Nello Lorenzoni si aggiunge alla lista dei miei amici morti fuori delle mura di Gerusalemme!
Uso questa immagine per indicare la situazione di chi muore senza chiamare il prete o fare il funerale in Chiesa. Noto solamente che la sepoltura e la morte di Nello sono più simili a quelle di Cristo di quanto presumibilmente lo saranno le mie. Qualcosa questo vorrà dire! Se Gesù è morto da scomunicato in quanto bestemmiatore!… è per essere solidale con gli scomunicati! E Nello qualche moccolo lo tirava ogni tanto.
Voglio dire che faceva bene a stare alla larga dalla Chiesa? O che i sacramenti cristiani sono soltanto una esteriorità inutile? Guai a me se dicessi qualcosa di simile! Voglio solo mettere in luce come il Sacramento originario della nostra fede, la vicenda pasquale di Gesù, supera ogni attesa o schema di salvezza che una teologia razionalista, pur seria, possa attendersi o sperare.
Ciao Nello, il tuo amico Tambai.
Anche se in ritardo invio un abbraccio affettuoso a Marco, Lucia e Liliana nel ricordo di Nello. Non lo vedevo da parecchio tempo ma senz’altro faceva parte del paesaggio mentale della mia infanzia. E mi rattrista che quel paesaggio abbia perso una querce robusta. Anche a me sembra che la disputa teologico-razionalista sia poco opportuna. Quello di Claudio mi e’ sembrato un ricordo affettuoso che non mi sembra abbia minimamente mancato di rispetto l’umanita’ di Nello e le sue convinzioni.
Luca Scaramelli,hai toccato un punto di forza in tale ”diatriba”(chiamiamola così).La condizione necessaria e sufficiente per la quale si afferma l’egemonia intesa come forza trainante strutturale del credere è proprio tale novellina recitata da sempre,ma con questa anche tante altre(Dio alla fine si farà riconoscere,anche se non lo ami lui ama te…).scusate ma quando ho citato Freud sulla definizione che dà della religione non è che forse non sia presente dentro tale citazione il valore di ciò che Tomassoni afferma ? La liberazione dalle ansie umane spesso è un percorso e tragitto unidirezionale e qualcuno lo sa bene come funziona la mente degli uomini.O no ?
Ringrazio Claudio Provvedi, il blog e quanti hanno espresso parole di stima, amicizia e cordoglio per “l’amico” o “il compagno” Nello. Comprendo anche il punto di vista di Claudio che da credente tende, mi pare, ad aprire una porta a chi è sepolto fuori dalle mura di Gerusalemme… Comprendo un po’ meno la disputa teologico-religiosa sorta qui, su queste colonne, intorno alla morte di mio padre. Disputa che a lui sarebbe interessata, conoscendolo, meno di niente. Chiudo, ringraziando di nuovo tutti con le parole di Bertolt Brecht che Francesco Storelli mi ha inviato per ricordare Nello e che ho letto alle esequie civili martedì scorso:
“Ci sono uomini che lottano un giorno e sono bravi, altri che lottano un anno e sono più bravi, ci sono quelli che lottano più anni e sono ancora più bravi, però ci sono quelli che lottano tutta la vita: essi sono gli indispensabili”.
E quando questi se ne vanno la perdita è grossa non solo per i familiari.
Giusto Scaramelli. Vedi che hai capito? 😉
Non è questione di offendere è l’invasione di campo che infastidisce, e di solito è un’invasione di campo monolaterale, non ho memoria di atei, agnostici e razionalisti che tormentano credenti con la storiellina che prima o poi capiranno che il loro credere è una stupidaggine, mentre è abituale sentirsi dire che se anche non lo conosci prima o poi dio si farà sentire, prima o poi lo incontrerarai, anche se non lo ami lui ama te. Io non ho nessun problema con chi crede, e ne ho anche profondo rispetto, mi piacerebbe avere lo stesso rispetto e soprattutto non sentirmi sempre trattare come un povero grullo che prima o poi capirà.
