Scrivo poche righe sulle primarie per fare autocritica. Avevo previsto un’affluenza al di sotto del milione di votanti. Si è invece abbondantemente superato il milione. C’erano problemi di data (forse la peggiore possibile nell’arco dell’anno). Le regole poi abborracciate all’ultimo momento non facevano capire i meccanismi. Il più delle volte dei canidati si sapeva assai poco.
Non è stato però soltanto un successo di affluenza, ma anche, in alcuni casi, risultati inaspettati. Il guru di Matteo Renzi e uomo Mediaset, Gori, ha preso pochi voti a Bergamo. In Lombardia invece sono emersi volti nuovi e giovani che sono una bella risposta alla crisi della politica in quella regione.
Di Chiusi ho soltanto i voti del circolo dello Scalo dove ho votato. Qui l’affluenza è stata di poco più del 20% rispetto alle primarie precedenti per la candidatura a presidente del consiglio.Ho notato una un evidente rriequilibriuo fra candidati renziani e quelli bersaniani. Il renziano Luigi Dallai ha ottenuto 133 voti e Susanna Cenni 96. Nulla a che vedere con il trionfo di Renzi nelle precedenti elezioni.
Ma già da domani i dati comunali e provinciali ci permetteranno considerazioni un po’ più approfondite.
Il ragionamento sarebbe giusto se quasi tutti i quattromila votanti Dallai avessero dato il doppio voto.In quel caso si andrebbe alla pari perché la differenza fra Cenni e e Dallai è abissale. A livello provinciale la candidata non renziana ha vinto senza discussioni. Se Starnini ha avuto pochi voti non necessariamente vuol dire che è stato tradito da qualcuno. Forse l’elettorato delle porimarie non ha volutio scegliere uno che nella vita ha sempre fatto il politico di professione, peraltro sena neppure grandi meriti. A livello locale abbiamo visto che per quanto riguarda lo Scalo le differenze che si erano avute alle primaie si sono accorciate. A Montallese no. Bettollini imperat. Auguri.
E invece a Chiusi e in provincia di Siena l’apparato Pd ha preso un’altra legnata… (su http://www.primapagina.it i dati e i commenti), confermando la vocazione a perdere le primarie anche quando se le organizza e le fa da solo.
Quanto a Susanna Cenni, era una presenza col paracadute, in quanto il regolamento prevedeva la doppia preferenza, ma indicando “per legge” un uomo e una donna. Essendo la cenni l’unica donna candidata, è chioaro che sarebbe entrata nella lista per il parlamento, indipendentemente dalle primarie. La sfida vera era tra i 3 uomini: Dallai, Starnini e Rapuoli. Ha vinto Dallai, il renziano. L’ipmo della nomenklatura Starnini è rimasto fiori, uccellato dal fuoco amico e da un partito che sempre più evidentemente noin sopporta proporio più i proprti dirigenti… Scaramelli e Bettollini, a livello locale, possono a buon diritto cantare ancora una volta vittoria.