La guerra di don Piero

di Daria Lottarini

 

Italia fine 2012: in una settimana in cui si contano ancora omicidi di donne, per mano di familiari, mariti compagni o ex, il parroco di Lerici ha avuto il cattivo gusto di affiggere nella bacheca della chiesa un volantino, dove sostiene che la colpa di tanta violenza è dovuta agli atteggiamenti provocatori della donna e del suo abbigliamento succinto.

Ma come si fa a giustificare l’omicidio con l’abbigliamento sconveniente?

E’ molto triste e provoca sconcerto questo posizione di chi nella chiesa considera la donna come qualcosa di diabolico e di chi nella società, ancora non riesce a considerare la donna, non come un oggetto da possedere e sottomettere, ma come una persona degna di rispetto.

Come scrive Natalia Aspesi in un articolo di Repubblica di oggi “speriamo che qualche scienziato da Nobel scopra come placare la paura e la violenza del maschio verso la donna”.

Io spero anche che si riesca a sconfiggere l’omofobia…

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11 risposte a La guerra di don Piero

  1. pscattoni scrive:

    la mia contestazione al tuo ragionamento era che non la violenza di genere debba essere addebitata al cattolicesimo. Lo stato laico è un valore anche per il cattolicesimo e la dignità umana è in questo caso sia di Cesare che di Dio. Ilprete di Lerici non l’ha capito esecondome gli verrà spiegato bene quando le acque saranno un po’ più tranquille.

  2. carlo sacco scrive:

    Paolo, sulla fuorvianza non mi trovi daccordo.Io ho tentato di spiegare forse negli articoli-al solito in eccesso di 1400 caratteri che non sono apparsi ma che sicuramente figurano ancora in essere, la responsabilità forte di tutti i tipi di credo religioso su tale materia, primo fra tutti l’Islam,ma anche quello cattolico.Punto.Ho argomentato il mio perchè e potrà anche non essere gradito ma non mi sembra che la spiegazione sia fuorviante.Fuorviante è la spiegazione del prete”coglionazzo” come tu dici minimizzando sapientemente le ragioni del perchè vi siano prese di posizione che non è affatto vero che siano isolate.Sono sommesse, non affiorano, si preferisce non parlarne e lavare i panni sporchi in famiglia quando vi si è tirati per i capelli.Oggi come oggi su tali terreni nessuno insegna a nessuno.

  3. carlo sacco scrive:

    Nel mio intervento di 11 ore fa mi sembra che ho detto proprio che si deve alla dominazione coloniale inglese se la donna nell’universo indiano cerca ancor oggi di riscattare la propria condizione di subordinazione all’uomo poichè a parte le malefatte del colonialismo come sistema di rapina applicato dall’Inghilterra,molte condizioni di impiego della donna nella costruzione di una società civile e di giustizia paritaria fra i sessi, hanno rappresentato le basi da cui sono partite le istanze di riscatto delle donen in quella regione grande come l’Europa e di un miliardo di persone. Non a caso Annie Besant era una strenua propugnatrice del riscatto civile delle donne.Anni fa mi sono trovato a Mumbai durante dei terribili tumulti di strada.
    I mussulmani a decine di migliaia sono scesi in piazza mettendo a ferro e fuoco ogni cosa perchè per la prima volta un giudice aveva assegnato di legge in una causa di separazione fra coniugi gli alimenti alla donna.C’è ancora molta strada da fare….

  4. pscattoni scrive:

    x Carlo Sacco.Ho studiato,poco,ma credo sia sufficiente. Come pensavo la violenza di genere in India ha radici antiche (nessuna relazione con il cristianesimo e tanto meno con il cattolicesimo). E’ invece stato il colonialismo a dterminare le prime battaglie delle donne. Il sito che ho consultato riporta un passaggio della storia delle religioni della Laterza.

  5. pscattoni scrive:

    Ribadisco la mia ignoranza. Che però l’incontestabile dominio dell’uomo sulla donna che caratterizza l’intera Asia (da quella musulmana dell’asia minore e del colonialismo zarista-sovietico a quella imperiale giapponese) sia dovuta al colonialismo è una tesi che mi è del tutto nuova. Approfondirò.

  6. carlo sacco scrive:

    (continuazione)… Guarda per esempio il caso di quali siano gli strati sociali della protesta egiziana contro Morsi.Altro messaggio sul tema:un piccolo e modesto contributo alla discussione che dal mio punto di vista ho deciso di fornire alla comunità chiusina è quello di una Mostra Fotografica sulla prostituzione indiana di mia realizzazazione che sarà posta in essere dall’associazione La Goccia nei locali della Diocesi di Chiusi in occasione dell ‘8 Marzo.Appariranno immagini di donne facenti parte di quel mondo e spero che la discussione porti molti contributi di coloro che vorranno essere presenti ed intervenire sul tema.L’iniziativa prende spunto da un articolo di Ettore Mo sul Corriere della Sera a proposito delle ”Cow Pills” che si stanno diffondendo a macchia d’olio all’interno della prostituzione di giovanissime donne in Bangladesh ma anche in tutta l’India e delle quali ho parlato su un Post su Chiusiblog tempo fa.