La risposta di Marco Fè è una risposta che trovo molto onesta.Devo però ugualmente far notare che nella prassi non avviene mai quello che Marco dice.Il credere è veicolato da fattori e condizioni precise,mai evanescenti e che mai attendono il convincimento delle persone bensì lo producono e lo instradano fino a far realizzare l’accettazione del traguardo finale che è il credere come condizione indiscutibile e suprema.A tutto questo tendono meccanismi ed ingranaggi umani come la formazione delle coscenze,l’accettazione dei cosiddetti sacramenti ed altro,binari formativi precisi,ma il discorso ci porta lontano,fino ad arrivare all’uso del credere ed al suo espletamento che passa dalla condizione individuale originaria e mantenuta tale a quella sociale e di massa,come succede sempre nell’uso politico che ne viene fatto.E non è questa la sola cosa.
Ho letto il dibattito e non mi convince né una posizione né l’altra. L’articolo di Claudio (Provvedi) io l’ho interpretato così: “E’ morto un amico. lui non credeva che l’avrei rivisto dopo la morte. Io invece ho la speranza che lo rivedrò”.
Se questo era lo spirito credo che il necrologio non possa offendere nessuno.
Però, dài, Marco: se è concreta, la puoi mostrare e quindi è ripetibile. Se non è ripetibile, addio concretezza… Non stiamo a smacchiare i leopardi anche noi, dài.
Se ci si sente in missione per conto di Dio, raramente è un buon segno: se va bene, ci si sente in dovere di accogliere nel proprio gregge uno che quel gregge l’ha rifiutato fino alla morte. Se va male ci si mette un corpetto esplosivo e ci si fa esplodere in mezzo a quelli di un altro credo…
Se proprio uno si vuole abbandonare al misticismo, che resti un’esperienza personale, senza coinvolgere chi non ha più modo di replicare.
A Carlo Sacco. Il discorso sulla fede si fa interessante. Hai colto un aspetto di verità non sempre considerato: la fede è frutto di un’esperienza molto personale che ha valore soltanto per chi l’ha vissuta. Infatti la fede nasce sempre da un incontro personale con Dio e si basa quindi, come la scienza, su un’ esperienza concreta che però, a differenza della scienza, non è ripetibile per altri. Ha fede chi, in un modo o nell’altro, ha incontrato Dio e l’ha riconosciuto. Mi viene in mente il giornalista francese André Frossard che scrisse il libro “Dio esiste, io l’ho incontrato”. Per questo la fede è definita come un dono. Il dono di un incontro appunto. La preghiera e l’ascolto della Parola ci aiutano a riconoscerlo mentre i sacramenti ci aiutano a gustare il suo amore. Questo lo affermo non per sentito dire o per averlo studiato come “verità assoluta” ma lo testimonio come frutto di un’esperienza, nella consapevolezza che ha valore soltanto per me. Ciò non mi esime dal raccontarlo, senza pretendere di convincere alcuno e nella certezza che Dio, prima o poi, si incontra con tutti perché per tutti è il suo amore di Padre.
Concordo con quanto detto da Tomassoni,ma credo che uno sguardo al mappamondo possa non guastare.Vogliamo vedere dove è concentrata la maggior parte del sottosviluppo, in quali terre,in quali popolazioni,anche indipendentemente dalla loro controversa storia e considerare le modalità di reazione al sottosviluppo stesso?India:1 miliardo e 300 milioni di persone,Indonesia:300 mil.Medio Oriente islamico 250 mil.America Latina 400 mil.di persone,Africa Mussulmana e non animista 500 mil.Bangladesh 100 mil.Di discorsi individuali se ne possono fare quanti ne vogliamo e che risolvano i nostri problemi di sentirsi in connessione col mondo,ma credo che la realtà delle cifre nei confronti del sottosviluppo in detti paesi debba essere considerata ed alla quale nessuna analisi seria debba sfuggire.Nelle cifre sopra fornite tutte hanno un minimo comune denominatore:la presenza di concezioni FORTI della Religione,e tutto questo qualcosa determina nello sviluppo delle persone e dei popoli.Non voglio prolungarmi più di tanto ma non posso non ricordare con le parole di altri(Freud) la concezione che lui stesso aveva della Religione:” La Religione è un narcotico,col quale l’uomo controlla le sue angosce ma ottunde la sua mente”.Personalmente tale dizione mi trova totalmente d’accordo.
