Me lo ha fatto intendere forse perché, come storico cliente, partecipassi al suo cocente dispiacere: “Da chi andrai per il prossimo bollettino parrocchiale? … perché qui noi chiudiamo”. Ho saputo così dalla viva voce dell’amico Giorgio Cioncoloni che, con il 31 dicembre, la tipografia “La Gente” ha cessato la sua attività. “Non c’è più lavoro … non è più remunerativo … sono costretto a chiudere …. anche se mi dispiace molto perché ci sono cresciuto in mezzo” ha spiegato.
In un paese come Chiusi la chiusura di una tipografia, ed in particolare una come “La Gente”, non è un fatto solo personale o famigliare o dei dipendenti che vi operano ma investe tutta la comunità paesana perché una tipografia è come la voce delle campane che annuncia i momenti più significativi delle persone: dai battesimi, al matrimonio, alle solennità delle feste, alla morte.
E senza dubbio ancor più delle campane la Tipografia “La Gente” è stata al contempo araldo e testimone dell’intera vita del paese: dalle vicende politiche agli eventi culturali, artistici, sportivi, associativi, ricreativi e di costume.
Il primo titolare Bruno Cioncoloni, che rilevò la precedente tipografia Gentilini, seppe creare un rapporto di sinergia con il paese per cui il tipografo, facendosi coinvolgere dagli eventi che annunciava, ne è diventato testimone attivo, partecipe e prezioso. E lo stesso stile ha saputo mirabilmente portare avanti anche il figlio Giorgio.
Per questo non c’è persona, od ente o associazione che a Chiusi non abbia legato la propria attività ed i propri ricordi alla Tipografia La Gente che diventa così una memoria storica, non fatta solo di documenti ma di persone. Ed ecco Bruno, Tosco, Giulio, Paola, Giorgio, Francesco, Daniela diventano personaggi di un’avventura che va al di là del loro lavoro e diventa la cronaca di Chiusi di questi ultimi 50 anni. Forse dovremmo inventare un evento, magari scrivere un libro, perché il ricordo diventi memoria e la cronaca storia a testimonianza che l’incalzante progresso delle tecnologie, le trasformazioni incessanti della scienza, i cambiamenti politici economici non possono travolgere quell’umanità che è l’anima buona dell’avventura della nostra “gente”.
Apprendo da questo articolo questa bruttissima notizia e mi dispiace veramente tanto. Il buon Giorgio non troppo tempo fa mi fece vedere con il giusto orgoglio l’Heidelberg 4 colori che aveva deciso di mettere dentro per ottimizzare il processo. Una bella macchina che ha fatto fare senza dubbio un salto di qualità alla storica tipografia chiusina. Ho avuto il piacere di collaborarci quando avevo lo studio grafico e abbiamo condiviso le classiche “rogne” che gravitano intorno a questo mestiere. Purtroppo le problematiche legate a questo meraviglioso settore, in parte riassunte da Scattoni, le ho pagate sulle mia pelle quando un anno fa ho dovuto lasciare la rappresentanza di varie cartiere proprio perchè le aziende grafiche, piccole e grandi, sono in gravissima sofferenza. La storia del web è solo una motivazione e nemmeno la principale. Un abbraccio a tutta la famiglia Cioncoloni. Persone oneste e serie.
Comunque la si voglia vedere non è una bella notizia. Bene ha fatto Marco Fè a ricordarci questo passaggio che sarà pure un segno dei tempi ma lascia inevitabilmente l’amaro in bocca, almeno in chi ha sempre considerato le tipografie un luogo di produzione molto particolare e con un indiscutibile fascino.
Un altro “tassello di storia” che se ne va… Mi dispiace e non solo come cliente o… collega o amico. Mi dispiace come cittadino. Quello della stampa è forse il settore che ha subito l’evoluzione più rapida e più dirompente negli ultimi 30 anni… E le tipografia come molti giornali ne hanno pagato il conto… Passerà del tempo prima che il web soppianti la carta… Spero che almeno l’archivio della tipografia venga salvato e rimanga a futura memoria. Magari collegato ad altri archivi (penso a quello dell’amico comune Carlo Sacco… ).
Grazie Marco!
Sono entrato nella tipografia “La gente” poche volte. Ricordo, però, con nostalgia un’altra tpografia che stampava nei primni anni ’80 il mensile locale L’Agorà. Rimanevo affascinato dalla macchina Lynotype utilizzata. Era una macchina inventata alla fine dell’ Ottocento, che permetteva di comporre la pagina che poi, dopo la correzione delle bozze, diveniva una lastra di piombo per la stampa. Poi è arrivata la cosiddetta composizione a freddo ed anche le piccole tipografie si sono affidate al computer. Il processo di stampa si è da una parte spostato verso grandi centrio stampa e in basso verso l’autoproduzione fatta con macchine sempre più sofisticate e sempre più accessibili. La tipografia è forse il simbolo più evidente del passaggio di un era.