  7. carlo sacco scrive:

    Non mi trovi d’accordo Paolo.E’ bene sempre ed è giusto chiedersi da dove si generino le cose e soprattutto il loro perchè ed soprattutto quale sia il ”terreno di cultura” dal quale scaturiscano.Su tali argomenti che spesso scoprono costole scoperte di fronte alle problematiche esistenti nel mondo moderno, la Chiesa nel suo insieme annaspa fra le contraddizioni.Non dico che tutti la pensino nel modo del prete di Lerici questo evidentemente no,ma ritornando al terreno di cultura ritengo che una gran parte del clero abbia delle posizioni ”sopite e tolleranti”su tali argomenti a cui non piace far conoscere intimamente ciò che ne pensa.Quanto all’India è vero quello che tu dici ma sappi che l’etica e la cultura anglosassone oltre che aver contribuito col colonialismo allo sfruttamento ed alla depredazione del subcontinente ha anche gettato le basi di un terreno favorevole alla laicità in tanta parte della popolazione,nel contesto di un mondo in cui la donna è letteralmente un oggetto e proprietà privata dell’uomo.Ecco perchè moltissime donne protestano e guarda caso sono quelle degli strati sociali più vicini allo sviluppo ed al benessere.Cosa che avviene in minor quantità ma anche nel mondo mussulmano.(Continua)

  8. Paolo Scattoni scrive:

    x Carlo Sacco. Non sono un esperto di antropologia culturale né di sociologia delle religioni, ma l’analisi mi sembra del tutto fuorviante. In questi giorni in India si assiste a una forte protesta (con richiesta di pena di morte) per gli stupri e le violenze alle donne. Lì il cattolicesimo è minoritario ed escluderei sia alla base del fenomeno. Che dire poi delle violenze nel mondo musulmano?
    considero quella contenuta nel riprovevole volantino di Lerici la posizione di un prete coglionazzo che ha avuto risonanza proprio perché gli si imputa una posizione in contraddizione con i valori che dovrebbe predicare. Se il volantino fosse stato appeso alla porta di una sede di casa Pound pochi ci avrebbero fatto caso.

  9. carlo sacco scrive:

    Chiedetevi un momento perchè in Italia,si soprattutto in Italia,ci siano tali manifestazioni e forse scoprirete che quando il pensiero si esprime nel modo e nella natura di come si è espresso quel prelato tutto questo non può non far riferimento e far prendere atto di ciò che pervade e che è parte integrante della cultura che ha segnato da secoli il nostro modo di pensare ed ancora oggi spesso ne è la spina dorsale che mostra quanto ancora radicata sia nel vivere della gente la violenza,la non presenza della ”RAGIONE”.Io credo che un contributo cospiquo al fatto dell’esistenza di tale aberrante condizione nel comportamento e nel sentimento comune delle persone che lo esprimono,sia il prodotto inevitabile di ciò che ha rappresentato il cattolicesimo nei secoli ed il suo condizionamento del pensiero a cui sono state sottoposte le coscenze.Chiaramente non è solo questo,ma ritengo che vi sia su questo una misura alta nella scala delle responsabilità.La stessa condizione è presente nella cultura dei paesi neolatini(Sud America e paesi coloniali)chiaramente con le dovute peculiarità. Chiedetevi cosa hanno spartito quest’ultimi con noi e forse una parte della risposta si troverà.

  10. luca scaramelli scrive:

    Ho avuto modo di affermare più volte, anche in questo blog, il mio pensiero: viviamo in una società ancora estremamente sessista, una società nella quale, oggi più che mai, è la maggior parte delle donne ad avere sul groppone il peso del lavoro, della casa e della famiglia. La discriminazione si manifesta in tante forme, basta guardare i dati sulla presenza di donne nei posti dirigenziali, nei consigli di amministrazione, nell’università, nella dirigenza di reparti ospedalieri. Ma non solo in questo, nella pubblicità che in tante immagini vuole ancora il maschio forte e la donna come angelo del focolare, perfino nei cartoni animati o nei racconti per bambini ancora si usano stereotipi vecchi di secoli. Così fin da bambini si comincia ad introdurre il concetto che in fondo la donna è là a disposizione, e se non è poi così disponibile o non lo è più allora si può sempre eliminarla. Siamo il primo paese in europa per gli omicidi di donne, viaggiamo ad una media di un delitto ogni due giorni, sono cifre che ci allontanano molto dall’essere un paese civile.

  11. c’è da domandarsi se è proprio questa perversione di vedere la donna come il diavolo che spinga un maniaco sessuale del genere a farsi prete. La domanda naace spontanea: è questo un pazzo pericoloso da arrestare subito o sono tutti così? Visto che la chiesa non lo radia, ma gli dà solo una “sculacciata” consigliandogli un semplice “periodo di riposo” qualche perplessità sorge spontanea….

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