Mah, Provvedi. Sulla nostra “convenienza” che la ragione sia dalla tua parte, ho i miei dubbi. A chi conviene promettere il riscatto dopo la morte, se non a colui che ci tiene in scacco durante la vita? Non é la religione un mezzo, spesso sfruttato dai potenti, per indurre l’oblío della coscienza nelle masse?
Per Alessandro Lanzani.Nello era un laico convinto delle sue posizioni,rispettoso di quelle degli altri.L’ho frequentato troppo tardi dopo il mio rientro a Chiusi e parlandoci si notava una cosa principalmente che veniva fuori dai suoi modi di esprimersi e da i contenuti di quanto venva fuori dai suoi discorsi: non aveva perso la facoltà d’incazzarsi, contrariamente a tanta,troppa gente che inizialmente militava nel suo stesso partito.Con tutti gli ”acciacchi” dell’età era rimasto se stesso,deluso talvolta per il corso che avevano preso gli eventi nella politica ma mostrava sempre dei nervi scoperti e sensibili quando si ragionava su questa. E’ soprattutto la gente come Nello che ha contribuito col lavoro paziente ed infaticabile di costruzione a quell’Italia dei diritti che oggi sono messi costantemente in forse e frantumati da certe logiche che una volta erano avvisate come avverse per i deboli e che oggi sono accettate quasi acriticamente da loro stessi tali da apparire come ”normalità” della quale non si possa fare a meno.Sul fronte di detta battaglia mi sento di essere sicuro quando dico che Nello ha dato il suo contributo senza nulla chiedere.
Marco Fè, col dovuto rispetto delle tue convizioni e la fede che dimostri nelle tue idee,faccio notare che quanto contenuto nelle 5 righe che hai scritto è il frutto riassunto di quanto pensi te e ciononostante ne parli come una verità assoluta.Da che mondo è mondo siamo andati avanti(laici e cattolici)con un sistema di relazioni che non si è quasi mai incontrato vuoi per la posizione material-razionalistica contrapposta a quella della fede,che(bada bene) è solo un fatto individuale di concezione di rapporti umani col supposto Divino e col bisogno non dell’uomo in generale,ma di certi uomini di riconoscersi in dette teorie(perchè si campa ugualmente rispettando gli altri anche senza l’osservanza di certi credo-e qui credo che tu sia d’accordo come lo è Claudio)allora i discorsi che ad ogni occasione vengono fuori su ” Gerusalemme and Co.” sono ad esclusivo parto dei credenti,di cui l’istanza e la volontà e bisogni profondi non metto minimamente dubbio che li avvertano in tal modo e possano essere autentici come chi li esprime(nel caso di Claudio).Altra cosa è la realtà.Quando si dice che alle cose per farle vere basta crederci…questo è un caso.Ma uno dei tanti,non il primo nè l’ultimo.Parlarne come verità assoluta secondo me è fuorviante per chi legge.Minimo!
La questione della salvezza della persona, oltre la morte e oltre le tribolazioni terrene è prima di tutto un problema di giustizia. Chi ripaga le vittime delle ingiustizie e dello sfruttamento? Chi libera ogni uomo dalla schiavitù e dal dolore? Io se non conoscessi una giustizia superiore sarei già passato alla disperazione e forse al suicidio! So bene di rendermi antipatico e di sembrare saccente, ma non posso non testimoniare la libertà che ho ricevuto per grazia! Non chiedo a nessuno di essere in accordo con me ma farei a tutti un torto se dicessi qualcosa di meno. In ogni caso a tutti conviene sperare che abbia ragione io!
Nello. nei ricordi più antichi Nello c’era già , Marco e Lucia amici d’infanzia e di una vita e Liliana la moglie. Si perché in quel palazzo di via Oslavia ci ho abitato anchio d’estate e poi gli intrecci e gli incontri nello scorrere lento degli anni tra storie personali e e della comunità fino a quelle più generali come l’ìmpegno civile.
Nello è una vita , Nello è una rete di relazioni, dispiace un po che con tutto quello che si poteva scrivere di Nello e su Nello si colga un’occasione cosi unica come il suo dipartire per mettere al centro le proprie convinzioni di natura religiosa peraltro non condivise o per lo meno abbastanza estranee a Nello. Nello è la sua vita quella dei suoi cari e quella di chi lo ha conosciuto e non le nostre proiezioni. Abbraccio a tutti.
