificata questa scelta di “metropolitana” interregionale per far concorrenza… all’Alitalia, società partecipata dallo Stato, profumatamente finanziata con soldi pubblici, come le Ferrovie, e che proprio oggi si è lamentata di non poter sostenere la concorrenza dei treni superveloci sulla tratta Roma-Milano. Credo però che il motivo principale per cui uno prende l’aereo per andare da Roma a Milano sia la necessità di prendere un altro aereo, per cui anche tale lamentela mi sembra l’ennesima scusa di qualche top manager per conti che tornano poco…
Chiusi avrebbe anche un teorico vantaggio su altre realtà, quello di avere un ex sindaco ora assessore regionale ai trasporti.
Si chiama Luca Ceccobao ed è in ottii rapporti- pare – con il capo delle ferrovie Moretti.
Se alzasse un po’ la voce, forse…
(ma finora, da quando è assessore, cioè dal 2010, il servizio ferroviario in questo territorio non è migliorato. Tutt’altro).
In una “città ferroviaria” come Chiusi è davvero penoso questo perdurante disinteresse, anche rispetto a soltanto qualche anno fa. Eppure ci hanno detto che con il cambio di voltaggio sulla linea, intercity e regionali non potranno più utilizzare la direttissima. Insomma per andare a Roma impiegheremo quasi due ore e mezzo e per Firenze poco meno. Anche chi il treno non l’ha mai preso, ma ha responsabilità politiche, dovrebbe interessarsi della cosa.
Mah, che dire….il povero sito www. vivailtreno.it è stato chiuso dopo aver raccolto solo 200 firme in “troppi” mesi di apertura…molte invece le promesse verbali d’adesione. Pochi i chiusini che hanno firmato – a cui delle sorti del treno importa pochissimo (in fondo, a che serve e chi serve?) – pochi anche i Pendolari più interessati alla rivendicazione settoriale che al Principio Generale. Certo una Class Action potrebbe aiutare nella singola vertenza ma solo una forza d’urto importante nei numeri potrebbe invertire il processo. Una forza d’urto poi finalizzata da un intervento della Politica….campa cavallo, anche perché potrebbe sempre essere utile un giorno…il cavallo intendo.
Non uso molto il treno ( per fortuna ). Tempo fà andammo a Firenze con un regionale veloce. Volevamo tornare con il RV delle ( ora non mi ricordo bene) diciamo delle 19.10, come dal sito internet delle F.S. Il treno che c’era è partito alle 19.30 ed era un regionale normale e per di più molte porte erano sigillate ed altre non si aprivano. Del treno annunciato sul sito nessuna traccia. Non so, ma credo che una ‘class action’ ( i pendolari sono molti ed in continuo aumento ) potrebbe aver maggior risultati di continue giustificatissime lamentele che non entrano nemmeno in un orecchio di coloro che dovrebbero assicurare un decente servizio per i pendolari.
La nostra costituzione, come dice Benigni, è la più bella del mondo. Forse dovremo cominciare ( senza forse) a farla rispettare, ora che la cosiddetta ‘class action’ è stata riconosciuta nel nostro Paese.
Il comitato pendolari penso abbia ben presente il problema del progressivo “scippo” della direttissima a favore della “metropolitana d’Italia”. Mi sembra che l’abbiano poco capita i politici locali. E’ mai possibile che non ci debba essere un o straccio di iniziativa per discutere sui probabili sviluppi ed effetti sul nostro territorio? Neppure uno straccio di mozione o anche una più modesta interrogazione?
per qunto mi riguarda l’iniziativa del comitato di documentare il progressivo deterioramento del servizio non solo è utile, ma anche indispensabile per sollevare il problema più generale.
Qual’è il succo di questo florilegio? Le ferrovie italiane non sono in grado di far viaggiare i treni in orario e i ferrovieri sono sono insensibili ai disagi dei viaggiatori.
Se non si capisce quello che sta succedendo è difficile porvi rimedio.
L’odissea dei pendolari è destinata a durare e a peggiorare se non si cambiano le scelte politiche che l’hanno originata.
Perchè non ci si comincia a chiedere come sia possibile che la stragrande maggioranza degli italiani vorrebbe un servizio ferroviario decente per andare a scuola e al lavoro mentre chi comanda decide di investire un’altra vagonata di soldi in treni super veloci? E’ stato annunciato poco tempo fa l’acquisto di treni che dovrebbero impiegare meno di due ore per collegare Roma con Milano e tutti (politici di destra e di sinistra, stampa, televisioni) si sono dichiarati entusiasti.
Se non ci si sveglia, il treno, come lo intende (e lo usa) la gente comune è destinato a scomparire da questo paese.