Si è tenuta sabato e domenica 10marzo 2013 a Terni “una due giorni di allenamento full immersion con i co-fondatori del gruppo francese dell’arte dello spostamento (ADD), gli Yamakasi, Laurent Piemontesi e YannHnautra. Due giorni di allenamento intenso all’insegna dello spirito delle origini dell’Artdu Déplacement/Parkour”.
Su cosa sia questa nuova filosofia di vita, vi rimando ai due siti che trattano di questa nuova attività e sono legate al territorio umbro.
Isitisono:http://pktrparkourterni.
Quello che vorrei raccontarvi sono le impressioni di una madre che ha accompagnato il proprio figlio quindicenne e che si è trovata immersa in una situazione così diversa da quelle frequentate in questi ultimi anni, tanto da desiderare di condividere attraverso questo articolo sul blog le proprie considerazioni, sensazioni, emozioni.
Come tutte le madri della mia generazione, ho provato ad avvicinare i ragazzi alle varie discipline sportive: chi non ha sudato negli spogliatoi delle piscine, chi non ha preparato e poi svuotato regolarmente le borse del basket, della pallavolo o del calcio (per parlare delle discipline sportive più conosciute), sacrificando sabati e domeniche per seguire i propri figli in trasferta?
Chi non si è domandato nel tempo se quello che contava davvero fosse la volontà di aggregare, di avvicinare i ragazzi allo sport, di trasmettere insieme alle regole e alle tattiche di gioco i valori di comunità, che altrove si stava liquefacendo?
Quante volte abbiamo combattuto l’atteggiamento poco inclusivo da un punto di vista sociale, economico, culturale di molte società sportive, dimenticando che lo sport non può essere l’ennesimo riempitivo, ma che deve prima di tutto riconnettere energie, capacità, autonomie, creatività? Quante volte non abbiamo condiviso il metodo aggressivo e poco educativo di molti allenatori, che prima di fare gli allenatori dovrebbero seguire un corso di formazione come educatori, contemporaneamente a qualche seduta di psicoanalisi?
Domenica ho visto, in un luogo accogliente e performativo – come ama definirsi sulla pagina face book il centro Caos di Terni – https://www.facebook.com/
Una bolla di autentica vitalità. Ragazzi e ragazze che in questi ultimi mesi, in questi ultimi anni, hanno cercato di connettere, con severa disciplina e concentrazione, l’energia interiore con quella dell’ambiente circostante, del gruppo, del luogo.
Perché parliamo di un luogo antropomorfo – che ha sembianze umane appunto e che ha una narrazione in divenire, da luogo di memoria a luogo di racconto e partecipazione – e di un’umanità moltiplicata, di uno scambio sinergico tra i ragazzi e i maestri, tra i corpi e lo spazio.
E parliamo di un’emozione che segue il distendersi lieve e plastico delle braccia, delle gambe, in una scia che disegna nell’aria una nuova possibilità: quella di accogliere lo spazio disallineandone i perimetri urbanistici, affinchè possa ridiventare nostro, di nuovo il luogo dell’opportunità.
E’ come se avvenisse una restituzione, un passaggio di mano. E’ come se qualcosa che ci è stato portato via – la strada, la socialità diffusa, il rapporto viscerale con la città – ci venisse restituito in un modo nuovo. Occorre solo avere occhi per vedere e orecchie per ascoltare…..
Per me è una gioia vedere ragazzi e ragazze che sono tutt’uno con l’ambiente…….forse l’armonia deriva anche dal fatto che non ci sono nè vincitori o perdenti.