Permettetemi di uscire un po’ dal tema e approfittare dell’articolo per un mio ricordo. Nello Lorenzoni me lo ricordo insieme a Vittorio Zazzaretta e “Ghigo” Scaramelli alla pizzeria della festa dell’unità, ormai venticinque anni fa, per noi, gruppetto di giovani a cavallo tra la figc e il parito, erano un punto di riferimento umano incredibile, e alla fine della serata c’era sempre uno scambio “culturale”, noi dalla nostra birreria scendevamo con i boccali pieni e loro ci preparavano le pizze, serate indimenticabili. Più avanti negli anni era sempre un piacere incontrarli per strada e scambiare considerazioni sulla politica locale e nazionale.
Ogni volta che se ne va qualcuno di quella “comunità” è un pezzetto della nostra vita che ci lascia, mi piacerebbe che alle spalle ci fossero giovani con la voglia di rinnovare, in forme diverse, quelle esperienze, e di continuare a lottare anche per chi se ne è andato.
Premesso che stimo Claudio Provvedi e lo ammiro incondizionatamente per il suo impegno in aiuto degli “ultimi”. Sulle questione che solleva con il suo articolo però mi trovo daccordo con le considerazioni di Carlo (Sacco), e penso che, nonostante la sua buona fede Claudio (Provvedi) si lasci andare ad un’invasione di campo un po’ ardita. Così come pone la questione lui si potrebbe anche porre esattamente all’opposto e dire che chi muore in “grazia di di Dio” lo fa come gli altri ma con una serie di inutili complementi attorno, sarebbe un’altra invasione di campo che non è abituale per gli agnostici, atei e razionalisti.
Quindi si poffammeno dell’estrema unzione?
Lo chiedo perché secondo me porta sfiga…
L’ amore del Signore è per ogni uomo, non fa preferenza di persone, non ha paragoni umani. Tutto sommato è un grande mistero. Intendendo per mistero non qualche cosa che non si possa comprendere ma come qualche cosa di tanto splendente da doversi guardare ad “occhi socchiusi”. Il vero cristiano non è tanto colui che crede in Dio ma colui che ha gustato di questo amore, anche in una maniera misteriosa e al di là degli schemi, spesso miopi, degli uomini. Con queste certezze prego per Nello e condivido la mestizia dell’amico Marco.
Dissento profondamente Claudio da quanto tu dici.E’ verissimo che l’amico Nello era un laico con tutto i nostri limiti di umani,ma spiegami perchè ”la vicenda pasquale di Gesù supera…..attendersi o sperare”.Si parla di teorie attento,non di fede.Tu sei libero di credere e se credi PER TE è COSI come dici,ma vorrai lasciare libere le persone di interpretare le teorie razional-materialistiche come credono meglio?Perchè questa invadenza nel campo degli altri e nel loro modo di pensare?Io questa spessissimo la vivo come una prepotenza perchè se per te è fatta a fin di bene(e non lo metto minimamente in dubbio stanne certo)per quella stessa persona non risulta in tal modo e credo che ci voglia rispetto delle idee degli altri,soprattutto raffrontandosi con i massimi sistemi.Se tu senti il bisogno-per carità- lecito e sentito-di dire ciò che dici e che ti AIUTA A VIVERE fai bene ad esternarlo come hai fatto,ma senza accaparrarti(cosa che fa la Religione)la priorità dell’esistenza.In pratica anche la tua è una teoria,ma a me per esempio non mi aiuta per nulla a vivere,anzi spesso sento la priorità di non illudermi per vivere.Ed allora come la mettiamo?
Nello era un amico con il quale parlavo spesso di politica e di “storia” di Chiusi.
‘nsomma, ora non ci si può neppure togliere la soddisfazione di morire senza estrema unzione: in qualche modo ci si comporta cristianamente lo stesso…
Non é un po’ a-la Berlusconi, quando parla di grande successo anche quando perde voti?
Parlo dei voti che vanno nell’urna, eh… 😉