La liturgia, fonte e culmine della vita cristiana, è l’epifania della bellezza e della completezza della Chiesa, è partecipata dal popolo di Dio in favore di se stesso ed è in corso d’opera perché si completerà nella Gerusalemme celeste.
Questo, in sintesi, il contenuto kerigmatico della catechesi tenuta da Don Domenico Zafarana martedì 15 gennaio a Chiusi Città nel primo di una serie di incontri sul Concilio Vaticano II. Dalla costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium e dal suo contenuto fortemente innovativo sono scaturite tutte le caratteristiche essenziali della grande assise ecumenica degli inizi degli anni ’60.
<Il passato è istruttivo ma non è normativo, si può e si deve cambiare> ha precisato all’inizio Don Domenico e, più che analizzare il documento conciliare ha presentato il cammino con il quale la Chiesa è giunta a questo profondo rinnovamento.
Cammino che non è da considerarsi come una rivoluzione ma piuttosto come un’evoluzione passata storicamente per le fasi della mistagogia, patristica e devozionismo. Nel passato già Rosmini individuava nell’incomprensione della liturgia da parte dei fedeli una delle cinque piaghe della Chiesa e Gueranger, abate di Solesmes, sottolineava come la liturgia fosse la preghiera della Chiesa intera, la necessità di far apparire il temporale e di far emergere il santoriale nella semplicità ed essenzialità. Beauduin definiva la liturgia come culto della Chiesa e auspicava la sua democratizzazione, ovvero la partecipazione di tutti.
Agli inizi del XX secolo Odo Casel ed il Movimento Liturgico coniavano l’equazione tra liturgia e mistero. Guardini, in maniera suggestiva, parlava di liturgia come un gioco, perché ha delle regole ed è caratterizzata dalla semplicità e spontaneità dei bambini. Con il Motu Proprio <Tra le sollecitudini> Pio X promuoveva la partecipazione attiva e consapevole grazie alla pratica della musica sacra, la condizione indispensabile della comunione eucaristica e la riforma del messale romano e del breviario. Pio XII,
con il documento Mediator Dei recepisce il Movimento Liturgico nel Magistero della Chiesa ed inizia la concezione dell’ <Assemblea liturgica> che aprirà la strada alla Sacrosanctum Concilium, riforma più teologica – ecclesiologica che giuridico – strutturale, approvata il 4 dicembre 1963. Don Domenico ha avuto l’occasione di precisare che <la liturgia non è rubricismo> e che è chiamata a colmare la separazione che si è venuta a creare, nel corso dei secoli, tra fede e vita.
Per cui < E’ orribile – ha detto – quel dire “La Messa è finita”, come se la liturgia fosse separata dalla storia. Numerosi e consistenti sono stati gli interventi dei numerosi presenti. Don Domenico, onde fugare ogni perplessità riguardo all’indispensabile rinnovamento che ancora è stato attuato in minima parte, ha concluso dicendo che <rinnegare il Concilio Vaticano II significa rinnegare lo Spirito Santo>. Nel prossimo incontro di martedì 22 lo stesso relatore illustrerà dettagliatamente la Sacrosanctum Concilium.